BARILLI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARILLI, Giuseppe (pseudon. Quirico Filopanti)

Luigi Lotti

Nato il 20 apr. 1812 alla Riccardina di Budrio, nel Bolognese, da padre falegname, studiò a Bologna nel seminario arcivescovile e successivamente all'università, ove nel 1833 si laureò in scienze matematiche e fisiche. Due anni dopo pubblicò a Firenze una breve orazione (Dell'influenza delle arti e delle scienze sulla civiltà e di questa sul migliore stato della società) nella quale sono già evidenti quelle che saranno le costanti di tutta la sua vita: l'esaltazione della cultura e della scienza, un anelito profondamente religioso e l'aspirazione a un rinnovamento sociale. Quasi contemporaneamente assunse lo pseudonimo di Quirico Filopanti. Negli anni successivi si interessò soprattutto di meccanica e di idraulica. Nel 1845 pubblicò a Bologna Notizie popolari di fisica e idee d'architettura idraulica, e due anni dopo, sempre a Bologna, lo scritto Degli usi idraulici della tela, con il quale teorizzava il metodo, da lui escogitato nel 1843, della cosiddetta "paltelata" per chiudere le rotte dei fiumi. Nel 1848 ottenne la cattedra di meccanica e di idraulica nell'ateneo bolognese, ma la perse quasi subito perché coinvolto nel fallimento del moto rivoluzionario.

Patriota di ispirazione democratica, nella quale l'ideale mazziniano dell'unità era permeato di venature sociali sainsimoniane, prese parte attiva ai rivolgimenti politici delle Romagne. Membro e, dalla metà di dicembre del '48, presidente del Circolo nazionale bolognese - centro di tutti i patrioti bolognesi, dai moderati ai democratici - fondato con il nome di Circolo felsineo il 10 maggio precedente, nel gennaio successivo assunse anche la presidenza del Circolo democratico universitario, proprio allora fondato. Il 13 dic. 1848, rifugiatosi Pio IX a Gaeta dopo l'assassinio di Pellegrino Rossi, rappresentò il Circolo nazionale bolognese (entro il quale i democratici erano nel frattempo prevalsi sui moderati) nella riunione tenutasi a Forli dai rappresentanti delle società democratiche delle Romagne e di altre province per chiedere, contro il cauto atteggiamento del govemo, la convocazione di un'Assemblea costituente. Il 31 di quello stesso mese presiedette a Bologna un'assemblea popolare convocata dal Circolo nazionale e dall'altro circolo politico bolognese, il popolare, fondato poco prima e di democrazia avanzata, per invitare i consiglieri comunali a rimettere il loro mandato avendo espresso un voto ostile alla Costituente. Il 18 genn. 1849 fu chiamato dal preside della provincia, Berti Pichat, a far parte della commissione da lui nominata in sostituzione della giunta e del consiglio comunale. Negli stessi giorni si adoperò per impedire la partenza per Gaeta di due reggimenti svizzeri di stanza a Bologna e in Romagna.

Il 21 gennaio Bologna lo elesse con larga votazione all'Assemblea costituente. Recatosi a Roma, il 7 febbraio l'Assemblea lo designò fra i suoi segretari, carica che tenne sino al marzo successivo.

Si mise subito in luce presentando il progetto di decreto fondamentale, approvato il 9, che dichiarava la decadenza della sovranità temporale pontificia e istituiva la Repubblica romana, e portando nell'Assemblea esigenze di rinnovamento sociale estranee alla quasi totalità dei costituenti. Nello stesso progetto di decreto inserì un articolo, che l'Assemblea soppresse, con il quale assegnava alla Repubblica il compito di curare "il miglioramento morale e materiale di tutte le classi della società". Propose nuovamente tale principio - questa volta con successo - durante la discussione del testo costituzionale, nel giugno, variando la dizione "tutte le classi sociali" con quella di "tutti i cittadini". Non fu invece neppure messa in votazione la sua successiva proposta che propugnava l'obbligo della Repubblica di provvedere al lavoro o alla sussistenza dei cittadini disoccupati o bisognosi.

Come il primo, suo fu anche l'ultimo atto della Repubblica schiacciata dall'esercito francese: il 4 luglio, nella sede dell'Assemblea occupata, redasse la protesta formale contro la violenza perpetrata. Esulò quindi in Inghilterra e per qualche tempo anche negli Stati Uniti d'America, vivendo poveramente dei proventi di qualche lezione di italiano e di matematica. Nel 1855 e nel 1858 riuscì a pubblicare a Firenze Miscellanee di poesie e una raccolta di favole tratte dal dialetto bolognese. Nel, 58 e nel '60 pubblicò i due volumi di Miranda! A book on wonders. Hitherto unheeded, la sua opera fondamentale, anche se rimase pressoché sconosciuta essendo stata pubblicata a Londra e in inglese, nella quale - oltre a dati scientifici (vi propose l'adozione dei fusi orari) - espose tutte le sue singolari concezioni astronomiche, storiche e religiose, che doveva poi divulgare in Italia nelle opere successive.

