D'AGUANNO, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)

D'AGUANNO, Giuseppe

Franco Tamassia

Nacque a Trapani il 14 maggio 1862, da Antonio e da Francesca Bellet.

Compiuti a Trapani gli studi liceali, frequentò la facoltà di giurisprudenza di Palermo. dove si laureò, col massimo dei voti, discutendo una tesi sulla missione dello Stato (11 luglio 1884). In questi anni frequentava altresì, presso la facoltà di lettere, a Messina e poi a Palermo, i corsi di S. Corleo, ordinario in Palermo di filosofia morale, il cui sistema decisamente empirista, anche se da lui dichiarato non materialista, influiva certo sulle scelte del discepolo. Sempre in questi anni il giovane D. vinse il premio Angioino di filosofia morale.

Nel 1890, in seguito a concorso, il D. fu dichiarato eleggibile alle cattedre di diritto civile (università di Macerata, Siena e Messina) e di filosofia del diritto (università di Macerata, Siena e Sassari). Era membro della Accademia di scienze lettere ed arti di Palermo. Partecipò al secondo Congresso internazionale d'antropologia criminale a Lione. Nel 1894 ottenne la libera docenza in diritto civile, e nel 1895 in filosofia del diritto per l'università di Palermo dove tenne corsi in dette discipline (1895-1896). Nominato straordinario presso la facoltà di giurisprudenza della libera università di Camerino (1896), vi insegnò filosofia del diritto (1896-1902), tenendovi per incarico corsi di diritto romano e di diritto internazionale, nonché la carica di preside. Dal 1901 al 1907 fu incaricato di filosofia del diritto presso l'università di Parma. Nel 1907 vinse il concorso per la cattedra della stessa disciplina presso l'università di Pavia e quella di Messina. Nel 1907 risulta fondatore e condirettore della Rivista di storia e filosofia deldiritto, insieme a G. Salviati, ordinario di storia del diritto presso l'università di Palermo, dove nello stesso anno il D. risulta professore "pareggiato" di filosofia del diritto e di diritto civile. Ottenuto il trasferimento a Messina (r. d. 10 maggio 1908), vi si trasferì nell'ottobre.

Iniziati i corsi di filosofia del diritto e di sociologia, morì nel disastro sismico del 28 dic. 1908 rimanendo sepolto fra le macerie.

Il D. costituì una figura di indubbio interesse nella corrente positivistica della filosofia giuridica e della teoria generale del diritto italiane a cavallo dei due secoli. In lui si distinguono quattro temi che sono insieme ideali scientifici e morali: il metodo di indagine filosofica induttiva che parte dal fenomeno per giungere alle essenze; la spiegazione, in chiave evoluzionistica, delle istituzioni, prevalentemente quelle civilistiche; la lotta per la pace internazionale; la lotta per l'emancipazione della donna.

Fin dai primi scritti polernizza contro il conservatorismo scientifico che mortifica ogni nuova idea (Sul contratto di locazione immobiliare, Palermo 1883, p. 8), oltre che contro il sociologismo giuridico che fa nascere il diritto dall'arbitrio del legislatore anziché, come egli crede, dalla "necessaria relazione fra gli uomini per vivere in società", sulla quale si fonda la coattività del diritto (La missione dello Stato, Palermo 1884, p. 47).

Compito del filosofo del diritto è pertanto lo studio dei "rapporti organici costanti di coesistenza sociale" e, nel determinare la "norma filosofica del diritto", il tener conto della genesi "di detta norma e del suo sviluppo storico" (ibid., p. 55). Criticando il volontarismo legislativo di Rousseau, il D. afferma che la legge "non è mai il risultato della volontà di pochi o di molti, ma è... la parte integrante della vita di un popolo, e nasce e si svolge assieme-agli altri elementi di civiltà, essendo per conseguenza qualcosa di necessario e non di volontario" (I sistemi filosofici del diritto nell'epoca moderna, parte 2, in Antologia giuridica, I [1886], 8, p. 602). Illegislatore ha il compito di registrare il diritto che si forma consuetudinariamente e di indirizzarlo secondo l'interesse individuale e sociale (Introd. a Recensioni bibliografiche di antropologia giuridica, Palermo 1888, p. 1). Erra chi deriva il diritto e l'idea di giustizia dalla legge (errore attribuito dal D. ad autori e correnti contrastanti, Bentham, Spericer, S. Mill, J. de Maistre, Taparelli, Stahl: in Sistemi, pp. 604-624).

