FIORDA, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FIORDA, Giuseppe (Nuccio)

Luca Conti

Nato a Civitanova del Sannio (Isernia) il 17 febbr. 1894 da Giuseppe e Rosina Formichelli, intraprese gli studi musicali sotto la guida di C. De Nardis a Napoli e di A. Zanella a Pesaro. Si trasferì a Roma nel 1918, diventando allievo di O. Respighi, a cui rimase sempre legato da sincera amicizia. In quegli anni si impiegò saltuariamente come contrabbassista presso il teatro Costanzi, dove nel 1917 conobbe G. Puccini e P. Mascagni. Il 1° dic. 1918 sposò Gemma Buonuomo; l'anno successivo si diplomò in composizione presso l'Accademia filarmonica di Bologna, divenendo assistente di B. Molinari all'Augusteo di Roma.

Nel luglio 1920 fu assunto come maestro sostituto da A. Toscanini; insieme con lui e con l'orchestra della Scala, ricoprendo all'occasione anche le mansioni di percussionista, prese parte alla tournée del 1920-21 negli Stati Uniti e in Canada. Tornato in Italia, riprese l'attività con Toscanini alla Scala; nel giugno del 1921, al théátre des Champs-Elisées di Parigi vennero eseguite, sotto la direzione di A. Russolo, alcune composizioni di musica futurista, alla presenza di I. Stravinskij, D. Milhaud, M. Ravel e altri; in tale occasione furono presentati due suoi lavori per intonarumori e orchestra, composti a Milano poco tempo prima: Cocktail e il poemetto sinfonico Procession sous la pluie. Nel 1923 il F. abbandonò l'incarico di maestro sostituto con Toscanini, dopo aver preso parte nel 1921, con lo stesso incarico, anche alla messa in scena de Il piccolo Marat di P. Mascagni all'Arena di Verona. Più tardi raccoglierà i suoi ricordi toscaniniani in due libri.

Durante la seconda metà degli anni '20 Si dedicò alla direzione di orchestre ad organico sinfonico nel cinematografi e teatri romani, tra cui il Capranica e l'Eliseo, escogitando appositi commenti musicali con opere di repertorio. Tra i numerosi film di cui scrisse il commento musicale si ricordano I fanti delmare e Sangue scozzese; Kiff Tebbi (1928) e Rotaie (1929-30) di M. Camerini.

Nel 1928 compose, in collaborazione con M. Laborca, il balletto Serraglio, su soggetto di I. Folgore (non rappresentato), da cui trasse nello stesso anno un'omonima fantasia per pianoforte e i frammenti sinfonici di Una notte al serraglio (comprendente Preludio, Danza del topo, Valse della domatrice, La frusta, Notturnino e Danza del domatore).

È del F. la prima colonna sonora incisa in Italia, per il cortometraggio L'orologio magico (1929). Nel 1930 egli collaborò come riduttore e trascrittore con la casa musicale Sonzogno di Milano, adattando opere di G. Puccini, E. Wolf-Ferrari e P. Mascagni. Con l'invenzione del cinema sonoro si dedicò prevalentemente alla composizione di musica da film, anche a motivo della crisi che gravava sui compositori "puri".

Nell'aprile del 1939 venne incaricato di dirigere le manifestazioni artistiche italiane all'Esposizione mondiale di New York. Lo stesso anno ottenne un notevole successo con il valzer Incantesimo, tema conduttore del film omonimo, di cui aveva curato il commento musicale; nel medesimo periodo ne pubblicò anche una versione tedesca dal titolo Fem, irgendwo am End'der Welt... con lo pseudonimo di J. Ford. Nel 1942 trascrisse e diresse la versione cinematografica della Fedora di U. Giordano, compositore al quale fu molto vicino. Intorno a quegli anni lavorò all'adattamento cinematografico di Cavalleria rusticana di Mascagni. In quella occasione l'autore gli fece dono di un autografo dell'opera, grazie al quale il F. dette notizia, in appendice al suo primo libro su Toscanini (1969), di alcuni tagli e modifiche operati nell'edizione Sonzogno.

