ALLEGRI, Gregorio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 2 (1960)

ALLEGRI, Gregorio

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Musicista, compositore, sacerdote, nacque a Roma verso il 1584 - Fétis, erroneamente, ha 1570 -, da Pantasilea Crescenzi e da Costantino. Il padre, di modesta famiglia (che non era imparentata, come si è già asserito, con i Correggio pittori, ma che derivava il cognome dal nonno di Gregorio, Allegro), era cocchiere del nobile Patrizio Patrizi. Il 24 maggio 1591 l'A. venne affidato dal padre alla scuola di S. Luigi de' Francesi, ove fu "putto cantore" fino a tutto il maggio del 1596, come risulta dagli elenchi delle spese della Cappella, scolaro dei due Nanino, favoritissimo da Giovanni Maria. Fra gli altri condiscepoli, l'A. ebbe Paolo Agostini, Antonio Cifra e Pier Francesco Valentini. Anche i suoi due fratelli, Domenico e Bartolomeo, si dedicarono alla musica, pur non raggiungendo l'eccellenza dell'Allegri.

Uscito dalla cappella di S. Luigi a causa del cambiamento di voce, avendo l'A. chiesto un aiuto l'8 giugno 1601, gli venne accordato l'8 luglio di partecipare come tenore alle funzioni dei giorni festivi con il compenso di uno scudo al mese, fino a tutto il giugno 1604.

Da questo anno fino al 1607, in cui l'A. venne chiamato a succedere al p. Florio Zaccardi come maestro di cappella alla chiesa metropolitana di Fermo, non si hanno più sue notizie.

È probabile che verso questo tempo l'A. ricevesse l'ordinazione sacerdotale. Il 4 luglio 1608 una domanda di sussidi per malattia fatta dall'A. fu discussa in capitolo e accordata una tantum, come prova anche la collazione della prebenda di Tutti i Santi effettuata dall'arcivescovo di Fermo, Alessandro Strozza, beneficio di cui l'A. fu investito l'8 sett. 1608 per i meriti che aveva acquisito nelle sue funzioni di maestro di cappella. Il 25 apr. 1611, nella festività di S. Marco Evangelista, vi fu nella chiesa una ufficiatura solenne a cui partecipò la cappella musicale, ma in quel giorno l'A. si astenne dal prendervi parte, sicché, dopo due convocazioni del capitolo, fu rimosso dalla sua carica e sostituito dal cantore Antonio Rampa.

L'A. continuò tuttavia ad essere presente come semplice prebendato, fino a che nel capitolo del 7 maggio si propose che fosse perdonato e gli venisse pagato il servizio, decisione che fu presa il 23 luglio 1611.

L'A. venne poi di nuovo confermato il 5 maggio 1612 in qualità di maestro di cappella per un altro anno, a partire dalle calende di agosto. Nell'autunno, però, l'A. fu a Roma per la morte del padre, e forse vi rimase alcuni mesi, giacché nel maggio del 1613 chiese il rinnovo del suo incarico, che ottenne il 10 maggio. Nell'agosto l'A. tornava a chiedere una conferma triennale e un aumento di stipendio, entrambi accordatigli il 30 ag. 1613. La presenza dell'A. nel capitolo dei canonici e prebendati del duomo, tenuto il 19 maggio 1614, e un atto pubblico capitolare, rogato il 9 dicembre, in cui egli appare quale teste, provano che l'A. era ancora a Fermo durante quell'anno, ma fino a quando egli vi sia rimasto come maestro di cappella s'ignora, per la perdita del libro delle Risoluzioni capitolari dal 1614 al 1631. Nel 1621, peraltro, l'A. era già stato sostituito nelle mansioni di maestro di cappella dal maestro Ortensio Polidori, pur conservando la sua prebenda, come si rileva dalla sua opera in due libri, Greg. All. Romani Firmanae Ecclesiae beneficiati Motecta binis, ternis, quaternis, quinis senisque vocibus organice dicenda, edita a Roma nel 1620-21 da Luca Antonio Soldi e dedicata a Pietro Dini, principe e arcivescovo di Fermo. Anche nella stampa della sua opera precedente, Concertini à due, à tre et à quattro voci... Con il basso continuo. Libro secondo, in Roma per L. A. Soldi, 1619 (nella tavola in fondo compaiono anche composizioni a cinque voci; secondo il Fétis, il primo libro avrebbe la data 1618), dedicata al duca Giovanni Angelo Altemps, l'A. non si era qualificato maestro di cappella di Fermo. Che vi fosse, però, rimasto dopo il 1621, e sempre prebendato fino al 1627, si rileva dalla visita dell'arcivescovo Dini, il 23 maggio 1625, nella quale l'A. figurava tra i presenti anche come rettore dell'altare di S. Rufino con l'obbligo di celebrarvi una messa ogni mercoledì, mentre in quella seguente dell'arcivescovo G. B. Rinuccini (30 marzo 1626), l'A. era segnato "absens".Nel 1627, l'A. si era di certo allontanato definitivamente da Fermo, non percependo più gli utili che alla fine dell'anno si dividevano i beneficiati. Nell'agosto 1628 l'A. ottenne in Roma l'incarico di maestro di cappella a S. Spirito in Saxia, e il suo nome fu incluso nella lista degli addetti alla cappella musicale fino alla fine del 1630; nel frattempo aveva ricevuto anche un beneficio a Tivoli che non comportava l'obbligo di presenza in capitolo. Il 6 dic. 1629 l'A. vinse un concorso-competitore insieme con altri undici concorrenti - e fu ammesso come contralto alla cappella pontificia "...più che per la sua voce e l'abilità nel canto, che non era molta, ma per la stima grande che si aveva di lui...", come riferisce l'Adami. Egli tenne tale ufficio per ventidue anni, componendo inoltre opere per la cappella pontificia, di cui fu anche direttore pro tempore, e curando, per ordine di Urbano VIII e in collaborazione con Sante Naldini, Stefano Landi e Odoardo Ceccarelli, la revisione degli Inni per apporvi la poesia di quelli nuovi.

