GIUNTI, Filippo, il Giovane

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GIUNTI (Giunta), Filippo, il Giovane

Massimo Ceresa

Probabilmente il maggiore dei sette figli di Bernardo di Filippo il Vecchio, del ramo fiorentino della famiglia di tipografi, e di Dorotea Modesti, nacque a Firenze il 16 febbr. 1533; nel 1576 sposò Andrea di Giuliano della Fonte. Fu console dell'arte dei medici e speziali dal gennaio all'aprile 1589.

Negli anni immediatamente successivi alla morte di Bernardo (1550-51) si ha notizia di ingrandimenti e miglioramenti della tipografia di famiglia. Il G. e suo fratello Iacopo stipularono un nuovo contratto con la badia fiorentina e il numero delle botteghe salì a cinque. Ciononostante, era ormai venuto meno il predominio dei Giunti nell'editoria fiorentina, dove brillava in quegli anni l'astro di uno straniero, Lorenzo Torrentino (Laurens van der Beke). La sottoscrizione "Eredi di Bernardo Giunti" comparve per la prima volta nel 1551. Con questa ragione, fino al 1604 furono pubblicate ben ventotto prime edizioni, senza che figurassero mai i nomi del G. o di Iacopo, ma dal 1587 il G. stampò anche da solo, e il marchio "Per Filippo Giunti" rimase in uso oltre la sua morte, fino al 1615.

Nei primi anni di attività i fratelli seguirono il solco del padre con la stampa di numerose commedie. È significativo, e testimonia i rapporti mai interrotti tra i Giunti di Firenze e quelli di Venezia, che quando, nel 1553, l'officina veneziana fu posta in bancarotta, quella di Firenze si fermò, non stampando quasi nulla per un anno. Nel 1554 il G. inserì sue lettere dedicatorie in alcune edizioni. Nel 1559 i Giunti di Firenze fecero stampare a Venezia da Nicolò Bevilacqua le Historie universali di Giovanni Villani, coperte a Firenze da privilegio, ma il Bevilacqua stampò più copie di quelle pattuite, vendendole a Giovanni Giolito de' Ferrari, che nel 1560 le spacciò con il suo nome. Nel 1560 i Giunti stamparono prime edizioni delle Lezioni tenute nell'Accademia fiorentina da Benedetto Varchi e della Spiritata, commedia di Antonfrancesco Grazzini, detto il Lasca.

Fino al 1570 i Giunti furono in aperta concorrenza con Lorenzo Torrentino e i suoi eredi. L'avvenimento saliente di questa competizione è il privilegio di carattere generale ottenuto dai Giunti, che veniva a minare quello del Torrentino, risalente al 1547. Il Torrentino, che aveva avuto una condanna per porto abusivo d'arma, non godeva più della fiducia di Cosimo I de' Medici. A Cosimo all'inizio degli anni Sessanta si avvicinarono invece i Giunti, sostenuti da Pietro Vettori, che approfittarono delle difficoltà dell'impresa dei Torrentino, le quali permisero loro di aumentare la produzione. La richiesta di privilegio dei Giunti ci rivela indirettamente le novità dell'officina: avevano acquistato "nuovi torcoli et nuova sorta di lettere" e chiamato da fuori Firenze uomini esperti. Il privilegio venne promulgato il 1° sett. 1562. Nel 1563 i Giunti chiesero il titolo di stampatore ducale, che avevano rifiutato anni prima; nella loro richiesta proponevano esenzioni dalle tasse, che, dato il momento di crisi finanziaria in cui versava allora lo Stato mediceo, non potevano essere accolte. La loro richiesta, peraltro, evidenziava chiaramente le difficili condizioni di un'officina tipografica a Firenze, e l'impossibilità ad assumersi l'onere di imprese editoriali che richiedessero lo stanziamento di grandi capitali, come volumi di grande formato. Nonostante la risposta negativa, i Giunti ebbero almeno la soddisfazione di vedere il quadro che avevano presentato confermato da Lelio Torelli, cancelliere e primo segretario del duca Cosimo.

Sempre nel 1563, i Giunti, volendo stampare un'opera di Serafino Razzi di contenuto musicale, si rivolsero a Francesco Rampazzetto di Venezia, perché in Firenze nessuno aveva ancora stampato musiche. Nel 1564, per la stampa di due commedie del fiorentino Francesco D'Ambra, I Bernardi e Il furto, ricorsero alla tipografia di Bartolomeo Sermartelli. Della seconda i Giunti avevano però già eseguito una stampa nel 1560.

