GUDRUN

Enciclopedia Italiana (1933)

GUDRUN (medio alto tedesco Kudrun)

Bruno Vignola

È, dopo il Nibelungenlied, il più notevole poema epico del Medioevo tedesco. Benché inferiore al primo per l'importanza degli elementi storici ed etici delle leggende che ne formano il contenuto, e per il modo con cui questo fu elaborato artisticamente, esso è tuttavia singolare per il fatto che, a differenza degli altri poemi epici medio-alto-tedeschi, ha come campo storico l'età delle scorrerie dei Vichinghi, e come apparato scenico le spiagge marine dell'Europa settentrionale. La saga, conservataci anche, con talune varianti sostanziali, in documenti nordici, fra cui l'Edda di Snorri, e che si venne formando da elementi di diversa età presso le popolazioni germaniche del Mare del Nord, fu portata probabilmente, durante il sec. X, nella Germania meridionale, ove fu composto il poema intorno al 1200. Esso però ci è stato tramandato in una forma molto posteriore, del principio del sec. XVI, in un unico manoscritto, scoperto ed edito per la prima volta nel 1820, contenente 1705 strofe di quattro versi, simili a quella del Nibelungenlied.

La tessitura della sua favola, costituita di due parti principali, che, in origine, dovettero essere distinte, abbraccia la storia di tre generazioni: l'eroe Horand conquista col suo canto il cuore di Hilde, figlia del re Hagen di Irlanda, per il suo signore Hetel, re di Danimarca. Dalle nozze di questi con Hilde nascono Ortwin e Gudrun, disputata da due pretendenti, il re Hartmut di Normandia e Herwig di Zelanda. Quest'ultimo ne conquista l'amore dopo varie avventure; ma, prima delle nozze, Gudrun è rapita da Hartmut. Hetel e Herwig inseguono i rapitori e li scompigliano in una battaglia nella quale Hetel perde la vita. Ma i Normanni riescono a portare al sicuro la loro preda, e i pochi Danesi superstiti ritornano in patria e covano la vendetta, finché una nuova generazione sia cresciuta alla lotta. Nel frattempo Gudrun trascorre tristissimi tempi in esilio fra le benevole esortazioni del vecchio re Ludovico, padre di Hartmut, e le torture e le umiliazioni della regina Gerlind, che vogliono indurla a dimenticare Herwig e a sposare Hartmut. Ma dopo tredici anni arriva finalmente il giorno in cui, nella patria lontana, la madre di Gudrun può allestire una spedizione contro i Normanni. L'impresa, ostacolata da molte avversità, è condotta finalmente a compimento: la diabolica Gerlind viene uccisa, e triplici nozze, Herwig con Gudrun, Hartmut con Hildeburg e Ortwin con Ortrun, chiudono il poema.

La Gudrun costituisce, nello stesso tempo, un parallelo e un contrapposto del Nibelungenlied: anch'essa è la glorificazione della fedeltà incorruttibile, ma di fronte al mondo di quello, tutto pieno di mostruose passioni e di sangue, troviamo qui l'atmosfera di un mondo normale, un ambiente semplice di modestia e di pace; di fronte alla saga burgundica che, apertasi con un idillio, si svolge in una catena di odî implacabili e si chiude con la strage dei popoli, qui tutto invece confluisce a lieto fine: indizio, questo, dell'ingentilita cultura di un'età più recente, sotto il cui influsso sta indubbiamente la formazione finale della stessa leggenda.

Nelle canzoni eddiche il nome di Gudrun è usato per la Crimilde del Nibelungenlied.

Ediz.: Editio princeps: F.H. von der Hagen, Heldenbuch, 1ª parte, Berlino 1820. Altre edizioni di K. Bartsch, 4ª ediz., Lipsia 1880, di B. Symons, ibid., 1883. La migliore traduzione neotedesca è di Simrock. Cfr. l'ediz. di L. Filippi, Bologna 1922, e la trad. ital. dello stesso, Firenze 1928.

Bibl.: K. Bartsch, Beiträge zur Gesch. und Kritik der G., Vienna 1865; W. Wilmanns, Entwicklung der Kudrundichtung, Halle 1873; A. Fécamp, Le poème de G., ses origines, sa formation et son hist., Parigi 1892; F. Panzer, Hilde-G., Halle 1901. Per la leggenda v. B. Symons, Germanische Heldensage, Strasburgo 1905; O. L. Jiriczek, Deutsche Heldensagen, Strasburgo 1905.

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