GRANATO o melograno

Enciclopedia Italiana (1933)

GRANATO o melograno (lat. sc. Punica granatum L.; fr. grenadier; sp. granada; ted. Granatbaum; ingl. pomegranate)

Fabrizio Cortesi

Alberello della famiglia Punicacee, originario secondo alcuni dell'Africa settentrionale e dell'Asia occidentale, secondo altri invece della regione mediterranea. Viene coltivato da noi nei luoghi caldi e la coltura si spinge fino alle regioni tropicali, e si trova talora spontaneo o inselvatichito. Ha foglie piccole, caduche, alterne opposte o fascicolate, obovali oblunghe, intere, penninervie, astipolate; fiori solitari appariscenti, brevemente pedicellati con petali rosso fuoco o bianchi (var. alba) o gialli: ve ne sono forme a fiori doppî, coltivate a scopo ornamentale.

Il frutto è sferico, grosso, con buccia cuoiosa sormontato dal calice a guisa di corona, diviso nell'interno in compartimenti sovrapposti per mezzo di tramezzi membranosi, polispermo, con semi sub-prismatici rosso granato o rosei, grandi, con tegumento carnoso e succoso di grato sapore. Si mangiano i semi che servono anche a preparare bibite rinfrescanti (granatina). Il pericarpo o malicorium serve alla concia dei cuoi e a fabbricare inchiostro. La corteccia del fusto, i bottoni e i fiori o balausti erano usati come astringenti. La corteccia della radice (cortex granati) e prima anche quella del fusto, è usata dal 1800 in Europa come tenifugo; contiene circa 1% di numerosi alcaloidi: pelletierina, isopelletierina, metilpelletierina, oltre a parecchi tannini glucosidici, ecc. La buccia dei frutti era usata in medicina fin dal Medioevo.