DENTE, Girolamo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

DENTE (Denti), Girolamo

Giovanna Nepi Scirè

Figlio di Pietro, nacque a Ceneda (l'odierna Vittorio Veneto, prov. di Treviso), probabilmente nel 1510, se il 20 ott. 1550 il fratello Paolo Pietro, canonico allora nella chiesa veneziana di S. Giovanni Novo, poteva confermare la sua presenza come testimone, "puto allora di anni quindexe incircha" (Ludwig, 1911), al matrimonio di Tiziano Vecellio con Cecilia, contratto circa venticinque anni prima. Particolare che comprova insieme il suo precoce inserimento nella bottega dell'artista, tanto che il Vasari lo chiama Girolamo di Tiziano.

Nel 1533 collaborò, eseguendo dipinture a finto marmo, alla decorazione del nuovo organo della cattedrale di Ceneda, della quale Paolo Pietro nello stesso anno veniva nominato organista (Maschietto, 1947). Il 3 ott. 1539 il pittore, definito "Mº Hieronimo pictore de Venetiis commoranti curri mº Titiano de Cadubrio", era ancora presente a Ceneda, dove testimoniava (Liberali, 1963). È probabile che a questo periodo risalga la pala raffigurante La Madonna col Bambino tra i ss. Rocco e Sebastiano ed il committente Bonetto Sarcinelli nella cattedrale di Ceneda, riassegnatagli giustamente di recente, sulla scorta di preziose indicazioni della storiografia locale ottocentesca (Fossaluzza, 1982).

La composizione ricorda strettamente soluzioni adottate da Tiziano nella Pala Pesaro, ma in un'interpretazione assai più goffa, con inflessioni quasi provinciali, in cui è evidente una certa ricerca di connotazione veristica dei volti e una propensione ritrattistica, che saranno caratteristiche costanti del linguaggio del Dente.

Il 23 genn. 1543, mentre operava a Treviso come scenografò, il D. venne scelto da Ludovico Fiumicelli quale perito nella stima di un suo dipinto, commissionatogli da Dionisio Avogadro (Sartor, 1977). Nel 1552 Ortensio Lando segnalava tra i pittori più notevoli, accanto a Tiziano stesso, "Girolamo Dente da Ceneda discepolo di Tiziano da Cadore", il che permette di supporre che egli godesse allora di un certo prestigio e che la sua personalità non fosse poi completamente annullata in quella tanto più prepotente ed eccezionale del maestro. Il 23 ottobre dello stesso anno risulta sposato a Paola Paliaga, che sottoscriveva il proprio testamento (Ludwig, 1911). Il 5 ag. 1557 si offrì di eseguire a sue spese un dipinto che "va a banda sinistra" per la sala dell'albergo della Scuola grande di S. Maria della Carità in Venezia. L'offerta venne accettata, e l'opera dovette soddisfare, poiché il 12 marzo 1558 si decideva di compensare il pittore con 100 ducati, oltre ai 10 già anticipati per spese di materiali e colori. Il 7 giugno 1561 il D. ricevette il saldo finale (Rosand, 1982).

Il dipinto, che subì dei danni durante l'incendio dell'attiguo convento dei canonici lateranensi nel 1631 (ibid.), restaurato da Domenico Tintoretto, si trova attualmente nella parrocchiale di Mason Vicentino, a cui fu concesso in deposito dalle Gallerie dell'Accademia nel 1888 (Gallerie dell'Accademia di Venezia, S. Moschini Marconi, Opere d'arte del secolo XVI, Roma 1962, pp. 212 s., attribuito erroneamente a G. P. Silvio). Palesemente influenzato dalla vicina Presentazione tizianesca, pur con qualche citazione dal Pordenone, è un chiaro sforzo competitivo del D. nei confronti del maestro e, nonostante la difficoltà di lettura dovuta alle ridipinture, sembra confermare la sua vocazione ritrattistica nella raffigurazione dei confratelli.

