KELLY, Grace

Enciclopedia del Cinema (2003)

Kelly, Grace (propr. Grace Patricia)

Francesco Costa

Attrice cinematografica statunitense, nata a Philadelphia (Pennsylvania) il 12 novembre 1929 e morta a Monte Carlo (Principato di Monaco) il 14 settembre 1982. Bionda, dai lineamenti ricchi di dolcezza e raffinati, elegante, distaccata, d'inarrivabile bellezza, è passata alla storia del cinema per i tre film in cui la diresse Alfred Hitchcock, ove incarna alla perfezione il tipo di donna vagheggiato dal grande regista, algida in apparenza, ma segretamente sensuale, con un tocco di spregiudicata intraprendenza. Nel 1955 si aggiudicò il premio Oscar come migliore attrice per The country girl (1954; La ragazza di campagna) di George Seaton, poi lasciò il cinema per sposare il principe Ranieri di Monaco. Nipote di George Kelly, autore di numerosi lavori teatrali, dopo aver frequentato la Ravenhill Academy of the Assumption a Philadelphia e la Stevens School a Chestnut Hill (Pennsylvania), si iscrisse all'American Academy of Dramatic Art di New York, dove studiò recitazione fino al 1949, anno del suo debutto sui palcoscenici di Broadway in The father di A. Strindberg, in cui interpretò la figlia del protagonista (Raymond Massey). Aveva intrapreso, frattanto, un'intensa attività televisiva e si era fatta notare nel 1948 in Rich boy, episodio della serie The Philco television playhouse, mentre nel 1952 fu Dulcinea in Don Quixote. A Hollywood esordì in Fourteen hours (1951; 14a ora) di Henry Hathaway, nel ruolo marginale di una signora di classe che anticipa le sue future interpretazioni di eroine sofisticate. L'anno seguente ebbe l'occasione di recitare in un film importante: fu Amy Kane, la sposa quacchera di Gary Cooper in High noon (Mezzogiorno di fuoco) di Fred Zinnemann, che, pur offrendole una parte di rilievo, ne mise in luce essenzialmente la giovinezza e la vulnerabilità. Successivamente le venne preferita l'attrice inglese Constance Smith per la parte della protagonista del film Taxi (1953) di Gregory Ratoff, ma il suo agente fece circolare per gli studios di Hollywood il provino che aveva sostenuto, risvegliando l'interesse di due grandi registi: John Ford e Hitchcock. Il primo la diresse in Mogambo (1953), nella parte di un'inglese, apparentemente fredda e controllata, ma in realtà desiderosa di lasciarsi sedurre dall'affascinante cacciatore interpretato da Clark Gable, strappandolo a un'altra donna, impersonata da Ava Gardner che, per contrasto, enfatizza la sua vivace sensualità. Hitchcock, invece, colpito dal connubio di glacialità e segreta passione che la K. aveva saputo esprimere in maniera convincente, aggiudicandosi anche una candidatura all'Oscar come migliore attrice non protagonista, le affidò la parte di Margot, moglie infedele in Dial M for murder (1954; Il delitto perfetto), accanto a Ray Milland. Il gioco già raffinato della sua recitazione le consentì di rendere convincente una figura che costituisce lo spartiacque tra le trepide eroine della prima fase e le giovani signore più consapevoli del proprio fascino, caratteristiche del periodo successivo. Convinto di avere infine trovato l'attrice che cercava da quando Ingrid Bergman si era trasferita in Italia, Hitchcock la richiamò per Rear window (1954; La finestra sul cortile) in cui è la brillante fidanzata del protagonista (James Stewart). Il film ha il nitore di un classico e la perfetta struttura aiutò l'attrice ad arricchire il personaggio di una cifra interpretativa che sarebbe rimasta una sua costante: un inconsueto intreccio di coraggio fisico