SALVETTI ANTELMINELLI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani (2017)

SALVETTI ANTELMINELLI, Giovanni

Stefano Villani

– Nacque nell’agosto del 1636 a Warden, nel Bedfordshire, da Amerigo Salvetti e Frances Colbrand. Il padre si chiamava Alessandro Antelminelli ed era un esule politico lucchese in Inghilterra, dove aveva assunto il nome di Amerigo Salvetti; da decenni era il residente del granduca di Toscana in Inghilterra. La madre, di religione cattolica, era figlia del baronetto John Colbrand.

Formatosi presso il Collegio gesuita di Eu in Normandia, Giovanni sposò nel gennaio del 1659 una donna di cui non è nota l’identità e che morì, presumibilmente di parto, nell’ottobre di quello stesso anno. Da quella breve unione nacque un figlio, cui venne dato il nome di John, che studiò presso il Collegio inglese di Douai e, in seguito, presso l’Università di Pisa, dove nel 1684 conseguì la laurea in filosofia e medicina. Salvetti si risposò nell’estate del 1662, con Martha Kelyng, il cui fratello John, un noto e importante giudice, a sua volta aveva sposato – o avrebbe sposato – Philippa Salvetti, sorella di Giovanni.

Il padre Amerigo morì a Londra il 2 luglio 1657 a ottantacinque anni e Giovanni gli successe nella carica di residente. L’avvicendamento tra i due era stato progettato da tempo, dietro le pressanti richieste di Amerigo e, proprio per rendere Giovanni idoneo all’incarico, il granduca gli aveva assegnato una provvigione grazie alla quale il giovane aveva potuto compiere i suoi studi. Il padre aveva espresso il desiderio che cambiasse il nome di Salvetti nell’«altro della casata» (Mediceo del Principato, b. 4204, cc. 813r-814r) degli Antelminelli e per questo nel momento in cui assunse la carica Giovanni adottò entrambi i cognomi.

Sia Amerigo Salvetti che Giovanni Salvetti Antelminelli erano soliti mandare in Toscana ogni settimana un foglio di avvisi indirizzato alla Segreteria di Stato e in genere preparato il giovedì, in cui venivano riassunti in maniera essenziale e concreta gli avvenimenti della settimana precedente insieme a una lettera che riguardava più direttamente i loro compiti di residenti. Quest’ultima, indirizzata al segretario di Stato e scritta talvolta in cifra, dava anche le notizie che non era stato possibile inserire nel foglio di avvisi, e per questo veniva ultimata il venerdì, poco prima di mandar tutto alla posta.

Se le lettere e gli avvisi di Amerigo si segnalano per la loro intelligenza politica e mostrano l’ampia rete di informatori su cui lui poteva contare, il giovane Giovanni Salvetti Antelminelli si dimostrò largamente inadeguato al compito. Pur conoscendo bene la lingua paterna, Giovanni aveva probabilmente maggior dimestichezza con l’inglese e per questo i suoi dispacci, aridi e schematici, sono scritti in un roccioso italiano. I suoi avvisi, poi, sono di fatto la traduzione letterale delle notizie che apparivano a stampa nei newsbooks pubblicati a Londra. Non contenevano quindi, come nel caso di quelli che inviava il padre, informazioni di prima mano, ma riproponevano in maniera piatta e banale le notizie di cui il governo inglese permetteva la circolazione. Come mise in evidenza il residente veneto Francesco Giavarina, comunicando a Venezia la notizia della morte del «residente di Toscana Salvetti», era nota «la poca abilità» del figlio «giovine, che non arriva per anco a vinti anni, che non possede la lingua italiana, nato et educato essendo in questo regno, e riverendo più alli costumi d’Inghilterra, che a quelli della patria» (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci, Inghilterra, 48, lettera del 13 luglio 1657). Il residente genovese Francesco Bernardi nei suoi dispacci arrivò a chiamarlo sarcasticamente il «residentino» (lettera del 23 luglio 1658 in C. Prayer, Oliviero Cromwell dalla battaglia di Worcester alla sua morte. Corrispondenza dei rappresentanti genovesi a Londra, in Atti della Società ligure di storia patria, XVI (1882),  p. 481).

