GRAFOLOGIA

Enciclopedia Italiana (1933)

GRAFOLOGIA

Stefano La Colla

. Con questo nome (da γραϕή "scrittura" e il suffisso logia delle scienze) l'abate Michon battezzò verso il 1870 l'arte di giudicare del carattere d'una persona dalla sua scrittura.

Il primo che abbia avuto l'idea della connessione tra scrittura e carattere fu il bolognese Camillo Baldi (1547-1634), che professò logica e metafisica allo Studio di Bologna, e nel 1622 fece stampare a Carpi il Trattato come da una lettera missiva, si conoscano la natura e qualità dello scrivente; una traduzione latina di questo trattato fu pubblicata a Bologna nel 1654. Verso lo stesso tempo il medìco Marco Aurelio Severino, di Tarsia in Calabria (1580-1656), compose un Vaticinator, sive tractatus de divinatione litterali, rimasto inedito per la morte dell'autore. Tali idee però furono dimenticate, e soltanto un secolo e mezzo dopo J. K. Lavater (1741-1801), il fondatore della fisiognomonia, dedicava un capitolo dei suoi Physiognomonische Fragmente (Lipsia e Winterthur 1774-1778) alle regole per l'interpretazione dei segni forniti dalla scrittura. Questo capitolo fu sviluppato e commentato dal medico francese J.-L. Moreau de la Sarthe (1771-1826) nella traduzione dell'opera del Lavater, di cui egli curò l'edizione col titolo L'Art de connoître les hommes par la physionomie (Parigi 1805-09). Si trattava però di regole enunciate aprioristicamente e senza alcun ordine. Intanto J. Chr. A. Grohmann (1764-1847), professore di filosofia e psicologia a Wittemberg e Amburgo, e seguace della frenologia di Gall, pubblicava alcune considerazioni grafologiche nella sua opera Ideen zu einer physiognomischen Anthropologie (Lipsia 1791). Maggiore importanza per lo sviluppo della grafologia ebbe un opuscolo del belga Édouard Hocquart, pubblicato anonimo a Parigi nel 1812 e ristampato nel 1898: L'Art de juger de l'esprit et du caractère des hommes sur leur écriture; in esso per la prima volta si cerca di dare basi sperimentali alla grafologia. L'opera di Lavater e questo libro francese dovettero avere una certa eco, perché verso il 1830 si ha notizia di una società grafologica, costituita principalmente di ecclesiastici, e di cui faceva parte l'abate Flandrin, maestro di quello che doveva poi essere il vero fondatore della grafologia, l'abate Michon. Il Flandrin non pubblicò alcuna opera, ma dalle sue osservazioni trasse profitto J.-B.-F. Descuret nella sua Médecine des passions (Parigi 1841). Sono del 1848 i ritratti grafologici di Chateaubriand, Lamartine, A. Karr, R. Töpffer ecc., che il letterato ginevrino J.-A. Petit-Senn (1792-1870) andava pubblicando nel Journal de Genève; del 1863 la Chirogrammatomancie, oder Lehre der Handschriftandeutung, pubblicata a Lipsia da Adolf Henze; è del 1866 l'opera del pittore e scultore francese J.-B. Delestre, De la Physiognomonie, che contiene interessantissime osservazioni sulla scrittura. L'opera del Hanze conteneva una serie di facsimili (circa un migliaio) con i relativi consulti grafologici pubblicati dall'autore sulla Illustrierte Zeitung di Lipsia, ma senza enunciare esplicitamente le regole per l'interpretazione; mentre il libro del Delestre, in un capitolo dedicato alla scrittura, dava un certo numero di idee generali molto ingegnose. Questi due libri furono di grande utilità all'abate Michon, che da, essi trasse parte del materiale e ad essi s'ispirò nel creare il suo sistema di grafologia.

L'abate Jean-Hippolyte Michon (1806-81) fu predicatore famoso, giornalista e scrittore assai fecondo, che pubblicò, anonimi, una serie di romanzi contro i gesuiti (Le Maudit, 1863, La Religieuse, 1864, ecc.) e propose di risolvere la questione romana dando Roma all'Italia e Gerusalemme al papa. Egli aveva durante lunghi anni messo insieme un gran numero di osservazioni grafologiche, sistematicamente ordinate. Nel 1870 comparvero Les Mystères de l'écriture, libro dovuto alla collaborazione del Michon, che firma Jean-Hippolyte semplicemente, col chiromante A. Desbarolles; ma in seguito il libro fu sconfessato dall'abate, che pubblicò il Système de graphologie (Parigi 1875) e la Méthode pratique de graphologie (Parigi 1878) e si diede a propagare il suo sistema mediante conferenze, consultazioni e fondando una rivista. Il sistema grafologico del Michon si basa sulla teoria dei signes fixes, secondo la quale ogni particolarità della scrittura corrisponde a una particolarità del carattere, e sempre e solo a quella.

Così, per esempio, se le linee di uno scritto vanno salendo, indicano attività, ambizione, mentre se discendono, indicano tristezza, pigrizia; la scrittura diritta è indice di egoismo, mentre quella inclinata a sinistra indica dissimulazione e diffidenza. L'analisi assai minuziosa si estende non soltanto alle singole lettere, ma anche a determinate parti di lettera.

