GATTI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 52 (1999)

GATTI, Giuseppe

Massimo Cattaneo

, Giuseppe. Nacque il 26 ag. 1810 a Casorzo, nel Monferrato da Giovanni Antonio e da Maria Maddalena Ronco. Scarse sono le notizie sugli anni della sua formazione religiosa e culturale, introvabili quelle sulla sua famiglia. Dopo aver preso i voti sacerdotali in giovane età, studiò teologia e filosofia, prima presso il seminario vescovile di Casale e successivamente a Torino nell'Accademia teologica di Superga, la stessa in cui pochi anni prima aveva studiato V. Gioberti. Tornato a Casale fu precettore presso alcune famiglie patrizie e canonico teologo del capitolo della cattedrale di S. Filippo, conquistando notevole fama con le sue conferenze pubbliche. Nei primi mesi del 1848 dette alle stampe a Casale Larigenerazione politica degli israeliti in Italia. Discorso religioso, pedagogico e sociale. Muovendosi sulla linea di pensiero propugnata nello stesso periodo da M. d'Azeglio (Dell'emancipazione civile degl'israeliti, Firenze 1848), il G., che era tra l'altro in diretto contatto con i più autorevoli membri della comunità casalese, si schierava apertamente a favore del riconoscimento dei diritti civili agli ebrei. Secondo G. Manacorda, suo maggior biografo, tale presa di posizione gli avrebbe in seguito precluso la nomina a vescovo.

Nell'aprile del 1848 il G. fondò a Casale il settimanale Fede e pensiero, poi ribattezzato Fede e Patria, assumendone la direzione. A pubblicarlo era la tipografia di A. Casuccio, la stessa con cui il G. pubblicò successivamente molti dei suoi scritti. Attestato su posizioni di moderato neoguelfismo, il periodico si prefiggeva di essere una sorta di organo del clero piemontese liberale favorevole all'Unità italiana. Largo spazio veniva dato anche alle notizie sugli eventi della guerra con l'Austria, che colpirono la stessa città di Casale, attaccata nel marzo del 1849 dalle truppe austriache al comando del generale F. Wimpffen, episodio che fu minuziosamente descritto dallo stesso Gatti. Numerose polemiche coinvolsero il giornale, portandolo a un sostanziale isolamento sul piano politico. Infatti esso entrò presto in rotta di collisione sia con l'altro giornale cattolico, Il Carroccio (che dava voce agli ambienti laici di ispirazione cattolica ed era schierato su posizioni tendenzialmente più avanzate, soprattutto sulle questioni legate al destino dei beni ecclesiastici), sia con la stampa cattolica conservatrice, per esempio con la rivista dei gesuiti La Civiltà cattolica, appena fondata, che rimproverava al G. la sua fede costituzionale. Dopo circa due anni di vita Fede e Patria, che aveva ospitato scritti di personaggi di spicco del cattolicesimo del tempo, come G.A. Audisio, G.B. Giuliani, F. Puecher Passavalli e A. Rosmini Serbati, era in piena crisi, spiazzato dall'evoluzione imprevista degli eventi e angustiato da gravi problemi economici; ma poco si sa sull'ultima fase della sua vita, che vide la testata uscire con cadenza quindicinale e in due diverse serie con i titoli di Florilegio cattolico e Annuario religioso.