L'A. morì a Roma il 17 (non il 18) febbr. 1652 nella sua abitazione a Via dei Pastini, presso il Pantheon, e il 19 febbraio "...esposto il corpo... in S.ta Maria in Vallicella, gli fu secondo il solito cantata la solenne Messa di Requie tutti i suoi compagni presenti" (Diario della Cappella Sistina per l'anno 1652).

L'A. venne poi sepolto - forse per primo, o fra i primi - molti anni dopo nella tomba dei cantori pontifici alla chiesa di S. Maria in Vallicella, sulla cui lapide figurava un canone all'infinito a 5 voci dell'A. stesso (eseguibile, a parere del Casimiri, piuttosto a 7 voci). Sia la musica sia l'iscrizione della lapide furono riprodotte nel rinnovamento del sepolcro, avvenuto nell'estate del 1792 per opera dell'incisore di marmi Antonio Isopi.

Uomo dai costumi pii e caritatevoli, secondo le concordi testimonianze dei suoi contemporanei, l'A. non ebbe unanime il consenso per quel che riguarda l'attività artistica. "Cantore di cattiva voce" diceva il musicista sacerdote Romano Micheli, che in un Memoriale al papa Innocenzo X (senza data, ma forse dell'ottobre 1644) criticava anche la maniera di comporre dell'A., e difetti ed errori riscontrati nelle sue opere a stampa, ma soprattutto biasimava la sua revisione degli Inni. In contrasto con il giudizio sfavorevole del Micheli, Antimo Liberati, allievo dell'A., in una lettera del 15 ott. 1684 ad Ovidio Persapegi definiva l'A. un "celebre contrappuntista, e con la voce e con la penna, d'ottima e perfetta composizione e armonia, di cui sono tante lingue loquaci le molte sue opere fatte e lasciate nella nostra Cappella Pontificia...". I differenti apprezzamenti sul valore dell'A. come cantore e come compositore in un'epoca a lui contemporanea o vicina sono temperati nel giudizio di Andrea Adami, che nel 1711 lo confermava "valoroso contrappuntista", ma non buon cantore. L'A. fu uno degli ultimi e rappresentativi esponenti della scuola romana palestriniana; certamente valido contrappuntista, non si può dire, però, che egli abbia raggiunto nella totalità delle sue opere lo stesso livello artistico. Alcune sue composizioni - e forse non sempre meritatamente - sopravvissero e furono eseguite nella cappella pontificia molto a lungo. Assai note sono, infatti, le vicende legate a quel suo Miserere a 9 voci, in due cori, composto nel 1638 e cantato ogni anno nei mattutini del mercoledì e venerdì santo, mentre il giovedì si eseguiva quello di Felice Anerio o di Sante Naldini, meno stimati rispetto alla composizione dell'Allegri. Due Miserere di Alessandro Scarlatti e di Johann Adolph Hasse, eseguiti nel 1680, non riscossero il favore dei cantori, che affidarono a Tommaso Bai nel 1714 il compito di scrivere un Miserere da porre accanto a quello dell'Allegri. Con alterne vicende, il Miserere dell'A., insieme con quello del Bai, continuò ad essere cantato fino al 1870. Capace, nella sua semplicità, di destare l'ammirazione e la commozione di tutti coloro che ebbero l'occasione di ascoltarlo nella perfetta e particolare esecuzione dei cantori pontifici (i quali se ne tramandavano a