COLLA, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 26 (1982)

COLLA, Giuseppe

Dario Della Porta

Nacque a Parma 4 ag. 1731. È molto probabile che abbia compiuto gli studi musicali nella sua città.

Nel 1760 lo troviamo in Germania, dove scrisse alcune arie per il Caio Fabricio di N. Iommelli, che nel novembre dello stesso anno veniva rappresentato a Mannheim. Secondo il Manferrari, l'opera sarebbe stata interamente frutto della fatica del C., e non andrebbe confusa con l'omonimo lavoro dello Iommelli, che pur si dava nella stessa città e nello stesso periodo. Tornato in Italia, il C. compose l'Adriano in Siria (libretto di Metastasio), facendolo rappresentare al Regio ducal teatro di Milano il 31 dic. 1762. Probabilmente il C. si era già stabilito a Parma, città nella quale visse e svolse gran parte della sua attività. Per il teatro Ducale di Parma nel 1766 scrisse il Tigrane, dramma in tre atti su libretto di F. Silvani, che fu rappresentato alla fine dell'anno. Nel 1769 compose la pastorale Licida e Mopso, la quale venne eseguita a Colorno, nel teatro di corte, "in festeggiamento dell'arrivo di S.A.R. l'arciduchessa Maria Amalia". La successiva opera del C., l'Enea in Cartagine, su libretto di G. M. Orengo, inaugurò la stagione 1769-70 del teatro Regio di Torino, assieme all'Armida di Pasquale Anfossi. L'opera, che andò in scena il 26 dic. 1769, ebbe per interprete la celebre A. M. Girelli Aguilar, la quale svolgeva la sua attività nella stessa città del compositore, in qualità di "virtuosa, da camera di S.A.R. il duca di Parma".

Con l'esecuzione della successiva opera del C., il Vologeso,re dei Parti, dramma in tre atti su libretto di A. Zeno, un importante personaggio entrò nella vita e nell'arte del compositore: Lucrezia Aguiari (detta la Bastardina o Bastardella), la celeberrima cantante le cui doti canore stupirono Mozart. Il Vologeso, andato in scena nel maggio del 1770 al teatro S. Benedetto di Venezia, per la festa dell'Ascensione, fu la prima della lunga serie di opere del C. che ebbero per interprete la Bastardella. L'opera, in cui l'Aguiari interpretò il ruolo di Berenice, ebbe altri rinomati esecutori, come P. Potenza e G. D'Ettorre, virtuoso da camera dell'elettore di Baviera. A quest'opera fece seguito l'Eroe cinese, dramma in tre atti su libretto del Metastasio, che fu rappresentato al teatro S. Agostino di Genova l'8 ag. 1771, con l'Aguiari protagonista. Ed è ancora un'opera del C., l'Andromeda, su libretto del torinese V. A. Cigna Santi, a inaugurare una stagione del teatro Regio di Torino (1771-72), assieme al Tamas-Kouli-Kan di G. Pugnani (sappiamo che il C. ricevette come compenso la somma di 1.136 lire). Oltre all'Aguiari, quest'opera trovò un altro interprete d'eccezione nel sopranista G. Aprile, definito dai suoi contemporanei il padre di tutti i cantanti.

L'esito fu favorevolissimo, e il teatro Regio di Torino commissionò al C. una nuova opera per l'inaugurazione della stagione seguente (1772-73). Tale opera fu la Didone abbandonata, sul musicatissimo libretto metastasiano, che il teatro torinese rappresentò alternandola per le prime sere con l'Argea di F. Alessandri. La Didone ebbe come primadonna ancora L. Aguiari, che in quell'occasione pretese ed ottenne il compenso, favoloso anche per quei tempi, di 11.360 lire. Risale pressappoco a questo periodo un'anonima poesiola in dialetto piemontese che accenna con ironia alla relazione fra il compositore e la celebre cantante. Alla Didone torinese seguì la favola pastorale in due atti Uranio ed Erasitea, su testo del poeta S. A. Sanvitale, che lo firmò con lo pseudonimo arcadico di Eaco Panellenio. Questo lavoro venne eseguito al Regio ducal teatro di Parma per festeggiare la nascita di Ludovico, primogenito di Ferdinando di Borbone e Maria Amalia arciduchessa d'Austria. Nella stessa occasione venne ripreso l'Enea in Cartagine, che i contemporanei del C. consideravano la sua opera meglio riuscita.