I primi contatti tra il G. e il Rosmini risalivano almeno al 1832, com'è attestato da uno scambio di lettere intercorso tra i due nel novembre-dicembre di quell'anno, quando il G. si trovava nel seminario di Novara. Si sviluppavano ora in un periodo particolarmente intenso e travagliato della vita del Rosmini, prima inviato in ambasceria presso Pio IX dal governo Gioberti per convincere il pontefice a schierarsi a fianco degli altri Stati italiani nella lotta per l'indipendenza, e poi, di lì a poco, colpito dalla messa all'Indice di alcuni suoi scritti, decisa a Gaeta nel maggio 1849, durante il periodo di assenza di Pio IX dalla capitale in seguito alle vicende legate alla proclamazione della Repubblica Romana. Pur provando una grande ammirazione per il filosofo roveretano, di cui anzi auspicò anche la candidatura al Parlamento subalpino, il G. avanzò in lettere e articoli molte riserve circa le sue posizioni sulla democratizzazione delle strutture ecclesiastiche, e in particolare sull'idea rosminiana di affidare a clero e popolo il potere di eleggere i vescovi. Tre lettere inviategli dal Rosmini nel corso del 1849 furono pubblicate su Fede e Patria e confluirono successivamente nelle nuove edizioni dell'opuscolo rosminiano sulle Cinque piaghe della Santa Chiesa, scritto già nel 1832 ma pubblicato per la prima volta solo nel 1848 e subito colpito dal decreto di condanna ecclesiastica.

Dopo il tempestoso biennio 1848-49 il G. iniziò a frequentare il cenacolo che era solito riunirsi intorno al Rosmini a Stresa, nella settecentesca villa ducale in cui il filosofo trascorse gli ultimi cinque anni di vita: ebbe così modo di conoscere A. Manzoni nonché gli altri membri del cenacolo rosminiano, tra cui G. di Cavour e l'allora giovanissimo R. Bonghi il quale, senza però specificarne il nome, lo inserì tra gli interlocutori del Manzoni nel suo dialogo sulla questione della lingua, pubblicato per la prima volta nel 1897 negli Atti della R. Accademia di scienze morali e politiche di Napoli da F. D'Ovidio (che indicò erroneamente nel napoletano Stanislao Gatti, direttore del giornale Il Museo, il personaggio citato dal Bonghi). Il ricordo dei giorni trascorsi dal G. a Stresa emerge anche dal discorso commemorativo che egli pronunciò in onore del Rosmini a Casale, e qui pubblicato nel 1855, ricco di informazioni sul Rosmini e sul Manzoni (Elogio funebre di A. Rosmini Serbati recitato il dì 31 luglio, trentesimo del suo decesso, nella chiesa vescovile di S. Filippo in Casale).

L'amara conclusione della guerra del 1848-49 e l'esaurimento della fase riformatrice del pontificato di Pio IX determinarono nel G., e più in generale in quanti in campo cattolico avevano cercato di coniugare l'amore per la patria con la religione, una profonda crisi politica. In particolare, l'idea del G. di un partito cattolico moderato, in grado di inserirsi come un cuneo tra democratici, laici e cattolici intransigenti, non aveva più alcuna possibilità di attuazione. Nel 1851 il G. lavorò intorno al progetto di un nuovo giornale, che su proposta del senatore L.A. Pallavicino-Mossi avrebbe dovuto intitolarsi Progresso cattolico: ottenuto un parere favorevole da parte del Rosmini, per un momento carezzò l'idea di unire la nuova testata con quella del Cimento, che stava per uscire a Torino per iniziativa di G. di Cavour. Ma nessuno dei suoi due propositi andò in porto, e anzi sul secondo pesò il dissenso espresso dal Rosmini con una lettera in cui invitava il G. a non confondersi con quanti nella capitale piemontese avevano votato le leggi Siccardi. Il G. allora si ritirò dalla vita politica e dal giornalismo, rifugiandosi nella letteratura, in particolare negli studi danteschi e nella riflessione su temi religiosi, ove predilesse la cristologia e gli studi mariani. Già nel 1852 aveva pubblicato a Casale un corposo volume intitolato Beatrice, ossiano Bellezze teologiche e letterarie della Divina Commedia, opera in cui erano confluite anche le discussioni, dirette o epistolari, avute su temi danteschi col Rosmini, dal cui pensiero filosofico aveva tratto l'esaltazione della bellezza teologica della Commedia. Il 21 febbr. 1868 fu eletto accademico dell'Accademia romana di religione cattolica. Nel 1876, ancora a Casale, ma questa volta per l'editore Maffei, dette alle stampe il poemetto in stile dantesco Saggio di teodicea cristiana alla gioventù cattolica d'Italia, con cui intendeva colpire, ricorrendo alla satira, i liberali anticlericali.