voce gli abbellimenti), suscitò, fra gli altri, l'entusiasmo di W.A. Mozart quattordicenne, che riuscì a trascriverlo, dopo averlo udito appena due volte, essendone stata proibita dai papi la stampa e la pubblicazione. Quando ciò avvenne, dapprima per opera di Charles Burney, che lo pubblicò a Londra nel 1771 con tutte le altre composizioni della Settimana Santa cantate nella cappella pontificia, poi per opera dell'abate Pietro Alfieri, sotto lo pseudonimo di Alessandro Geminiani, a Lugano nel 1840, si considerò un vero tradimento l'aver divulgato quanto formava il vanto e il tesoro della cappella pontificia. Altre notevoli composizioni dell'A, molto ammirate furono un mottetto e una messa a 8 voci, Christus resurgens ex mortuis (conservati manoscritti alla Biblioteca Apostolica Vaticana, Cappella Sistina nn. 101 e 326) e le Lamentationes Ieremiae prophetae (ivi, mss. Cappella Sistina nn. 263, 342; la prima Lamentazione fu composta verso il 1640 e la seconda nel 1651, pochi mesi prima di morire), a lungo eseguite, assieme a quelle del Palestrina, con grande successo dai cantori della cappella. Gran parte delle sue opere fu scritta nello stile polifonico, di cui l'A. era maestro, ma il merito e l'originalità dell'A. sono piuttosto da ricercarsi nelle opere composte nel nuovo stile concertante, e in quelle strumentali. A tal proposito, si ricordano i meno celebri, ma più interessanti già citati Concertini del 1619; e certo anche a questi alludeva il Baini, parlando delle opere strumentali dell'A., che egli considerava annunci..., "onde formare co' soli strumenti un linguaggio musicale espressivo, eloquente, atto, se non ad investire, almeno a ritrarre e dipingere le umane passioni; e così disporle a ricevere senza riparo le impressioni delle parole e de' sensi armate di musica imitativa".

E se il loro testo latino informa una struttura simile a quella dei dialoghi del Teatro armonico spirituale di Giov. Francesco Anerio, edito a Roma nello stesso anno 1619, nel disegno ritmico costituiscono uno dei più antichi esempi dell'uso di crome, semicrome e fuse; il Killing notava in modo speciale l'espressività delle composizioni Caro mea, per soprano e basso, Quam pulchra est, a due canti, alto e tenore, e Magi videntes stellam,per tre tenori.

Tanto incline era ormai l'A. al gusto strumentale, che la sua ultima Lamentazione faceva dire al Baini di saper... "troppo delle maniere usate dal medesimo Allegri ne' concerti strumentali". L'A. fu inoltre tra i primi a comporre musica per strumenti completamente indipendente: Symphonia a 4, Duoi Violini, Alto & Basso di Viola (inserita nella Musurgia universalis del Kircher, edita a Roma nel 1650) è ritenuta infatti uno dei primi esempi di quartetto d'archi, lodata e paragonata insieme con altre composizioni strumentali dall'Ambros alle "ouvertures" oratoriali di G. F. Händel. Di questo interesse particolare dell'A, per gli strumenti ad arco, ai quali dedicò diverse canzoni da suonare, o concerti, forse trasse speciale profitto l'allievo Matteo Simonelli, il futuro maestro di Arcangelo Corelli.

