MARI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 70 (2008)

MARI, Giuseppe

Fabio Mercanti

– Nacque il 9 febbr. 1730 a Canneto sull’Oglio (presso Mantova) da Carlo e da Susanna Poli, piccoli proprietari terrieri. Dopo studi di lettere nella scuola gesuitica di Mantova, il 12 ott. 1744 entrò nella Compagnia; compì il noviziato di due anni a Bologna in S. Ignazio, studiando per altri quattro anni filosofia nella scuola gesuitica di S. Lucia, dove ebbe come professore di matematica il famoso Vincenzo Riccati, che fu determinante per la sua vita di studioso e docente.

V. Riccati era figlio dell’ancor più illustre Jacopo, noto per gli studi sulle equazioni differenziali integrabili con particolari trasformazioni algebriche. Ricordato per opere riguardanti le funzioni iperboliche e i loro sviluppi in serie, impartì al M. le nozioni fondamentali dell’analisi matematica, dell’algebra, della geometria nonché della fisica newtoniana e dell’idraulica, che sono alla base dei suoi lavori teorici e pratici.

Destinato nel 1751 al collegio dei gesuiti di Brescia, il M. vi insegnò lettere e retorica, dedicandosi altresì a componimenti religiosi con lo pseudonimo di Bresciano filopatro. Similmente, dal 1755 operò nel collegio di Reggio Emilia finché, richiamato a Bologna nel 1758, studiò teologia ancora presso la scuola di S. Lucia e fu, nello stesso tempo, ripetitore di scienze nel collegio Gonzaga. Durante la nuova permanenza a Bologna divenne sacerdote e si fece ben apprezzare da Riccati. Questi, quando nel 1762 la morte di G.A. Alpago rese vacante la cattedra di matematica del collegio gesuitico di Mantova (poi Regio Ginnasio), indicò come il più degno a succedergli il M., che iniziò, pertanto, l’attività di lettore di matematica e di confessore in Mantova, dove il 15 ag. 1763 professò i quattro voti. Nel decennio seguente il M. si dedicò a studi in campo astronomico, fisico, matematico e in idraulica teorica e applicata.

Nel 1769, all’Accademia reale di scienze e belle lettere, della quale era divenuto membro, lesse la prima parte della Dissertazione contro la quasi comune opinione, che le inondazioni del Nilo abbiano prodotto il rialzamento de’ campi dell’Egitto (Mantova, Arch. dell’Accademia nazionale Virgiliana, b. 45/8), in cui, dopo l’analisi storica del problema, confutava l’asserto con dovizia di principî idraulici. Nel 1770, su richiesta del vicegovernatore del Ducato di Mantova Carlo conte di Firmian, redasse una relazione sui rimedi provvisori da apportare alla chiusa di Governolo, posta a valle di Mantova per regolare il livello dei suoi laghi. Nel 1772 il M., ora censore della facoltà di matematica dell’Accademia, espose la seconda parte della Dissertazione sul Nilo (ibid.), scritta dal punto di vista analitico.

Nel 1772 il M. divenne professore di idraulica. Con la soppressione della Compagnia di Gesù, nel 1773, dovette cercare una nuova abitazione, trovando alterna ospitalità presso il direttore delle poste, L. Asti, e nelle parrocchie di Poggio e Mullo, presso Mantova. Tale contingenza non gli impedì di continuare, ampliandola con l’insegnamento anche della fisica sperimentale, l’attività di docente e di proseguire le ricerche in campo idraulico.

Per quanto riguarda il lavoro scientifico, nel 1775 lesse la Dissertazione in difesa delle due leggi astronomiche newtoniane dedotte dalle kepleriane (ibid., b. 61/29), in cui stabiliva un confronto critico e storico tra la seconda e la terza legge di Keplero con la forza centrale e la legge di gravitazione universale di Newton.