Tra le numerose colonne sonore del F. si ricordano quelle per Accadde una notte (1934), L'anonima Roylott (1936), Ombre rosse (1939), Il segreto inviolabile (1940), Maddalena zero in condotta (1940), C'è sempre un ma ... (1944), Tre ragazze cercano marito (1944), Non canto più (1946), L'atleta di cristallo (1947). In quegli anni fondò a suo nome una casa di edizioni musicali. Tra le canzoni di maggior successo scritte per il cinema, oltre al già citato Incantesimo, si ricordano: Tu che sai parlar d'amor, da Tre ragazze in gamba (1936), Soavemente, da Le tre ragazze in gamba crescono (1940), Valzer del silenzio, da Monastero di S. Chiara (1947) e Voga canottiere (1955), quest'ultima pubblicata con lo pseudonimo di J. Ford.

Intorno al 1960 riprese ad occuparsi di più della composizione "pura". Nel 1959 scrisse Il bimbo smarrito, bozzetto lirico per contralto e piccola orchestra, su versi di L. Berg. Aveva probabilmente già iniziato a comporre Margot, opera in un atto e cinque quadri, su libretto proprio tratto dal dramma grandguignolesco Chemin de ronde di R. Grancheville, che venne eseguita nel gennaio del 1962 in forma di concerto e rappresentata al teatro Donizetti di Bergamo il 26 ott. 1966. Da quest'opera il F. trasse anche una fantasia sinfonica, Krimen, che pubblicò nel 1962, caratterizzata dall'impiego delle onde Martenot, inizialmente previste anche per l'opera.

Un ritorno agli ideali del futurismo caratterizzò due opere di quest'ultima fase compositiva: la Partita su testi futuristi per soprano, tenore, baritono e grande orchestra, che fu eseguita nel 1963, e l'opera in due atti e cinque quadri I prigionieri e l'amore, tratto da I prigionieri, otto sintesi incatenate di F.T. Marinetti, pubblicata nel 1973e non rappresentata. Nel 1963risultano pubblicate le due Elegie(I, "Ave Maria" e II, "Padre nostro") e il Concerto grosso (noto anche con il titolo di Cantica) per coro e orchestra, basato sul Cantico delle creature di s. Francesco d'Assisi, che aveva terminato nell'agosto del 1958. Del 1965 è l'Estasi per coro e orchestra.

Il F. morì a Roma il 14 dic. 1975.

Gli studi e l'amicizia con Respighi, la conoscenza di personalità quali Mascagni e U. Giordano, insieme con l'intenso apprendistato con Toscanini furono le esperienze più importanti nella formazione musicale del Fiorda. Ma un certo ruolo lo ebbe pure la fugace esperienza futurista. Tra le opere precedenti il 1921 si ricordano Joyeux adieu, "valse serenade" per pianoforte, la prima opera edita, pubblicata a Napoli nel 1915, la romanza Sogno per tenore e pianoforte, terminata il 10 apr. 1917, e due brevi lavori catalogati dallo stesso F. come infantili, Doremifasolasidò e Festa al pollato, peraltro opere di scarso rilievo.

Delle opere futuriste del 1921, possediamo soltanto descrizioni verbali, essendo andate disperse le partiture. Il Cocktail era uno scherzo musicale che esponeva i suoni degli intonarumori. i quali si ascoltavano sia da soli sia insierne con gli strumenti tradizionali. L'altro brano eseguito a Parigi, il poemetto sinfonico Procession sous la pluie, era invece un corale che, iniziando in pianissimo, cresceva lentamente per poi spegnersi di nuovo, sullo sfondo onomatopeico degli strumenti inventati dal Russolo, a descrivere programmaticamente una processione. Stando anche alle dichiarazioni del F., la giovanile adesione al movimento futurista fu soltanto episodica, e più che da tendenze apertamente rivoluzionarie venne sollecitata da una certa, pacata disponibilità per soluzioni nuove. Al 1922 risale il manoscritto di Tristis hora, poemetto goliardico per orchestra su soggetto proprio, di gusto tradizionale.

Della propensione per l'estrosità timbrica, oltre alle opere faturiste, sono testimonianza anche il Coquettage (per organo e pianoforte, arpa, chitarra, percussioni e archi), Nilo biblico (per arpa, organo, spinetta, pianoforte, celesta, vibrafono, xilofono, percussioni, due chitarre e contrabbasso) e la Divagazione (per spinetta, marimba, pianoforte, chitarra, percussioni e contrabbasso), tutti manoscritti e senza data (la seconda opera fu edita nel 1968), ora presso il conservatorio "L. Perosi" di Campobasso.

