AMATO, Giuseppe (detto Peppino)

Enciclopedia del Cinema (2003)

Amato, Giuseppe (detto Peppino)

Orio Caldiron

Nome d'arte di Giuseppe Vasaturo, attore, produttore e regista cinematografico, nato a Napoli il 24 agosto 1899 e morto a Roma il 3 febbraio 1964. Singolare figura di regista dal temperamento impetuoso e vulcanico ‒ testimoniato dalle sue battute sgrammaticate e da un notevole numero di aneddoti clamorosi sul suo conto ‒ mise a frutto la sua lunga esperienza avviata come attore sin dai tempi del muto in una intensa ed eclettica attività produttiva, destinata ad attraversare alcuni dei momenti più significativi del cinema italiano, cogliendo, peraltro con sagacia, le richieste del pubblico del dopoguerra per uno spettacolo popolare di buon livello.

Sin da giovanissimo recitò in una delle tante compagnie dialettali napoletane, ma la sua lunga 'gavetta' avvenne nel primo ventennio del Novecento nelle case di produzione Polifilm, Dora Film e Vesuvius. Si conquistò la notorietà come attore grazie a Pupatella (1923) di Emanuele Rotondo, Reginella (1923) diretto da Mario Negri, Brinneso! (1923) e La leoparda ferita (1923) di Ubaldo Maria Del Colle. Debuttò nella regia con Sotto 'e cancelle (1923), prodotto da Miquel Di Giacomo, fratello di Salvatore, il poeta. Chiamato a Roma dalla Caesar Film, interpretò La gerla di Papà Martin (1923) di Mario Bonnard, ma negli anni della crisi del cinema italiano tornò di nuovo a Napoli, dove entrò a far parte della troupe di Rex Ingram, impegnato a girare per la Metro Goldwyn Mayer il kolossal Mare nostrum (1926): esperienza che risultò fondamentale in quanto lo pose a confronto con una diversa concezione del cinema, inteso come organizzazione industriale. Si trasferì, poi, prima a New York e successivamente a Hollywood, dove esercitò i mestieri più umili prima di ritornare in Italia con l'esclusiva dell'importazione dei film della Tiffany, casa di produzione statunitense di livello minore.

Negli anni Trenta iniziò la sua attività di produttore con Cinque a zero (1932) di Bonnard, che portò sullo schermo la mimica aggressiva di Angelo Musco. Fedele a registi venuti dal muto come Bonnard (Tre uomini in frack, 1933; Trenta secondi d'amore, 1936), Gennaro Righelli (Quei due, 1935) e Nunzio Malasomma (Non ti conosco più, 1936), intuì tuttavia anche le qualità dei nuovi artigiani d'assalto come Mario Mattoli (L'uomo che sorride, 1936) e Carlo Ludovico Bragaglia (Una famiglia impossibile, 1940). A. sembrò prediligere in particolare l'epopea piccolo-borghese di Mario Camerini, uno dei maggiori autori degli anni Trenta, di cui produsse Il cappello a tre punte (1935), Batticuore (1939), Grandi magazzini (1939) e Una romantica avventura (1940). Grande estimatore dei protagonisti del varietà e del teatro dialettale, dai fratelli De Filippo ai De Rege, ebbe un rapporto privilegiato con Vittorio De Sica, di cui produsse e insieme al quale diresse Rose scarlatte (1940), esordio dell'attore nella regia.

Negli anni Quaranta produsse Avanti c'è posto… (1942) e Campo de' Fiori (1943), sempre di Bonnard, con i quali, fra toni farseschi e sottolineature melodrammatiche, si affermò l'esuberante Aldo Fabrizi. Ma il film più significativo prodotto da A. in quegli anni fu Quattro passi tra le nuvole (1942) di Alessandro Blasetti ‒ del quale aveva già prodotto La cena delle beffe (1942) ‒, che, nel rifiutare la retorica ufficiale, anticipò umori e problemi destinati a maturare nel periodo neorealista. Nel dopoguerra la sua attività di produttore, accanto a numerosi film di routine, annoverò alcuni importanti film d'autore quali Francesco, giullare di Dio (1950) di Roberto Rossellini, Umberto D. (1952) di De Sica, prodotto in collaborazione con lo stesso regista, e Un maledetto imbroglio (1959) di Pietro Germi. Quando le indecisioni dei produttori sembrarono mandare a monte il progetto di La dolce vita (1960) di Federico Fellini, A. riuscì a far intervenire Angelo Rizzoli ‒ con cui produsse la fortunata serie di Don Camillo (1952-1965) di Julien Duvivier ‒ per finanziare con lui il film.

Più abile come produttore che come regista, si cimen-tò comunque a più riprese nella regia, realizzando tra l'altro L'amor mio non muore… (1938), con i De Filippo e Alida Valli, Malia (1946), con un'inedita Anna Proclemer, Yvonne la Nuit (1949), con Totò e Olga Villi, Donne proibite (1954) e Gli ultimi cinque minuti (1955), omaggi a Linda Darnell, appariscente attrice statunitense che si era innamorata di lui.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Quattro passi tra le nuvole

Carlo ludovico bragaglia

Alessandro blasetti

Metro goldwyn mayer

Roberto rossellini