LANDI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)

LANDI, Giuseppe

Benedetta Garzarelli

Nacque a Castel San Niccolò, nel Casentino, il 24 maggio 1895, da Oreste, medico condotto, e da Maria Lenci.

Conseguita la licenza liceale a Firenze, frequentò l'Accademia militare di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente di fanteria. Partecipò alla prima guerra mondiale e fu promosso capitano nel 1916. Decorato di tre medaglie di bronzo al valor militare, nel 1920 fu dichiarato invalido di guerra per le ferite riportate e collocato nel ruolo speciale. Tornato al paese natale, nel 1921 si iscrisse al Partito nazionale fascista (PNF) e fu tra i promotori del movimento fascista nella provincia di Arezzo. Quello stesso anno fondò il fascio di Castel San Niccolò e prese parte alla campagna per le elezioni politiche. Impiegato presso la Cassa nazionale infortuni, nel 1922 il L. si trasferì a Roma e, pochi mesi dopo, a Genova, dove aderì al movimento sindacale fascista dedicandosi all'organizzazione del settore impiegatizio.

Partecipò alla costituzione di uno dei primi sindacati fascisti della provincia, il sindacato degli impiegati di assicurazione, divenendo poi vicesegretario della corporazione provinciale dell'impiego pubblico e privato.

Sempre a Genova, nel 1926 assunse la direzione dei sindacati fascisti del commercio e dell'Associazione fascista del pubblico impiego, mentre dal 1927 al 1928 fu dapprima vicesegretario generale dell'Ufficio provinciale dei sindacati fascisti, poi segretario dei sindacati fascisti dell'industria.

Laureatosi in scienze economiche e commerciali presso l'Università di Genova, nel 1928 fu tra i fondatori del Centro di cultura e propaganda corporativa della città e, in seguito, della connessa scuola sindacale costituita presso l'ateneo genovese, dove tenne corsi sui temi della legislazione del lavoro, della previdenza e dell'assistenza sociale fino al conseguimento della libera docenza in legislazione del lavoro, nel febbraio 1938. Da allora insegnò all'Università di Genova.

Nel 1929 il L. era stato eletto alla Camera dei deputati e nominato segretario della Federazione nazionale dei sindacati fascisti dei dipendenti da aziende commerciali di deposito e vendita. Da quel momento i suoi incarichi in campo sindacale e corporativo si moltiplicarono.

Dal 1929 al 1935 fu consigliere tecnico per i sindacati fascisti dei lavoratori alla Conferenza internazionale del lavoro. Dal 1930 fino all'uscita dell'Italia dalla Società delle nazioni, fu membro della Commissione consultiva degli impiegati e del Comitato internazionale di corrispondenza per le assicurazioni sociali, organismi istituiti presso l'Ufficio internazionale del lavoro di Ginevra.

Ancora più rilevanti furono le funzioni assolte in ambito nazionale. Dal 1930, anno di costituzione, fino al 1936, il L. fu membro del Consiglio nazionale delle corporazioni. In particolare, nel 1930 fece parte della Commissione di studio per la riforma della legislazione del lavoro, presieduta da D. Alfieri, insediata da G. Bottai presso il ministero delle Corporazioni con lo scopo di armonizzare le leggi esistenti con l'ordinamento corporativo. Due anni dopo fu membro della Commissione speciale permanente per la legislazione sul lavoro, l'assistenza, la previdenza sociale e la cooperazione, istituita presso il Consiglio nazionale delle corporazioni e presieduta dal sottosegretario alle Corporazioni B. Biagi, con il compito di dare al Consiglio pareri sulle riforme da apportare alla legislazione sociale e sulle questioni trattate dalla Organizzazione internazionale del lavoro e da altri enti internazionali. In tale veste partecipò tra l'altro allo studio della riforma delle leggi sulla maternità, sulla durata del lavoro, sul lavoro delle donne e dei fanciulli, sul contratto di impiego privato, sul perfezionamento e coordinamento delle leggi sulla previdenza sociale.

Il 31 dic. 1933 il L. fu nominato commissario e, il successivo 29 luglio 1934, presidente della Confederazione nazionale fascista dei lavoratori del credito e dell'assicurazione, che guidò fino all'ottobre 1941, assumendo nel 1936 anche la direzione del bollettino della Confederazione, Il Lavoro impiegatizio. Nel 1934 divenne inoltre membro del Comitato corporativo centrale e della Corporazione della previdenza e del credito, e in novembre fu nominato presidente del Patronato nazionale per l'assistenza sociale, organo tecnico delle Confederazioni fasciste dei lavoratori per l'applicazione delle leggi sull'assistenza e previdenza sociale.