Sul finire degli anni Settanta, gli studi di idraulica a Mantova ebbero crescente impulso, per l’autorevole intervento del conte Carlo Ottavio di Colloredo, sovrintendente agli studi del Regio Ginnasio e prefetto dell’Accademia.

Colloredo riformò i corsi di matematica in modo che all’insegnamento tradizionale della geometria seguissero quelli di idraulica, idrostatica e meccanica razionale, favorendo la formazione di tecnici preparati ad affrontare emergenze di carattere pubblico e privato in materia d’acque.

Protagonista assoluto di questa fase fu il M., che l’11 maggio 1780 fu «nominato da S. M. Regio Matematico presso il Magistrato Camerale» di Mantova (Arch. di Stato di Mantova, Magistrato camerale detto antico, b. 453).

Le incombenze del regio matematico camerale, condensate in undici articoli, riguardavano la gestione e distribuzione delle acque mantovane, in collaborazione con il magistrato camerale. Gli era in particolare affidato il compito di istruire la «Gioventù nella Teoria, e pratica della scienza delle Acque» (Arch. di Stato di Milano, Atti di governo, Studi, parte antica, b. 125). Pertanto doveva istituire nel Regio Ginnasio una scuola di idraulica che fornisse una preparazione teorica e pratica, per esempio in merito al «regolamento de’ Fiumi de’ Canali d’irrigazione, de’ scoli primari, e secondari, degl’edifizi Idraulici, delle Arginature, vie pubbliche, e Linee de’ Confini Territoriali» (ibid.).

Nel 1781 il M., divenuto pure prefetto delle Acque, fondò una Scuola teorica e pratica d’idrostatica e d’idraulica, tenendovi la prima lezione il 26 novembre. Suo allievo fu A. Masetti, che poi divenne suo aiutante, lo surrogò come prefetto delle Acque e realizzò la diga omonima a sud del lago Inferiore di Mantova. Iniziò quindi per il M. un lungo, intenso e proficuo periodo di lavoro, favorito anche dall’aver trovato una più che dignitosa e definitiva sistemazione in casa del conte A. Zanardi. Oltre che alla didattica si dedicò agli studi scientifici anche sperimentali, alla stesura di numerosi progetti idraulici e alla realizzazione di opere fluviali.

Sono lavori di quel periodo: la Dissertazione sul modo di prevenire gli sregolamenti nel corso del Po, sulle precauzioni per limitarne la corrosione degli argini e le rotte (Mantova, Arch. dell’Acc. nazionale Virgiliana, b. 45/3); un progetto sulla navigazione del Po dalla foce del Mincio fino a Mantova; uno per irrigare l’erigendo orto botanico, per il quale ideò una macchina idraulica; una relazione al Regio Consiglio di governo sulla portata delle acque per irrigare la zona di Ostiglia.

Tra il 1784 e il 1786 il M. diede alle stampe due opere, Le teorie idrauliche concordate colle sperienze proposte a’ suoi discepoli (Guastalla 1784) e L’idraulica pratica ragionata proposta a’ suoi discepoli (I-II, ibid. 1784 e 1786). Sono i primi tre dei sei tomi pubblicati (ne seguirono infatti altri due de L’idraulica pratica, ibid. 1802, e uno de Le teorie idrauliche, ibid. 1804). Essi costituiscono la summa del suo sapere e della sua attività didattica. Da un lato iniziò a trattare argomenti teorici, in particolare di fluidodinamica, nei quali è evidente l’influenza della formazione meccanicistica di stampo newtoniano, dal M. spesso rivendicata, e dall’altro tradusse le proprie vaste conoscenze in chiave didattica per renderle più intelligibili ai discepoli.

