Grandine

Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)

grandine


gràndine [Der. del lat. grando -dinis] [GFS] Nella meteorologia, precipitazione atmosferica di acqua congelata in masse che assumono per lo più forma sferica o sferoidale e dimensioni comprese fra la grossezza di un pisello e quella di una prugna; mista a pioggia e talora asciutta, cade quasi esclusivam. durante i temporali da nubi del tipo dei cumulo-nembi, in prevalenza nelle regioni temperate, colpendo generalm. sottili strisce di terreno disposte lungo la direzione in cui si propaga il temporale. In un medesimo luogo la g. non dura che pochi minuti, ma può avere diversissime gradazioni d'intensità. La struttura dei chicchi di g. è un dato molto importante ai fini dell'individuazione del processo che dà origine al fenomeno; le loro dimensioni, assai variabili, sono dell'ordine di qualche mm (eccezionalmente, dell'ordine di qualche cm) e sono generalm. costituiti di strati concentrici, di densità e opacità diverse; spesso esiste un nucleo di ghiaccio piuttosto molle circondato da strati alternativamente trasparenti e opachi. Questo fatto, insieme alla citata stretta associazione con i temporali, durante i quali i fenomeni dinamici sono di notevole intensità e l'energia in gioco assai elevata, ha condotto all'ipotesi seguente sulla formazione della grandine. In un cumulo-nembo in cui esistono violenti moti ascensionali di aria relativ. calda e umida, le goccioline di acqua in esso contenute possono essere trasportate nelle regioni superiori della nube, dove la temperatura è molto al di sotto del punto di congelamento e dove quindi esse si congelano e possono accrescersi sia per cattura di cristallini di ghiaccio, sia per cambiamento di stato; se la corrente d'aria ascensionale diminuisce di intensità, questi chicchi embrionali ricadono nelle zone inferiori del cumulo-nembo ricoprendosi, a causa delle collisioni, di gocce d'acqua che in parte si congelano a loro volta, costituendo uno strato di ghiaccio chiaro e trasparente. Per eventuali nuove spinte ascensionali il chicco ritorna nelle zone più elevate del cumulo e nuovamente si riveste di ghiaccio per cambiamento di stato o cattura di cristallini di ghiaccio (strato opaco, con interstizi di aria); il processo si può ripetere più volte, con continuo accrescimento del chicco, fino a che questo, a causa del peso raggiunto, cade al suolo. Oggi molti meteorologi pensano, tuttavia, che non siano necessarie molte salite e ricadute nell'interno della nube per l'accrescimento dei chicchi di g., ma sia sufficiente la caduta, magari rallentata dalle spinte ascensionali, attraverso regioni della nube con diverse concentrazioni di goccioline d'acqua, che spiegherebbero le diverse caratteristiche dei vari strati concentrici di cui il chicco è formato.

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