MORELLI GUALTIEROTTI, Gismondo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 76 (2012)

MORELLI GUALTIEROTTI, Gismondo

Gian Luca Fruci

MORELLI GUALTIEROTTI, Gismondo. – Nacque a Borgo San Lorenzo (Firenze) il 29 luglio 1849 da Massimiliano e da Geltrude Cosimini, ultimo di tre figli.

Dopo avere trascorso l’infanzia nel Mugello, dove il padre, originario di una famiglia di possidenti della montagna pistoiese, aveva ottenuto la condotta medica, si trasferì a Pisa nel 1866 per motivi di studio. Nel 1870 si laureò presso la facoltà legale dell’Università di Pisa con una tesi sulla consumazione del furto ispirata alla scuola giuridica di Francesco Carrara (Del momento consumativo del furto. Tesi di laurea approvata dalla facoltà legale della R. Università di Pisa con pieni voti assoluti e lode, Pistoia 1870), sotto i cui auspici lavorò alla traduzione del codice penale dell’Impero germanico pubblicata nel 1874 (Codice penale dell’Impero germanico tradotto dai dottori G. M.G. e Demetrio Feroci, aggiuntovi un ragionamento critico dei professori Pietro Ellero e Francesco Carrara, Torino 1874).

All’insegnamento di Carrara, Morelli Gualtierotti rese continuamente omaggio nel corso sia della sua carriera forense sia della sua attività di giurista impegnato nella pubblicazione di numerosi interventi su riviste specializzate (fra cui il Giornale dei Tribunali) che gli valsero una certa notorietà nazionale come civilista. Dopo la laurea, si sposò con Egeria Feroci, appartenente alla famiglia proprietaria a Pisa del Nettuno Royal Hotel e del patriottico Caffè dell’Ussero, che morì di parto nel 1873 dando alla luce Gualtiero (la prima figlia Pia nata nel 1871 era mancata all’età di un anno).

A metà degli anni Settanta, Morelli Gualtierotti entrò su posizioni liberali moderate nella vita politico-amministrativa di Pisa, prima cumulando il duplice ruolo di consigliere comunale e provinciale, poi in qualità di assessore municipale e, infine, dal 1884 rivestendo la carica di presidente del consiglio d’amministrazione dei Regi Spedali Riuniti di S. Chiara. La buona prova fornita in quest’ultima esperienza, che si tradusse in un più stretto raccordo dell’ospedale con l’Università oltre che nell’attuazione di un oculato piano di rientro finanziario, costituì per Morelli Gualtierotti il viatico per accedere alla candidatura parlamentare che, mancata nel 1886, ottenne nel 1890. Presentatosi nel collegio plurinominale di Pisa all’interno di una lista ministeriale promossa dall’Associazione costituzionale e appoggiato dall’avvocato e deputato uscente Narciso Feliciano Pelosini, risultò il secondo degli eletti dietro al suo mentore politico, il matematico Ulisse Dini, leader del moderatismo pisano, che dal 1882 aveva aderito all’alleanza trasformista con la Sinistra progressista di Depretis. Dopo la caduta di Crispi, Morelli Gualtierotti appoggiò il primo governo Giolitti e si avvicinò alle posizioni della Sinistra costituzionale, sulla scia di Francesco Guicciardini, uno dei principali esponenti della destra riformatrice e trasformista toscana che in quegli anni si era schierato sotto la bandiera liberalradicale di Giuseppe Zanardelli. Rieletto nel 1892 e nel 1895 nel collegio di Pisa, nel 1897, ormai acquisito al gruppo zanardelliano seppure con ampio margine di manovra individuale, superò di misura al ballottaggio l’avversario monarchico indipendente Pietro Benvenuti grazie a un forte aumento della partecipazione elettorale, che passò fra il primo e il secondo turno dal 58,4% al 73,4%. Nel maggio del 1899, a conferma della sua linea di zanardelliano critico, si lamentò di essere stato avvertito solo all’ultimo del passaggio all’opposizione di fronte ai provvedimenti liberticidi del secondo governo Pelloux, condividendo i timori di una parte dei progressisti che riteneva prioritaria la difesa dell’ordine rispetto a quella delle prerogative statutarie. Il limitato impegno nella battaglia di fine secolo in difesa delle libertà costituzionali e la scelta centrista di privilegiare la concentrazione monarchico- liberale rispetto all’alleanza con le forze dell’estrema Sinistra lo portarono a perdere il seggio nel collegio di Pisa, dove fu battuto dal candidato radicalrepubblicano Angelo Battelli, professore di fisica presso il locale Ateneo.