Numerose composizioni vocali dell'A. furono inserite nelle raccolte più importanti del tempo, fra le quali si ricordano Egredimini, et videte, a tre voci, due soprani e tenore con basso continuo, nella Scelta di Motetti di diversi eccellentissimi autori a 2. a 3. a 4 e a 5... Libro secondo, opera quarta, Roma, appresso Bartholomeo Zannetti, di Fabio Costantini; Panis Angelicus fit panis, a due voci, Repleti sunt omnes Spiritu, a tre voci, De ore prudentis procedit, a tre voci, e Cantate Domino, a quattro voci, tutte con il basso continuo, nella raccolta di Johann Donfrid Promptuarii musici. Concentus ecclesiasticos ducentos et eo amplius. II. III. e IV vocum. Cum Basso continuo et generalis, organo applicato e diversis usque clarissimis et musica laude praestantissimis huius aetatis authoribus, collectos exhibentis, Pars altera... Augustae Tribocorum, typis e sumptis Paul Ledertz, 1623; Iesu omnes agnoscite, as ei voci, nei Mottetti d'autori eccellentissimi, a 2.3.4.5. e 6. voci... Seconda raccolta, Loreto, per Paolo e Gio. Battista Serafini, 1646, di Benedetto Pace; ecc... Altre opere rimaste manoscritte si trovano alla Biblioteca Apostolica Vaticana nell'archivio della Cappella Sistina, e sono le seguenti: Te Deum laudamus, a 8 voci (Capp. Sist. nn. 105, 142 e 354); messa Che fa oggi il mio Sole, a 5 voci (Capp. Sist. n. 53), messa Vidi turbam magnam, a 6 voci (Capp. Sist. n. 71), messa In lectulo meo, a 8 voci (Capp. Sist. n. 166), missa Salvatorem expectamus, a 6 voci (Capp. Sist. n. 106 e n. 284); inni Salutis humane Sator in Ascensione Domini, a 4voci, Veni, Creator Spiritus in Pentecoste a 4 (e 5) voci (anno 1629. Capp. Sist. n. 69), Laudate regem syderum a 8 voci, Nasceris alme puer a 8 voci (anno 1630. Capp. Sist. n. 96) e il celebre Miserere mei Deus, 5 vocibus, Primus Chorus e 4vocibus, Secundus Chorus (Capp. Sist. nn. 341, 340; cfr. anche i nn. 185, 205, 354 e 203).

L'abate Fortunato Santini possedeva nella sua biblioteca a Roma (attualmente Santini-Bibliothek im Bistumsarcbiv, Münster) alcune opere dell'A., in parte copiate di sua mano probabilmente e da esemplari della Vaticana e dalla raccolta intitolata Varia musica sacra ex biblioteca Altaempsiana iussu D. Io. Angeli ducis ab Altaemps collecta, che si trovava alla Biblioteca del Collegio Romano dei PP. Gesuiti, e cioè Concertini a 2, 3, 4 voci, Libro secondo, Roma 1619, Motecta binis, ternis, quaternis, quinis senisque vocibus organice dicenda, Romae 1621, composizioni a 8 voci Beatus vir, Dixit Dominus, Magnificat primi toni, missa Christus resurgens a mortuis, Te deum Miserere, Populus meus, a due cori e Salvatorem exspectamus, a 6 voci.

Sembra invece che nulla rimanga dei manoscritti che erano nella chiesa di S. Maria in Vallicella, poiché non risultano né all'Archivio dei PP. Filippini presso la stessa chiesa, né alla Biblioteca Vallicelliana. Unica opera dalla quale risulti inequivocabile la provenienza dalla chiesa di S. Maria in Vallicella i Concertini, in possesso ora della Biblioteca di S. Cecilia, sulla cui parte dell'organo è scritto il nome della chiesa. Un canto ecclesiastico musicato dall'A., Lucis Creator Optime, manoscritto del sec. XVIII, di provenienza dal Fondo Gesuitico (forse dalla raccolta dell'Altemps?), si trova alla Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele di Roma (segnatura: Fondo Ges.n. 1657). Importanti biblioteche straniere (la Deutsche Staatsbibliothek di Berlino, Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna e la Bibliothèque royale de Belgique) possiedono alcune copie delle più note composizioni dell'Allegri.

Quanto alla ricca bibliografia del Miserere, manoscritta e stampata, fino alle più recenti edizioni, si rimanda all'esauriente lavoro dell'Amann, cui si aggiungono solo altre due edizioni del secolo XIX non citate, e precisamente: Cantata Catholica, containing a large collection of Masses, Vespers, Litanies, Hymns, Etc... For the use of the Catholic Church, by B.H.F. Hellebusch, New York, Cincinnati e St. Louis (1875), p. 120 n. 45, e Holy Week. Morning and Evening Office and Miserere as sung by the Sanctuary Choir of the Cathedral of Boston, Washington 1885, p. 126.