Dedicato al conte A. Zanardi, il primo tomo de Le teorie idrauliche è suddiviso in trenta lezioni teoriche con verifiche sperimentali, di cui le prime diciassette riguardano le leggi dei liquidi pesanti. Nelle altre si studiano i getti d’acqua anche in presenza di attriti con l’aria e con le pareti dei recipienti. La rigorosa trattazione matematica utilizza leggi di proporzionalità diretta e inversa anche per relazioni quadratiche o cubiche. I primi due tomi de L’idraulica pratica, come suggerisce il titolo, semplificarono le «teorie idrauliche» a vantaggio dei discepoli, insegnando loro come adattarle a fenomeni idrici reali. In questi due tomi, e nel terzo e quarto che nel 1802 completarono il ciclo de L’idraulica pratica, il M. manifestò tutta la sua competenza di luminare in materia di acque, particolarmente in arginature di fiumi, prosciugamento di terreni, irrigazioni dei medesimi e sopralluoghi su tutto il territorio mantovano e limitrofo.

La sua attività proseguì instancabile anche negli anni successivi. Tra il 1786 e il 1796 scrisse innumerevoli relazioni su problemi fluviali per i quali era richiesto, anche lontano da Mantova, il suo intervento.

Tra le altre si possono ricordare quelle per proteggere l’argine di Revere; sull’irrigazione del Boschetto; per troncare abusi in materia d’acque; sui canali da scavare per risparmiare le acque; sul progetto idraulico per collegare Mantova alla Favorita; su una macchina per regolare l’acqua del lago Superiore; sulla riforma degli scoli per le valli di Sermide; sul cosiddetto cavo Mari; sull’intervento all’argine di Gazzuolo; sul piano per riordinare l’argine di Luzzara onde evitare inondazioni; intorno alle esondazioni dei fiumi Ostigliesi. Della maggior parte delle opere seguì di persona i lavori, coadiuvato anche da Masetti, ora viceprefetto delle Acque. Divenuto direttore della facoltà di matematica dell’Accademia, vi lesse tre dissertazioni su argomenti vari.

Nella Dissertazione sui ripari al Po propose una tecnica innovativa per prevenire i danni causati dall’erosione sugli argini del Po (un «nuovo genere di riparo non respingente che togliesse al fiume di escavarvi a’ piedi col filone»: Mantova, Arch. dell’Acc. nazionale Virgiliana, b. 45/3); unica data alla stampe, la Dissertazione su l’inutilità, e danno del ritirar gli argini nelle corrosioni (Mantova 1795), in cui richiamò argomenti tratti dai suoi tomi. Nella Dissertazione sulla forza centrifuga sviluppò considerazioni di meccanica dei fluidi e dei solidi: come esempio d’effetto per gli astanti di applicazione della forza centrifuga, dovuta alla rotazione della Terra, su un grave affermava che «il sasso men pesa all’equatore, che a Mantova e meno qui che a Pietroburgo» (Mantova, Arch. dell’Acc. nazionale Virgiliana, b. 60/10).

Con l’avvento di Napoleone Bonaparte e della Repubblica Cisalpina a Mantova nel 1797, il M. ebbe alcune difficoltà economiche per la remunerazione dei suoi numerosi incarichi. Ma la sua posizione di studioso non mutò: per la chiara fama e la risaputa dirittura morale ebbe un incontro con Napoleone che, nel 1798, lo fece nominare nella classe di scienze matematiche e fisiche dell’Istituto nazionale della Repubblica romana. Pur nei ripetuti cambiamenti politici, il M. continuò ad attendere alle sue incombenze. Nonostante qualche problema di salute e le solite ambasce economiche poi risolte, lavorò agli argini del Po a Casalmaggiore, dove si trattenne per lunghi periodi. Continuò l’insegnamento a fasi alterne e tenne una Dissertazione fisica sui termometri (ibid., b. 60/18), sulla dilatazione dei fluidi, le scale termometriche e la loro taratura.

Nel 1802 furono pubblicati i tomi terzo e quarto de L’idraulica pratica. Nello stesso anno l’Istituto nazionale della Repubblica Romana divenne Istituto nazionale della Repubblica Italiana, e il M. continuò a farne parte come «matematico nazionale». Nel 1804 svolse la sua ultima Dissertazione sulle cagioni diradatrici delle tenebre dell’eclissi (ibid., b. 60/13) trattando di coni d’ombra, piano dell’eclittica e percentuali di superficie del sole oscurate durante l’eclissi solare.

