CAMPORI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)

CAMPORI, Giuseppe

Tiziano Ascari

Nacque a Castelnuovo di Garfagnana, intorno al 1535, da Giammaria e da Vittoria di Onofrio Sandonnini. Dei suoi fratelli, Onofrio fu segretario dei cardinali Mattei e Farnese, e Pietro fu vescovo di Cremona e cardinale. Entrato nella carriera ecclesiastica, il C. era nel 1577 vicario di Pieve Fosciana e nel 1580 passò a Castelnuovo, come vicario foraneo del vescovo di Lucca. Forse in occasione della malattia e della morte di Onofrio (1585) si trasferì a Roma, donde cominciò ben presto ad inviare regolarmente avvisi al duca Alfonso II, prima avendo come intermediario Gerolamo Curioni, sindaco generale di Ferrara, poi direttamente ricevendo anche istruzioni per trattare ufficiosamente affari ducali. Frequentando le case del card. Luigi d'Este e di mons. Giulio Masetti, oratore residente del duca, e giovandosi delle molte conoscenze che negli ambienti romani aveva avuto il fratello Onofrio, il C. entrò in stretta relazione con alcuni cardinali (soprattutto col Mattei e con lo Sfondrati) e con altri importanti personaggi tra i quali il conte d'Olivares. Egli fu quindi per il duca un ottimo agente e informatore. Nel 1589 suo fratello Pietro tornò a Roma dalla Spagna, dove aveva accompagnato il nunzio mons. Cesare Speciano, del quale era segretario, e il C. andò ad abitare con lui presso lo stesso Speciano. Nell'anno stesso il C. chiese rinvestitura del beneficio di Castelnuovo; fu data invece a Pellegrino Bertacchi, che fu poi vescovo di Modena, appartenente a un'altra cospicua famiglia garfagnina, che pare avesse rivalità e ostilità verso i Campori. Nel 1591 papa Gregorio XIV, avendo deciso di mandare nunzio in Francia mons. Landriani, avrebbe voluto che il C. lo accompagnasse; ma egli garbatamente riuscì a farsi dispensare da quell'incarico, che gli sembrava troppo gravoso, anche perché le sue condizioni di salute erano poco buone. Chiese invece al duca Alfonso l'archipresbiterato di Carpi e forse l'avrebbe ottenuto; ma la morte lo colse improvvisamente il 13 marzo del 1592.

Le lettere del C. al duca Alfonso II e al segretario ducale G. B. Laderchi (l'Archivio Estense ne conserva alcune centinaia, scritte tra il 1586 e il 1592) sono interessanti per la varietà e l'abbondanza delle notizie, attinenti per lo più alle materie che, nei diversi tempi, dovevano più stare a cuore al duca. Così, per es., il C. riferisce tutte le notizie che giungevano a Roma dalla Polonia nel periodo (1587) in cui il duca, per la seconda volta, aspirava alla corona polacca. Notizie abbondanti e interessanti si hanno dei conclavi in cui furono eletti Urbano VII, Gregorio XIV, Innocenzo IX e Clemente VIII. Tra gli affari di cui il C. si occupò, il più importante fu quello relativo alla investitura di Ferrara, che il duca avrebbe voluto rinnovata in modo da poter conservare quel ducato alla casa d'Este. Com'è noto, papa Gregorio XIV pareva, anche per le persuasioni del C., disposto a concederla, quando morì. Sfumò così quello che sarebbe stato il più importante successo dell'attività diplomatica del Campori.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Modena, Cancelleria ducale, Particolari, ad vocem;Ibid., Ambasciatori..., Roma, b. 91; A. G. Messori-Roncaglia, Notizie di mons. G. C. vicario di Pieve Fosciana e saggio della sua corrispondenza con la corte di Ferrara, Modena 1879; L. v. Pastor, Storia dei papi, X, Roma 1928, pp. 259, 536, 588.

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