Partendo dai postulati formulati da un suo maestro, R. Schiattarella, formula il processo formativo del diritto e della legge costituito dal succedersi sempre più complesso dei bisogni (biologici, psicologici, intellettuali) secondo la legge fondamentale della utilità. Dall'affermarsi successivo dei tre sentimenti di conservazione, proprietà e libertà, nasce il diritto, criterio che viene poi applicato per la comprensione di diversi istituti giuridici (Sulla ricerca genetica del diritto di proprietà, in Arch. giur., XLI [1888], 3-4, pp. 217-238; Concetto ed origine del diritto successorio - Studi di sociologia comparata, Milano 1888).

Tutta la cultura che il D. cumula negli anni che precedono e il suo sforzo applicativo, induttivo e deduttivo insieme, dei principi finora meditati, trovano robusta e poderosa sintesi nella sua opera maggiore (La genesi e l'evoluzione del diritto civile secondo le risultanze delle scienze antropologiche e storico-sociali con applicazioni pratiche al codice vigente, con introd. di G. P. Chironi, Torino 1890), dove tutti i fondamentali istituti di diritto civile vengono esaminati nella loro genesi ed evoluzione storica e nella loro espressione giuridica positiva contemporanea, specialmente italiana; l'esame del diritto positivo italiano è seguito da osservazioni critiche e da proposte riformatrici de iure condendo, osservazioni quasi sempre precorritrici di soluzioni che nel secolo seguente troveranno effettivo accoglimento.

È in questa sede che il D. formula la funzione e il metodo della filosofia del diritto: a) raccogliere la parte generale delle singole scienze giuridiche, in quanto "tutte e singolarmente" sono "aspetti diversi di un'unica scienza"; b) unificare organicamente i risultati unanimi di tali scienze; c) indagare le cause da cui nascono i rapporti giuridici e la loro ragione di esistere come rapporti sociali; d) seguire il modo di formazione dentro di noi dell'idea e del sentimento di diritto e di giustizia (ibid., p. 6).

Criterio fondamentale nella ricostruzione degli istituti è quello evoluzionistico quale si è venuto elaborando nel positivismo del sec. XIX, ma che il D. corregge eliminando gli elementi deterministici e le pretese, o gli atteggiamenti, antifilosofici, facendo largo uso della paleoetnologia e della etnologia comparate (ibid., pp. 11 s.). Tutta la costruzione si impernia sulle leggi universali che regolano l'evoluzione del diritto: tradizione, ereditarietà, lotta per il diritto, concetto derivato da Jhering (ibid., pp. 119-126).

Frequente bersaglio della sua teoria metodologica è (come si è anticipato) l'apriorismo metafisico che non permette nuove conquiste della scienza ma o si attiene a dei dogmi indiscussi o fa cadere nel relativismo (Sull'efficacia pratica della scuola positiva di filosofia giuridica, in La Scuola positiva, I [1891], p. 59). Il diritto positivo va studiato e interpretato mediante l'osservazione e l'esperienza nelle sue manifestazioni effettuali; è nella società concreta, e non dai concetti aprioristici, che si ricavano i concetti di giusto e di ingiusto in base ai quali si giudicano le leggi (ibid., pp. 60, 62).

Tutti questi concetti vengono approfonditi e perfezionati da una coscienziosa e robusta critica dei diritto positivo vigente (La nuova fase della procedura civile, Napoli 1892; La riforma integrale della legislazione civile, in La Scienza del diritto privato, I [1893], poi Firenze 1893, La funzione sociale del diritto civile in Rivista di politica e scienze soc., I [1895-96], 4, pp. 55-59; 12, pp. 189-191; 13, pp. 196-199), nonché in vaste opere di ricostruzione della storia del pensiero giuridico in cui, senza perdere il senso della storicità, prende posizione nei confronti dei grandi sistemi filosofici del passato in relazione alle proprie idee (La filosofia etico-giuridica da Kant a Spencer, I, Il criticismo kantiano, Palermo 1895; La morale e il diritto nel sistema filosofico di A. Comte, ibid. 1896; Lo spiritualismo e il positivismo nella filosofia giuridica contemporanea, ibid. 1896; Isistemi idealisti tedeschi posteriori ad E. Kant (Fichte, Schelling, Hegel), ibid. 1897; Su una classificazione dei sistemi di filosofia morale contemporanea, in Idea liberale, VI [1897], 20, pp. 235 s.; La filosofia etico-giuridica dai primordi fino ad Aristotele, in Riv. di storia e filos. del diritto, I [1897], 8-9, pp. 369-417; 11-12, pp. 552-583; L'indirizzo filosofico di R. Ardigò in rapporto a quello di H. Spencer - Appunti critici, in Nel 7° anniv. di R. Ardigò, Torino 1898; Disegno storico della filosofia etico-giur. dai primordi fino ai giorni nostri, Palermo 1898; Compendio storico della filosof. morale e giur. in Oriente e in Grecia dalle orig. al sec, II d. C., ibid. 1900; La morale e il diritto nei sistemi stoico ed epicureo, in Riv. di storia e filos. del dir., V-VI [1900], pp. 193-232; G. D. Romagnosi filosofo e giureconsulto, I, Palermo 1902, II, Parma 1906).

