GONZAGA, Giulia

Enciclopedia Italiana (1933)

GONZAGA, Giulia

Romolo Quazza

Figlia di Ludovico di Sabbioneta e di Francesca Fieschi, nacque probabilmente in Gazzuolo nel 1513. Donna d'ingegno e di bellezza non comune, sposò quattordicenne Vespasiano Colonna, conte di Fondi, quarantenne, vedovo con una figlia. Mortole il marito (1528), rimase padrona del piccolo stato, vinta l'opposizione dell'abate di Farfa, Napoleone Orsino. Vedova in età giovanissima e vergine, ebbe molti pretendenti, ma sdegnò ogni profferta. La sua bellezza e castità eccitarono la fantasia dei contemporanei e fecero fiorire numerose leggende.

Il suo fascino personale attrasse in Fondi una schiera di letterati e di artisti. G. fu visitata da Vittoria Colonna, dal Flaminio, dal Soranzo, dal Molza, dal Tolomei, dal Berni, dal Vergerio, dal Carnesecchi, dal Valdes. Fu cantata dall'Ariosto, da Bernardo Tasso, da Gandolfo Porrino, suo segretario, da Orazio Toscanella, dal Betussi. Il Falco le dedicò il suo Rimario; il card. Ippolito de' Medici la traduzione del II libro dell'Eneide; Sebastiano del Piombo e il Tiziano la ritrassero.

Verso la fine di luglio del 1534 Khair-ed-dīn Barbarossa assalì Fondi nottetempo, nella speranza d'impadronirsi di G. e inviarla in dono a Solimano, ma G. riuscì a salvarsi. Accorso il card. Ippolito de' Medici, i Turchi si ritirarono e le chiavi della città furono riconsegnate a G. Nel dicembre 1535 si recò a Napoli e da papa Paolo III ottenne di poter abitare nel convento annesso alla chiesa di S. Francesco. Prese parte al movimento riformatore; s'interessò delle vicende del Concilio di Trento. Fu in relazione epistolare col Seripando, con l'arcivescovo d'Otranto, Pietro Antonio di Capua, con Marcantonio Flamini, Vittoria Colonna; protesse lo Spadafora; fece tenere conferenze a Napoli. Venuta in sospetto all'Inquisizione e consigliata a fuggire, si rifiutò. Il 19 aprile 1566 morì nel monastero di S. Francesco. Sequestrate le sue carte e scoperta la sua corrispondenza col Carnesecchi, Pio V ebbe a dire che, se fosse stata ancora al mondo, l'avrebbe fatta bruciare viva.

Bibl.: B. Amante, G. G., contessa di Fondi, Bologna 1896.