GROENLANDIA

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1996)

GROENLANDIA

J. Berglund

(eschimese Kalaallit Nunaat; danese Grönland)

La G., la maggiore isola del mondo, è la più estesa terra artica, situata fra l'arcipelago artico americano, da cui la divide lo stretto di Davis, e l'Islanda, dalla quale è separata dal canale di Danimarca. Dal 1979 la G. è una regione a gestione autonoma facente parte del regno di Danimarca.Alla fine dell'epoca vichinga la G. fu attratta nella sfera degli interessi scandinavi, poiché nel 985 immigrati provenienti dall'Islanda fondarono nella regione sudoccidentale dell'isola due colonie, chiamate Vesterbygd e Österbygd. Si trattava di una popolazione norrena, dedita all'agricoltura - legata a una cultura contadina nordica e a un'economia agraria adattata alle condizioni islandesi e basata sull'allevamento del bestiame -, che si stabilì inizialmente all'interno dei grandi fiordi, situati nei pressi dell'attuale capitale Nuuk (danese Godthaab) e, più a S, nel golfo di Qaqortoq (danese Julianehaab). In seguito vennero abitate anche zone meno riparate e ospitali, fenomeno che probabilmente è indice di un'economia in cui dominavano la caccia e la pesca.La società norrena esistette fino al 1500 ca. e si conoscono attualmente i resti di più di quattrocento fattorie. L'entità della popolazione all'epoca è stimata, nella fase più fiorente delle colonie, ovvero intorno al 1300, fra i 3500 e i 6000 abitanti. Intorno all'anno Mille navigatori groenlandesi giunsero peraltro sino alle coste dell'America settentrionale e ricerche archeologiche hanno verificato l'esistenza di insediamenti risalenti a quel periodo nei pressi dell'Anse aux Meadows, nella regione di Terranova (Canada).I materiali costruttivi di base impiegati nell'architettura norrena in G. erano la pietra grezza e la torba. In questa terra priva di alberi, il legno per i rivestimenti interni e le strutture portanti era presente infatti solo come legname fluitato o, in quantità ignota, come materiale importato. La tradizione edilizia della G. era quella islandese, ma con il tempo vi si svilupparono varianti specifiche, come per es. la fattoria centralizzata, dove tutte le funzioni erano riunite sotto lo stesso tetto. Gli edifici con muratura in pietra a secco rappresentavano un'altra variante, imparentata con una tradizione anglonorvegese su basi celtiche, ovvero l'architettura in pietra caratteristica degli arcipelaghi a N delle Isole Britanniche che nel Medioevo facevano parte dei domini norvegesi nell'Atlantico. Tali costruzioni non erano mai abitazioni, bensì chiese o strutture di produzione; tra gli impianti adibiti a funzioni produttive vanno annoverati anche i sistemi di irrigazione, predisposti per sopperire al fabbisogno nei periodi di siccità, con bacini idrici situati nelle vicine montagne e canalizzazioni che trasportavano le acque fino ai campi.Gli stanziamenti norreni in G. costituirono fino al 1262 un'area autonoma governata da una repubblica aristocratica agraria sulla base dei principi del contemporaneo stato libero islandese. Nell'Österbygd, la zona più popolosa dell'isola, l'autorità civile aveva sede a Brattahlid. Nel 1262 la G. norrena, insieme all'Islanda, entrò a far parte dei domini della Corona norvegese e divenne una provincia, con obbligo di pagare le tasse al re, che a partire da quel momento ebbe un rappresentante nel paese. In cambio delle entrate derivanti dalle tasse e del monopolio sui commerci, il sovrano era tenuto a mantenere attivo un servizio regolare di navigazione. Nel 1387, in seguito a cambiamenti intervenuti nella situazione politica, la Norvegia, con i suoi possedimenti nell'Atlantico, passò sotto la Corona danese.Il cristianesimo cominciò a diffondersi in G. all'inizio del periodo norreno e già nel 1015 le colonie potevano considerarsi cristiane. La prima modesta chiesa fu eretta a Brattahlid ed è stata identificata con una certa sicurezza grazie a indagini archeologiche. Al 1124 risale la nomina del primo vescovo e nel 1126 venne fondata la sede vescovile di Gardar, della quale faceva parte una chiesa consacrata a s. Nicola; se ne conservano solo le fondamenta, portate alla luce da scavi. Oltre a un complesso di stalle in grado di ospitare un centinaio di capi di bestiame, la sede del vescovo comprendeva molti edifici, come per es. un grande magazzino utilizzato per custodire i prodotti che venivano versati come decime.Nel 1152 la Chiesa islandese e quella groenlandese vennero sottoposte alla giurisdizione della sede arcivescovile di Nidaros (od. Trondheim) in Norvegia. Secondo le fonti scritte, fino all'inizio del Trecento nel Vesterbygd furono erette quattro chiese e nell'Österbygd quattordici, oltre a un monastero benedettino e a un convento agostiniano, ciascuno con il proprio edificio di culto. Si conoscono attualmente ventisette chiese in tutto, ma quasi la metà è rappresentata da edifici di modeste dimensioni che vanno considerati piuttosto come cappelle di fattorie.Non è sufficientemente nota l'entità dei contatti che la G. ebbe con l'Europa ovvero, in primo luogo, con la Norvegia. Gli oggetti di importazione rinvenuti sono pochissimi e in stato frammentario e i manufatti scolpiti in legno, steatite e osso rivelano indirettamente la conoscenza degli stili romanico e gotico, il che lascia supporre l'esistenza di contatti piuttosto regolari, confermati anche dal ritrovamento di capi di abbigliamento, ad attestare che nell'isola venivano seguite tendenze della moda europea del Trecento e del Quattrocento.Alcuni intagli su legno presentano elementi tipici dell'arte della tarda epoca vichinga e dell'inizio dell'età romanica. Il più diffuso era uno stile con motivi lineari che ricorre, quasi senza distinzione di epoca, in molte società contadine.Intorno alla metà del Trecento le fonti scritte informano che il Vesterbygd era stato abbandonato, dato che sembra confermato anche dal punto di vista archeologico. L'Österbygd risulta invece spopolato intorno al 1500, per cause ancora non chiaramente definite; si chiudeva in tal modo il periodo norreno della Groenlandia.

Bibl.: K.J. Krogh, Viking Greenland, København 1967; J. Berglund, The Decline of the Norse Settlements in Greenland, Arctic Anthropology 23, 1986, pp. 106-137; C. Keller, Vikings in the West Atlantic: a Model of Norse Greenlandic Medieval Society, AArch 61, 1990, pp. 126-141; J. Arneborg, The Roman Church in Norse Greenland, ivi, pp. 142-150.J. Berglund

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