Questa vocazione ritrattistica, evidentemente riconosciuta dai contemporanei, gli valse anche commissioni ufficiali, tanto che il 3 ag. 1560 il Consiglio dei dieci decretava che si dovessero dare 25 ducati a "Maistro Hieronimo Tucian depentor che ha fatto il ritratto del Serenissimo principe nella Sala della Libraria" (Lorenzi, 1868). Si trattava del ritratto del doge Lorenzo Priuli, distrutto nell'incendio di palazzo ducale del 1577. Tre anni più tardi, il 22 genn. 1562 more veneto, ilD. fece testamento. Il 9 ott. 1564 l'ambasciatore spagnolo Garcia Hernandez scriveva ad Antonio Perez, segretario di Filippo II, a proposito di un S. Lorenzo di Tiziano del costo di 200 scudi, che il D., "suo creato che vive nella sua casa", sarebbe stato disposto a copiare per soli 50 scudi (Crowe-Cavalcaselle, 1877): il che e illuminante anche nei confronti dell'organizzazione dell'atelier di Tiziano, dove nel 1566 il Vasari incontrava il D. ancora attivo. Dopo di allora non si hanno più sue notizie.

Nonostante il lungo periodo di operosità, piuttosto esiguo è il numero delle opere superstiti sicure, mentre scarsa risulta l'attenzione della storiografia passata rivolta soprattutto a Tiziano e tendente a ignorare e ad annullare i suoi collaboratori. Lo stesso Ridolfi (1648) annota come fosse un "creato di Titiano, e lo servì lungamente nelle opere sue, ritraliendo i suoi modelli... Ma per essersi trattenuto longamente nella di lui casa, fece poco avvanzo di fortuna e di nome", e non riesce ad assegnargli che, parzialmente, una tavola coi Ss. Cosma e Damiano, in S. Giovanni Novo a Venezia; ricordata dal Sansovino (1581) fino allo Zanotto (1856), oggi scomparsa, come il ritratto di un Prelato della famiglia Barbaro, appartenente al Cavalier Gussoni. A praticamente di questo secolo un tentativo di ricostruzione dei catalogo del D. a cui non hanno per contro giovato recenti sforzi attribuzionistici troppo estensivi e frettolosi (Heinemann, 1980).

Oltre alle opere già citate la critica è ormai concorde nell'assegnargli le Quattro stagioni, già a Parigi (Hadeln, 1934), oggi in collezione privata a Buenos Aires. Vicina alla piccola pala cenedese, l'opera, collocabile verso la fine del quarto decennio, cerca ingenuamente di sintetizzare suggestioni michelangiolesche - evidente l'ispirazione per l'Inverno dal Giorno di Michelangelo - e tizianesche. La scritta "Hiemo d Titian" è considerata dallo Zarnowski (1938), più che una firma, l'indicazione di un collezionista. Databili nel sesto decennio del secolo sono probabilmente Ilsatiro che abbraccia una ninfa dell'Institute of Arts di Detroit (Zarnowski, 1938), dall'insolitamente alta qualità stilistica, forse mai più raggiunta dal D., dove la ninfa è ispirata alla Salomè del Prado, raffigurazione popolare e diffusa nella bottega di Tiziano, e il Concerto di fauni e ninfe, di ubicazione sconosciuta (ibid.). Mentre un intervento importante tra le opere di Tiziano sembra spettargli, in particolare, nella Diana e Callisto del Kunsthistorisches Museurn di Vienna (ibid.) soprattutto per la giovinetta alla destra di Diana e quella alla destra di Callisto: intervento tanto più palese nel confronto di tali inserti pittorici così compatti e sordi con quelli della versione autografa tizianesca di lord Ellesmere. Nella Sacra famiglia con donatore della Gemäldegalerie di Dresda (Hadeln, 1934), una delle opere più tarde dell'artista, se indubbiamente gli appartengono i tre rigidi devoti sulla destra, di insolita ampiezza formale è il gruppo colla Sacra famiglia, in cui la Vergine è la stessa della Madonna con Bambino e s. Dorotea del Museum of Art di Filadelfia, anche questa opera di bottega. A quindi probabile che gli stessi cartoni di Tiziano venissero riutilizzati dagli allievi nelle proprie composizioni, laddove le immagini dei committenti non potevano essere dedotte da prototipi e imponevano una ripresa diretta.

