Pompeo Magno, Gneo

Enciclopedia Dantesca (1970)

Pompeo Magno, Gneo

Matilde Luberti

Del celebre generale e uomo politico romano (106-48 a.C.) D. dà nel complesso un giudizio positivo, che rispecchia le fonti storiche e letterarie a lui note (Cicerone Brutus, e lettere; Lucano Farsalia; Paolo Orosio; Floro; Agostino Civitate Dei), non molte tra quelle che costituiscono i documenti fondamentali per conoscere la grandezza storica di P. e che a D. restarono ignote (Plutarco, Appiano, Cesare, Dione Cassio); tant'è vero che egli ricorda soltanto la giovinezza di P. e gli ultimi anni del triumvirato.

Con indubbia icasticità oratoria il nome di P. è pronunziato da Giustiniano, nel c. VI del Paradiso, accanto a quello di Scipione Africano, due condottieri romani che giovanetti trïunfaro sotto il segno dell'aquila di Roma (vv. 52-53; e infatti P. si distinse giovanissimo durante la guerra sociale, già nell'89, a diciassette anni: cfr. Lucano I 316 " ille reget currus nondum patientibus annis ", soggiungendo, a ulteriore coronamento delle imprese di P., che il segno riuscì amaro ai Fiesolani per la distruzione della loro città (Fiesole, secondo una leggenda, sarebbe stata assediata e distrutta durante le guerre catilinarie, e all'azione avrebbe partecipato P.; cfr. anche G. Villani I 36).

Per lo spicco che ha qui il ricordo di P., sia pure in connessione coi seguenti vv. 65-66, ove sono rammentate l'impresa cesariana di Spagna, la vittoria di Farsalo, la morte di P. (Inver' la Spagna rivolse lo stuolo, / poi ver' Durazzo, e Farsalia percosse / sì ch'al Nil caldo si sentì del duolo: il dolore di Cornelia, moglie di P., descritto in Phars. VIII-IX), e col v. 72, ove con la pompeana tuba è ricordato l'esercito, rimasto in Spagna, dei figli e seguaci di P. (cfr. POMPEO, SESTO), sembra che D. non intenda esplicitamente attribuire alcuna limitazione alla fama e alle gesta del triumviro in quanto questi, combattendo la politica di Giulio Cesare, avrebbe pur ostacolato il corso del sacrosanto segno e cercato d'impedire che si compisse l'opera del primo baiulo dell'Impero romano.

Per le fonti classiche del c. VI del Paradiso, v. GIULIO CESARE.

Bibl. - E. Meyer, Cäsars Monarchie und das Principat des Pompeius, Stoccarda-Berlino 1921³; S. Mariotti, Il c. VI del Paradiso, in Nuove lett. V 375-404.

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