JACOPI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)

JACOPI, Giuseppe

Giuseppe Armocida

Nato a Modena il 5 giugno 1779 da Pietro, originario di Brescello, e dalla modenese Bianca Tori, nel 1789 entrò nel convitto Calasanzio di Correggio, retto dai chierici regolari delle Scuole pie, ove fu educato da illustri maestri, tra i quali P. Pozzetti e L. Baccelli. Nel 1796 si trasferì a Pavia per studiarvi medicina e chirurgia: qui fu accolto come allievo prediletto e ospitato nella propria abitazione dal celebre anatomista e chirurgo A. Scarpa, che aveva conosciuto la famiglia Jacopi durante il suo insegnamento presso l'Università di Modena. La simpatia sempre manifestata e l'aiuto prestato dal maestro allo J. diffusero la convinzione, peraltro mai confermata da prove certe, che questi fosse un suo figlio naturale. Nell'ateneo pavese lo J. mostrò subito doti eccezionali di attitudine allo studio, tanto che nel 1800, quando era ancora studente, fu nominato professore di fisiologia e anatomia comparata e incaricato di succedere nell'insegnamento della disciplina a G.B. Presciani. Laureatosi nel giugno 1801, fu confermato nell'incarico.

L'Università di Pavia, il cui ordinamento didattico era stato rinnovato pochi anni prima grazie soprattutto all'opera di J.P. Frank, stava conoscendo un periodo di notevole floridezza scientifica; in particolare, molto progrediti apparivano gli studi di morfologia macroscopica e microscopica e in rapida evoluzione quelli di fisiologia, supportati dalla ricerca chimica dei componenti della materia organica. Scarpa aveva dato notevole impulso a tali indagini e dotato l'Università di un gabinetto di anatomia comparata: qui lo J. poté assecondare il suo singolare talento di studioso, formarsi al metodo scientifico e dare inizio alla sua attività di ricercatore.

Nel 1804 pubblicò a Pavia il suo primo lavoro, Esame della dottrina di Darwin sul moto retrogrado dei liquidi nei vasi linfatici: una confutazione della teoria circa l'origine di alcune secrezioni rapide e abbondanti che il ventenne Charles Darwin (in uno scritto che fu edito dal padre Erasmus, essendo Charles morto prima della pubblicazione) basava sul convincimento - in realtà già espresso da altri - dell'effettivo verificarsi del passaggio diretto dei liquidi dallo stomaco alla vescica.

Pregevole appare in questo scritto il metodo di lavoro del giovane fisiologo: una volta ricordate le erronee convinzioni enunciate nel passato, ripeté gli esperimenti condotti da Darwin, dimostrandone la fallacia, e, basandosi sulle proprie osservazioni sperimentali, individuò nel rene l'unico organo deputato alla formazione dell'urina; escluse con assoluta certezza la possibilità di un meccanismo di flusso retrogrado dei liquidi nei vasi linfatici; rigettò le conclusioni patologiche su diabete e scrofola; criticò inoltre le asserite analogie tra cardias, piloro, valvola ileocecale, punti lacrimali e linfonodi, nonché le errate concezioni di Darwin circa l'inquadramento dei vasi capillari.

In quello stesso anno fu pubblicata a Pavia la memoria Riflessioni sull'opera del prof. Moreschi intitolata: vero e primario uso della milza nell'uomo ed in tutti gli animali vertebrati, senza firma dell'autore, confutante l'opinione espressa da A. Moreschi nel 1803 che la milza fosse organo ausiliario dello stomaco, che alcuni vollero attribuire allo J.: tale supposizione, tuttavia, sembra decisamente smentita dal carattere rude e aspro delle argomentazioni critiche contenutevi, difficilmente riconducibili allo stile composto e pacato dello J. (si veda G. Azzoguidi, Elogio di G. Jacopi…).

Titolare del doppio insegnamento di fisiologia e di anatomia comparata, per il solo anno 1803 lo J. dovette cedere la seconda delle due cattedre ad A. Moreschi che era stato temporaneamente trasferito a Pavia dall'Università di Bologna. Nel 1805 gli fu affidato l'incarico ufficiale di condurre una campagna di esplorazione zoologica sulle coste del Mediterraneo: in un viaggio in Liguria, compiuto in compagnia di P. Configliachi, si dedicò alla ricerca della fauna marina, in particolare nel golfo della Spezia, e raccolse copioso materiale di notevole interesse scientifico che andò ad arricchire il museo pavese. Proseguì l'opera intrapresa da Scarpa e da Presciani, incrementando il gabinetto di anatomia comparata; molto apprezzate furono le sue preparazioni dimostrative, condotte con abile tecnica dissettoria, e le sue fini iniezioni di rettili e pesci, che documentava con profondo acume interpretativo. Vice reggente dell'Università di Pavia nel 1806-07, mentre Scarpa era rettore, lo J. fu a sua volta rettore nel 1809-10; fu inoltre un valido e apprezzato chirurgo, per lungo tempo aiuto del maestro, che lo avrebbe voluto suo successore nell'insegnamento della clinica chirurgica e che tentò invano di fargli ottenere la cattedra di istituzioni chirurgiche nel 1810.

Di grande rilievo fu l'attività scientifica dello J., delineata compiutamente nei tre volumi degli Elementi di fisiologia e notomia comparativa (Milano 1808-09; 2ª ed., Livorno 1823), che godé subito di generale notorietà e apprezzamento.