e di affascinante leggerezza. Non le fu facile, però, ottenere altri ruoli di questo spessore, poiché, nello stesso anno, la Paramount la scritturò per uno stereotipato film bellico, The bridges at Toko-Ri (I ponti di Toko-Ri) di Mark Robson, in cui è la moglie di un pilota (William Holden), mentre l'anno successivo la Metro Goldwyn Mayer le impose di recitare in un film avventuroso, Green fire (Fuoco verde) di Andrew Marton, che fu un cocente insuccesso. Nel 1954 aveva avuto però la fortuna di sostituire Jennifer Jones in The country girl di Seaton, nel ruolo di Georgie Elgin, moglie intristita, ma energica, di un artista alcolizzato (Bing Crosby). La MGM, malgrado le sue buone prove, si ostinava a non comprenderne le potenzialità, incerta se valorizzarne la signorilità oppure il fascino enigmatico. La K. rifiutò quindi di recitare accanto a Spencer Tracy in Tribute to a bad man (1956; La legge del capestro) di Robert Wise, e venne sospesa. Fu ancora Hitchcock a offrirle un'importante occasione scritturandola per il suo nuovo film, To catch a thief (1955; Caccia al ladro), un thriller romantico con Cary Grant, ambientato sulla Costa Azzurra, in cui tornava a sfruttare il fascinoso contrasto che aveva caratterizzato i personaggi più riusciti dell'attrice. Interpretando un'ereditiera distaccata soltanto in superficie, ma in realtà animata da un vivace e divertito sex appeal, la K. seppe esprimere con perfetta padronanza un'inedita effervescenza. Il film costituì per lei una fondamentale svolta, in quanto sul set conobbe il principe Ranieri di Monaco e se ne innamorò. Girò ancora The swan (1956; Il cigno) di Charles Vidor, che risultò un insuccesso, malgrado si fosse tentato di sfruttare l'eco del suo regale fidanzamento affidandole la parte di una principessa innamorata e infelice. Apparve quindi al fianco di Bing Crosby e Frank Sinatra in High society (1956; Alta società) di Charles Walters, in cui è la ricca Tracy Samantha Lord, già splendidamente impersonata da Katharine Hepburn in The Philadelphia story (1940) di George Cukor. Il suo ultimo ruolo suggellò in maniera definitiva la galleria di ritratti femminili da lei disegnati: raffinati, appartenenti a una classe sociale elevata, in apparenza perfettamente in grado di controllare i propri sentimenti, ma in realtà attratti dal desiderio di provare intense emozioni. Il film segnò il suo ritiro dal mondo del cinema: convolò infatti a nozze con Ranieri, iniziando una vita serena, in uno scenario da fiaba, ma nel corso degli anni fu insinuato che il suo sorriso nascondesse in realtà una profonda insoddisfazione. Si favoleggiò di un suo ritorno sul grande schermo, soprattutto quando Hitchcock le propose di affiancare Sean Connery in Marnie (1964), ma restarono soltanto voci. Partecipò ad alcuni documentari, tra cui The children of Theatre Street (1977) di Robert Dornhelm ed Earle Mack, sulla scuola di balletto del Kirov. La sua tragica fine, in un incidente stradale, ha lasciato un diffuso rimpianto della sua raffinatezza, della sua caparbietà e del suo sottile senso dell'umorismo.

Bibliografia

G. Gaither, Princess of Monaco. The story of Grace Kelly, New York 1957.

G. Robyns, Princess Grace. A biography, London 1976.

R. Bowers, Grace Kelly, in "Film in review", November 1978.

J. Spada, Grace. The secret lives of a princess, London 1987 (trad. it. Milano 1987).

G. Cohen, Grace Kelly, Paris 1989.

S. Benhamou, Grace Kelly: princesse du cinéma, Paris 1992.

CATEGORIE
TAG

Metro goldwyn mayer

Katharine hepburn

Ranieri di monaco

Alfred hitchcock

Jennifer jones