SANFELICE D’ACQUAVELLA, Guglielmo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SANFELICE D’ACQUAVELLA, Guglielmo

Ugo Dovere

– Nacque ad Aversa il 13 aprile 1834 da Giuseppe, duca d’Acquavella, e da Giovanna de Martino, dei baroni di Montegiordano, sposati a Napoli il 6 settembre 1830 nella parrocchia di S. Maria della Neve a Chiaia; fu battezzato in casa il giorno dopo la nascita.

Dopo la prima istruzione domestica, iniziò gli studi presso il Real collegio di Maddaloni e li proseguì dai dieci anni nello studentato benedettino di Cava de’ Tirreni. Nel frattempo, poiché la famiglia si era trasferita a Napoli e risiedeva nei pressi del duomo, nell’ambito della parrocchia di S. Giorgio Maggiore dei pii operai, egli fu accolto nel clero napoletano come chierico esterno il 23 settembre 1851 dal provicario generale Vincenzo Balzano. Mentre studiava filosofia, si costituì il patrimonio sacro il 10 settembre 1852 e ricevette tonsura e ordini minori il 18 settembre successivo.

Entrò fra i benedettini dell’abbazia della Ss. Trinità di Cava de’ Tirreni il 21 novembre 1853, frequentò il noviziato di S. Germano di Cassino ed emise la prima professione il 15 luglio 1855. Ricevette poi il suddiaconato il 15 agosto 1855 e il diaconato il 17 agosto 1856. Infine, dopo essere stato ordinato sacerdote il 15 marzo 1857 dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Sisto Riario Sforza, emise la professione solenne a Cava il 9 luglio 1857, nelle mani dell’abate Onofrio Granata.

Dal padre, che era segretario generale dell’intendenza di Basilicata, fu invitato a Potenza per leggere un elogio funebre di Ferdinando II di Borbone, poi dato alle stampe (Elogio funebre a Ferdinando Secondo, letto nella chiesa dell’Arciconfraternita dei morti in Potenza li 10 giugno 1859, Potenza 1859).

Conseguì il dottorato in teologia a Napoli, presso l’Almo collegio dei teologi (4 settembre 1875) e quello in utroque iure a Roma, presso il Collegio dei protonotari (27 aprile 1876).

Nelle scuole abbaziali insegnò latino, greco e letteratura italiana. Dopo la professione ebbe l’incarico di maestro dei novizi. Insegnò teologia nell’abbazia di Montecassino (1858), dove fu pure maestro dei novizi dal 1861 al 1867.

Dopo l’Unità d’Italia, mentre la comunità monastica di Cava veniva dispersa, fondò nell’antica abbazia un liceo ginnasio legalmente riconosciuto, con l’annesso collegio S. Benedetto (1867), in cui fu docente e preside. Nell’abbazia, quando ne era abate Michele Morcaldi, fu esaminatore prosinodale e vicario generale per la diocesi (15 luglio 1874).

La sua nomina a successore del cardinale Riario Sforza come arcivescovo di Napoli fu annunziata a sorpresa da Leone XIII il 29 giugno 1878 e proclamata nel concistoro del 15 luglio seguente. Consacrato arcivescovo il 21 luglio nella chiesa romana di S. Maria in Campitelli dal segretario di Stato, il cardinale Alessandro Franchi, assistito da Tommaso Reggio, vescovo di Ventimiglia, e dal cappuccino napoletano Ignazio Persico, vescovo titolare di Bolina e coadiutore di Aquino, Sora e Pontecorvo, entrò in diocesi l’11 agosto, ma, non essendogli stato concesso l’exequatur per opposizione di Pasquale Stanislao Mancini, che rivendicava il patronato regio sull’arcivescovado di Napoli, non poté occupare l’episcopio fino al novembre successivo, quando re Umberto I firmò il decreto.

Il 15 agosto 1879 aprì la visita pastorale diocesana. Dopo oltre un secolo e mezzo dall’ultimo sinodo diocesano a Napoli, celebrato nel 1726 dal cardinale Francesco Pignatelli, Sanfelice ne celebrò due nel giro di sei anni, nel 1882 e nel 1888, di cui furono pubblicati gli atti (Primo sinodo diocesano celebrato [...] nel dì 4, 5, 6 e 7 giugno 1882, recato in volgare dal Sac. Luigi Fabiani, Napoli 1883; Secunda synodus dioecesana [...] celebrata diebus 10 11 12 junii A.D. 1888, Neapoli 1888). Nel 1891 presiedette il primo Congresso eucaristico nazionale, che si tenne a Napoli dal 21 al 26 novembre, con l’intervento di tre cardinali e oltre quaranta tra arcivescovi e vescovi.

Accompagnò lo sviluppo urbanistico della città promuovendo la costruzione di nuove chiese nei quartieri periferici di recente edificazione (Vasto, Capodimonte, Vomero) e rivedendo i confini delle antiche circoscrizioni parrocchiali. Sostenne i religiosi i cui Ordini erano stati soppressi dalle leggi civili, incoraggiandoli a conservare la cura delle loro antiche chiese, alcune delle quali tentò anche di riscattare. Favorì pure la fondazione di nuovi istituti di vita consacrata, specialmente femminili, impegnati in attività apostoliche e sociali.

