RICCHIERI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RICCHIERI, Giuseppe

Francesco Micelli

RICCHIERI, Giuseppe. – Nacque il 3 settembre 1861 a Fiume (dal 1911 Fiume Veneto) nel Friuli occidentale (ora provincia di Pordenone) da Maria Laschi e dal conte Ernesto.

Il padre, con lo zio Ettore, partecipò alla campagna del 1866 nel reggimento volontari italiani confermando l’impegno risorgimentale del casato.

Superato il ginnasio a Treviso e Vicenza, il liceo a Mantova, si iscrisse nel 1880 alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Roma e nel 1882 passò all’Università di Padova dove, nel 1884, si laureò con una tesi su Bertrando dal Bornio, che gli consentì di frequentare nel 1885 l’Istituto di studi superiori di Firenze. Nel novembre dello stesso anno, per necessità di famiglia, accettò di insegnare storia e geografia all’Istituto tecnico di Bari. Nel 1886 fu trasferito a quello di Piacenza e successivamente a quello di Livorno (1888) e poi di Milano (1889), dove rimase fino al 1896. Giovanni Marinelli, il ‘venerato maestro’ per il quale illustrò l’arcipelago britannico e la regione germanica in La Terra. Trattato popolare di geografia universale (Milano 1890-1894), fu sempre modello di vita, non semplice punto di riferimento scientifico come invece fu Giuseppe Dalla Vedova, già suo professore a Roma. La geografia come ‘moderna filosofia’ – secondo quanto Marinelli suggeriva – aveva le sue regole, ma anche il duplice compito di informare l’opinione pubblica, di preparare i giovani alle «feconde agitazioni» della vita sociale (Marinelli, 1908, p. 146). Da questo punto di vista, che tradiva echi del pensiero di Carlo Cattaneo, si possono comprendere sia la collaborazione al Corriere della Sera (1892-96) dove Ricchieri ragionava di istruzione, politica estera e astronomia, sia l’interesse che egli riservò all’Insegnamento della geografia e un po’ anche della storia nelle scuole secondarie (Roma 1888), quindi alle osservazioni Sulle più urgenti modificazioni alle leggi e ai regolamenti universitari della Facoltà di Lettere per quanto riguarda l’insegnamento della Geografia (Firenze 1898).

Ottenuta la libera docenza in geografia nel 1892, si insediò come professore straordinario nell’Università di Palermo (1896-99), quindi in quella di Messina (1899-1903), per diventare ordinario all’Accademia scientifica letteraria di Milano. La bocciatura alla conferma per la cattedra di Palermo fu avvenimento «grave e doloroso» (Esposizione della mia vita scientifica e breve esame delle singole pubblicazioni, Jesi 1903, p. 4). All’accusa di radicale e anticolonialista si sarebbe aggiunta da parte della commissione la svalutazione dell’intervento, ritenuto meramente giornalistico e politico, sull’Italia in Cina (Roma 1899). Ricchieri ne riprese i contenuti nel saggio sulla Lotta di due civiltà per confermare dalle pagine di Emporium (1900, vol. 12, pp. 195-213) il rigore delle sue ricerche e per palesarne al contempo il valore sociale. Se accettava di essere indagato dagli organi di polizia per le sue «idee sovversive» (Lucchesi, 2001, p. 908), non sopportava l’accusa di superficialità, anche perché gli amici Leonida Bissolati e Gaetano Salvemini fondavano sulle sue indagini scientifiche le polemiche anticolonialiste. Nella Esposizione della mia vita scientifica discusse il caso segnalando l’interesse di riviste straniere per La Tripolitania e l’Italia (Milano 1902), ma anche il successo nazionale del Testo e atlante scolastico di geografia moderna che con Giuseppe Roggero e Arcangelo Ghisleri aveva avviato nel 1895.

Alla morte di Giovanni Marinelli, Ricchieri confessò a Ghisleri di aver provato «uno dei dolori maggiori della mia vita» (lettera del 5 maggio 1900). Di fatto ne condivise le motivazioni risorgimentali, sviluppò metodi e principi della sua geografia riconoscendo in lui l’unione di idealità morale e rigore analitico che ritrovò da un lato in Élisée Reclus, dall’altro in Ferdinand Richthofen e Friedrich Ratzel (Eliseo Reclus, in Rivista geografica italiana, 1906, vol. 13, pp. 113-125, in partic. p. 125).

