FAMA BUZZI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994)

FAMA BUZZI (Fama Bussi), Giuseppe

Gaetano Bongiovanni

Non si conoscono gli estremi biografici dì questo architetto e sacerdote, che nacque a Palermo probabilmente nei primi anni del XVIII secolo. Il F. mostrò una particolare versatilità negli interventi progettuali minori, tra cui la decorazione d'interni. Agli inizi della sua attività fornì cinque disegni per architetture che furono incisi e inseriti nel testo di B. M. Castrone, L'ingegnoso ritrovato di fortificare con mirabil esattezza ogni sorta di poligono sopra l'idea del signor di Vauban, Palermo 1733 (cfr. Malignaggi, 1988, p. 240).

Tra il 1731 e il 1736 fu architetto della chiesa del Ss. Salvatore a Palermo, ove progettò il completamento dell'altare già disegnato da Giacomo Amato e Gaetano Lazzara (Garstang, 1981, p. 238). I lavori per la definizione della custodia dell'altare ripresero nel febbraio 1734 e andarono avanti fino all'estate del 1737. Probabilmente il F. realizzò il secondo e il terzo ordine del ciborio, adeguandosi stilisticamente al primo ordine, non progettato da lui.

Per la stessa chiesa e per l'annesso convento il F. è documentato nel 1733 e nel 1734: diresse infatti il capomastro Simone Marvuglia per lavori nel convento, nelle cucine e nell'infermeria; nel 1734 scrisse la relazione per le opere "di pietra gialla, diaspro e carcara" lavorate dagli scultori Antonio Rizzo e Francesco Gallina per il secondo ordine del ciborio d'altare; nel 1736 diresse gli stessi scultori nella realizzazione di sei colonne con capitelli e fregi da collocarsi nella chiesa (Archivio di Stato di Palermo, Arch. notar., Notaio A. Terranova, voll. 4574, 4575, 4576, 4577).

Nell'aprile del 1739 stilò le relazioni e i capitoli per la parziale ricostruzione della chiesa di S. Antonio Abate a Palermo dove diresse il mastro Bartolo Tuttisanti per la costruzione dell'arco maggiore; il 19 luglio 1739 redasse la relazione per le opere in stucco che avrebbe eseguito, nel cappellone della stessa chiesa, lo stuccatore Francesco Alaimo (Mazzè, 1979, pp. 168-171). Sempre nel 1739 il F. fornì il disegno e la relazione per la costruzione del coro ligneo di noce, tuttora esistente nel vano absidale della chiesa di S. Antonio Abate; l'opera fu affidata allo scultore-intagliatore Pietro Marino (ibid.).

Stilisticamente il coro evidenzia un modulo compositivo tardobarocco, reso fastoso dalle aggettivazioni ornamentali.

Nel dicembre 1739 il F. fornì il disegno e la relazione per la pavimentazione absidale della stessa chiesa da realizzarsi con "mattoni stagnati fatti da maestro Andrea Tuttisanti starronaro" (ibid., pp. 174 s.). Ancora negli anni 1749-1750 troviamo il F. a dirigere lavori di muratura e di scultura presso la citata chiesa (ibid., pp. 174-177). Nel 1747 diresse lavori di muratura nel chiostro della chiesa francescana della Gancia eseguiti dal maestro Vincenzo di Noto (Diz...., 1993, p. 169). Nel 1749 operò a Palermo presso il cantiere della chiesa normanna della Magione (Fasone, 1990) dal quale il 4 maggio 1750 ricevette il pagamento di 24 tari per aver fornito la relazione sulla cancellata di ferro (Fasone, comunicazione orale, aprile 1992).

Durante il quinto e il sesto decennio del '700 il F. operò nella zona iblea, nel momento in cui la grande opera di ricostruzione dopo il terribile terremoto del 1693 richiedeva la presenza attiva di architetti anche dalla Sicilia occidentale, e segnatamente da Palermo. Nel 1742 progettò un "porticale presso le case della famiglia Spadaro a Scicli" (Nifosì, 1988, p. 40, e Id., La chiesa..., 1992, p. 40).

Negli stessi anni a Scicli fornì i disegni per la nuova chiesa di S. Maria la Nova (Nifosì Leone, 1985, p. 18; Nifosì, Notizie..., 1992, p. 211). Poco prima del 1750 progettò il completamento della chiesa di S. Michele Arcangelo di Scicli, già parzialmente progettata dall'architetto Michelangelo Alessi. Il lavoro del F. fu apprezzato dall'architetto Rosario Gagliardi che, chiamato a Scicli nel 1750 in qualità di perito, ritenne che il progetto del F. fosse "prudentissimo", e non pregiudicasse il "disegno d'Alessi" (Nifosì, La chiesa..., 1992, p. 32). Nel 1754 operò nuovamente a Palermo presso la chiesa di S. Matteo, per la quale eseguì il disegno delle decorazioni marmoree, realizzate dai marmorari Giovanni Angelo e Rocco Allegra (Daddi, 1916, p. 118). Per le analogie stilistiche con il coro ligneo della chiesa di S. Antonio Abate, si può proporre di attribuire al F. anche il disegno dei ricchi armadi lignei, ornati con sculture di re, profeti e anime purganti, della sacrestia della chiesa di S. Matteo.

