DRAGHICCHIO, Gregorio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 41 (1992)

DRAGHICCHIO, Gregorio

Sergio Cella

Nacque a Parenzo (Istria) il 5 febbr. 1851, in una modesta famiglia di pescatori, da Giuseppe ed Orsola.

Primogenito, fu mandato con grandi sacrifici a Trieste, dove frequentò le prime classi del ginnasio comunale. Pressato dalle necessità economiche, passò presto all'istituto magistrale dove, ventenne, si diplomò. Intanto, giovanissimo, frequentava il civico locale di ginnastica, dimostrandosi non solo agile atleta, ma appassionato dell'insegnamento dell'educazione fisica. Durante le vacanze estive, a Parenzo, organizzo fin dal '69 dei corsi di ginnastica maschile e femminile, e nel '71 venne assunto a Trieste come assistente del maestro M. Rustia nella palestra civica.

Lavorava instancabilmente ma trovava anche il tempo per studiare; collaborò al periodico triestino Mens sana in corpore sano, venne nominato dal Municipio docente effettivo alla scuola di ginnastica, nel '74 ottenne all'università di Graz l'abilitazione all'insegnamento della ginnastica "con distinzione". Instancabile animatore delle squadre ginniche, nel gennaio 1875 assunse la direzione di Mens sana, scrivendovi numerosi articoli dei quali si ricordano Della ginnastica nei banchi della scuola, La callistenia o ginnastica femminile, Ribellione dei muscoli e loro adunanza.

Parallelamente il D. svolgeva attività educativa nel campo patriottico e irredentistico, istruiva gratuitamente i giovinetti della Pia Casa dei poveri (coadiuvato da G. Oberdan, R. Zampieri e M. Delfino che ne apprezzavano l'apostolato), sapeva infondere entusiasmo con la sua parola, i componimenti poetici e musicali, l'abilità filodrammatica. L'intensa opera educativa nella scuola civica e nell'Associazione ginnastica, nelle lezioni private, si estendeva alla propaganda per la sua materia. Chiamato a compiti di responsabilità dalla Federazione ginnastica italiana, fu giurato al Concorso internazionale di Firenze (1873) e dopo un viaggio di studio pubblicò le Impressioni e note sullo stato della ginnastica in Verona, Milano, Torino, Piacenza e Firenze (Trieste 1874), dedicate al Municipio con l'auspicio di rendere obbligatorio l'insegnamento della ginnastica nelle scuole elementari (ciò che avvenne nel 1878).

Per i maestri e le maestre pubblicò il Memoriale ginnastico ad uso dei capisquadra (Trieste 1876), premiato alla Esposizione didattico-ginnastica dello stesso '76 a Roma, poi il Quadro sinottico degli esercizi a corpo libero (ibid. 1877) e, per far conoscere la storia della ginnastica e dei suoi più illustri cultori, ideò il Calendario ginnastico pel1876, ossia Effemeridi ginno-storiche (ibid.), seguito dall'edizione del '77 e da un'edizione tedesca, diffusa specialmente in Germania.

Seguì il Piano ginnico-didattico, ordinato in serie settimanali (ibid. 1879) e l'utile Prima statistica delle Società ginnastiche italiane (ibid. 1880), preceduta da un cenno storico, con la successiva Seconda statistica (Chioggia 1881); il D. fornì il capitolo sulla "Ginnastica sposata al canto" nel Manuale di ginnastica educativa di G. A. Silvestri (Torino 1880), la Relazione critica sul Concorso nazionale di Milano (Trieste 1881) e la Relazione tecnica per la festa dell'Associazione triestina.

Nel luglio del 1880 egli fece parte della rappresentanza ufficiale italiana alla Quinta Festa federale ginnastica di Francoforte; si trattenne in alcune città tedesche e a Stoccarda visitò il famoso prof. O. Jaeger e si fece illustrare il suo metodo. Al ritorno stese una Relazione ai cultori delle ginniche discipline (Trieste 1880), cui fece seguire il fortunato manuale La ginnastica illustrata ad uso delle scuole e delle società di ginnastica (Torino 1880).