L'arrivo del L. a capo della Confederazione dei lavoratori del credito e dell'assicurazione comportò, oltre a un aumento delle iscrizioni, un significativo incremento del settore di studio e documentazione. Di particolare rilievo, e coronato da successo, fu il suo impegno nelle discussioni intorno alla legge di riforma bancaria, varata nel marzo 1936, nell'intento di scongiurare la possibilità che gli istituti di diritto pubblico fossero sottratti all'organizzazione sindacale. Con specifici provvedimenti legislativi emessi tra il 1937 e il 1938 fu infatti abolito il divieto di far parte di associazioni sindacali, originariamente stabilito per i lavoratori delle banche di diritto pubblico. Alla guida del Patronato nazionale per l'assistenza sociale, il L. promosse lo sviluppo organizzativo e territoriale dell'ente sulla base del nuovo statuto approvato nel luglio 1935, provvedendo tra l'altro all'istituzione di nuovi uffici nelle colonie.

In questi anni egli fu autore di numerosi contributi sui temi del sindacalismo e corporativismo fascista, della legislazione del lavoro, dell'assistenza e della previdenza sociale, apparsi su giornali e riviste, tra cui Il Lavoro fascista, Rivista del lavoro, L'Assistenza sociale, Il Lavoratore del commercio e il citato Lavoro impiegatizio. Inoltre, su questi stessi argomenti, dal 1936 tenne varie "radioconversazioni", molte delle quali nella rubrica "I dieci minuti del lavoratore", i cui testi furono pubblicati nel Lavoro fascista.

Rieletto deputato nel 1934, nel 1939 il L. divenne consigliere nazionale alla Camera dei fasci e delle corporazioni. Il 31 ott. 1941 successe a P. Capoferri alla presidenza della Confederazione nazionale fascista dei lavoratori dell'industria (CFLI), assumendo contestualmente la direzione della Rivista del lavoro, periodico della Confederazione, fondato nel 1932 da Biagi e sospeso durante la presidenza di Capoferri.

Il L. si trovò a dirigere la principale confederazione sindacale nel difficile periodo della guerra e della successiva crisi del regime. In un primo tempo egli riordinò la CFLI, ampliandone la struttura al centro e in periferia e promuovendo un rinnovamento dei quadri direttivi, e tentò di contrastare il problema del crescente aumento del costo della vita, richiedendo più efficaci controlli sul blocco dei prezzi. Di fronte poi alla questione dell'invio dei lavoratori italiani in Germania, fece in modo di assicurare la partenza di personale qualificato, al fine di garantire l'arrivo degli aiuti promessi in cambio dall'alleato tedesco. La situazione alimentare si aggravò nel corso del 1942, mentre tardavano a divenire effettivi i provvedimenti promessi per contrastare il peggioramento delle condizioni di vita degli operai. Con il passare dei mesi tra i lavoratori crebbero la stanchezza e il malcontento, mentre la stessa organizzazione sindacale veniva investita da una profonda crisi.

Si giunse così agli scioperi del marzo-aprile 1943, le cui conseguenze ricaddero anche sul presidente della Confederazione. In maggio, infatti, immediatamente dopo le manifestazioni operaie, il L. fu allontanato dalla CFLI e destinato all'incarico secondario di presidente dell'Azienda ligniti italiane, che mantenne fino all'aprile 1944, quando fu sostituito non essendosi trasferito al Nord nel territorio soggetto alla Repubblica sociale italiana.

Dopo la caduta del fascismo, il L. aveva tentato di mettersi in contatto sia con ambienti antifascisti sia con ambienti del governo Badoglio, nell'intento di continuare a svolgere il suo impegno in campo sindacale anche in un diverso quadro politico. Dopo l'8 settembre tali contatti si arrestarono e il L. fu chiamato dal segretario A. Pavolini a collaborare al settore sindacale del neocostituito Partito fascista repubblicano. Tuttavia le sue richieste di ridare al sindacato vitalità e funzioni politiche non furono accolte ed egli non ebbe mai il ventilato incarico. Rimandato fino al maggio 1944 il trasferimento in Toscana, il L. decise infine di non aderire alla Repubblica sociale italiana (RSI) e attese a Roma l'arrivo degli alleati.