Un elemento a favore di tale attribuzione è costituito dal fatto che il lavoro, nel 1758, fu eseguito da Pietro Marino, lo stesso scultore e intagliatore che aveva realizzato nel 1739 il coro di S. Antonio Abate.In seguito l'attività del F. si rivolse soprattutto alla committenza privata palermitana come testimonia tutta una serie di interventi scaglionati tra il 1756 e il 1774.

Nel 1756 relazionò sui lavori da farsi nella casa del sacerdote don Giovanni Galasso, presso il quartiere di Porta S. Agata a Palermo, vicolo "di Tarallo" (Archivio di Stato Palermo, Arch. notar., Notaio G. Pincitore: cfr. Dizionario…, 1993, p. 169); diresse nello stesso anno il mastro Vincenzo D'Antoni, falegname, per i lavori della casa del sacerdote Antonio Angelini sita in Palermo nel quartiere intorno alla chiesa di S. Domenico. Nel 1757 il F. dichiarò di aver ricevuto 50 onze da Margherita Napoli per "avere fatto la pianta del primo, secondo e terzo ordine di tutta la Casina della felice memoria dell'illustre signor Giovanni Battista Arcere esistente nel territorio di questa città di Palermo e nella contrada delli Colli" (ibid., Notaio F. Tugnini, vol. 6069).

Nel 1762 diresse i lavori in casa di don Vincenzo Alaimo di fronte la chiesa di S. Maria della Mercede a Palermo; nel 1770 sovrintese ai lavori nella casa di Simone Scannavino presso la chiesa di S. Giacomo la Marina; nel 1773 fece una relazione sui lavori da eseguirsi nella casa di Leonardo La Placa nel quartiere Fieravecchia a Palermo. Infine il 16 maggio 1774 stilò la relazione per il restauro della Domus magna dell'abate G.B.M. Forno e Salvago, esistente a Palermo nel quartiere Argenteria confinante con la chiesa di S. Eligio (Ruggieri Tricoli-De Marco Spata, 1993).

Dopo questa data non si hanno più notizie del Fama Buzzi.

Fonti e Bibl.: G. Daddi, S. Matteo vecchio e nuovo, Palermo 1916, p. 118; A. Giuliana Alaimo, Architetti regi in Sicilia e la loro sconosciuta opera nella parrocchia di S. Antonio Abate diPalermo, Palermo 1955, p. 4 e passim; Id., Architetti regi in Sicilia. Notizie inedite sulla collegiata del Ss. Crocifisso di Monreale e sul più grande pannello d'Italia in ceramica maiolicata del sec. XVIII, Palermo 1956, p. 22; A. Ragona, La maiolica siciliana dalle origini all'Ottocento, Palermo 1975, p. 102; A. Mazzè, I luoghi sacri di Palermo. Le parrocchie, Palermo 1979, pp. 168-177; D. Garstang, Un altare di Giacomo Amato nella chiesa del Ss. Salvatore, in Arch. stor. sicil., s. 4, VII (1981), p. 238; P. Nifosì-G. Leone, Mastri e maestri nell'architettura iblea, Milano 1985, p. 18; M. C. Di Natale, Conoscere Palermo, Palermo 1986, p. 36; Immagine e testo. Mostra storica dell'editoria siciliana dal Quattrocento agli inizi dell'Ottocento, a cura di D. Malignaggi, Palermo 1988, p. 240; P. Nifosì, Scicli. Una via tardobarocca, Scicli 1988, pp. 32, 37, 40; D. Garstang, Giacomo Serpotta e gli stuccatori di Palermo, Palermo 1990, p. 253; D. Fasone, in Mansio Sanctae Trinitatis (catal.), Palermo 1990, p. 42; P. Nifosì, La chiesa madre di Comiso, in La Provincia di Ragusa, 1992, n. 2, pp. 32, 40; Id., Notizie sull'architetto frate Alberto Maria di S. Giovanni Battista e su altri architetti tardo-barocchi nell'area iblea [1987], in Barocco mediterraneo, a cura di M. L. Madonna - L. Trigilia, Roma 1992, p. 211; M. C. Ruggieri Tricoli-B. De Marco Spata, in Dizionario degli artisti siciliani L. Sarullo. Architettura, Palermo 1993, p. 169.

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