SCARAMUZZI, Giuseppe

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SCARAMUZZI, Giuseppe

Leandra D’Antone

– Nato a Bari il 4 aprile 1927, da Donato, commerciante di vini, e da Angela Dentamaro, sposò nel 1958 Giuseppina Lisi con la quale ebbe tre figli: Angela (nata nel 1959), Elena (nata nel 1961) e Donato (nato nel 1970).

Dopo la maturità classica, nel 1945, presa al liceo Orazio Flacco di Bari, si iscrisse alla facoltà di ingegneria nella stessa città, dove conseguì la laurea in ingegneria civile (sottosezione trasporti) nel 1951, presentando la tesina Determinazione della quota di ammortamento in ordine alla valutazione di autoveicoli industriali (relatore G. Signorile Bianchi) e la tesi Automobile per territori coloniali (relatore A. Polese). Subito assistente volontario all’Università di Bari, nel 1953 entrò per concorso nel Genio aeronautico come ingegnere alla Direzione demanio dell’aeroporto barese di Amendola. Nel giugno del 1953 fu anche tra i vincitori di una borsa di studio bandita dalla Cassa per il Mezzogiorno per un corso di specializzazione in irrigazione presso l’Università di Bari. In un clima di stretta collaborazione delle università con le pubbliche istituzioni per la realizzazione di opere pubbliche, nel 1955 entrò per concorso all’Anas come ingegnere in prova.

Fu assunto nel dicembre del 1955 nel ruolo del personale tecnico, e iniziò a percorrere tutti i passaggi di quella che fu una lunga carriera nell’azienda, burocraticamente lenta in relazione alle sue competenze e ai suoi meriti, ma svolta sempre rispettando i compiti affidatigli.

Inizialmente assegnato al Compartimento della viabilità di Bari, fu promosso nel 1960 ingegnere principale, quindi nel 1962 diventò ingegnere superiore. Nello stesso anno conseguì l’idoneità di assistente alla cattedra di costruzioni strade, ferrovie e aeroporti dell’Università di Bari tenuta da Salvatore Ruiz, cui l’Anas, per l’attuazione della legge del 1961 n. 729 riguardante il sistema autostradale italiano, aveva affidato il progetto di massima per la realizzazione del collegamento da Salerno a Reggio Calabria. L’autostrada doveva proseguire fino all’estremo sud, a cura dell’Anas e a totale carico dello Stato, il collegamento quasi interamente realizzato da Milano fino a Napoli dalla Società autostrade dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), l'Autostrada del Sole costruita con contributo dello Stato,  finanziata sul mercato e a pedaggio. Nel 1964 fu assegnato come capo compartimento di seconda classe al territorio di Catanzaro e da questo livello di carriera fu chiamato a dirigere l’Ufficio speciale di Cosenza per la Salerno-Reggio Calabria, la più grande scommessa pubblica del momento in materia di trasporti e non solo, dato il valore economico e sociale di un’opera finalizzata allo sviluppo del Mezzogiorno. Tra i possibili tracciati indicati da Ruiz per l’infrastruttura – tirrenico, ionico o interno –, fu scelto quello in gran parte montano interno, al fine di collegare tre regioni – Campania, Basilicata e Calabria – e soprattutto di attraversare Cosenza, città di rilevantissimo peso politico per l'allora ministro dei Lavori pubblici e presidente dell’Anas Giacomo Mancini. La soluzione, sebbene discutibile dal punto di vista trasportistico per una comunicazione di lungo raggio, mise Scaramuzzi e i giovani colleghi con lui impegnati all’Ufficio di Cosenza di fronte a una vera e propria sfida alla natura, richiedendo interventi ad altissimo contenuto tecnologico per un territorio montano geomorfologicamente difficilissimo e altamente sismico e oltretutto in gran parte privo di collegamenti.

Lungo i 443 km della Salerno-Reggio Calabria – la cui realizzazione nella parte interna comportava il trasferimento dei materiali per via aerea ed elevando ponti con materiali e tecniche sofisticatissime – furono realizzati 22 km di gallerie e 45 km di viadotti, tra cui alcuni di primato mondiale ed europeo e ancora classificati tra le più grandi realizzazioni ingegneristiche del mondo nella materia: il viadotto Sfalassà a Bagnara Calabra, progettato da Silvano Zorzi, lungo 893 m e alto 259 m su fondovalle, ad arco spingente – al momento della costruzione il più alto d’Europa – tre volte insignito del CEMC European Award, e il viadotto Italia sul fiume Lao, progettato da Riccardo Morandi, lungo 1130 km e alto 260 m sul fondovalle, uno dei primi a travata metallica e fino al 2004 il più alto del mondo.

Elogiato perciò ufficialmente dalle massime autorità di governo e dell’Anas, oltre che onorato come commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, Scaramuzzi ottenne nel 1968 la promozione a capo compartimento di prima classe e nel 1969 divenne ispettore tecnico dei principali compartimenti meridionali e dell’Ufficio speciale per la Salerno-Reggio Calabria.