Nel 1565, il G. e il fratello Iacopo, dopo aver comprato diversi libri le cui prime e ultime carte erano ridotte in pessimo stato, chiesero al duca di poterle ristampare, inserirle e datare i libri all'anno corrente, facendoli apparire come nuovi, con la motivazione che quella era una pratica naturale e usata ovunque: la loro richiesta fu accolta. Nello stesso anno i Giunti stamparono le Facezie del piovano Arlotto, premettendo un avviso nel quale comunicavano di avere rimaneggiato il testo e di avere tolto le facezie che erano parse troppo libere al controllo inquisitoriale: si trattava di una cinquantina circa, intese per lo più a sferzare i costumi e gli abusi del clero, oltre ad alcune poche che potevano parere contrarie alla politica di Cosimo I de' Medici.

Nel corso dell'amministrazione del G. e di Iacopo si intensificarono le stampe delle descrizioni di feste e di apparati. Nel 1567 i Giunti stamparono una nuova splendida prima edizione: si tratta del Ricettario fiorentino dell'arte dei medici e degli speziali, dove una delle incisioni rappresenta un forno per distillare. Nel 1568, Cosimo I ricevette una richiesta di autorizzazione da parte di Luca Bonetti per aprire una libreria a Siena. Il duca, per non danneggiare gli stampatori fiorentini, chiese ai Giunti e ai Torrentino se avessero nulla in contrario: mentre i secondi, non sollevarono obiezioni, i Giunti fecero sapere che avrebbero preferito che l'attività del Bonetti si limitasse alla sola stampa di opere nuove, ma il Bonetti ottenne poi i privilegi richiesti.

Nel 1568 i Giunti pubblicarono, dopo un lungo lavoro d'impressione che durò quattro anni, le Vite di G. Vasari, in una nuova edizione dopo quella del Torrentino del 1550. Il frontespizio inciso dell'opera, inserito in una cornice architettonica, è un'allegoria del giudizio universale di mano dello stesso Vasari, come suoi sono i numerosi ritratti incisi che si trovano nel volume.

Pietro Vettori proseguì sotto la gestione degli eredi di Bernardo la collaborazione iniziata con il padre: nel 1567 firmò la dedica di un Ipparco a Cosimo I. Oltre che a lavorare per l'officina come editore di testi classici, egli se ne servì anche per pubblicare i suoi passatempi: nel 1569 dette ai Giunti da stampare il Trattato delle lodi et della coltivazione de gl'ulivi, piante che, come si deduce dalla dedica, il Vettori possedeva e coltivava con grande passione. Il trattatello, che venne riproposto, ancora dai Giunti, nel 1574, si può inquadrare in quel rinnovato interesse per la terra e le coltivazioni che si andava sviluppando nella Toscana della seconda metà del Cinquecento e che troverà un'eco nel Trattato della coltivazione delle viti e del frutto che se ne può cavare di Giovanni Vittorio Soderini, stampato dal G. nel 1600. I Giunti stamparono, nel 1585, l'elogio funebre del Vettori recitato in S. Spirito da Leonardo Salviati; nell'opuscolo si trova anche un ritratto del letterato, all'età di ottantasette anni, come recita la didascalia che lo accompagna.

Nel 1570 Iacopo e Bernardo Giunti avanzarono una terza richiesta di privilegio generale. Era loro intenzione di introdurre la stampa musicale a Firenze, ma volevano coprirsi le spalle con un ampio privilegio. La mossa fu contrastata dagli altri librai fiorentini e il granduca non concesse il privilegio. Sempre nel 1570, il Sant'Uffizio pretese di mettere sotto più stretta sorveglianza il commercio librario a Firenze. Le autorità reagirono, pensando anche al danno che ne sarebbe venuto alle entrate dello Stato, ma quest'ultimo si reggeva su tasse e dazi eccessivi, di cui anche i Giunti pagavano le conseguenze, tanto da essere costretti occasionalmente a fare stampare i loro libri a Venezia. Oltre alla succitata richiesta di privilegio generale, i Giunti chiesero anche l'esenzione dalle gabelle per dieci anni, offrendo in cambio di pubblicare gratuitamente i bandi del Granducato. Sempre nel 1570 fu liquidata l'azienda del Torrentino e i Giunti cercarono di assicurarsene la maggior parte del materiale.

