GLAS ITEAS

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

GLAS ITEAS

P. Themelis

Collina a c.a 1200 m a N di Itea, nella Focide, sulla cui sommità è stata osservata la presenza di fondazioni di edifici in pietre non lavorate poste in opera a secco e sono stati raccolti frammenti di ceramica del Tardo Elladico IIIB (Mastrokostas, 1956). In anni più recenti (1974-1975) sono stati eseguiti saggi esplorativi in tre punti della collina, che hanno portato alla luce un muro di sostegno di età micenea, il pavimento di un vano della stessa epoca in terra battuta e parte di un edificio con tre ambienti contigui, a forma di mègaron. Oltre a frammenti di vasi micenei e di pìthoi con decorazione impressa o plastica, sono stati rinvenuti una fuseruola in steatite e un'altra in terracotta. Nel 1978 scavi sistematici hanno interessato l'edificio a forma di mègaron e, più a S, dieci ambienti facenti parte di un complesso edilizio, che occupa una estensione di 225 m2.

L'edificio a forma di mègaron (m 11,50x7,40, spessore dei muri m 0,45-0,60) ha una pianta irregolare, leggermente trapezoidale e comprende tre ambienti di differenti dimensioni. I muri hanno un orientamento SE-NO e sono costruiti con pietre irregolari di media grandezza; la parte superiore era in mattoni crudi. Al centro del lato breve SE è un'apertura di ingresso mentre all'angolo esterno NO del primo vano si trova una piccola banchina in muratura. L'accesso al secondo vano è eccentrico; del terzo si è scoperta solo una piccola parte. Il muro esterno è andato completamente distrutto sul lato O. Un saggio a contatto con il muro divisorio tra i vani 12 e 13 ha dimostrato che i pavimenti erano in terra battuta e che a un livello più basso si trovava un battuto più antico. Tra i pochissimi e non particolarmente caratteristici frammenti ceramici, alcuni possono datarsi al Tardo Elladico IIIB. Si devono inoltre ammettere due fasi di uso, che si distinguono dal punto di vista struttivo, ma che non presentano un sensibile scarto cronologico.

La morfologia della pianta del mègaron presenta somiglianze con gli edifici L e H di Korakou (Argolide), con l'edificio 28-24-18 del periodo III di Phylakopì (Melo), con quelli 137 e 139 dell'abitato Tardo Elladico III di Karphì (Creta) e con i vani i-j-k-1 del complesso F di Krisa; mancano però i pilastri sui due lati dell'ingresso che compaiono in diversi mègara menzionati. Questa forma di mègaron prosegue la tradizione mesoelladica della Grecia continentale e del Peloponneso.

A breve distanza dal muro occidentale esterno, ora in rovina, del vano 12 del mègaron, è stato rinvenuto un muro lungo m 3,50 e spesso m 0,40, con orientamento obliquo rispetto a quello. Il tratto terminale di un muro con il medesimo orientamento è venuto alla luce anche nel quadrato Z/I.

Il piccolo settore scavato dell'abitato miceneo si trova, come già segnalato, nella parte orientale della collina di G. I., a una distanza di c.a 20 m a S del mègaron, su una terrazza rocciosa più alta. È costituito da un insieme di vani rettangolari, con lo stesso orientamento del mègaron, che sembrano appartenere a due differenti abitazioni. La prima casa consta di otto stanze, mentre della seconda sono stati scavati, in parte, solo due ambienti. Un particolare interesse presenta la prima casa, nella quale si distinguono sicuramente le due fasi edilizie che si erano rivelate nei pavimenti del mègaron. Lungo il lato NE della facciata della casa si trovava probabilmente una sorta di stoà costruita in materiali leggeri. La probabile presenza del portico sulla facciata, la disposizione degli ambienti rettangolari, la posizione asimmetrica delle porte costituiscono elementi caratteristici, nel loro insieme corrispondenti a quelli dell'insediamento del periodo II di Ialiso che, secondo il Furumark, dovrebbe ritenersi una colonia minoica e non micenea.

A una distanza di m 9,50 a E della casa, è, venuto alla luce un tratto di un solido muro (lungh. conservata m 3,50; spessore m 0,50) che serviva da sostegno alla terrazza e probabilmente costituiva anche una difesa per l'abitato. A contatto con il suo paramento interno, a O è stata trovata una tomba a cista con resti di uno scheletro di bambino, priva di corredo. A breve distanza, a SO della tomba, entro una cavità rettangolare riempita di grosse pietre, sono state trovate, assieme a uno spesso strato di cenere, un'anfora pitoide, una brocca e un'anforetta a staffa (alt. cm 8,5; diam. base cm 5,5, con decorazione a gruppi di elementi angolari sulla spalla e a bande e linee orizzontali marroni sul corpo), che può datarsi al Tardo Elladico IIIB2.