Contrariamente a quanto sostenuto nei decenni più recenti, l’autostrada fu  interamente completata nel 1974, con l’eccezione di un piccolissimo, impossibile, tratto franoso di circa 2 km sul Sirino. Con la formazione dell’Unione Europea, al momento dell’adeguamento della A3 alle nuove normative del Trans European Network continentale, le criticità dell’autostrada riguardarono non le soluzioni strutturali e ingegneristiche, ma la rispondenza alle modalità trasportistiche, valori di ampiezza, velocità e sicurezza necessarie per omogeneizzare il sistema autostradale nazionale e continentale.

Conclusa la costruzione dell’opera, che oggi si chiama A2 - Autostrada del Mediterraneo, Scaramuzzi fu incaricato di rappresentare l’Anas nei principali incontri scientifici o commissioni nazionali e internazionali, ma solo nel 1988 diventò dirigente generale di terzo livello preposto alla Direzione centrale tecnica ispettiva strade e autostrade statali (con un sofferto interim nel 1990 a capo della Direzione centrale affari e personale) e nel 1991 dirigente generale preposto alla Direzione centrale tecnica ispettiva autostrade e trafori in concessione all’Anas. Nello stesso anno concluse l’attività lavorativa, ma continuò a svolgere per l’Anas consulenze e collaudi relativi a opere e imprese nel Nord Italia, oltre che collaborare alla rivista Le strade fondandone la sezione romana.

Uomo riservato e animato da senso del dovere tanto quanto competente e audace di fronte alle difficoltà, in una delle rarissime interviste rilasciate a Le strade (marzo-aprile 1989), Scaramuzzi definì la direzione dell’Ufficio speciale per la Salerno-Reggio Calabria l’esperienza più qualificante della sua attività; definì inoltre la breve presidenza nel 1988 della SITAF (Società Italiana per il Traforo Autostradale per il Frejus) l’incarico interrotto con più rammarico data l’estrema importanza dei collegamenti internazionali, e la realizzazione del collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia l’opera non realizzata su cui più gli sarebbe piaciuto impegnarsi: «quando ero più giovane pensavo al Ponte sullo Stretto di Messina, ma adesso sono più conscio delle gravissime difficoltà che incombono su questa opera. Forse un po’ di entusiasmo è passato, comunque non mi tirerei indietro se dovessi occuparmene». Le polemiche degli anni Ottanta e Novanta sulla Salerno-Reggio Calabria e l’Anas durante la lunga e contorta fase dei lavori di adeguamento, non poterono che amareggiare Scaramuzzi, al quale solo negli ultimissimi anni di vita tornò a essere riconosciuto nella comunità scientifica e nei media il valore ingegneristico elevatissimo dell’opera da lui realizzata tra il 1964 e il 1974.

Morì a Roma il 29 maggio 2010.

Opere. Il nuovo ponte sul torrente Carapelle a servizio della ss 159 “delle Saline”, in Rassegna dei lavori pubblici, 1959, n. 9; Problemi tecnici nelle espropriazioni per pubblica utilità, in L’espropriazione per pubblica utilità. Raccolta delle relazioni del corso di aggiornamento professionale per dirigenti Anas a cura dell’Istituto nazionale di studi giuridici, Roma 1977; Problemi delle strutture dei ponti a travata, Politecnico di Milano, Facoltà di ingegneria, Milano, giugno 1979; La valutazione della capacità portante dei ponti esistenti, in La Rivista della strada, ottobre 1979 (con G. Giura); Consolidamento del movimento franoso lungo la ss 407 Basentana, in Le strade, settembre-ottobre 1981 (con G. Troccoli); Ispezione, manutenzione e riparazione dei ponti stradaliibid., novembre - dicembre 1982 (anche in Il calcestruzzo, maggio-novembre 1982); Sorveglianza e diagnosi sulle opere d’arte stradali, in Industria delle costruzioni, marzo 1982 (con P. Marro); La nuova normativa tecnica per i ponti stradali, in Le strade, marzo-aprile 1983; Il problema del degrado delle opere stradali, in Rassegna dei lavori pubblici, 1984, n. 4; Il piano decennale  della viabilità di grande comunicazione con alcuni accenni alla situazione pugliese, in Continuità. Rassegna tecnica pugliese, 1985, n. 1; Le misurazioni geo-meccaniche, effettuate in corso di esecuzione delle gallerie, nell’ambito della gestione tecnico-amministrativa dei lavori dell’ANAS, in Le strade, novembre-dicembre 1987 (anche in Quarry and Construction, novembre 1988); Gli interventi sulla viabilità stradale e seguito degli eventi alluvionali del luglio agosto 1987, in Le strade, novembre-dicembre 1988; Le nostre domande a Giuseppe Scaramuzzi, dirigente generale delle strade e autostrade statali, ibid., marzo-aprile 1989.

Fonti e Bibl.: L. D’Antone, Senza pedaggio. Storia dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, Roma 2008; S. Baietti, Scompare Scaramuzzi, il papà della Salerno-Reggio Calabria, in Le strade dell’informazione, giugno 2010.

TAG

Espropriazione per pubblica utilità

Cassa per il mezzogiorno

Ingegneria civile

Riccardo morandi

Bagnara calabra