Fu attento alle necessità delle persone in difficoltà. Si distinse per l’assistenza alle vittime del terremoto di Casamicciola a Ischia del 28 luglio 1883 e nell’epidemia colerica dell’anno seguente, ottenendo il plauso di tutte le parti politiche e una medaglia d’oro «per essersi reso in modo eminente benemerito della pubblica salute» (Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, 26 novembre 1884, n. 293). Incoraggiò l’apertura, da parte del clero e delle organizzazioni cattoliche, di asili, ricreatori giovanili, scuole e cucine popolari.

Prese chiare posizioni pubbliche su alcune delicate questioni sociali che investirono la diocesi. Nel 1886 mediò con le autorità municipali per una soluzione pacifica in occasione dello sciopero generale dei cocchieri. Si rifiutò di benedire i soldati che partivano da Napoli per l’Africa orientale, ma dispose che fossero accolti nelle case religiose quelli che rientravano feriti dopo la sconfitta di Dogali (26 gennaio 1887) e non trovavano posto nell’ospedale militare.

Poiché fin dall’inizio dell’episcopato tenne buone e costanti relazioni con le autorità italiane e con la corte, fu annoverato tra i cattolico-liberali favorevoli alla conciliazione fra Stato e Chiesa, e forse per questo motivo, come riteneva la stampa del tempo, tardò a giungergli la porpora cardinalizia. Fu infatti creato cardinale da Leone XIII soltanto nel concistoro del 24 marzo 1884, con il titolo presbiterale di San Clemente (27 marzo 1884).

Morì a Napoli nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 1897 per un’affezione bronco-polmonare.

Il cordoglio, vasto e concorde fra intransigenti e conciliatoristi, fra uomini di Chiesa e di governo, fu compendiato dalle parole del quotidiano Don Marzio del 13 febbraio 1898: «Buon uomo e buon monaco, cultura non comune e cuore eccellente». Sepolto dapprima nella congrega di S. Maria Vertecoeli nel cimitero di Poggioreale, nel 1936 fu poi traslato nella cappella Brancaccio del duomo di Napoli, dove, nel 1940, per iniziativa del cardinale Alessio Ascalesi, gli fu eretto un monumento funebre.

Fonti e Bibl.: Presso l’Archivio storico diocesano di Napoli si conserva ampia documentazione sul suo governo episcopale. Notizie anche nell’archivio benedettino di Cava.

In occasione della morte, a Napoli furono stampati numerosi elogi funebri (E. Attanasio, F. Canger, M. Caracciolo, A. Cimmino, G. De Felice, F. Feola, A. Jodice, G. Laurini, F. Natale, P. Ricolo, A. Trani e vari altri). Sulle origini della famiglia: C. de Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, I, Napoli 1654, pp. 311-329; notizie essenziali in Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi, VIII, Padova 1979, pp. 47, 405. Gli scritti specificamente dedicati a Sanfelice sono pochi, occasionali e in genere di scarsa profondità critica: Alla Eccellenza R.ma di Monsignore Guglielmo Sanfelice, chiarissimo ornamento della congregazione benedettina, arcivescovo di Napoli, s.n.t. [dopo il 1878]; M. Malacarne, Il cardinale Guglielmo Sanfelice, il clero di Napoli e i cattolici intransigenti del vero guelfo, Napoli 1890; P. Maione, Un nuovo Borromeo, Napoli 1895; M. Caracciolo, Cenni biografici del cardinale Guglielmo Sanfelice, Napoli 1896; G. Colavolpe, Commemorazione del cardinale Guglielmo Sanfelice, Napoli 1942; A. Caserta, Riflessi della situazione politico-religiosa italiana a Napoli dal 1878 al 1888 durante l’episcopato di Guglielmo Sanfelice, in Studi in onore di Riccardo Filangieri, III, Napoli 1959, pp. 521-549; E. Morelli, Raffaele Conforti, Pasquale Stanislao Mancini e l’arcivescovo di Napoli Guglielmo Sanfelice, in Rassegna storica salernitana, XXVII (1966), 1, pp. 97-102; G. Capasso, Cultura e religiosità ad Aversa nei secoli XVIII-XIX-XX, Napoli 1968, pp. 231 ss.; L. Mancino, Guglielmo Sanfelice, arcivescovo di Napoli, Napoli 1974; A. Di Landa, Il cardinal Guglielmo Sanfelice. Aversa 1834 - Napoli 1897, Aversa 2005; L. Demofonti, I rapporti tra Stato e Chiesa a Napoli durante i primi anni dell’episcopato di Guglielmo Sanfelice (1878-1887), in Culture e libertà. Studi di storia in onore di Roberto Vivarelli, a cura di D. Menozzi - M. Moretti - R. Pertici, Pisa 2006, pp. 171-188.

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