KOZINCEV, Grigorij Michajlovič

Enciclopedia del Cinema (2003)

Kozincev, Grigorij Michajlovič

Daniele Dottorini

Regista e sceneggiatore ucraino, nato a Kiev il 22 marzo 1905 e morto a Leningrado l'11 maggio 1973. K. rappresenta, nell'ambito del cinema sovietico, una delle figure più coerenti nel saper coniugare ricerca teorica e attività artistica, dalle esperienze avanguardistiche della FEKS (Fabbrica dell'attore eccentrico) alle sperimentazioni teorico-pratiche sul rapporto tra cinema e teatro.

Dopo un apprendistato come assistente decoratore nel teatro di Kiev si trasferì, nel 1920, a Pietrogrado per lavorare nell'ambito teatrale. Qui conobbe Leonid Z. Trauberg con il quale fondò nel 1921 la FEKS, laboratorio d'avanguardia teorico e pratico di teatro e cinema, teso a ricercare una forma cinematografica autonoma e capace di reinventare gli elementi caratteristici delle altre arti, da quelle colte a quelle popolari. Nell'ambito della FEKS (dove tra l'altro K. tenne corsi di regia dal 1922 al 1926), K. iniziò una lunga collaborazione con Trauberg (per la comune attività, v. Trauberg, Leonid Zacharovič), assieme al quale diresse tredici film, dal 1924 ‒ anno in cui uscì Pochoždenija Oktjabriny (Le avventure di Ottobrina) ‒ al 1945, anno di Prostye ljudi (Gente semplice), censurato dal Comitato Centrale del PCUS e rimasto inedito sino al 1956. K. sviluppò una concezione del cinema basata sulla tensione continua nel rapporto tra i mezzi espressivi: la recitazione, la luce, il montaggio, la scelta delle inquadrature evidenziano la volontà del regista di mostrare la realtà al di là dei processi automatici di percezione. Si trattava quindi di una teoria e di una pratica 'eccentriche' del cinema e del teatro, debitrici verso le teorie formaliste di Ju.N. Tynjanov e B.M. Ejchenbaum. Da questi ultimi K. riprese soprattutto la capacità di attingere liberamente ai testi del passato per poi trasformarli completamente da un punto di vista strutturale, come in Šinel′ (1926, Il cappotto), in cui i due registi smontarono letteralmente il testo di N.V. Gogol′, trasformandolo in un dispositivo creatore di immagini artificiose e dinamiche, e in S.V.D. ‒ Sojuz Velikogo Dela (1927, S.V.D. ‒ L'Unione della Grande Causa), entrambi sceneggiati da Tynjanov. Parallelamente all'attività registica, K. portò avanti costantemente l'insegnamento (dal 1926 al 1932 insegnò regia all'Istituto di arti sceniche di Leningrado; dal 1941 tenne dei corsi al VGIK) e lo studio teorico ‒ soprattutto per quel che riguarda il rapporto tra teatro e cinema ‒ con saggi come Naš sovremennik Vil′jam Šekspir (1962, Il nostro contemporaneo William Shakespeare), Glubokij ekran (1971, Lo schermo profondo) e Prostranstvo tragedii (1973, Lo spazio della tragedia). Negli anni Quaranta K. ritornò al teatro con una serie di testi shakespeariani e realizzò film biografici come Pigorov (1947), Premio di Stato nel 1948 e Belinskij (1953), opere caratterizzate da un parziale abbandono delle tecniche sviluppate durante gli anni della FEKS. Le ultime opere di K. si caratterizzarono per l'applicazione dei principi teorici sviluppati dall'autore sul rapporto tra teatro e cinema. Abbandonati gli eccessi visivi e figurativi dei primi anni della FEKS, K. lavorò ancora su materiali letterari e teatrali preesistenti, per esempio in Don Kichot (1957; Le avventure di Don Chisciotte), in cui il romanzo di Cervantes diventa ancora una volta l'occasione per sperimentare il contrasto tra l'ambientazione realistica (gli esterni girati in Crimea) e la stilizzazione degli elementi del film: dalla recitazione astratta di Nikolaj K. Čerkasov (che riprende in parte i personaggi da lui interpretati nei film di Sergej M. Ejzenštejn), all'artificialità del colore. Il testo letterario non è un patrimonio del passato per K., ma materiale disponibile e attuale, capace di mantenere intatta la propria forza attraverso il passaggio alla forma cinematografica. K. adattò dei testi ancora negli ultimi anni della sua attività, riprendendo per il cinema due drammi di Shakespeare da lui già diretti a teatro (rispettivamente nel 1941 e nel 1954): Gamlet (1964; Amleto) e Korol′Lir (1970; Re Lear). In questi ultimi due film confluiscono i frutti di una ricerca teorica ininterrotta: Gamlet e Korol′ Lir si strutturano come opere profondamente cinematografiche, in quanto K. evita di restringere lo spazio scenico, preferendo di norma inquadrature ampie e spaziose e ambientando l'azione in luoghi reali, fisici, che accolgono le sofferenze dei personaggi. K. ‒ che si basa sulle traduzioni di B. Pasternak, asciutte e moderne nel linguaggio ‒ si concentra sul realismo del dramma, sforzandosi di collocare eventi e personaggi in una dimensione storico-politica riconoscibile. Al centro dei due film sta il tema del potere, dello sfruttamento e dell'ingiustizia, temi che K. rende cinematograficamente concreti, per mezzo anche del montaggio secco e non ridondante, del bianco e nero che sembra far risaltare la fisicità della terra e dei corpi, della musica non epica di D.D. Šostakovič e tramite la recitazione degli attori (primo fra tutti Innokentij M. Smoktunovskij nella parte di Amleto), decisamente lontana dalle convenzioni e dalle stilizzazioni della recitazione teatrale.

Bibliografia

E.S. Dobin, Kozincev i Trauberg, Leningrad 1963.

E.S. Dobin, Gamlet. Fil′m Kozinceva (Amleto. Un film di Kozincev), Leningrad 1967.

M. Verdone, La FEKS, Lione 1970, passim.

G. Rapisarda, Cinema e avanguardia in Unione Sovietica: la Feks, Kozincev e Trauberg, Roma 1975, passim.

Ejzenštejn, Feks, Vertov. Teoria del cinema rivoluzionario. Gli anni venti in URSS, a cura di P. Bertetto, Milano 1975, pp. 35-45.

B. Leaming, Grigori Kozintsev, Boston 1980.

Prima dei codici. Il cinema sovietico prima del realismo socialista 1929/1935, a cura di A. Crespi, S. de Vidovich, Milano 1990, pp. 165-69.

G. Buttafava, Il cinema russo e sovietico, Venezia 2000, passim.

P. Quarenghi, Shakespeare e gli inganni del cinema, Roma 2002, pp. 72-79.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Sovremennik

Pietrogrado

Avanguardia

Ejzenštejn

Ejchenbaum