MANCINELLI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 68 (2007)

MANCINELLI, Giuseppe

Cinzia Beccaceci

Figlio di Pietro e di Raffaella Bagnasco, nacque a Napoli il 17 marzo 1813. Iscrittosi dodicenne al Reale Istituto di belle arti di Napoli, seguì i corsi del pittore Costanzo Angelini. Dal 1830 prese parte alle Esposizioni borboniche, presentando tele di soggetto storico come Dante e Virgilio alla porta dell'Inferno, Caino spaventato dopo aver ucciso Abele e Belisario con la sua guida (1833). Nel 1835 vinse con il dipinto La morte di Archimede il concorso per il pensionato artistico borbonico e si trasferì a Roma, dove soggiornò per dieci anni e fu allievo di Vincenzo Camuccini, direttore dell'Accademia napoletana. Si dedicò così allo studio dell'arte rinascimentale e del classicismo seicentesco entrando comunque in contatto con le coeve tendenze artistiche dei puristi e dei nazareni attraverso J.F. Overbeck.

A Roma nel 1840 sposò Maddalena Arnoldi, da cui ebbe sette figli. Alla famiglia della moglie dedicò in quegli anni una serie di disegni, il cui nucleo principale è racchiuso in un taccuino appartenuto alla cognata Giuditta (Negri Arnoldi, 1998). Durante il soggiorno romano continuò a partecipare alle Esposizioni borboniche di belle arti.

All'esposizione del 1841 inviò l'olio su tela Sfida al canto fra i pastori (Napoli, Palazzo della prefettura), opera che riassume l'esperienza romana in rapporto a Overbeck e ai maestri tedeschi. Dipinti quali Ulisse nell'atto di scagliare il disco (1837), Aiace s'impadronisce di Cassandra e la Contesa di Tirsi e Coridone (1839) contribuirono al crescente successo del pittore, in special modo presso la corte di Ferdinando II. Nel 1845, a testimonianza della fama acquisita, Carolina di Borbone duchessa di Berry acquistò un'opera del M., S. Filippo Neri rifiuta il cappello cardinalizio offertogli dal papa. La cultura romantica penetrò a Napoli grazie a opere come Tasso alla corte di Ferrara (1841: Ibid., Museo di Capodimonte) e Tasso presentato dal cardinal Aldobrandini a Clemente VIII (1842: Ibid., Palazzo reale), quest'ultima esposta l'anno seguente alla mostra Borbonica. Il forte cromatismo, l'impostazione monumentale e al contempo lo studio e la disposizione calibrata dello spazio sono ben evidenti in soggetti quali Alfonso d'Aragona all'assedio di Gaeta (1845: Ibid., Avvocatura dello Stato); S. Francesco di Paola ricevuto da re Ferrante, realizzato per il Pio Monte della misericordia (1848: Ibid., Museo di Capodimonte).

Medesimo pathos il M. mise nei soggetti religiosi: nel 1847 realizzò, per la chiesa di S. Carlo all'Arena a Napoli, il dipinto S. Carlo Borromeo fra gli appestati. Anche la Madonna degli Angeli, dipinta nel 1857 per la chiesa dei francescani di Tripoli, e ora al Museo di Capodimonte, suscitò apprezzamento e ammirazione, tanto che Ferdinando II volle che il dipinto entrasse a far parte delle collezioni reali, e infine insignì il M. dell'Ordine di Francesco I. Nel 1851 il M. vinse il concorso per l'assegnazione della cattedra di disegno presso il Reale Istituto di belle arti di Napoli. Mediando fra la corrente accademica e il nascente verismo, il M. seppe contribuire al processo di riammodernamento dell'istituzione, soprattutto nella fase di fermento ideologico seguita ai moti liberali del 1848. Accanto all'attività didattica, svolta per un decennio, il M. realizzò opere di grande respiro come il sipario per il teatro S. Carlo di Napoli, raffigurante Omero e le muse tra i poeti (1854).

Il bozzetto per il sipario, conservato presso il Museo di S. Martino, realizzato nello stesso anno ed esposto con Ritratto muliebre alla mostra Borbonica del 1855, esibisce una minore complessità di impianto rispetto all'elaborato risultato finale.

Scemando la fortuna della pittura storica, negli anni seguenti il M. vide diminuire la propria notorietà. Nel 1860 cedette così a D. Morelli la prestigiosa cattedra di disegno; per sé ebbe l'insegnamento di pittura e fu escluso dalle mostre della Società promotrice di belle arti. L'estrema produzione del M. è così essenzialmente legata a dipinti di soggetto devozionale, tra cui la Vestizione di s. Chiara, pala realizzata per il santuario della Madonna della Stella a Spoleto e che, presentata all'Esposizione vaticana del 1867, ebbe un notevole successo. L'ultima tela, dipinta nel 1875 per la cattedrale di Altamura, è la Presentazione della Vergine al tempio.

Il M. morì a Palazzolo di Castrocielo, presso Caserta, il 25 maggio 1875.

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