Nel dopoguerra il L. si impegnò per incoraggiare la ripresa dell'attività da parte di coloro che avevano lavorato nelle organizzazioni sindacali durante il regime fascista. Fu infatti tra i promotori del Movimento sindacalista (Mo. Si.), raggruppamento di sindacalisti ex fascisti, costituitosi ufficialmente nel novembre 1947, ma le cui linee d'ispirazione avevano già trovato espressione nelle pagine del giornale Vita del lavoro, fondato circa un anno prima, di cui il L. fu collaboratore di primo piano. Fallita l'ipotesi di confluenza del Mo. Si. nella Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL) unitaria, nel marzo 1950 il L. fu tra i fondatori della Confederazione italiana sindacati nazionali dei lavoratori (CISNAL), di cui fu segretario generale dalla costituzione.

Collaboratore di Lotta politica e del Secolo d'Italia, giornali del Movimento sociale italiano (MSI), dal 1954 il L. entrò a far parte della direzione nazionale del partito. Nel 1956 fu eletto al Consiglio comunale di Roma nelle liste del MSI.

Il L. morì a Roma il 6 giugno 1964.

Fra gli scritti del L. si ricordano: Il Sindacato nell'assistenza e nella previdenza sociale, in Politica sociale, III (1931), 1, pp. 104 ss.; Dall'associazione mazziniana alla corporazione fascista, Napoli 1931; Assistenza sindacale e patrocinio privato, in Rivista del lavoro, V (1936), 11, pp. 5-19; Il contenuto sociale del fascismo, Roma 1936; La previdenza per gli impiegati privati, ibid. 1937; Enti pubblici ed aziende di interesse nazionale nella economia corporativa, in Rivista del lavoro, VII (1938), 1, pp. 4-8; 3, pp. 20-28; 5, pp. 13-23; L'assistenza medico-legale dei lavoratori in Italia, Roma 1938; L'opera e gli sviluppi del Patronato nazionale, Roma 1938; La disciplina del credito nell'ordinamento corporativo, prefaz. di G. Bottai, Firenze 1939 (in collab. con U. Piazzi); Il lavoro nel sistema corporativo fascista, Roma 1942; Vitalità del sindacato, ibid. 1942.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Segr. part. del duce, Cart. ord., f. 526.862; Ministero dell'Interno, Dir. gen. Pubblica Sicurezza, Divisione polizia politica, ff. personali, b. 698: f. L. dr. G.; Ibid., Arch. stor. della Camera dei deputati, Consiglieri fascisti, b. 24, f. 468: Notizie riguardanti il cons. naz. L. G.; Ibid., Fondazione Ugo Spirito, G. L., bb. 1-109; G. Landi, Curriculum vitae, Roma 1937; necr. in Il Secolo d'Italia e Il Tempo, 7 giugno 1964; G. Parlato, Il sindacalismo fascista, II, Dalla "grande crisi" alla caduta del regime (1930-1943), Roma 1989, ad ind.; R. De Felice, Mussolini l'alleato (1940-1945), I, L'Italia in guerra (1940-1943), t. 2, Crisi e agonia del regime, Torino 1990, ad ind.; P. Neglie, L'eredità del sindacalismo fascista: dal Movimento sindacalista alla costituzione della CISNAL (1946-1951), in Incontri meridionali, 1992, n. 1-2, pp. 448, 451, 453, 459, 462, 466-470; Id., Fratelli in camicia nera. Comunisti e fascisti dal corporativismo alla CGIL (1928-1948), Bologna 1996, ad ind.; A. Badaloni, La destra in Italia. 1945-1969, Roma 2000, ad ind.; G. Parlato, La sinistra fascista. Storia di un progetto mancato, Bologna 2000, ad ind.; F. Bertini, Il fascismo dalle assicurazioni per i lavoratori allo Stato sociale, in Lo Stato fascista, a cura di M. Palla, Firenze 2001, ad ind.; La nuova Camera fascista (Profili e figure dei deputati della XXVIII legislatura), Roma 1929, pp. 133 s.; E. Savino, La nazione operante. Profili e figure, Milano 1934, ad ind.; Chi è?, per gli anni 1940, 1948, 1961, s.v.; Panorama biogr. degli Italiani d'oggi, a cura di G. Vaccaro, II, Roma 1956, s.v.; Se non lo conosci te lo presento, Torino 1959, s.v.; M. Missori, Gerarchie e statuti del PNF. Gran Consiglio, Direttorio nazionale, Federazioni provinciali: quadri e biografie, Roma 1986, ad indicem.

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