ALBERTELLI, Guido

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ALBERTELLI, Guido

Ettore Falconi

Nato a Parma il 24 genn. 1867, segui gli studi tecnici (interrotti a più riprese per le modeste condizioni della famiglia), poi quelli universitari, addottorandosi in ingegneria e conseguendo anche la libera docenza in ingegneria sanitaria. Della sua attività professionale, svolta di preferenza nel campo dell'idraulica e dell'urbanistica, rimangono anche diverse pubblicazioni e progetti di acquedotti, bonifiche, piani regolatori edilizi.

Fu tra i fondatori del Partito socialista, al congresso di Genova del 1892, e partecipò a tutti gli altri successivi congressi fino al fascismo; fu pure tra i fondatori della Camera del lavoro di Parma (1893) e svolse un'intensa attività di propaganda e di organizzazione, specie tra i contadini della Bassa parmense. Orientato verso posizioni riformiste, assunse un atteggiamento moderato in occasione dell'agitazione agricola del 1901, iniziatasi con lo sciopero di Montechiarugolo, così come, alcuni anni più tardi, in occasione delle agitazioni promosse dal movimento di A. De Ambris in provincia di Parma. Molto scandalo suscitò, fra l'altro, in campo socialista, un pranzo dell'A, col presidente del consiglio Zanardelli nel 1902, dopo aver partecipato, poco tempo avanti, all'arbitrato per lo sciopero operaio di Genova. Fu contrario al "rivoluzionarismo" di E. Ferri (1903-06) e al sindacalismo rivoluzionario, senza per altro seguire, nel 1912, la secessione di I. Bonomi, L. Bissolati e A. Cabrini. Fino dalla prima guerra mondiale rimase coerente con la posizione dei riformisti, respingendo il massimalismo e pronunciandosi a favore dei "blocchi popolari" con gli altri partiti della sinistra. Dal 1900 al 1902 (XXI leg.) e dal 1913 al 1921 (XXIV e XXV leg.) fu deputato al Parlamento per il collegio di Parma-Nord, e si ricorda fra l'altro per avere presentato nel 1902 un progetto per la statizzazione delle forze idrauliche. Fu anche, più volte, consigliere provinciale e comunale nella sua città. Sfuggito a stento ad un attentato tesogli dai fascisti, fu costretto a trasferirsi a Roma, ove morì il 29 sett. 1938.

Fonti: Oltre a notizie di stampa, anche A. A. Quaglino, Chi sono i deputati socialisti della XXV legislatura?, Torino 1920, ad vocem; C. Pompei-G. Paparozzo, 1508 della XXV Legislatura, Roma 1920, p. 9.

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