Fonti e Bibl.: Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Cappella Sistina, Diario n. 49, per l'anno 1629, f. 52; Diario n. 70, per l'anno 1652, ff. 21-23, 53-69; ibid., ms. Cappella Giulia, I, 1-2 (2): O. Pitoni, Notizia de' Contrapuntisti, e Compositori di musica dagli anni dell'era cristiana 1000 fino al 1700, pp. 629-632; A. Kircher, Musurgia universalis sive Ars magna consoni et dissoni in X Libros digesta..., Romae 1650, VI, pp. 487-494, 581 s.; A. Liberati, Lettera scritta dal Signor A. L. in risposta ad una del Signor Ovidio Persapegi..., Roma 1685, c. 26 s.; A. Adami, Osservazioni per ben regolare il Coro de i Cantori della Cappella Pontificia tanto nelle funzioni ordinarie che straordinarie, Roma 1711, pp. 198-200; Ch. Burney, De l'état présent de la musique en France et en Italie, dans les Pays-Bas, en Hollande et en Allemagne, ou Journal de Voyages..., I, Gênes 1809, pp. 237-243; G. Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Pierluigi da Palestrina, Roma 1828, I, p. 86 n. 128; II, p. 36 n. 475, pp. 196-97 n. 578, pp. 200 s., 217, 329 n. 639; P. Alfieri, Brevi notizie storiche sulla Congregazione ed Accademia de' Maesri e Professori di musica di Roma sotto l'invocazione di S. Cecilia, Roma 1845, pp. 19, 52 W. Stassof, L'Abbé Santini et sa collection musicale à Rome, Florence 1854, p. 40; R. Eitner, Bibliographie der Musik-Sammelwerke des XVI und XVII Jahrhunderts, Berlin 1877, p. 370 e 263, 267, 270, 284; G. Gaspari, Catal. della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1890, pp. 157, 336-337, 358, 370; III, ibid. 1893, pp. 6, 193; IV, ibid. 1905, p. 180; F. X. Haberl, Giovanni Maria Nanino - Musicista Tiburtino nel secolo XVI (traduz. di G. Radiciotti), Pesaro 1906, pp. 17-18; E. Celani, I Cantori della Cappella Pontificia nei secc. XVI-XVIII, in Riv. musicale italiana, XIV (1907), p. 782; A. W. Ambros, Geschichte der Müsik, IV, Leipzig 1909, pp. 119-121, 124-126; J.Killing, Kirchenmusikalische Schätze der Bibliothek des Abbate Fortunato Santini, Düsseldorf s. d. [ma 1910], pp. 107 s., 457, 472; A. Cametti, La scuola dei "Pueri cantus" di S. Luigi de' Francesi in Roma e i suoi principali allievi (1591-1623), Torino 1915, pp. 6-18; R. Casimiri, Il sepolcro dei Cantori pontifici nella Chiesa Nuova di Roma, in Note d'arch. per la storia musicale, III, 1926, n. 4, pp. 228, 230; Id., Romano Micheli (1575-1659) e la Cappella Sistina del suo tempo, ibid.,pp. 236, 240-241; Cobbet's Cyclopedic survey of Chamber music, I, Oxford-London 1929, pp. 7-10; L. Virgili, La cappella musicale della Chiesa Metropolitana di Fermo dalle origini al 1670, in Note d'arch. per la Storia musicale, VII, 1930, nn. 1-4, pp. 38-53, 83; J.J.Amann, Allegris Miserere und die Aufführungspraxis in der Sistina nach Reisenberichten und Musikhandschriften, Regensburg 1935; A. Allegra, La cappella musicale di S. Spirito in Saxia di Roma - Appunti storici (1551-1737), in Note d'arch. per la storia musicale, XVII, 1940, nn. 1-2, pp. 28, 31, 32; P. De Angelis, Musica e musicisti nell'Arcispedale di Santo Spirito in Saxia dal Quattrocento all'Ottocento, Roma 1950, pp. 15,52; J. M. Llorens, Capellae Sixtinae Codices musicinotis instructi sive manu scripti sive praelo excussi, Città del Vaticano 1960, pp. 499 s.; F. J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, I, Paris 1873, pp. 72-73; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, pp.112 s.; G. Grove's Dict. of music and musicians, I, London 1954, pp. 114 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, I, coll. 329 s. (con elenco delle ediz. moderne); Diz. Ricordi della musica e dei musicisti, Milano 1959, p. 26.

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