Il sistema dell'abate Michon, quantunque farraginoso, ebbe un grande successo e richiamò l'attenzione di scienziati e medici, i quali cercarono di controllarne le affermazioni e di apportare un poco d'ordine in quella vasta congerie di regole. Il fisiologo Jules Héricourt specialmente, mettendo in luce l'influenza dei movimenti automatici sulla scrittura, intese dare un fondamento scientifico alla grafologia e, in base a una classificazione dei gesti, classificò anche le varie scritture, a cui fece corrispondere un certo numero di qualità personali. L'Héricourt affermò "che la scrittura dipende direttamente dagli stati permanenti o passeggeri della personalità, come il gesto, di cui può essere considerata una varietà". E a provare questa affermazione si dedicarono l'alienista Ch. Féré, il fisiologo Ch. Richet, lo psicologo A. Binet, ecc.; e in Italia, tra gli altri, Cesare Lombroso ed Enrico Morselli. Ma il vero riordinatore e sistematizzatore del sistema dell'abate Michon è il francese J. Crépieux-Jamin, caposcuola riconosciuto di un'arte a cui ha dedicato ininterrottamente la sua attività dal 1885 (data di pubblicazione del suo primo Traité pratique de graphologie) a oggi.

Il Crépieux-Jamin riconosce l'infondatezza della teoria dei signes fixes del Michon e accetta l'altra teoria che ogni qualità psichica si manifesta attraverso un complesso di proprietà grafiche; quindi, invece di analizzare minutamente le particolarità di ogni scrittura, egli cerca di metterne in vista i caratteri generali: ha costituito così circa 175 specie di peculiarità grafiche, raggruppate secondo sette punti di vista. Ogni scrittura può essere classificata secondo parecchie specie, e a seconda delle caratteristiche ehe si prendono in considerazione. Dalla somma delle indicazioni così desunte, il Crépieux-Jamin deduce la descrizione della personalità dello scrivente.

I punti di vista che il Crépieux-Jamin assume come fondamentali sono la velocità (scrittura rapida, ritardata, dinamica, ecc.), la pressione (ferma, molle, pesante, ecc.), la forma (semplice, armoniosa, chiara, semplificata, confusa, ecc.), la direzione (inclinata, progressiva, discendente, eec.), la dimensione (sobria, esagerata, piccola, ecc.), la continuità (uguale, disuguale, ecc.), l'ordine (negletta, ecc.). A ciascuna di queste qualifiche corrisponde un tratto del carattere: la scrittura rapida indica attività, l'ineguale sensibilità, la sobria moderazione, l'armoniosa giudizio, l'omogenea buon gusto, la semplificata cultura, la progressiva altruismo, la ferma energia. Ma tali significati non sono costanti e possono anche indicare solo la mancanza della caratteristica opposta o possono venire modificati dalla presenza di altre qualifiche.

I lavori del Crépieux-Jamin contribuirono grandemente alla diffusione della grafologia, introdotta in Germania dal berlinese W. Langenbuch e dal bavarese H. H. Busse. E l'attività di questi grafologì richiamò l'attenzione del fisiologo W. Preyer, che con l'opera Zur Psychologie des Schreibens (Amburgo 1895) iniziò una nuova scuola di grafologia, basata sul movimento e non sul risultato dello scrivere, creando così, accanto alla scuola francese, una scuola tedesca; queste idee furono sviluppate da L. Klages, che ha studiato a fondo le relazioni tra la scrittura e i fenomeni affettivi, la struttura dell'individualità, la natura di ogni scrittura.

Una terza scuola, che può dirsi inglese, riconosce come capo R. Saudek, che ha fatto fare i maggiori progressi alla ricerca sperimentale del processo grafico, analizzandone minutamente i singoli momenti. I criterî essenziali per lo studio di uno scritto sono, secondo questa scuola, la naturalezza, l'utilizzazione dello spazio e l'originalità della forma.

Tutte le scuole sono d'accordo circa il significato di molti elementi della scrittura; dissentono invece, per es., circa il valore da darsi all'angolo d'inclinazione dello scritto; ma se si riesce a stabilire anche numerosi tratti del carattere, è difficile dare una completa valutazione psicologica dello scrivente, combinando e integrando gli elementi già assodati: in questo caso il grafologo è lasciato quasi interamente alla sua intuizione.

Dalla scrittura si può dedurre quali siano i motivi principali che determinano la condotta generale dello scrivente: amore del guadagno, ambizione, indipendenza, egoismo, amore della verità, vanità, ecc.; con discreta sicurezza si possono stabilire le doti generiche: franchezza, pcrseveranza, attività; meno certi sono i talenti particolari: memoria, tendenze alle matematiche, senso d'arte; il resto è assai problematico.

L'applicazione dello studio della scrittura alla diagnosi delle malattie mentali e di quelle nervose ha dato ottimi risultati; meno convincente è il tentativo di M. Duparchy-Jeannez, che sostiene la possibilità di diagnosticare certe malattie dell'apparato digerente, del fegato e del cuore. Alcuni cultori di psicoanalisi dànno notevole importanza all'aspetto della scrittura, in cui si manifesta, come in molti altri atti automatici o semiautomatici, il lato inconscio della personalità.

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