L’inadeguatezza del nuovo residente fu immediatamente evidente anche alla Segreteria di Stato fiorentina. Per questa ragione dopo la caduta del regime di Cromwell (1658), nei primi anni della Restaurazione di fatto le questioni più importanti riguardanti i rapporti politico-commerciali anglo-toscani vennero affidate dalle autorità medicee a Bernardo Guasconi, che durante le guerre civili in Inghilterra aveva combattuto nell’esercito realista e per questo era stato ricompensato con cariche e onori dal re d’Inghilterra Carlo II. Quando, nel 1670, alla morte del granduca Ferdinando II, divenne granduca Cosimo III, che sin dai suoi anni giovanili aveva mostrato un profondo interesse verso la cultura e la società inglese, fu necessario trovare qualcuno che meglio di Salvetti, e con una continuità che non si poteva chiedere a Guasconi, potesse curare i rapporti anglo-toscani. Per questa ragione, al fine di integrare gli scialbi e insipidi avvisi che settimanalmente inviava il residente, a partire dall’estate del 1670, fu affidato l’incarico di far giungere a Firenze informazioni sui 'pubblici affari' inglesi a Francesco Terriesi, un mercante fiorentino che da almeno un paio d’anni risiedeva a Londra. Questi dimostrò sin da subito sollecitudine e capacità nel provvedere ai desideri del granduca e per questo, al di là del suo ruolo di informatore, venne frequentemente impiegato per assolvere incarichi di fiducia per la corte medicea, ovviando all’incapacità da sempre dimostrata da Salvetti nel venire incontro a richieste che andassero al di là del disbrigo dell’ordinaria amministrazione. Fu così che nel giro di alcuni anni Terriesi in Inghilterra divenne progressivamente un punto di riferimento sempre più importante per la Corte medicea. Nell’estate del 1677 Terriesi lasciò l’Inghilterra e fece ritorno in Italia, dove rimase per più di un anno. Fu verosimilmente durante il suo soggiorno in Toscana che si iniziò a discutere della sostituzione di Salvetti con lo stesso Terriesi. Una decisione in tal senso, apparentemente, fu presa nella primavera del 1679 anche se al momento se ne dette notizia al solo Terriesi senza farne parola a Salvetti che continuò, ignaro, ad assolvere alla meno peggio i suoi compiti. La notizia tuttavia circolò ben presto nell’ambiente dei mercanti londinesi e della piccola comunità italiana di Londra, e fu lo stesso residente toscano che, alla fine dell’ottobre 1679, scrisse a Firenze del «rumore sparso sopra di questa borsa che il sig. Teresi dovesse risiedere qui in qualità di ministro» (Mediceo del Principato, b. 4211, cc. n.n., 27 ottobre 1679) del granduca, evidentemente nella speranza di ricevere una qualche smentita a questa diceria. Di lì a pochi mesi da Firenze giunse invece a Salvetti la conferma ufficiale della sua rimozione. Evidentemente come segno della riconoscenza dei Medici verso la famiglia degli Antelminelli (che era stata a suo tempo bandita dalla Repubblica di Lucca per aver congiurato a favore del granduca di Toscana), si decise di mantenergli la provvisione assegnata come ricompensa per i suoi uffici. Terriesi, che formalmente all’inizio non era stato accreditato come residente ma solo come agente, subentrò a Salvetti e dal 23 febbraio 1680 lo sostituì anche come informatore della Segreteria di Stato fiorentina.