Il D. è anche realistico ed acuto apostolo della causa per la pace internazionale. Partendo da premesse evoluzionistiche giunge a conclusioni originali: tutta la natura (microcosmo e macrocosmo, umana e non) è retta dalla lotta tra forze opposte che, per quel che riguarda la società umana, sono costituite dall'egoismo e dall'altruismo, dalla repulsione e dall'attrazione. Tali forze non si escludono ma si implicano reciprocamente e sono condizioni di vita e di sviluppo. La guerra fra gli Stati, fatta con le armi, è una manifestazione di tale dinamica, ma, in quanto manifestazione storicamente condizionata. tende ad essere superata da altre manifestazioni, in cui muteranno i soggetti (ad es. la lotta di classe) ed i mezzi. Le guerre fra Stati verranno pertanto superate da arbitrati, dal progressivo riconoscimento reciproco, dalle unioni fra Stati (L'abolizione della guerra come effetto della trasformazione della lotta per l'esistenza, in Riv. difilosofia scientifica, X [1891], pp. 508-535), senza che per questo la lotta in quanto tale perda la sua giustificazione storica.

La singolarità della tesi è però attenuata in ulteriori scritti dove il filosofo propugna una educazione da parte dei pubblici poteri in cui l'emulazione venga orientata fruttuosamente verso fini solidaristici. Ciò che soprattutto va combattuto è però il fatalismo che induce a ritenere la guerra un male ineluttabile (Réformes Pédagogiques déstinées à rèpandre dans les écoles les principes de la paix, in Comptes-rendus du III Congrès international de la Paix, Rome 1891, Roma 1892, p. 5).

L'azione pacifista del D., esplicata attraverso l'organizzazione di circoli locali (es. Associazione per la pace e l'Arbitrato internazionale di Palermo), collegati con enti analoghi all'estero, con partecipazione a congressi internazionali, con la rivista da lui fondata, La Libertà e la Pace, lo induce ad una sagace interpretazione delle vicende politiche internazionali contemporanee, come la guerra greco-turca per Candia, la questione dell'Alsazia e di Trieste (Il programma pratico dei fautori della pace fra le nazioni, Palermo 1892; Sulla costituz. di un supremo Tribunale internaz., in La Libertà e la pace, III [1893], 5., pp. 2-5; 6, pp. 2-4; L'ideale scientifico della pace internaz., in Riv. di sociol., I [1894], 4, pp. 460-463; I recenti progressi della causa della pace, in Riv. di storia e della filos. del dir., I [1897], 1, pp. 49-51; Considerazioni sul trattato permanente Angloamericano, ibid., 2, pp. 117-118; Pericoli di confiagrazioni europee, in La Libertà e la pace, VII [1897], 3, pp. 35 ss.; Un ingente legato per la causa della pace (considerazioni e proposte), ibid., pp. 39-42; La guerra greco-turca, ibid.., 4., pp. 51 s.; Primi preparativi dell'VIII Congresso internaz. della pace, ibid., pp. 52 ss.; Ancora la guerra greco-turca, ibid., 5., pp. 65 s.; Concorsi a premio per la causa della pace, ibid., pp. 69-71; La fine della guerra greco-turca e l'opera degli amici della pace, ibid.., 7, pp. 97 ss.; I recenti progressi della causa della pace, ibid., 10, pp. 146-154; La guerra ispano-americana, ibid., II [1898], 5-6, pp. 71-78; La causa della Pace e gli ultimi avvenimenti Internazionali, ibid., 7-10, pp. 132-137; Il movimento pacifista e i suoi postulati fondamentali, in La Scienza sociale, II [1908], pp. 105-109).

Interessante e significativo è infine il tema ricorrente nell'opera del D. relativo all'emancipazione femminile. Ovviamente, pur inserendosi il D. in un filone positivista e progressivo aperto a sentimenti di democraticità e di libertà universale, non può non risentire dei limiti della sua epoca e, forse, dell'ambiente e della regione d'origine (La missione sociale della donna secondo i dati dell'antropologia e della sociologia, in Riv. di filosofia scientifica, IX [1890], pp. 458 ss.).