Rientrato in Italia nel i 860, al momento dell'unificazione, si stabilì definitivamente a Bologna, ove gli fu affidato l'incarico dell'insegnamento di meccanica applicata all'università, dal quale però fu destituito alla fine del 1864, assieme ad altri trentaquattro docenti dell'ateneo bolognese, essendosi rifiutato di prestare il giuramento imposto dal governo. Poté riprendere l'insegnamento solo nel 1866 avendo il ministero soprasseduto alla formalità. Fu tra i fondatori e per lunghi anni presidente della Società operaia bolognese, e prese parte attiva al primo movimento operaio italiano. Nel 1864, a Napoli, I'XI congresso delle Società operaie lo elesse membro della Commissione permanente. Nel 1866 partecipò come volontario garibaldino alla terza guerra d'indipendenza, rimanendo ferito nel Trentino. L'anno successivo fece parte della spedizione garibaldina nel Lazio e costruì quelle barricate mobili che tanto facilitarono a Garibaldi l'effimera conquista di Monterotondo. Nel marzo del 1868, essendo stati sospesi dall'insegnamento accademico G. Ceneri, G. Carducci e P. Piazza per aver firmato il 9 febbraio precedente un indirizzo al Mazzini nel corso di un banchetto celebrativo della Repubblica romana, interruppe per solidarietà anche le proprie lezioni, e nell'aprile, avendo il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione confermata la sospensione, sdegnato, si dimise definitivamente dall'università insieme col Ceneri. Negli stessi giorni essendo scoppiato a Bologna uno sciopero di esercenti contro l'imposta di ricchezza mobile, si intromise su invito della Giunta comunale insieme con lo stesso Ceneri e con V. Caldesi, dirigenti dell'Unione democratica, riuscendo a comporlo. Ma egli, il Ceneri, il Caldesi e F. Berti, il quale era direttore del periodico democratico bolognese L'Indipendente,vennero egualmente tenuti in arresto per una quindicina di giomi, essendosi ritenuto che se essi erano "stati capaci di sedare il tumulto, voleva dire che l'avevano provocato".

Cominciò allora a tenere conferenze popolari per la divulgazione della scienza e in particolare dell'astronomia, fondamento di una sua stravagante visione di armonie cosmiche (le "geuranie") e di coincidenze cronologiche (le "isemerie") a riprova dell'opera ordinatrice di Dio nell'infinità dell'universo così come nella vita dell'umanità. Tale ispirazione mistica e religiosa, già evidente in queste conferenze (pubblicate a Bologna dal 171 al '73 nei tre volumi de L'Universo. Lezioni popolari di filosofia enciclopedica e particolarmente di astronomia), lo spinse nel 1874  a scrivere a Vittorio Emanuele II di voler consacrare il resto della sua vita "a promuovere la restaurazione del sentimento morale e religioso, conciliandolo colla scienza e colla libertà". Fortemente colpito dalla crescente irreligiosità della società contemporanea, ma ostile al cattolicesimo (con gli accenti del più violento anticlericalismo) per "l'inconciliabilità delle dottrine della Bibbia coi progressi delle scienze" e per l'antitesi "fra le retrogradi pretensioni dei Papato e le politiche aspirazioni dei popoli", si fece promotore di una nuova religione, che reinterpretasse i principi fondamentali del cristianesimo, con un Dio, uno e non trino, padre però di una figlia (personificazione della Provvidenza) e di due figli, uno dei quali, Emmanuele, si sarebbe più volte incarnato - la più importante incarnazione essendo quella in Gesù Cristo - per attrarre su di sé e risparmiare al genere umano l'odio dell'altro figlio, Satana, spirito del male (da qui un'accesa polemica fra il B. e il Carducci dell'Inno a Satana, nonostante la comune posizione politica e la comune aderenza massonica). Dio liberale. Sintesi scientifica ed istorica (Bologna 1880), Dio esiste. Sintesi enciclopedica (Milano 1881) e la Bibbia sociale (Roma 1894) sono le opere (per lo più versioni ridotte di Miranda!) cui affidò il suo credo religioso e che alternò a opere scientifiche prevalentemente di natura idraulica e ad altre di storia universale e particolarmente italiana, vista secondo i suoi singolari concetti filosofico-religiosi e di coincidenze cronologiche (Sintesi della storia universale e specialmente della storia italiana dagli antichissimi tempi all'anno 1882, Bologna 1882-83; Rivoluzioni e misteri, cioè storia della rivoluzione francese e di Napoleone,Bologna 1889, e altre ancora).