Dal 1878 il G. fu afflitto dalla grave malattia che avrebbe rattristato i suoi ultimi anni di vita. Morì a Casale Monferrato il 4 febbr. 1882. Il 12 febbraio uscì sulle pagine del giornale L'Unità cattolica un enfatico elogio del canonico scomparso.

Tra gli altri suoi scritti si ricordano: Il libro di Dio conforme al dovere degli uomini, Torino 1842; Libertà, legge e comunismo, Casale 1850; Corso di studi biblici. Studi generali, I-III, ibid. 1850-51; Cleropedia sociale, ibid. 1851; Il matrimonio civile e il cattolicesimo in Italia, ibid. 1851 (dedicato al Rosmini); Cristologia evangelica proposta in conferenze apologetiche contro la nota Critica degli Evangeli e gli altri recenti errori, I-II, Torino 1853-54 (in polemica con A. Bianchi-Giovini); Principali fatti della storia sacra ad uso degli insegnanti, ibid. 1860; La Vergine Maria. Ragionamenti apologetici morali, ibid. 1864; De magno concilio Vaticano I, ibid. 1871; Vita e dottrina di Gesù Cristo, Mondovì 1877.

Fonti e Bibl.: Casorzo, Arch. parrocchiale, Atti di nascita, vol. II; Ibid., Arch. stor. del Comune, Stato civile, …, 1810, Registre des naissances, c. 13, n. 62. La vastità degli interessi culturali del G. è attestata dalla ricca biblioteca privata, che alla sua morte fu ereditata dal nipote, E. Manacorda, vescovo di Fossano. Un erede di quest'ultimo, G. Manacorda, ne ha fornito una descrizione, I mss. della biblioteca Gatti, in Riv. delle biblioteche e degli archivi, X (1899), pp. 125-127. Alcune lettere intercorse tra il G. e il Rosmini sono state pubblicate su Fede e Patria o insieme a scritti rosminiani: cfr. Epistolario completo di A. Rosmini, I-XIII, Casale Monferrato 1887-94, IV, pp. 453 s.; X, p. 348; XI, pp. 186, 353 s., 373 s., 567 s.; Carteggio tra A. Manzoni e A. Rosmini, raccolto e annotato da G. Bonola, Milano 1901, pp. 476 s.; C. Bergamaschi, Bibl. degli scritti editi di Antonio Rosmini Serbati, Milano 1970, I (Opere), schede 801-807, 810-812, 818 s., 825, 842-859, 909-913, 983, 1062-1066; II (Lettere), schede 2879-2888 (si tratta di dieci lettere inviate dal Rosmini al G. tra il 1832 e il 1852).

Forniscono notizie sul G.: L. Torre, Scrittori monferrini. Note ed aggiunte al catalogo di Giosefantonio Morano sino al 1897, Casale Monferrato 1898, pp. 117 s.; C. Frati, Diz. bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XX, Firenze 1933, p. 251; G. Manacorda, L'abate G. G., dantista, e le sue relazioni col Rosmini, in La Rassegna nazionale, 1º marzo 1913, pp. 61-83; Id., G. G., in Diz. del Risorgimento nazionale, III, Milano 1933, pp. 203 s.; A. Piolanti, L'Accademia di religione cattolica…, Città del Vaticano 1977, pp. 289, 319, 322; R. Bonghi - G. Borri - N. Tommaseo, Colloqui col Manzoni, a cura di A. Briganti, Roma 1985, pp. 273-280; L. Ferrari, Onomasticon…, Milano 1947, p. 340. Per conoscere il contesto ecclesiale casalese in cui fu attivo il G. è utile L. Modica, La Chiesa casalese nell'azione pastorale dei suoi vescovi (1474-1971), Casale Monferrato 1992.

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