GOBINEAU, Joseph-Arthur, conte de

Enciclopedia Italiana (1933)

GOBINEAU, Joseph-Arthur, conte de

Fedor Schneider

Scrittore, nato il 14 luglio 1816 a Ville d'Avray, morto il 13 ottobre 1882 a Torino. Nel 1849 entrò nella carriera diplomatica: fu segretario a Berna, Hannover e Francoforte, primo segretario in Persia (1854-1858), in seguito commissario negli Stati Uniti di America (1859), quindi ministro in Persia (1862-1864), ad Atene (1864-68), a Rio de Janeiro (1868), a Stoccolma (1874-77). Trascorse a Parigi gli ultimi tempi della sua vita.

Alcuni libri (Trois ans en Asie, 1859; Les religions et philosophies de l'Asie centrale, 1865; Traité des inscriptions cunéifovrmes, 1864, voll. 2; Histoire des Perses, 1869, voll. 2) dimostrano la conoscenza del mondo orientale ch'egli seppe acquistare. Ma egli deve la sua fama all'opera cui dedicò tutta la vita, l'Essai sur l'inégalité des races humaines (1854, voll. 3 e 1884, voll. 2) in cui si propone appunto di dimostrare che i caratteri innati delle varie razze sono essenzialmente diversi, e si modificano meno in conseguenza delle condizioni esteriori che degl'incroci. La sua dottrina culminava nell'affermazione dell'importanza culturale, anzi del primato dell'elemento germanico ritenuto il più puro rappresentante della razza "aria" (v. indoeuropei) e della rigenerazione per mezzo suo dei rimanenti popoli europei. Nonostante la limitatezza delle sue cognizioni etnologiche e archeologiche, il G. riuscì a far prendere in considerazione il concetto di razza e concorse così all'ulteriore determinazione di esso. La sua dottrina, dapprima molto osteggiata, ha esercitato grande influenza in Germania, prima della guerra mondiale, con gli scritti dei pangermanisti, la costituzione di una Gobineau-Vereinigung (Friburgo in B. 1894) e dopo, con l'opera dello Spengler, Der Untergang des Abendlandes. G. si era tanto convinto del primato della razza tedesca, al punto da acquistare egli stesso coll'andar del tempo una mentalità prettamente tedesca. Di recente si è anche proceduto in Francia a una rivalutazione del G. come scrittore: le "scene storiche" di La Renaissance (1877), serie di narrazioni plastiche e penetranti in cui in cinque parti, dominate ciascuna dalle figure di Savonarola, Cesare Borgia, Giulio Il, Leone X e Michelangelo, egli cerca d'interpretare l'anima del Rinascimento, il romanzo Les Pléiades (1874), con le Nouvelles asiatiques (1876), la tragedia Alexandre le Macédonien (1901), il poema epico Amadis (1887) hanno procurato al G. una fama ormai indiscussa di prosatore.

Bibl.: E. Kretzer, Jos. Arth. Graf von G., Lipsia 1902; E. Seillière, Le Comte de G. et l'arianisme historique, Parigi 1903; R. Dreyfus, La vie et les prophéties du comte de G., Parigi 1905; L. Schezmann, Correspondance entre A. de Tocqueville et A. de G., Parigi 1908; id., G.s Rassenwerk, 1910; id., G., eine Biographie, I, Strasburgo 1913-1916, voll. 2; id., Quellen und Unters. zum Leben G.s, Strasburgo 1914-1920, voll. 2; id., G. und die deutsche Kultur, 6ª ed., Lipsia 1919; id., 25 Jahre G.-Vereinigung, Strasburgo 1919; id., Die Rasse in den Geisteswiss., Monaco 1928-1930, voll. 2; M. Lange, Le comte A. de G., Strasburgo 1924; J. de Lacretelle, Quatre étude sur G., Parigi 1921; L. Deffoux, Trois aspects de G., Parigi 1930; G. M. Spring, The vitalism of Count de G., New York 1932.