Le sue concezioni religiose - cui si legavano alcune sue posizioni scientifiche, come il rigetto del darwinismo - ne fecero una voce singolarmente eccentrica nel mondo radicale dell'epoca, profondamente laico e positivista. Tuttavia il B., pur senza aver avuto mai rilevanza politica, fu uno degli esponenti più noti del "radicalismo" bolognese ed emiliano. Nel 1875 si inserì con foga nella campagna intrapresa da Garibaldi, con l'appoggio di tutta la Sinistra in polemica contro il governo della Destra, in favore della sistemazione del Tevere e del risanamento dell'Agro romano, per il quale anzi preparò assieme a Giacinto Bruzzesi un dettagliato progetto di bonifica e di spartizione del latifondo.

Più volte membro del Consiglio comunale di Bologna, nel novembre dei 1876, dopo l'ascesa della Sinistra al potere, fu inviato alla Camera dei deputati dal collegio di Budrio, che lo confermò anche nelle elezioni del 1880. Nelle due legislature successive (la XV, dal 1882 al 1886, la prima a suffragio allargato e a scrutinio di lista, e la XVI, dal 1886 al 1890) fu eletto solo in elezioni suppletive, nel febbraio 1883 a Ferrara, e nel febbraio 1889 a Bologna. Non eletto nel 1890 per la XVII legislatura, fu nuovamente inviato a Montecitorio nel 1892 per la XVIII dal collegio di Budrio, in seguito al ripristino del collegio uninominale.

Alla Camera sedette sempre all'estrema Sinistra. Repubblicano e sostenitore fermissimo della sovranità popolare, non ebbe però alcun accenno intransigente nei confronti del problema istituzionale, convinto dell'inevitabile e pacifico affermarsi della repubblica. Sostenne invece l'urgenza e la preminenza del problema sociale, per la cui soluzione ebbe affermazioni anche ardite, come quando, all'inizio del 1894, dopo i moti dei fasci siciliani, disse alla Camera che lo Stato doveva "affittare ai lavoratori i campi, le abitazioni, gli strumenti di lavoro e le invenzioni". Ma estraneo e avverso alle concezioni classiste dell'incipiente socialismo, prospettò sempre la soluzione del problema sociale nell'ambito e per iniziativa dello Stato, sulla base di una restaurazione del principio morale e religioso, e in un affiato di fratellanza fra gli uomini e non di contrapposizione di classe. In questo sogno di fratellanza universale giunse ad auspicare gli Stati Uniti d'Europa, ai quali avrebbero dovuto seguire, appena possibile, gli Stati Uniti del mondo.

Morì a Bologna dopo una vita condotta in serena povertà il 18 dic. 1894.

Bibl.: Il Resto del Carlino,18 e 19 dic. 1894; La Gazzetta dell'emilia, 19 dic. 1894; Bononia Ridet, 22 dic. 1894; A. Conti, Cenno sopra un libro del Prof. Filopanti "Dio esiste" e sulle opposizioni del materialismo e panteismo,in La Rasse gna nazionale, IV (1882), pp. 562-583; Discorsi scritti in onore di Quirico Filopanti (1894-1897), pubblicazione dei Comitato esecutivo per un ricordo monumentale a Q. F., Budrio 1898; E. Frosini, L'idealità religiosa di Quirico Filopanti, in Coenobium, III (1908), pp. 77-82; A Quirico Filopanti, pubblicazione fatta a cura dell'Unione repubblicana bolognese, Bologna, 15 giugno 1913; A. Della Torre, Il cristianesimo in Italia dai filosofisti ai modernisti, Milano-Palermo-Napoli 1913, pp. 235-239; G. Leti, La rivoluzione e la Repubblica Romana (1848-1849), Milano 1913, v. Indice; S. Sani, Quirico Filopanti cavaliere dell'ideale, in Bologna. Rivista mensile del comune, XXII(1935), 8, pp. 30-32; G. Natali, I circoli politici bolognesi nel 1848-49, in Rass. stor. del Risorgimento, XXV (1938), pp. 179-224; A. Caracciolo, Le origini della lotta di classe nell'agro romano, in Società, V (1949), pp. 615617; G. Spadolini, L'oppos. cattolica, Firenze 1954, p. 24; L. Rodelli, La Repubbl. romana del 1849, Pisa 1955, pp. 17 s., 142-149, 288-291; A. Caracciolo, Roma capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello Stato liberale,Roma 1956, pp. 91 S.; L. Franzoni Gamberini, Quirico Filopanti rappresentante e difensore della Repubblica Romana, Bologna 1959 (con un'ampia bibl.); G. Maioli, Quirico Filopanti e la sua corrispondenza col Carducci,Bologna 1960; E. Bottrigari, Cronaca di Bologna, vol. 4, a cura di A. Berselli, Bologna 1960-62, Indice. Si vedano anche R. Bacchelli, Il Mulino del Po,vol. II, cap. V, par. V; Enc. Ital. XV, pp. 352-353; Diz. del Risorg. ital., II, pp. 181-182; T. Sarti, Il Parl. subaIp. e naz.,Terni 1890, pp. 463-464.

CATEGORIE
TAG

Assemblea costituente

Stati uniti d'america

Vittorio emanuele ii

Camera dei deputati

Repubblica romana