La sconfitta inattesa segnò il distacco da Pisa di Morelli Gualtierotti che trovò nel Pistoiese un nuovo palcoscenico di azione politica grazie all’aiuto della locale Unione liberale e di Guicciardini, che in un’elezione suppletiva del giugno 1901 ne patrocinarono la candidatura per ovviare alla scomparsa di Silvano Lemmi. Presentatosi come aperto sostenitore del governo Zanardelli- Giolitti, Morelli Gualtierotti vinse agevolmente, così come avvenne nelle consultazioni del 1904, quando sbaragliò gli avversari con il 77,8% dei consensi. Entrato nel novembre 1903 nel secondo governo Giolitti come sottosegretario al ministero delle Poste e dei Telegrafi, dopo la morte di Zanardelli non aderì al gruppo democratico costituzionale come la maggior parte dei deputati zanardelliani, ma confluì nella sinistra ministeriale filogiolittiana. Nel marzo 1905 ottenne la promozione a ministro delle Poste e dei Telegrafi nel primo ministero Fortis. Caduto il governo alla fine dello stesso anno sul trattato commerciale con la Spagna che penalizzava i produttori vinicoli italiani, ed escluso dal secondo (ed effimero) governo Fortis, Morelli Gualtierotti, deluso, riprese la sua autonomia d’azione parlamentare, astenendosi nella votazione di fiducia del 1° febbraio 1906 che aprì la strada alla formazione del primo ministero Sonnino.

Nel frattempo, il definitivo spostamento della sua azione politico-amministrativa al centro della Toscana era sancito simbolicamente dalla costruzione di una villa in stile liberty sull’Appennino pistoiese e nel 1908 dall’elezione al consiglio provinciale di Firenze in rappresentanza del mandamento di San Marcello Pistoiese. Dopo l’esperienza ministeriale, Morelli Gualtierotti continuò a ricoprire alla Camera una posizione preminente di ‘specialista della politica’ quale membro di importanti commissioni permanenti come la giunta delle elezioni e la giunta del bilancio, di cui fu relatore in molteplici legislature prima per l’istruzione pubblica, poi per le finanze. Giudicato inoffensivo e persona d’ordine dalle gerarchie ecclesiastiche alla vigilia delle consultazioni del 1909, cominciò a poter contare sul sostegno elettorale di un autorevole esponente dell’Azione cattolica toscana come Alberto Chiappelli oltre che su quello tradizionale di Guicciardini, il quale, riavvicinatosi a Sonnino, lo inserì nella schiera di liberali ministeriali che si trovavano seppure indirettamente sotto la sfera d’influenza del leader della destra liberalconservatrice.

Questi rinnovati appoggi in sede locale consentirono a Morelli Gaultierotti non solo di essere rieletto facilmente con il 70,5% dei voti nel 1909, ma di superare tranquillamente anche la prova del quasi suffragio universale (maschile) nel 1913, quando totalizzò il quadruplo dei consensi rispetto al suo competitore socialista. Questo risultato fu conseguito nonostante l’allontanamento da Giolitti e dal governo iniziato nell’estate del 1911 a seguito della strenua opposizione condotta alla Camera contro il progetto Nitti di statizzazione delle assicurazioni sulla vita, sia per convinzioni liberiste sia per consolidati legami professionali e d’interesse con le principali compagnie private di assicurazione operanti nella penisola.

Il progressivo spostamento verso il mondo conservatore da parte di Morelli Gualtierotti, che ricalcava in ritardo il percorso politico a ritroso avviato da Guicciardini già alla fine del 1903, lo portò nel marzo 1914 a essere fino all’ultimo in predicato per entrare nel governo Salandra e poi nel 1916 alla vicepresidenza della Camera, che coronò la sua lunga carriera parlamentare. All’indomani della Grande guerra, Morelli Gualtierotti fu capolista della Concentrazione liberale per la circoscrizione di Firenze alle prime elezioni organizzate nel 1919 con il sistema proporzionale: un sistema verso il quale era stato uno dei pochi deputati a esprimersi in modo contrario, manifestando piuttosto una propensione per il sistema plurinominale maggioritario. Dopo una campagna elettorale durante la quale i principali candidati liberali si fecero una forte concorrenza, risultò sconfitto per pochi voti.

La chiusura di una parabola politica personale e di un’epoca del liberalismo toscano fu definitivamente ribadita l’anno seguente dallo scacco di Morelli Gualtierotti nelle elezioni per il consiglio provinciale di Firenze, di cui era stato per un anno presidente fra l’agosto 1919 e il luglio 1920, e dalla mancata nomina a senatore nell’ambito di una ‘infornata’ di conciliazione che avrebbe dovuto premiare ex-deputati ‘caduti’ di parte sia giolittiana sia sonniniana. Profondamente deluso da questa triplice disfatta, Morelli Gualtierotti si ritirò nella sua casa di Pisa, dove morì il 18 gennaio 1923 dopo avere guardato con favore all’ascesa del fascismo, come attestano tutti i necrologi e come testimonia la commemorazione che si svolse il 22 giugno 1926 in occasione dello scoprimento a San Marcello Pistoiese di una lapide in suo onore alla presenza del presidente della Camera Antonio Casertano.