Dal 1904 al 1907 Ricchieri diresse La Corrente, organo dell’associazione milanese fra gli insegnanti delle scuole medie occupandosi della loro tutela economica e di riforma della scuola (Bettoli, 2007, pp. 169-177). Nel 1908, insieme con Olinto Marinelli (figlio di Giovanni), Carlo Errera e Attilio Mori curò la ristampa degli Scritti minori di Giovanni Marinelli; nell’aggiornare Concetto e limiti della geografia (1892) sottolineò la necessità di separare la geografia fisica dalla geografia antropica, espresse pochi, misurati dissensi e aggiornò i riferimenti bibliografici (Caraci, 1982, pp. 99 s.). Segnalò infine come il maestro fosse stato «il primo in Italia nella metà del secolo XIX a richiamare l’attenzione sulle pubblicazioni degli stranieri» (Marinelli, 1908, p. 146, n. 1).

Ricchieri da parte sua partecipò ai convegni internazionali di geografia a Londra (1895), Ginevra (1908), Roma (1913), alla Conferenza di Parigi (1913), ragionando sulla trascrizione dei nomi geografici e collaborando alla costruzione della carta del mondo al milionesimo.

Nel 1912 fu invitato – insieme con Olinto Marinelli – da William Morris Davis all’escursione intercontinentale organizzata dall’Associazione dei geografi americani. I due partirono da New York viaggiando sul medesimo treno con colleghi di ogni nazione. Dal 22 agosto al 18 ottobre discussero quotidianamente sul confronto tra le caratteristiche geografiche dei paesaggi statunitensi e la volontà degli uomini di domarle. In Dopo il viaggio d’istruzione negli Stati Uniti d’America (Firenze 1914) la descrizione morfografica e la descrizione morfogenetica definirono complessità e singolarità dei luoghi riprendendo almeno in parte i temi della geografia integrale (Micelli, 2007, pp. 121 s.).

L’attività giornalistica in senso anticolonialista, la partecipazione alla vita politica come consigliere comunale a Milano (1908-12) e come candidato parlamentare ricalcarono vie che anche il maestro aveva intrapreso. Nello spirito della tradizione risorgimentale si collocarono l’opposizione all’impresa libica, l’interventismo democratico, la discussione sui nuovi confini, l’opposizione al fascismo in quanto lotta contro i nazionalisti e ogni dottrina di virulento irrazionalismo. Quando Salvemini fondò l’Unità, chiamò a collaborare Ricchieri, Ghisleri, Carlo Maranelli, Carmelo Colamonico, ovvero geografi in grado di sfatare il mito delle potenzialità agricole e dei prodotti minerari della Libia. Ricchieri intervenne a proposito della Libia, quindi con La coerenza di un socialista interventista (in Critica sociale, 1915, vol. 25, pp. 148-150), sostenne la scelta dell’Intesa e condivise le argomentazioni sulla questione adriatica di Maranelli e Salvemini.

In La guerra mondiale (1915), saggio pubblicato a Milano dalla Federazione italiana delle biblioteche popolari, riconobbe come cause fondamentali del conflitto le ragioni economiche che il materialismo storico suggeriva, ma anche gli «impulsi sentimentali» della lotta delle nazionalità. Il quadro che disegnò in quell’occasione teneva presente la «lotta per lo spazio» dei diversi imperialismi, ma si avvaleva anche delle idee di Romagnosi, Mazzini, Cattaneo per affermare un futuro assetto politico mondiale regolato da libere e pacifiche nazioni (pp. 15, 16, 113, 115). Per definire su basi geografiche le esigenze di libertà dei popoli impiegò ancora le categorie ratzeliane, cui già aveva fatto ricorso in Colonizzazione e conquista (Firenze 1899). La posizione geografica divenne il «fattore primo e fondamentale» di ogni vicenda storica in Suolo e genti della Balcania (in Rivista mensile del Touring club italiano, marzo 1916, pp. 132-138, in partic. p. 137), in Le basi geografiche della nazione polacca (Roma 1916), in Il fato geografico nella storia della penisola balcanica (Roma 1917).

Dove le regioni della Terra sembrerebbero avere assegnato ai popoli quasi un destino storico, la vera civiltà avrebbe dovuto dimostrare che le condizioni create dalla geografia e dalla storia andavano superate, che anche nazioni dai territori con confini mal definiti avrebbero dovuto ottenere pace, libertà di vita e di sviluppo.

