BARBARI, Giuseppe Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARBARI, Giuseppe Antonio

Mario Gliozzi

Nacque a Savignano (Forlì) il 4 febbr. 1647, da famiglia patrizia. Compiuti i primi studi nella città natale e a Rimini, s'iscrisse poi all'università di Bologna, dove fu discepolo di G. Montanari, allora professore di matematica nell'ateneo bolognese, che lo ebbe molto caro. Tornato a Savignano, nel 1682 sposò Laura Giannini, morta poi nel 1686; nel 1692 rifiutò l'offerta della cattedra di matematica nell'università di Bologna. Nel 1702, deceduto il figlio ed entrata la figlia in monastero, si ritirò nella congregazione dei sacerdoti di S. Filippo in Cesena, ottenendo nel 1704 l'ordinazione sacerdotale. Morì a Savignano il 14 sett. 1707.

Il B. ebbe fama di dotto filologo, specialmente per la sua sicura padronanza del greco, che gli consentiva di effettuare composizioni in tale lingua in prosa e in versi. Ma i suoi maggiori interessi erano rivolti alla scienza. Nelle polemiche che accompagnavano il generale rinnovamento scientifico del tempo egli tentò di assumere una posizione di equidistanza tra i tradizionalisti peripatetici ed i novatori galileiani, come risulta dall'unico volumetto da lui dato alle stampe e divenuto oggi rarissimo, L'iride opera fisicomatemati. ca di G. A. B. da Savignano. Nella quale si espone la natura dell'arco celeste, e vi si commenta il testo oscurissimo di Aristotele De figuris iridis nel terzo delle Meteore (in Bologna, per li Manolessi, MI)CLXXVIII).

Nell'operetta il B. si sforza di dimostrare che la dottrina aristotelica sull'iride "è fondata sopra diverse esperienze naturali" e che l'ordine di esposizione "è buonissimo... portando in primo luogo le proprietà, e le apparenze di tanto mirabile Meteora; doppo queste, col mezo di qualche osservazione, e sperienza" passando "a rintracciare la natura e l'essenza dell'iride" (p. XII). Ma siccome di questa natura ed essenza "meglio d'Aristotele hanno filosofato alcuni moderni" aggiunge "alle antiche le speculazioni loro più nuove, perché abbiate di una materia molto difficile, e sino a, nostri giorni mal conosciuta, quella maggior notizia, che haver da gli huomini si puote" (ibid.).Critica, in conseguenza, la teoria di Aristotele che attribuiva il fenomeno alla riflessione della luce solare sulle minutissime goccioline d'acqua costituenti una nuvola e ritiene più attendibile la teoria elaborata (1637) da R. Descartes, fondata sulla rifrazione della luce solare sulle goccioline d'acqua d'una nuvola. Esposta quindi sommariamente la teoria cartesiana, rimanda allo stesso Descartes, a P. Gassendi e a F. M. Grimaldi per una più minuta trattazione.

Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 243; L. Nardi, Dei compiti feste e giuochi compitali degli antichi e dell'antico compito savignanese in Romagna, Pesaro 1828, pp. 148 s.; G. I. Montanari, B. G. A., in E. De Tipaldo, Biogr. d. italiani illustri..., IV, Venezia 1837, pp. 318-21; C. Tonini, La cultura letteraria e scientifica in Rimini dal sec. XIV ai Primordi del XIX, II, Rimini 1884, p. 203; J. C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwdrterbuch, I, col. 98.

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