L’ultimo anno di vera e piena attività del M. fu il 1804, quando gli fu affidato l’importantissimo insegnamento del calcolo decimale, che cominciava solo allora a diffondersi dalla Francia all’Italia e, in particolare, a Mantova. Venne altresì pubblicata a Guastalla l’ultima sua fatica, il secondo tomo de Le teorie idrauliche.

Nelle prime quindici lezioni – delle trenta in cui il testo è articolato – si studiano gli equilibri delle masse d’acqua nei tubi e si formula la legge di proporzionalità diretta della portata di un tubo di liquido pesante, in opportune condizioni, alla sezione e alla radice quadrata della lunghezza. Le successive sei lezioni trattano dei liquidi in moto, dei loro urti con superfici piane e degli angoli solidi con esse formati. Le ultime nove affrontano le leggi che legano pressione e velocità in un liquido in movimento e quantificano l’attrito con le pareti del recipiente. Si teorizza infine la simulazione dell’attrito dell’acqua col fondo dei fiumi, con l’acqua stessa e la conseguente variazione di velocità.

Negli ultimi tre anni di vita le peggiorate condizioni di salute gli impedirono di dedicarsi all’insegnamento, se non saltuariamente, fino a quando, alla metà del 1805, dovette rinunciarvi del tutto.

Due anni dopo, il 9 giugno 1807, il M. morì a Mantova in casa Zanardi.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Magistrato camerale detto antico, b. 453 ; Congregazione delegata e Municipalità di Mantova, b. 370; Arch. di Stato di Milano, Atti di governo, Studi, parte antica, b. 125, passim; Mantova, Arch. dell’Acc. nazionale Virgiliana, bb. 45, 59-61; Roma, Archivum Romanum Soc. Iesu, Veneta, 59, cc. 24v, 195v; 60, c. 26r; 89, 91, passim; F.A. Zaccaria, Storia letteraria d’Italia, VI, Modena 1754, p. 44; XIV, ibid. 1759, pp. 176, 181, 202; Giorn. de’ letterati d’Italia, XXX (1785), pp. 262-278; ibid., XXXI (1786), pp. 278-282; L. Rosso, Biografia degli uomini illustri mantovani mancati nel secolo XIX, I, Mantova 1830, pp. 72-81; A. Mainardi, Storia di Mantova, Mantova 1865, p. 365; Id., Dello Studio pubblico di Mantova, Mantova 1871, pp. 21, 27, 32; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, V, Bruxelles-Paris 1894, coll. 544-546; L. Mazzoldi, La legislazione sulle acque del Mantovano nel ’700, in Politica ed economia… (1707-1866). Atti del Convegno storico…, a cura di R. Giusti, in Boll. stor. mantovano, II (1959), pp. 166-168, 171; P. Carpeggiani, Un progetto idraulico della fine del Settecento, in Civiltà mantovana, VI (1972), pp. 325, 329, 331; M.T. Borgato, Agostino Masetti e i suoi progetti idraulici nel periodo napoleonico, in Contributi di scienziati mantovani allo sviluppo della matematica e della fisica. Atti del Convegno nazionale…, a cura di F. Mercanti - L. Tallini, Cremona 2001, pp. 31 s., 35, 38; U. Baldini, S. Rocco e la scuola scientifica della provincia veneta: il quadro storico (1600-1773), in Gesuiti e Università in Europa (secoli XVI-XVIII). Atti del Convegno, Parma… 2001, a cura di G.P. Brizzi - R. Greci, Bologna 2002, p. 316; L. Pepe, Istituti nazionali, accademie e società scientifiche nell’Europa di Napoleone, Firenze 2005, pp. 45, 62 s., 148, 166, 186, 440, 468, 475.