Dall'attività di ideatore di commenti musicali per il cinema e di compositore per film il F. acquisì una notevole dimestichezza nel rapportare musica e immagini. Il legame con il testo poetico o con visioni fantastiche (una danza paradossale, un ambitus mitologico) viene sempre ricercato in vista di vivaci effetti onomatopeici, forse il retaggio più consistente dell'esperienza futurista, veristici o sentimentali.

Nel corso della sua attività per la Sonzogno ridusse L'inno a Roma di Puccini, il preludietto dell'Amico Fritz di Mascagni, l'interludio e la fantasia de Il re di Giordano, le fantasie di Siy di E. Wolf-Ferrari, e de Il diavolo sul campanile di A. Lualdi, le danze de L'amante nuova di Italos (P. Ostali).

Al 1928 risale il Minuetto della sinfonietta della scuola per pianoforte. Successivamente la sua attività venne quasi completamente assorbita dal lavoro per il cinema e soltanto intorno al 1960 il F. riprese a occuparsi intensamente di musica "pura".

Il movimento marinettiano riaffiorerà nella produzione della maturità, in particolare nella Partita su testi futuristi e ne I prigionieri e l'amore. Nella prima opera il Manifesto delf uturismo di Marinetti, la lirica Nevicata di Mainardi, La fontana malata di A. Palazzeschi e Futurismo hurrà di L. Folgore sono intercalati, dopo il preludio iniziale, da alcune danze (Rigaudon, Sarabanda, Ritmo di marcia e giga). La Partita si caratterizza per la vistosa sottolineatura delle onomatopee ed inquadra solidamente in forme tradizionali un denso tessuto orchestrale e un'armonia fortemente cromatica. Caratteri molto simili presenta l'opera I prigionieri e l'amore.

Soprattutto nelle opere per il cinema ma anche nelle opere di musica pura, ambiti del F. nettamente distinti, emerge la tendenza ad evidenziare le linee melodiche. Nonostante la scelta, nelle opere maggiori, di organici orchestrali notevoli, di un gusto armonico variabile dal cromatismo più spinto (sul filo della tradizione tardoromantica) ad oasi di serenità neoclassica, nonché di una ricca tavolozza timbrica, il F. affiderà sempre un ruolo centrale alla voce solista e al coro, a testimonianza di un dialogo fecondo con una tradizione, quella operistica novecentesca, che conobbe direttamente. Anche negli esiti estremi della sua produzione, rappresentati da La Lègende du dieu Pan, per flauto basso o in do, ottavino (un esecutore) e piccola orchestra (pianoforte, archi e percussioni), aperta da un violento cluster del pianoforte, è ancora la melodia, quella levigatissima disegnata dal flauto, a costituire l'elemento catalizzatore. Della Legende il F. realizzò diverse versioni, oltre a quella originale terminata nel 1968, pubblicate nel 1970 e nel 1973: la trascrizione per flauto, ottavino (un esecutore) e pianoforte, quelle per violino e pianoforte e per pianoforte solo e una versione in forma di balletto dal titolo La leggenda di Pan (non rappresentato), su soggetto di E. Mucci.

In un'intervista del 1966, occasionata dalla prima teatrale di Margot, il F. si dichiarò interessato anche alla musica d'avanguardia e a quella elettronica, facendosi personalmente assertore di un "ritorno alla melodia (naturalmente) con accorgimenti moderni". Infatti l'opera, sebbene non retriva o di maniera, possiede una indubbia carica melodica, non disdegnando però una cospicua costruzione armonica. Il critico T. Celli vi ravvisò influssi straussiani, mentre per G. Confalonieri, pur essendo un'opera moderna, la Margot non rinuncia ad una melodiosità tonalizzante. Anche se segnata da una certa debolezza dell'intreccio, l'opera possiede una sua carica drammatica specie nei cori delle prigioniere e nel finale.

Tra le altre opere si ricordano le cosiddette Pagine sparse (Elegia per archi, Novelletta per legni e arpa, Meditazione per soli violini e I pinguini ballano il minuetto per piccola orchestra); un Intermezzo e uno Scherzo per orchestra da camera, la Preghiera di un cuore per voce e pianoforte, tutti e tre manoscritti. Del 1968 Louis XV, un breve pezzo per pianoforte.