Tra il 1570 e il 1590 i Giunti stamparono diverse opere di Benedetto Varchi e di Vincenzo Borghini. Nel giugno 1584 il G. entrò a far parte di un consorzio per la pubblicazione di libri giuridici composto dalle maggiori officine tipografiche di Venezia, tra le quali quella del cugino Lucantonio il Giovane. Nel 1599 fece stampare a Venezia due opere di Scipione Ammirato, senza che nei volumi fosse indicato il nome del tipografo.

Sui contratti di stampa e sulle tecniche dell'officina durante la gestione del G., ci è pervenuto il contratto tra Scipione Ammirato e il G. per la stampa delle Istorie fiorentine del 1600. Nel contratto, il G., oltre a definire i materiali e le fasi della stampa, rivendica il diritto di firmare e indirizzare la lettera dedicatoria e un'esclusiva a tempo indeterminato, cioè finché avrà copie da vendere. L'Ammirato, storiografo ufficiale del granduca, non fu d'accordo su nessuno dei due punti. L'altro aspetto interessante e insolito del contratto è che il G. assicurò all'Ammirato l'impiego di un correttore che avrebbe controllato il testo in piombo, anziché in bozze, pratica che aveva ragioni prevalentemente economiche, dato che consentiva di ridurre i costi.

Il G. morì a Firenze il 1° genn. 1600, designando eredi universali i cinque figli: Modesto, Giandonato, Bernardo, Giuliano e Francesco, che continuarono l'attività.

Dell'epoca immediatamente successiva alla morte del G. è il primo catalogo che si conosca dell'officina giuntina di Firenze, stampato in ottavo nel 1604 e conservato nella Biblioteca Magliabechiana di Firenze. È diviso per materie: letteratura (pp. 5-77); filosofia (pp. 78-100); teologia (pp. 101-183); medicina (pp. 184-217); matematica (pp. 218-228); diritto civile e canonico (pp. 229-298); libri in lingua greca ed ebraica (pp. 299-317); religiosi (pp. 318-331); in volgare italiano (pp. 332-446); francesi (pp. 447 s.); spagnoli (pp. 449-453); "oltramontani" (p. 454); di musica (pp. 455-501); "Latini et Graeci Florentiae impressi" (pp. 502-514); "volgari stampati in Firenze" (pp. 515 ss.).

Fonti e Bibl.: Londra, British Library, Add. Mss. 10267, cc. 219-255 (sei lettere del G. a P. Vettori, 27 ag. 1552 - 23 ott. 1580), 226-229 (tre lettere di Iacopo al Vettori, 4 giugno 1565 - 13 ag. 1568); 10280, cc. 76-77 (due lettere del G. al Vettori, 3 marzo 1568 - 8 sett. 1581, e due di Iacopo al medesimo, 7 marzo 1569 - 7 ott. 1573); D. Decia, Battaglie di tipografi nel '500: i Giunti e il Torrentino, Firenze 1913; A.A. Renouard, Annali delle edizioni aldine. Con notizie sulla famiglia dei Giunta e repertorio delle loro edizioni fino al 1550, Appendice, Bologna 1953, p. XIII; I Giunti tipografi editori di Firenze, 1571-1625, a cura di L.S. Camerini, Firenze 1979, pp. 1-136; L. Perini, Firenze e la Toscana, in La stampa in Italia nel Cinquecento. Atti del Convegno, … 1989, a cura di M. Santoro, Roma 1992, pp. 435, 451-453; G. Bertoli, Organizzazione del lavoro tipografico, lettura in piombo e correzione nei preliminari del contratto fra Scipione Ammirato e F. G. per la stampa delle Istorie fiorentine, in La Bibliofilia, XCVII (1995), pp. 163-186; C.M. Simonetti, La compagnia dell'Aquila che si rinnova: appunti sui consorzi editoriali a Venezia nel Cinquecento, in Bibliografia testuale o filologia dei testi a stampa?… Convegno di studi in onore di C. Fahy, … 1997, a cura di N. Harris, Udine 1999, pp. 233, 265.

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