Gregorio Leti, che si stabilì in Inghilterra pochi mesi dopo l’avvicendamento dei due residenti, faceva rilevare che ormai da qualche anno Salvetti «non portava che il solo titolo» di residente e che «non havendo inclinatione alcuna per li disturbi della Corte» già da tempo «se ne stava la maggior parte dell’anno nella campagna» delegando il disbrigo degli affari a Terriesi (Del teatro Britannico overo Historia della Grande Brettagna…, II, Amsterdamo 1684, p. 537).

La nomina di Terriesi avveniva in una fase estremamente difficile e pericolosa per i cattolici in Inghilterra, sia inglesi sia stranieri. Da oltre un anno infatti il Paese era scosso dalla tempesta seguita alla rivelazione di un presunto complotto papista ordito dai gesuiti e volto all’assassinio del re e alla restaurazione del cattolicesimo in Inghilterra, il cosiddetto Popish Plot, ed è possibile che proprio la delicatezza del momento avesse indotto il granduca e i suoi consiglieri ad avere in Inghilterra un ministro più abile e capace di Salvetti Antelminelli. Dopo la sua rimozione dall’incarico diplomatico, non si hanno più notizie su di lui.

Morì a Londra nel marzo del 1716.

Al momento della stesura del testamento, nel febbraio di quello stesso anno, dimorava nella parrocchia di St. James «within the liberty of Westminster in the county of Middlesex» (Londra, National Archives, Prob 10/1533). Nelle sue ultime volontà non fece menzione né della moglie, evidentemente morta al momento della stesura del documento, né del figlio avuto dal primo matrimonio, di cui non si hanno più notizie dopo la laurea a Pisa del 1684 e, presumibilmente, anch’egli morto prima del padre.

Fonti e Bibl.: Per la notizia della sua nascita, Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 4199, cc. n.n. (lettera di Amerigo Salvetti, 11 agosto 1636); per il testamento di Giovanni Salvetti Antelminelli, Londra, National Archives, Prob 10/1533, Prob 11/551; per la morte di Salvetti, Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, b. 4222, 49 (lettera di Pucci, Londra, 6 aprile 1716). Sulla famiglia Colbrand: The Complete Baronetage, a cura di G.E. Cokayne, I. s.l. [London] 1900-1909, p. 182 (a cura di A. Sutton, Gloucester 1983); sul figlio di Salvetti, Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 4206, c. 127rv; sul suo periodo di studio a Douai, Douai College Documents:1639-1794, a cura di P.R. Harris, London 1972, pp. 49, 52, 54, 56, 60, 63, 66 s.; Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 4211, cc. n.n. (lettere di Salvetti, 8 luglio 1678, 15 luglio 1678, 2 settembre 1678, 21 ottobre 1678, 27 ottobre 1679, 24 novembre 1679); Ibid., bb. 4204, cc. 813r-814r; 4243, cc. 312, 356, 357; per la laurea in filosofia e medicina conseguita il 4 giugno 1684, cfr. G. Volpi, Acta Graduum Academiae Pisanae, II, 1600-1699, Pisa 1979-80; per la corrispondenza diplomatica di Salvetti, Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 4204-4211; per il matrimonio con Martha Keyling, ibid., 4205, cc. n.n. (lettere di Salvetti a Gondi, 7 luglio 1662, 1° settembre 1662); Ibid.,  4242, c. 460; A.M. Crinò, Il Popish Plot nelle relazioni inedite dei residenti granducali alla corte di Londra (1678 - 1681)

Fonti della storia d’Inghilterra nell’Archivio di Stato di Firenze, Roma 1954; S. Villani, Note su Francesco Terriesi (1635-1715). Mercante, diplomatico e funzionario mediceo tra Londra e Livorno, in Nuovi Studi Livornesi, 2002-2003, vol. 10, pp. 59-80; Id., Per la progettata edizione della corrispondenza dei rappresentanti toscani a Londra: Amerigo Salvetti e G. S. A. durante il Commonwealth e il Protettorato (1649-1660), in Archivio storico italiano», 2004, vol. 162, pp. 109-125.

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