LAZZARETTI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 64 (2005)

LAZZARETTI, Giuseppe

Giuseppe Armocida

Nacque a San Quirico d'Orcia, nel Senese, da Arcangelo, il 7 maggio 1812. Superati presso i padri scolopi gli studi liceali, il 10 nov. 1831 si iscrisse alla facoltà di medicina presso l'Università di Siena. Dopo la laurea si impegnò in studi di anatomia, chimica e fisiologia e arricchì la propria esperienza con un viaggio di studio a Parigi. Contemporaneamente si dedicava con appassionato interesse agli studi giuridici, tanto da pervenire a una sicura conoscenza dei vari e complessi problemi del diritto.

Su tali basi il L. orientò decisamente i suoi interessi nel campo della medicina legale. La disciplina era allora in fase di rigoglioso sviluppo: le grandi conquiste delle scienze fondamentali e gli stretti rapporti che si erano stabiliti tra queste e le scienze medico-biologiche, l'arricchimento della dottrina e delle conoscenze anatomopatologiche - in evoluzione già dalla fine del XVIII secolo -, i notevoli progressi registrati soprattutto in Toscana nello studio del diritto ne avevano determinato, particolarmente in Italia, un vigoroso impulso all'affinamento delle metodiche e all'ampliamento del campo di applicazione, fino ad affrontare questioni psichiatriche e sociali.

A Firenze il L. si fece presto apprezzare come esperto di medicina forense e come perito e consulente dei tribunali della Toscana, esercitando tale attività per 20 anni. Poté così maturare una vasta e riconosciuta esperienza che gli consentì di pubblicare opere assai apprezzate nell'ambiente specialistico.

Dopo aver licenziato la traduzione della seconda edizione del volume di H.M. Edwards, Formulario pratico degli spedali d'Europa (Firenze 1843), corredata dall'aggiunta del contributo personale di alcuni paragrafi (Dell'azione terapeutica delle acque termali dei bagni d'Italia. Dell'elettricità come mezzo terapeutico. Delle applicazioni del freddo. Dell'applicazione del calorico. Di un quadro di veleni e controveleni. Di una succinta esposizione dei sistemi medici di Brown, Rasori, Tommasini e Bufalini), nonché il Nuovo manuale pratico di materia medica e terapeutica generale (Colle di Val d'Elsa 1849), il L. intraprese decisamente l'attività di autore specialistico dando alle stampe il resoconto di un caso che lo aveva visto consulente (Consultazione medico-legale sopra un caso di ferimento portato a cognizione della Corte regia di Firenze, Firenze 1859) e la prima ponderosa opera: La medicina forense o Metodo razionale per risolvere le quistioni che si presentano al medico in materia civile e criminale entro i confini e nei rapporti determinati dalle legali teorie e dalla moderna giurisprudenza (I-II, ibid. 1857-61). La trattazione - ricca di riferimenti ai più noti trattati dell'epoca, contenente il testo dei codici di Francia e dei diversi Stati d'Italia oltre a molte sentenze di tribunali minori, di corti di appello e di cassazione - comprendeva nozioni di psicologia e di antropologia, con precisi riferimenti al determinismo della capacità civile e della responsabilità morale, di vitalità del feto, di sicurezza sociale e di integrità personale. Un suo studio accurato sui delitti di omicidio e di violenza alla persona, con capillare disamina della dinamica e degli effetti dei momenti traumatici e delle loro conseguenze, fu l'oggetto della monografia Dottrina medico-legale sull'omicidio e lesioni personali col testo dei più recenti codici d'Italia e la giurisprudenza dei tribunali minori, corti di appello e di cassazione (ibid. 1860). L'indagine sui rapporti tra psicologia forense e patologia mentale da un lato e comportamento anormale o chiaramente criminale dall'altro, che il L. condusse delineando concezioni in gran parte innovative per l'epoca, fu ben illustrata nel corposo volume Le affezioni mentali considerate nei loro rapporti colle questioni medico-giudiziarie o La giurisprudenza civile e criminale applicata ai disordini della umana ragione (ibid. 1861).