Tra i ritratti, più convincenti appaiono le attribuzioni del Ritratto femminile della Gemäldegalerie di Dortmund (Roy Fisher, 1958) e anche, per quanto è possibile scorgere nella fotografia, il Ritratto di giovane donna con cesto di frutta, di collocazione ignota (ibid.). Infine non prive di suggestione sono le più recenti proposte di assegnazione del cosiddetto Ritratto di Andrea Vesalio e del Ritratto di gentiluomo con triplice collana d'oro della Galleria Palatina a Firenze (Fossaluzza, 1982).

Fonti e Bibl.: O. Lando, Sette libri..., Vinegia 1552, libro VI, p. 498; G. Vasari, Le vite ... [1568], a cura di G. Milanesi, Firenze 1906, VII, p. 468; F. Sansovino, Venetia, città nobilissima.... Venetia 1581, c. 13; C. Ridolfi, Le maraviglie dell'arte [1648], a cura di D. von Hadeln, I, Berlin 1914, p. 225; P. J. Mariette, Abécédario... [1771], Paris 1853-54, II, p. 90; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia [1808], a cura di M. Capucci, II, Firenze 1970, p. 73; F. Zanotto, Nuovissima guida di Venezia e delle isole della sua laguna, Venezia 1856, p. 269; G. B. Lorenzi, Monumenti per servire alla storia del palazzo ducale..., Venezia 1868, pp. 306, 654; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, Titian: his life and times, London 1877, II, pp. 533 s.; G. Ludwig, Neue Funde im Staatsarchiv zu Venedig, in Jahrbuch der König. Preuss. Kunstsammlungen, XXIV (1903), Suppl., pp. 115 s.; Id.-W. Bode-G. Gronau-D. von Hadeln, Archivalische Beiträge zur Geschichte der venezianischen Kunst, in Italienische Forschungen, IV (1911), pp. 91 s.; D. von Hadeln, G. di Tiziano, in The Burlington Magazine, LXV (1934), pp. 84-89; J. Zarnowski, L'atelier de Titien: G. D., in Dawna Sztuka, I (1938), pp. 107-129; H. Tietze-E. Tietze Conrat, The drawings of the Venetian painters in the 15th and 16th Centuries, New York 1944, p. 231; Vittorio Veneto, Arch. di curia, A. Maschietto, Ilprimo organo costruito dalla ditta Vincenzo Colombo di Venezia nella cattedrale di Ceneda nell'anno 1533, Ins. [1947], f. VIII; M. Roy Fisher, Titian's assistants during the later years, New Haven 1958, pp. 31-42; G. Liberali, Lotto ... e Tiziano a Treviso. Cronologie..., in Atti e mem. dell'Ist. veneto di scienze, lettere ed arti, XXXIII (1963), 3, p. 63, n. 200; S. Savini Branca, Ilcollezionismo venez. nel '600, Padova 1964, pp. 37, 229; R. Pallucchini, Tiziano, Firenze 1969, I, pp. 213 s.; E. Wethey, The paintings of Titian, III, London 1975, ad Indicem;F. Heinemann, La bottega di Tiziano, in Tiziano e Venezia, Convegno internazionale di studi [1976], Vicenza 1980, pp.434 s.; I.Sartor, Biancade documentata, Treviso 1977, pp. 116 s., 138 ss.; D. Rosand, Painting in Cinquecento Venice: Titian, Veronese, Tintoretto, New Haven-London 1982, pp. 143 s., 236 ss.; G. Fossaluzza, Per Ludovico Fiumicelli, Giovan Pietro Meloni e G. D., in Arte veneta, XXXVI (1982), pp. 137-141; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, pp. 81 s. (con bibliografia).

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