L'esecuzione di entrambi i lavori, che ovviamente ebbero come protagonista la Aguiari, viene indicata dal Manferrari come avvenuta nel luglio del 1773, ma una copia del libretto dell'Uranioed Erasitea, conservata nella Biblioteca del Civico Museo bibl. musicale G. B. Martini di Bologna, reca l'indicazione del mese di agosto.

Con la rappresentazione del Tolomeo, dramma in tre atti di L. Salvoni con musica del C., il 26 dic. 1773 il Regio ducal teatro di Milano inaugurò la nuova stagione. Protagonista era ancora L. Aguiari, la quale pochi giorni dopo interpretava anche una cantata del C. nel palazzo milanese del conte Tomaso Marini.

Sicotencal, dramma in tre atti su libretto di C. Olivieri, costituisce l'ultima fatica teatrale del maestro parmense, e venne rappresentato nella primavera del 1766 al teatro Nuovo delli Quattro Signori in Pavia. Due anni dopo, nell'autunno del 1778, l'Andromeda veniva ripresa al teatro alla Pergola di Firenze.

Nel 1780 Lucrezia Aguiari, di ritorno da Londra dove per vari anni aveva cantato ai Pantheon Concerts, sposò il compositore, che in quel periodo ricopriva la carica di maestro di cappella alla corte di Parma, dove la coppia si stabilì. Minata dalla tisi, l'Aguiari fu costretta ad abbandonare le scene, e morì il 18 maggio del 1783.

Il C. continuò la sua attività di maestro di cappella, insegnando anche musica a Ferdinando di Borbone ed al figlio di lui Ludovico. A partire da questi anni, il compositore si dedicò prevalentemente alla musica sacra, scrivendo messe, antifone, vespri, inni e oratori (fra cui Esther). Nel 1789 compose una cantata a quattro voci, I geni amici, su libretto di Antonio Cerati, che venne eseguita "pel faustissimo giorno natalizio di Ferdinando I, infante di Spagna, duca di Parma, Piacenza e Guastalla". A partire dal 1790 ricoprì anche la carica di maestro concertatore al teatro Ducale di Parma, mantenendola fino alla morte.

Morì a Parma il 16 marzo 1806.

La musica del C. era sovente di buona fattura, ma non abbastanza originale e variata da poter emergere e distinguersi tra le altre produzioni dei contemporanei. Le sue opere comunque riscossero quasi sempre notevoli successi (particolarmente l'Enea in Cartagine), senzadubbio da attribuire per buona parte alle eccezionali doti dell'Aguiari, che pur di cantare le opere del C. rifiutava sovente altri più vantaggiosi contratti. Nella biblioteca dell'Istituto musicale "N. Paganini" di Genova si conservano del C. otto arie, la maggior parte delle quali tratte da opere, e scritte appositamente per l'Aguiari (coll. M. 2.10). Le musiche sacre si trovano per la maggior parte in archivi parmensi; la Biblioteca del Civ. Museo bibl. musicale G. B. Martini di Bologna conserva inoltre i libretti di otto suoi lavori, tra melodrammi e cantate. L'Eitner segnala anche due arie del musicista parmense, tratte da un'opera intitolata Adelaide, non meglio identificata e due arie in partitura manoscritta presso la Bibl. d. Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna; si ricordano inoltre altre due arie staccate del C., dal titolo Luci amate se piangete (rondò) e Parto da te ben mio (già Darmstadt, Hessische Landes- u. Hochschulbibl.).

Bibl.: N. Pelicelli, Musicisti in Parma nel sec. XVIII, in Note d'arch. per la storia music., XI (1934), p. 172; U. Sesini, Catal. della Bibl. del liceo mus. di Bologna, V, Bologna 1943, pp. 129 s.; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 214; S. Pintacuda, Catal. della Bibl. dell'Istituto mus. "N. Paganini" di Genova, Genova 1966, pp. 164 s.; M. Th. Bouquet, Storia del teatro Regio di Torino, I, Torino 1976, ad Indicem; F-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, II, p. 326; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, suppl., p. 205; R. Eitner, Quellen Lex. der Musiker, II, pp. 13 s.; Grove's Dict. of Music and Musicians, II, p. 372; Enc. dello Spett., III, col. 1070; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XV, Suppl., coll. 1540 s.; per L. Aguiari cfr. Diz. biogr. d. Ital., I, pp. 509 s.

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