Raggiunta la notorietà negli ambienti accademici, il L. accettò l'invito rivoltogli dall'Università di Padova a reggere la cattedra di medicina legale e polizia medica. Assunto l'incarico il 30 ott. 1864, dovette però rinunciare alla cittadinanza italiana e optare per quella austriaca, alienandosi così le simpatie di gran parte dell'ambiente padovano e degli studenti che, nel febbraio del 1865, sostenuti anche dalla solidarietà di alcuni rappresentanti del corpo docente, disertarono l'aula nella quale egli doveva svolgere la lezione inaugurale. Le contestazioni nei suoi riguardi si inasprirono, tanto che il L. fu costretto a lasciare l'albergo nel quale alloggiava e a riparare presso il collega M. Wintschgau, nell'ex convento di S. Francesco, mentre la polizia procedeva a sedare i tumulti, operando anche alcuni arresti. Solo il successivo 23 marzo il L. poté dare regolarmente inizio al suo corso di medicina legale (Prelezione del dottor Giuseppe Lazzaretti nell'assumere la cattedra di medicina legale e igiene pubblica nella I. R. Università di Padova, Padova 1865).

Dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, il 26 luglio 1866 il commissario del re G. Pepoli emanò il provvedimento di rimozione dall'incarico e dallo stipendio del L. per la scelta da questo operata in favore della cittadinanza austriaca. Successivamente, il provvedimento fu revocato e il professore reintegrato nel ruolo il 15 ott. 1867 dal ministro della Pubblica Istruzione M. Coppino.

A Padova il L. orientò i suoi interessi e il suo insegnamento soprattutto nell'ambito della medicina legale. Tra i primi in Italia, impresse alla disciplina un carattere sperimentale, organizzando un laboratorio specialistico per la cui gestione ottenne l'assegnazione di un assistente e la dotazione di numerosi strumenti, e applicò ai quesiti medico-forensi le nuove acquisizioni biomediche. Rimaneggiò il testo della Medicina forense, ampliandolo e adeguandolo all'assetto giudiziario italiano, e pubblicandolo come terza edizione a Padova in 5 volumi nel 1878-79 con il titolo Corso teorico-pratico di medicina legale (4ª ed., ibid. 1880). Nel 1877 aveva pubblicato, sempre a Padova, Propedeutica per la necroscopia medico-giudiziaria; necrotomie ed esumazioni medico-giudiziarie, estratto dalla terza edizione del suo trattato.

Molto attivo nell'impegno didattico, oltre che in quello scientifico, il L. diede il suo contributo alle iniziative collettive dei docenti della specialità: a Reggio nell'Emilia il 24 e 25 sett. 1880 partecipò con numerosi colleghi a una riunione nella quale si posero le basi per la fondazione di una Società italiana di medicina legale, la cui realizzazione tuttavia avrebbe avuto luogo a Roma solo nell'ottobre 1897.

Dopo lunga malattia, il L. morì a Padova il 23 ag. 1882.

Aveva stabilito che parte del suo patrimonio fosse devoluto all'Istituto Pendola per sordomuti di Siena, agli studenti indigenti e alla promozione degli studi medico-forensi.

Fonti e Bibl.: Siena, Arch. stor. dell'Università di Siena, Rassegna degli studenti, ad nomen; necrologi, in Annali universali di medicina e chirurgia, CCLXI (1882), pp. 578 s.; in Riv. sperimentale di freniatria e di medicina legale, VIII (1882), 3, pp. 183 s.; in Lo Sperimentale, L (1882), p. 331; Notizie biografiche del prof. G. L., in Annuario della R. Università di Padova per l'anno accademico 1882-83, Padova 1883, pp. 73 s.; A. Tamassia, La Società italiana di medicina legale, in Riv. sperimentale di freniatria e di medicina legale, VI (1880), 3-4, pp. 409-411; F. Leoncini, Ricordi della scuola fiorentina di medicina legale, in Riv. di storia delle scienze mediche e naturali, XVI (1925), pp. 237-267; R. Garufi - C. Crestani, G. L., professore di medicina legale e polizia medica nell'Università di Padova tra il 1864 e il 1882, in Riv. italiana di medicina legale, XXI (1999), pp. 1187-1208; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, III, pp. 701 s.; Enc. Italiana, XX, p. 703.

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