Formò numerosi e valenti allievi; con ricca inventiva e senso pratico, poté introdurre miglioramenti e nuovi strumenti nella sua e nelle altrui palestre. Si accordò con la fabbrica triestina Logher e Sulligoi per costruire attrezzi da lui disegnati (una cinquantina), che presentò all'Esposizione internazionale di attrezzi di ginnastica, scherma, tiro a segno e velocipedismo di Milano (1887), accompagnati da un opuscolo illustrativo.

Nello stesso tempo il D. partecipò all'attività dell'organizzazione giovanile irredentistica e promosse la sospensione della festa dell'Associazione triestina di ginnastica all'annuncio della morte di Garibaldi (giugno 1882). Conseguentemente la direzione di Polizia sciolse il 6 giugno la società per "tendenze e scopi di natura politica e pericolosi allo Stato" e ne sospese il giornale. Poiché il D. diede subito vita al nuovo periodico IlGinnasta triestino, egli venne arrestato il 15 settembre sotto l'accusa di voler eludere le conseguenze dello scioglimento sociale e qualche funzionario gli minacciò un processo per alto tradimento. Nel carcere incontrò per l'ultima volta G. Oberdan, in attesa della sentenza capitale. Nel processo del 29 dicembre venne condannato a sei mesi di carcere e, trattandosi di reato politico, fu escluso dall'insegnamento. Perse cosi l'impiego comunale, mentre l'Unione ginnastica costituita nel marzo '83 lo nominò capopalestra ed alcuni amici parenzani vollero aiutarlo incaricandolo di vendere a Trieste i loro vini. Seguì un certo raffreddamento con la direzione dell'Unione e nel giugno '92 le sue dimissioni. Ciò non significò il ritiro del D., che fu attivissimo in Italia, per quattro volte incaricato dalla Federazione ginnastica di dirigere i concorsi ginnastici nazionali, e a Trieste, particolarmente prima delle elezioni comunali e politiche del '97, quando contribuì notevolmente all'elezione a deputato di Attilio Hortis.

Nell'aprile del '98, per sollecitazione del suo amico Suvini, andò a Milano, direttore tecnico della società ginnica Pro Patria e dal maggio diede la sua collaborazione alla Gazzetta dello sport.

Collaborò pure all'Indipendente e al Piccolo di Trieste. Nel '98 diresse il concorso nazionale di Genova, e in ogni occasione ricordò il ruolo educativo della ginnastica ed espresse le sue idealità patriottiche. Lo fece pure nel discorso conclusivo del concorso nazionale di Monza, rivolgendosi al re Umberto I, ucciso pochi minuti dopo dall'anarchico G. Bresci (29 luglio 1900).

Alla fine dell'anno, dopo il breve soggiorno a Milano, allora travagliata da agitazioni sociali e politiche, accettò di tornare nella sua Parenzo, come segretario comunale. Qui diede ancora segno della sua grande passione, fondando il 24 genn. 1901 la Società ginnastica Forza e Valore, che raccolse molte adesioni; il 15 settembre ne furono inaugurate la palestra e la bandiera sociale.

Il D. morì a Parenzo, improvvisamente, la sera del 18 marzo 1902.

Ai funerali partecipò l'intera cittadinanza di Parenzo e al nome del D. fu intitolata nel 1909 la palestra sociale, dove nel 1938 fu scoperto un medaglione marmoreo con un'epigrafe dettata da S. Benco.

Fonti e Bibl.: M. Presel, Cinquant'anni di vita ginnastica a Trieste, Trieste 1913, pp. 34-38, 100 s.; Haydée [I. Finzi], Ricordi triestini, in La Lettura, XXX (1920), pp. 589-92; F. Salata, G. Oberdan secondo gli atti del processo, Bologna 1924, ad Ind.; A. Scocchi, G. Oberdan, Trieste 1926, pp. 39 s.; A. Gentile, G. D., in Pagine istriane, s. 3, I (1950), 4, pp. 301-311; Id., La ginnastica nel movim. nazionale e G. D., in Rass. st. d. Risorgimento, XXXVIII (1951), pp. 403-409; C. Pagnini-M. Cecovini, I cento anni della Soc. ginnastica triestina, Trieste 1963, pp. 58, 65, 75, 87, 89, 92, 99-103, 194; L. Galli, Parenzo, Padova 1976, pp. 196, 207 s.; R. De Marzi, Oberdan il terrorista, Udine 1978, pp. 58 s., 68, 70, 169.

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