A Milano, al I Congresso nazionale della Lega universale per la Società delle libere nazioni (14-16 dicembre 1918), per la forzata assenza di Ghisleri, Ricchieri affrontò i Problemi relativi ai territori etnicamente misti e trattamento delle minoranze nazionali (Milano 1918).

Dopo aver rifiutato la lotta per lo spazio invocata da Ratzel e da tutti gli imperialisti, quando si restrinse alle questioni «spinose e ardenti» fra Italia e Jugoslavia ammise che si dovevano riprendere in considerazione le ragioni «dipendenti dalla posizione e dai rapporti di Trieste, di Fiume, dei porti della Dalmazia col retroterra rispettivo» (p. 8). La Società delle Nazioni avrebbe dovuto controllare ambizioni ed egoismi nazionali secondo criteri scientifici di geografia politica ispirati però alla solidarietà dei popoli. Lo «spirito geografico», in quanto «spirito di obbiettività scientifica e insieme di equanimità morale», contrasterebbe il valore tutt’altro che assoluto dei confini naturali e nel definire regioni complesse dovrebbe sempre riconoscere il valore delle patrie altrui (Il concetto di regioni e di confini nella sistematica geografica, in Scientia, 1920, vol. 14, pp. 1-11, in partic. p. 11).

Nel 1925 sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti stilato da Benedetto Croce assieme con Maranelli, Ghisleri e Salvemini, ma anche con due altri allievi di Giovanni Marinelli: Assunto Mori e Arrigo Lorenzi. L’antifascismo dichiarato si ispirava a tradizioni risorgimentali e si manifestò anche nel grande impegno scientifico, fatto della presenza a tutti i congressi geografici nazionali dove continuò a occuparsi di nomenclatura geografica, come testimonia il saggio Dal Cairo ad Assuan (in L’Universo, VI (1925), 9, pp. 709-750) nel quale raccontò il suo viaggio nell’alto Egitto, che Ricchieri aveva visitato in occasione del Congresso geografico internazionale.

Morì improvvisamente a Milano il 10 febbraio 1926.

Non ebbe eredi. Le sue carte furono donate all’Università di Milano dalla vedova Corinna Pellini, che sarebbe morta a Milano nel 1943.

Tra i necrologi, soprattutto quello di Lucien Gallois (1926) e più prudentemente quello di Olinto Marinelli (1926) riconobbero il carattere militante della sua geografia, il valore civile della sua scienza.

Fonti e Bibl.: Cremona, Biblioteca statale, Manoscritti Ghisleri, Carteggio Ghisleri-Ricchieri (1892-1926). Per ricercare e consultare gli articoli scritti da Ricchieri su l’Unità diretta da Salvemini (1911-1920) e su Critica Sociale (1891-1910) si veda http://www.bibliotecaginobianco.it (30 giugno 2016).

G. Marinelli, Scritti minori, I, Firenze 1908; L. Gallois, Nécrologie. G. R. et Olinto Marinelli, in Annales de Géographie, XXV (1926), pp. 561-562; O. Marinelli, G. R., in Rivista geografica italiana, XXXIII (1926), pp. 55-57; P. Landini, La vita e l’opera di G. R., in Il Noncello, 1958, n. 11, pp. 41-50; I.L. Caraci, La geografia italiana tra ’800 e ’900, Genova 1982, passim; F. Fulvi, Alcune riflessioni sul pensiero geografico di G. R., in Bollettino della Società geografica italiana, s. 11, VIII (1991), pp. 297-308; F. Lucchesi, La figura e l’opera di G. R., geografo presso l’Accademia scientifico-letteraria milanese, in Studi in onore di Maurizio Vitale, Milano 2001, pp. 901-929; F. Micelli, La scuola geografica friulana di fronte alla grande guerra. Prime riflessioni su G. R., in Atti dell’Accademia “San Marco” di Pordenone, 2002-2004, voll. 4-6 pp. 7-20; T. Mazzoli, G. R. (1861-1926). Sintesi bio-bibliografica, ibid., 2007, vol. 9, pp. 99-106; F. Micelli, G. R. e il viaggio transcontinentale negli Stati Uniti con William Morris Davis (1912), ibid., pp. 107-122; G.L. Bettoli, Un geografo socialista alle soglie del ‘secolo breve’, ibid., pp. 131-248.

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