In quel primo scorcio del XIX secolo, mentre l'anatomia descrittiva aveva già registrato importanti progressi e l'anatomia comparata si avviava a sostanziali sviluppi, grazie soprattutto ai contributi di G. Cuvier, la fisiologia andava lentamente abbandonando il metodo speculativo per inoltrarsi nelle nuove grandi strade aperte alla ricerca dalla chimica e dalla fisica (v. L. Premuda, Storia della fisiologia. Problemi e figure, Udine 1966, pp. 168 s.). Il sistema adottato dallo J. per esporre tutte le funzioni dell'organismo, spiegare i punti oscuri dei fenomeni vitali e descrivere gli organi nell'intera serie animale, fu originale e innovativo: escludendo completamente tutte le ipotesi contenute nelle trattazioni tradizionali, e precorrendo i metodi di ricerca che sarebbero stati più tardi codificati da J.F. Meckel e K. Gegenbaur, fondò i suoi studi sulla minuziosa osservazione morfologica e sulla razionale interpretazione dei reperti; tracciò un proprio percorso, in linea ascendente, seguendo le modificazioni riconoscibili nell'organizzazione animale fino all'uomo, in luogo della linea discendente utilizzata da altri autori, tra i quali lo stesso Cuvier, della cui opera aveva peraltro subito l'influenza; separò le qualità particolari da quelle comuni e individuò due classi di funzioni animali, quella propria dell'individuo e quella della specie; propose la suddivisione degli animali in infusorii, zoofiti, vermi, echinodermi, insetti, crostacei, pesci, rettili, uccelli, poppanti. Il trattato, l'unico italiano di fisiologia comparata, fu considerato uno dei più autorevoli contributi alla letteratura fisiologica italiana del tempo insieme con quelli di G. Tommasini e S. Gallini.

Lo J. fu anche autore di alcuni scritti chirurgici: Memoria sopra un apparato ad estensione permanente per le cure degli arti inferiori, in Giorn. di fisica, chimica e storia naturale, I (1808), pp. 237-251, illustrazione di un nuovo apparecchio meccanico per il trattamento delle fratture di femore, realizzato apportando opportune modifiche a quello introdotto da P.-J. Desault; Memoria se convenga la paracentesi in caso di timpanite peritoneale e nella intestinale (Milano 1812), decisa confutazione dell'intervento sostenuta dalla documentazione necroscopica di un paziente a esso sottoposto nella primavera di quell'anno da S. Borda e venuto a morte; Prospetto della scuola chirurgica pratica della R. Università di Pavia per l'anno scolastico 1811-12 (I-II, ibid. 1813), descrizione ragionata di un centinaio di casi clinici sottoposti a ogni tipo di intervento possibile all'epoca, raccolti in 17 capitoli.

Poliglotta, buon oratore, lo J. aveva già fondato una scuola nell'ateneo pavese: suo allievo e valido aiuto fu M. Rusconi, che sarebbe poi divenuto un illustre embriologo. Fu membro di prestigiose accademie e società scientifiche: la Società medica di emulazione di Genova; le facoltà medico chirurgiche lucchese e di Parma; la Publica Societas medica veneta; l'Accademia italiana di scienze, lettere ed arti; l'Institut de médecine de Paris.

Caduto malato alla fine del 1812, lo J. morì a Pavia l'11 giugno 1813.

Fonti e Bibl.: Memorie e documenti per la storia dell'Università di Pavia e degli uomini più illustri che v'insegnarono, I, Pavia 1877, pp. 251 s.; A. Scarpa, Epistolario (1772-1832), prefaz. di G. Sala, Pavia 1938, passim; A. Triberti, Riflessioni sull'operazione dell'alto apparecchio fatta dal signor professore G. J., Pavia 1812; G. Gandolfi, Elogio a G. J., orazione inaugurale per l'anno 1813-14, Bologna 1813; F. Marabelli, Discorso contenente alcune considerazioni sugli acetati ed ossiacetati di piombo con un breve cenno della morte e dei pregi del prof. J., in Giorn. di fisica, chimica e storia naturale…, VI (1813), pp. 372-382; G. Ramati, Elogio di G. J. … pronunziato nell'adunanza tenutasi il giorno 22 ag. 1813 nell'ateneo dipartimentale d'Agogna, Novara 1813; G. Azzoguidi, Elogio di G. J. detto nella grand'aula della Università di Bologna pel rinnovamento degli studj…, Bologna 1814; A Jacopi, in Giorn. di fisica, chimica e storia naturale, VIII (1815), 2, pp. 83 s.; G. J., in Memorie dell'I. R. Istituto del Regno Lombardo-Veneto, III (1816-17), pp. 73 s.; K. Sprengel, Storia prammatica della medicina, VII, Napoli 1827, p. 359; Diz. classico di medicina interna ed esterna, XXIII, Venezia 1835, pp. 27-29, 326-331; G. Chiappa, J. (G.), in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, III, Venezia 1837, pp. 62-65; Di G. J. modonese. Notizie biografiche, in G. Tiraboschi, Notizie biografiche in continuazione della Biblioteca modonese…, V, Reggio nell'Emilia 1837, pp. 321-331; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, V, Napoli 1848, pp. 183, 209, 414, 463, 925; P. Gaddi, Elogio del prof. G. J. da Modena, in Memorie della R. Acc. di scienze, lettere ed arti in Modena, Sez. di lettere, VI (1865), pp. 25-58; G. Cattaneo, M. Rusconi e l'Università di Pavia, in Contributi alla storia dell'Università di Pavia. Pubblicati nell'XI centenario dell'ateneo, Pavia 1925, pp. 464-466; A. Hirsch, Biogr. Lexikon der hervorragenden Ärzte…, III, p. 367; Enc. Italiana, XVIII, p. 633.

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