Tra gli scritti del F. si ricordano: Arte beghe bizze di Toscanini, Roma 1969; Il Sinfoniaco (vita di Arturo Toscanini), pubblicato a dispense con i dischi della RCA Toscanini Edition, dal 1972; alcune parti del primo libro, con lievi differenze, furono pubblicati in Il Mondo della musica, XI (1973), I, pp. 13-18; 2, pp. 9-14; 3, pp. 31-34; XIII (1975), I, pp. 43-49; Foggia per U. Giordano, ibid., XI (1975), 2, pp. 29-37.

Fonti e Bibl.: Campobasso, Conservatorio "L. Perosi", Donazione Fiorda: possiede manoscritti, partiture stampate, molte delle quali corrette e glossate dal F., dattiloscritti, alcune lettere, registrazioni e fotografie. Milano, Archivio casa musicale Sonzogno, Les bruiteurs futuristes, in La Revue de l'époque, III, 19, luglio 1921; Popolo di Roma, 10, 12, 24 apr. e 21 ott. 1928; Kines, 25 marzo 1928; Giornale d'Italia (Moiisc), 24 sett. 1936; M. Rinaldi, in I Sette colli, I (1945), 7, p. 2; E. Respighi, O. Respighi, Milano 1954, pp. 52, 123; M. Zanovello Russolo, L. Russolo, l'uomo, l'artista, Milano 1958, p. 58; notizie in: Radiocorriere, 20 genn., 18 febbr., 26 ott. 1962, 13 ott. 1963, 25 ott. 1964; Giornale d'Italia, 22 maggio 1963; Il Messaggero, 27 giugno e 20 ott. 1963, p. 8; C. Alzeri, Il futurismo nella musica di G. F., in Il Secolo d'Italia, 5 dic. 1963, p. 3; K. Prieberg, Musica ex machina, Torino 1963, p. 37; A. Damerini, programma di sala, Acc. naz. di S. Cecilia, 16 dic. 1964; Paese sera, 17 dic. 1964, p. 13; L.F. Lugli, Il Giornale d'Italia, 17-18 dic. 1964, p. 11; Radiocorriere, 10 genn. 1966; Intervista sulla prima di Margot a N. F., in L'Eco di Bergamo, 27 ott. 1966, p. 3; ibid., 28 ott. 1966; F. Abbiati, Riattivato a Bergamo il teatro delle Novità, in Corriere della sera, 28 ott. 1966, p. 11 G. Confalonieri, Sono lavori moderni ma senza fumisterie, in Il Giorno, 28 ott. 1966, p. 17; T. Celli, Due "novità" a Bergamo, in La Domenica del Corriere, 13 nov. 1966; E. Mucci, in Il Mondo della musica, IV (1966), 6, pp. 29-32; L. Frassati, Il Maestro. A. Toscanini e il suo mondo, Torino 1967, pp. 145, 150, 154 s.; G. Boni, Arte beghe bizze di Toscanini, in Il Mondo della musica, VII (1970), I, pp. 37 ss.; R. Biordi, Gazzetta di Parma, 1° marzo 1970, p. 3; A. Gentilucci, Il futurismo oggi, in Discoteca - Alta fedeltà, XII (1971), 107, p. 19; Futurismo e musica, cronologia, a cura di M. Morini, ibid., p. 42; Corriere della sera, 11 marzo 1971, p. 11 G. Pannain, Critiche, in Il Tempo, 20 marzo 1972, p. 3; L. Russolo, L'art des bruits, a cura di G. Lista, Lausanne 1975, pp. 133 ss. (lo stesso testo in Il Mondo della musica, XIII [1975], 2, pp. 29-37); E. Mucci, Ricordo di N. F., in Il Mondo della musica, XIV (1976), I, pp. 84-88; G.F. Maffina, L. Russolo e l'arte dei rumori, Torino 1978, pp. 77, 87, 324; Musica futurista, antologia sonora a cura di D. Lombardi, Fonit-Cetra disco FDM 0007, Milano 1980; Futurismo e futurismi (catal. della mostra a palazzo Grassi, Venezia), Milano 1986, p. 478; B. Cagnoli, G. Savagnone, Palermo 1987, p. 151; Encicl. dello spettacolo, V, col. 364; VI, col. 1122; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, pp. 41 s. (voce: Futurism); Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Il Lessico, II, pp. 309, 311(voce: Futurismo).

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