Scritti e discorsi: Il progetto Vigliani per la riforma del dibattimento avanti al Corte d’Assise e le modificazioni della Commissione parlamentare, Milano 1874; Discorso del deputato M. G. pronunciato alla Camera dei Deputati sui provvedimenti per l’Istruzione superiore nella 1ª tornata del 30 giugno 1902, Roma 1902; Discorso per l’inaugurazione della gara a benefizio degli Ospizi Marini e della banda di Capodistrada nel dì 21 giugno 1903, Pistoia 1903; Discorso pronunciato da S. E. l’on. M. G. ministro delle Poste e dei Telegrafi il 26 novembre 1905 a Palermo, inaugurandosi la linea telefonica Palermo- Messina, Roma 1905.

Fonti e Bibl.: Borgo San Lorenzo, Archivio della Pieve di S. Lorenzo; Pisa, Archivio storico del Comune, Anagrafe Antica. Documenti riguardanti l’attività professionale e politica di Morelli Gualtierotti sono conservati dall’avvocato Giulio Gualtierotti Morelli presso la sua casa di Pozzuoli (Napoli). Carteggi sono rinvenibili nei seguenti fondi archivistici: Archivio di Stato di Brescia, Carte Zanardelli; Bologna, Archivio Casa Carducci; Firenze, Archivio Guicciardini, Carte Francesco Guicciardini; Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Fondo Luigi Luzzatti; Pistoia, Biblioteca Forteguerriana, Fondo Alberto Chiappelli. Necr. e commemorazioni: La morte dell’on. M. G., in La Nazione, 19 gennaio 1923; La morte dell’on. G. M.G., in Il Messaggero del Mugello, 21 gennaio 1923; S. E. l’on. M. G., in Il Ponte di Pisa, 20-21 gennaio 1923; L’Illustrazione italiana, 28 gennaio 1923, p. 117; In memoria dell’on. M.-G., in Il Messaggero del Mugello, 27 giugno 1926. Su M. G. si vedano inoltre: Indice generale degli Atti parlamentari. Storia dei collegi elettorali 1848-1897, Roma 1898, pp. 509 s.; Camera dei Deputati, Atti del Parlamento Italiano, Discussioni, legislature XVII- XXIV (1890-1919), ad ind.; Dalle carte di Giovanni Giolitti. Quarant’anni di politica italiana, III, Dai prodromi della grande guerra al fascismo 1910-1928, a cura di C. Pavone, Milano 1962, pp. 17, 46 s., 49, 103, 250; S. Sonnino, Carteggio 1916-1922, a cura di P. Pastorelli, Bari 1975, pp. 675, 715; H. Ullrich, La classe politica nella crisi di partecipazione dell’Italia giolittiana. Liberali e Radicali alla Camera dei Deputati 1909-1913, Roma 1979, ad ind.; P.L. Ballini, La destra mancata. Il gruppo rudiniano-luzzattiano fra ministerialismo e opposizione (1901-1908), Firenze 1984, pp. 126, 140, 382; B. Di Porto, Competizioni politicoamministrative e vita cittadina a Pisa nel biennio 1889-1890 attraverso due opposti giornali, Pisa 1987, ad ind.; M.S. Piretti, La lotta critica dei proporzionalisti contro il collegio uninominale e la trasformazione dei partiti, in Il partito politico nella Belle Époque. Il dibattito sulla forma-partito in Italia tra ’800 e ’900, a cura di G. Quagliariello, Roma 1990, pp. 644, 648; R. Cambria, Alle origini del ministero Zanardelli-Giolitti. L’ordine e la libertà. III, in Nuova Rivista storica, LXXIV (1990), pp. 76-80; La Provincia di Firenze e i suoi amministratori dal 1860 ad oggi, a cura di S. Merendoni - G. Mugnaini, Firenze 1996, pp. 45, 91, 98; A. Ottanelli, Gli anni del cambiamento (1878-1914), in Storia di Pistoia, a cura di G. Petracchi, IV, Firenze 2000, pp. 389 s.; G.L. Fruci, Alla ricerca della «monarchia amabile». La costellazione politica di Zanardelli nell’ex-Lombardo-Veneto e negli ex- Ducati padani (1876-1887), in Società e Storia, XXV (2002), pp. 289-349; Inventario dell’archivio di Francesco Guicciardini (1851-1915), a cura di R. Boldrini, Firenze 2003, ad ind.; M. Pignotti, Dalla fine del secolo all’età giolittiana, in Massoneria e società civile. Pistoia e la Val di Nievole dall’Unità al secondo dopoguerra, a cura di F. Conti, Milano 2003, pp. 84 s., 88-92; S. Moroni, Massoneria e vita politica a Pistoia e nella Val di Nievole tra guerra e fascismo, ibid., pp. 98-100, 109-111; A. Scornajenghi, La sinistra mancata. Dal gruppo zanardelliano al Partito democratico costituzionale italiano (1904-1913), Roma 2004, pp. 40, 48, 100, 213, 244 s.; T. Sarti, Il Parlamento italiano nel cinquantenario dello Statuto, Roma 1898, p. 1029; Enc. biografica e bibliogr. «Italiana», A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, pp. 223 s.

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