La parte superiore dei muri era in mattoni crudi, molti dei quali si rinvennero sparsi nell'interro superficiale. Al di sotto dello strato di terreno agricolo si è rivelato un livello di distruzione dello spessore di m 0,15-0,30, con evidenti tracce d'incendio, che conteneva ceneri e carboni, nuclei di argilla da mattoni disciolti, cotti dalle fiamme, molte conchiglie marine e poche ossa di animali, resti di pìthoi e abbondanti frammenti di ceramica del Tardo Elladico HIB (coppette, skỳphoi e principalmente kỳlikes su alto piede), nonché poche lamelle di ossidiana e di pirite. Al di sotto dello strato di distruzione si trovava il pavimento di terra battuta.

Sulla base dei dati di scavo l'insediamento miceneo sulla collina di G. I., che copre un'estensione superiore a mezzo ettaro, fu fondato e andò distrutto entro i limiti cronologici del Tardo Elladico IIIB (c.a 1300-1200 a.C.). Il violento incendio che ne causò la distruzione indica che questo sito seguì la sorte del vicino e più importante insediamento di Krisa (odierna Chrisò), del mègaron e delle costruzioni ausiliarie di Glas sul lago Copaide (Beozia), del palazzo di Ano Englianò a Pylos (Messenia), delle case all'esterno della cittadella di Micene, e ancora di altri centri micenei (cfr. D. Alin, Das Ende der mykenischen Fundstätten auf dem griechischen Festland, Lund 1962). Un tentativo di rioccupazione e di riutilizzazione degli ambienti con trasformazioni e apprestamenti secondari non ebbe un seguito né lasciò evidenti tracce architettoniche.

Va particolarmente sottolineata la presenza di un mègaron, abitazione di un capo locale, che si distingue per le dimensioni e la posizione all'estremità NO dell'abitato. Caratteristica è la fitta disposizione delle stanze rettangolari con i corridoi e le porte in posizione asimmetrica, mentre va segnalata l'esistenza di un robusto muro di terrazzamento lungo il lato E dell'abitato, che servì probabilmente anche come apprestamento difensivo.

La vicinanza del mare (golfo di Itea) e l'abbondanza di conchiglie marine indicano che gli interessi e le attività degli abitanti erano principalmente marinari, senza escludere lavori agricoli e allevamento di bestiame. La posizione sicura e strategicamente importante dell'insediamento gli assicurava contemporaneamente anche il controllo delle comunicazioni via terra dalla costa verso l'entroterra della Focide e in particolare verso i contemporanei insediamenti di Krisa, di Amphissa e di Delfi (Pythò). Una connessione dell'insediamento di G.I. con il florido centro di Krisa, importante in quell'epoca, e una sua dipendenza da questo, appare assai probabile.

Bibl.: E. S. Mastrokostas, Προϊστορικοί συνοικισμοί εν Εσπερία Λοκριδι, Φωκιδι και Βοιωτία, in AEphem, 1956, Chron., pp. 23-26; A. Petranotis, Μνημεία και Ιστορικές θεσεις Φωκίδος (Επετηρις Εταιρείας Στερεοελλαδικων Μελετών, Δ'), Atene 1973, p. 120, n. 308; D. Skorda, Γλας Ιτέας, in ADelt, XXXIII, 1978, Β' Chron., p. 149; Ρ. Themelis, Δελφοί και περιοχή τον 8ο και jo π. Χ. αιώνα, in Atti del Convegno internazionale Grecia, Italia e Sicilia nell'VIII e VII sec. a.C., Atene 1979 (ASAtene, XLV), III, Roma 1984, p. 223.

Per Korakou, Phylakopì e Karphì: S. Sinos, Die vorklassischen Hausformen in der Agäis, Magonza 1971, pp. 92, 104 s., 105, 247, tavv. LXXXVI, LXXXIX-XC, CIV, CVII, figg. 201, 208-210, 239, 247; G. Hiesel, Spätmykenische Hausarchitektur, Magonza 1990, fig. 56.

Per il mègaron nel Peloponneso: K. Syriopoulos, Η προϊστορία της Στερεάς Ελλάδος, Atene 1968, pp. 302, 462; S. Sinos, op. cit., tavv. LXXVI, LXXVII, LXXXI, figg. 167, 174 s., 182.

Per Rodi: A. Furumark, The Settlement at Ialysos and Aegean History c. 1550-1400 B.C., in OpArch, VI, 1950, p. 150 s.; S. Sinos, op. cit., p. 105, tav. CVI, fig. 244; G. Hiesel, op. cit., p. 205 ss.

Per il mègaron sul lago Copaide: S. Iakovidea, Γλας, I, Atene 1989, pp. 256-258, 319-321.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata