GUARINI, Guarino

Enciclopedia Italiana (1933)

GUARINI, Guarino (o Camillo)

Mario Labò,

Architetto, nato a Modena il 17 gennaio 1624, morto a Milano il 6 marzo 1683. Di famiglia ferrarese, si fece chierico regolare teatino come tutti i suoi cinque fratelli, e nel 1639 partì per Roma a compiervi il noviziato nel convento di S. Silvestro. A Roma rimase circa sei anni. Tornato a Modena, fu richiesto quale lettore di filosofia per lo Studio; e nel 1648 fu nominato revisore dei conti, con l'incarico di soprintendere ai lavori della chiesa di S. Vincenzo, che i teatini rinnovavano dalle fondamenta. La prima pietra della chiesa era stata posta nel 1617 e ve n'era un progetto dell'Avanzini; ma risulta che il G. per lo meno contribuì notevolmente al progetto esecutivo (la cupola, di cui il G. costruì il modello in cartone, non fu eseguita; la facciata fu rifatta nel 1716). In questa sua prima opera il G. collaborò col p. Bernardo Castagnini, architetto dei teatini; e da lui si ritiene apprendesse la pratica della costruzione.

Nel capitolo del 1655 il G. fu eletto preposto di S. Vincenzo, incontrando fierissima opposizione nella corte ducale, che gli preferiva il Castagnini. Pur avendo egli rinunziato alla carica, gli fu ingiunto di abbandonare Modena, dove per lunghi anni non ebbe il permesso di ritornare se non per brevissimi soggiorni. Da prima andò a Parma, poi a Guastalla (1657); e nel 1660 era a Messina, occupato nelle costruzioni dell'Annunziata, col convento dei teatini, della chiesa dei somaschi, e di quella di S. Filippo. Tutte queste chiese furono distrutte dal terremoto del 1908. Quella dei somaschi, a pianta centrale, aveva la cupola a tamburi rientranti, caratteristica del G. (S. Lorenzo a Torino, ecc.). Poi fu chiamato a Parigi dai teatini, per erigervi la chiesa di Sainte-Anne-la-Royale sul terreno donato dal cardinale Mazzarino. La prima pietra fu posta nel 1662. La costruzione (distrutta nel 1823), interrotta presto per mancanza di mezzi, fu poi ripresa nel 1714 coi disegni dell'architetto francese Liévain. Il progetto del G., conservato nella sua Architettura civile, ci mostra un'originalissima pianta, a croce greca, con cupola a tamburi, più sviluppata di quella di Messina. Oltre questa chiesa, a Parigi progettò un altro edificio (Arch. Civ., tavole 23, 24); fu anche eletto professore di teologia, e vi pubblicò nel 1665 i suoi Placita philosophica.

Tornato in Italia, fu chiamato a Torino dai teatini per dare impulso decisivo alla chiesa di S. Lorenzo (fondata nel 1634 ma lasciata interrotta). Qui il G. portò alla perfezione il suo tipo di cupola, che vi ha l'incarnazione più sobria e più armonica; e la pianta centrale è una meraviglia di virtuosità geometrica. Il duca di Savoia Carlo Emanuele II lo elesse nel 1668 suo ingegnere con l'incarico preliminare di edificare la cappella per la reliquia della Sacra Sindone, annessa al duomo. Questo edificio si segnala per particolari ornamentali di grande stile; ma specialmente per la sua cupola, costruita sempre a tamburi sovrapposti, che qui cresciuti molto di numero, fatti in gran parte poligonali, e ridotti di altezza prendono andamento graduale, così da costituire una cuspide dal profilo quasi continuo. Nel 1678 il G. iniziò la costruzione del Collegio dei nobili, destinato ai gesuiti (ora palazzo dell'Accademia delle scienze).

Nel 1679 entrò anche a servizio del principe Emanuele Filiberto di Carignano. Il palazzo Carignano, dalla celebre facciata a corpo centrale curvilineo, fu cominciato nel 1679. La costruzione fu compiuta dopo la morte del G.; e può essere che qualche particolare appartenga a Francesco Barocelli direttore della costruzione per la parte tecnica. Dal 1679 in poi il G. diresse la costruzione della chiesa di S. Filippo (di cui i principi di Carignano avevano il patronato), già incominciata nel 1675 su progetto di A. Bettini. Il G. progettò un edificio con tre cupole in fila sopra la navata. Ancora incompiuta, essa crollò nel 1714 e '15. Il Juvara, chiamato a riedificarla, ne rispettò il presbiterio rimasto in piedi. Per il principe di Carignano, il G. progettò la riforma generale e l'ampliamento del preesistente castello di Racconigi, poi rimaneggiato (1757) da Giambattista Borra.

Per il duca di Savoia, il G. preparò (1680) un progetto mai eseguito per la ricostruzione della chiesa di Oropa, con pianta centrale coperta da grande cupola. Il G. abbozza l'idea, che verrà ripresa più tardi dal Juvara, di valorizzare l'asse centrale del cortile, e di costruire una grande chiesa dal lato nord. A Torino progettò la porta di Po della nuova cinta di mura iniziata nel 1673 (distrutta); studiò anche una sistemazione del palazzo Madama. È pure del G. il progetto iniziale della chiesa della Consolata, e gli si attribuisce il palazzo Graneri in Via Bogino (Circolo degli artisti), e il palazzo Provana di Collegno in via S. Teresa. Verosimilmente da Torino diede i progetti per S. Filippo a Casale (1671), chiesa ridotta quasi irriconoscibile nel 1877, per S. Gaetano di Nizza, progetto eseguito più tardi dal Vittone, per S. Gaetano di Vicenza e per l'altar maggiore di S. Niccolò a Verona.

Nel 1679 il G. era ancora a Torino, e vi era nominato preposto della casa dei teatini. Nel 1680, dietro richiesta del duca di Modena, ritornò in patria, dove si trovava ancora al principio del 1681. Poi fu disputato fra Modena e Torino, finché ottenne, a quanto pare, definitiva licenza dalla corte di Savoia. Egli era stato chiamato anche a Monaco dalla principessa Adelaide di Savoia; aveva progettato la chiesa di S. Maria da Providencia a Lisbona, e di S. Maria di Ettinga a Praga (1679), ma non si hanno notizie su suoi soggiorni in queste città.

A Torino il G. rappresenta una corrente originalmente italiana, che si contrappone alle tendenze francesi già vigoreggianti in Piemonte. Nella sua arte si rintracciano residui gotici, misti con apporti ispano-moreschi, desunti in sicilia e in Spagna, se il G. vi fu mai, da cui derivano specialmente le sue cupole a trafori. Assolutamente originale è il suo senso plastico monumentale, francamente ribelle alla metrica in uso, e ricercatore ansioso di nuovi ritmi, di forme nuove. Certe raffinate virtuosità geometriche non potevano essere concepite che da uno scienziato pari suo, matematico e astronomo, e tale geometra da potersi considerare un precursore di Monge nel porre i fondamenti della geometria proiettiva. L'influenza del G. fu grandissima e durevole; fuori d'Italia specialmente in Boemia e in Franconia. Il G. scrisse Del modo di misurar le fabbriche (Torino 1674); Trattato di fortificazione (Torino 1676); Disegni di architettura civile ed ecclesiastica (Torino 1686); Architettura civile, opera postuma curata da B. Vittone (Torino 1737).

Bibl.: T. Sandonnini, Del Padre G. G., Modena 1890 (Atti e mem. della Dep. di storia patria p. Modena e Parma, s. 3ª, V, ii); C. Bricarelli, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XV, Lipsia 1922; A. Félibien (D. Michel), Hist. de la ville de Paris, II, Parigi 1725, p. 1396; A. E. Brinckmann, Theatrum novum Pedemontii, Düsseldorf 1931, passim.