L'opera del D. non si esaurisce certo in questi che costituiscono i suoi temi più caratteristici e ricorrenti. Singolare è altresì il contributo fornito alla dottrina dello Stato, specialmente in relazione alle funzioni di esso ed alla sua essenza. Partendo dal presupposto di una falsa contrapposizione fra libertà ed autorità, fra ordine e progresso (Missione dello Stato, pp. 10 s.), definisce lo Stato come "un tutto etico ma organico, cioè con personalità propria, che unisce in un valore unico tutte le volontà individuali, sebbene non risulti dalla somma di esse, e i cui membri hanno tra loro e col tutto organico dei rapporti necessari" (ibid., p. 37).

Lo Stato è di per sé un bene in quanto è la conseguenza necessaria e insieme la causa dell'evoluzione morale della società di cui costituisce la "coscienza organizzata". Erra pertanto, secondo il positivista D., lo stesso maestro del positivismo, Spencer, quando considera lo Stato un male necessario che diverrà inutile con l'evoluzione morale della società (ibid., p. 39). Lo Stato non si può formare né sviluppare (in analogia al diritto) per volontà arbitraria dell'uomo ma solo naturalmente. Ogni ricezione o mutamento istituzionale, anche artificiale, può avere un avvenire duraturo purché costituisca la formalizzazione di una realtà precedentemente costituitasi o verificatasi, contrariamente le leggi naturali disfaranno quel mutamento e faranno riprendere alla realtà il suo corso (ibid., pp. 41 s.). In tali posizioni decisamente anticontrattualistiche, si potrebbe vedere, forse, come il positivismo del D. non sia poi così interiorizzato come potrebbe apparire, mentre affiora qua e là, specialmente nelle determinazioni più concrete del suo pensiero, l'incipiente tradizione idealistica siciliana.

La morte accidentale stronca il D. prematuramente nel momento della sua massima produttività di studioso ed in una fase di ripensamento e di sistemazione dei proprio pensiero (nell'ultimo periodo, ormai libero da preoccupazioni accademiche di concorsi e di sede, prevalgono le ricerche sui maestri a lui più cari, Comte, Spencer, Ardigò, oltre che le sistemazioni manualistiche didattiche). Ciononostante il suo contributo scientifico, per i metodi adottati e per i risultati raggiunti, si mantiene tuttora attuale e giustificherebbe un rinato interesse degli studiosi per la sua opera e per la sua figura. La sua dinamica militanza nelle file del movimento positivista, allora prevalente, è sincera in relazione a quanto in esso serve a demistificare ed a rinnovare, ma si arresta laddove certe consequenziarietà scientistiche urtano con il suo temperamento.

Fonti e Bibl.: Per le notizie sulla carriera accad. cfr. presso l'univ. di Parma, Ist. per la storia dell'univ., Reg. del personale, IV, p. 30; presso l'Arch. centr. d. Stato esiste un fascicolo (Rubr. 393, Univ. e Ist. univ., G.), con materiale relativo all'ultimo anno di vita, pratica ministeriale concorso ad ordinario, formazione commissione, con lettere del D., nonché materiale relativo alla sistemazione di pendenze post mortem. L'elenco quasi completo delle opere in R. Orecchia, La filosofia del diritto nelle università italiane 1900-1965, Milano 1967, pp. 116-119 (con cenni biograf. e bibl.); Id., Maestri ital. di filos. d. dir. del sec. XX, Roma 1978, pp. 56 ss.; A. Tortori, rec. in La Scienza d. dir. priv., I (1893), 10, p. 640; necr. in: La Scienza sociale, I (1909), 1, p. 42; in Riv. d. filos.; I (1909), 4, pp. 107, 111; La Sicilia intellettuale contemp., Catania 1913, sub voce; G. Alliney, I pensatori della seconda metà dei sec. XIX, in Storia d. filos. it., Milano 1922, pp. 150-156; G. Del Vecchio, G. D.(1862-1908), in Archiv für Rechts. u. Wirtschaftsphilos.; III (1910). pp. 355-357; F. Rizzi, I proff. d. Univ. di Parma attraverso i ruoli - Note indicative e biobibliogr., Parma 1953. p. III; M. Sesta, Profili di giur. it. contemp., Bologna 1976, pp. 423-428; M. Sbriccoli, Elem. per una bibl. del social. giurid. ital., Milano 1976, ad Indicem; Nuovo Dig. It., IV, Torino 1938, p. 520; Diz. d. Siciliani illustri, Palermo 1939, sub voce; Enc. filos.; Firenze 1957, I, col. 1388; Novissimo Digesto, V, Torino 1960, p. 106; Enc. filos.; Roma 1979, II, p. 688.

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