Viscónti, Giovanni

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Figlio (n. 1290 - m. 1354) di Matteo I e di Bonacossa Borri. Fu vescovo e signore di Novara (1332), signore di Milano (1339), dove, dopo la morte del fratello Luchino, intervenne nella successione della signoria di Milano, facendo reintegrare in essa i nipoti Matteo II, Galeazzo II e Bernabò, di Bologna (1350) e di Genova (1353). V. attuò una politica estera di pacificazione e, malgrado gli impegni politici, si occupò largamente del suo ufficio ecclesiastico con numerose fondazioni pie e riforme della vita del clero.

Vita e attività

Dedicatosi fino al 1316 alle armi, entrò poi, per volere del padre, nella vita ecclesiastica. All'atto dell'accordo di Azzone Visconti con l'imperatore Ludovico il Bavaro nel genn. 1329, fu dall'antipapa Niccolò V creato cardinale, legato di Lombardia e amministratore dell'arcivescovado di Milano; poco dopo, per ottenere l'assoluzione, concessa dal papa ai Visconti nel sett. 1329, depose questi uffici e fu creato vescovo di Novara, dove nel 1332 fu eletto anche signore. Nell'ag. 1339 fu eletto dal clero milanese arcivescovo di Milano (elezione approvata però dal papa solo nel 1342) e contemporaneamente, con il fratello Luchino, signore di Milano, ma finché visse il fratello parve non intervenire nel governo. Morto Luchino (1349), Giovanni ne spodestò il figlio Luchino Novello e richiamò i nipoti Matteo II, Galeazzo II e Bernabò, che Luchino aveva allontanato, facendo riconoscere loro il diritto di successione dal Consiglio generale. In politica estera, continuando l'opera di Luchino, impostò un programma ambizioso di dominio sull'Italia settentrionale e centrale. Fatta la pace con Genova, con i Gonzaga, con il Monferrato e con i Savoia, nel 1350 si fece cedere Bologna per 200.000 fiorini dai figli di Taddeo Pepoli, riuscendo poi a far fronte alla reazione del papa, che dapprima fulminò scomunica e interdetto (1351), ma alla fine (1352) concesse a Giovanni l'assoluzione dalla scomunica e il vicariato della città. Nel 1353 Giovanni ottenne la signoria di Genova, vinta in mare da Venezia e premuta per terra dagli esuli.

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