GONELLA, Guido

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GONELLA, Guido

Giorgio Campanini

Nacque a Verona, il 18 sett. 1905 (al registro di stato civile fu iscritto con i nomi di Guido Alessandro), dalle seconde nozze di Luigi, impiegato comunale, con Marianna Landi, ostetrica condotta; primogenito, ebbe due fratelli, Doralice e Giulio.

Educato in una famiglia della piccola borghesia, sin da giovanissimo militò nelle organizzazioni dell'associazionismo cattolico.

Conseguita nel 1924 la maturità classica, dopo avere per breve tempo frequentato l'Università di Padova preferì orientarsi per i suoi studi verso l'Università cattolica del S. Cuore di Milano, da poco fondata, e qui conseguì, nel 1928, la laurea in filosofia, con una tesi - "La filosofia di Charles Maurras e la critica dell'individualismo", inedita e conservata presso l'Archivio della Cattolica - frutto di ricerche condotte durante un prolungato soggiorno a Parigi, la quale, rivelando precocemente i suoi interessi, segnava una scelta di campo in senso antifascista.

Questo orientamento del G. era maturato già nella giovanile militanza nel circolo veronese della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI), di cui fu dirigente prima di essere chiamato, a partire dal 1927, ad assumere responsabilità nazionali, in quanto incaricato dalla presidenza nazionale di curare la redazione dell'organo della Federazione, Azione fucina.

Trasferitosi a Roma nel 1928, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, ottenendo la seconda laurea con una tesi di diritto pubblico (relatore E. Chimienti; De Rosa, Gli "Acta diurna", p. 125). In vista dell'insegnamento universitario, e orientatosi verso gli studi di filosofia del diritto, a Roma il G. aveva stabilito uno stretto e intenso rapporto di collaborazione con G. Del Vecchio, del quale divenne assistente volontario e che lo introdusse nel mondo della cultura accademica.

Il periodo fra il 1932 e il 1938 fu caratterizzato - oltre che dalla continuazione dell'attività pubblicistica su Azione fucina e quindi sulla rivista Studium, anch'essa d'impostazione cattolica - da un intenso lavoro di ricerca, che si espresse in una corposa monografia su La filosofia del diritto secondo Antonio Rosmini (Roma 1934), e in una serie di volumi e di saggi, quali La nozione di bene comune (Milano 1938), La persona nella filosofia del diritto (ibid. 1938) e altri scritti.

Tema conduttore di queste ricerche - sullo sfondo della ripresa dei temi fondamentali del giusnaturalismo di ispirazione personalista e cristiana, nella linea che andava da Tommaso d'Aquino ad A. Rosmini, all'ultimo Del Vecchio - era la rivendicazione del valore della persona umana, con la conseguente critica dello Stato autoritario e accentrato. Nel saggio I dualismi della dottrina etico-giuridica di G. Hegel (1932, poi in Diritto e morale. Saggi di teoria e di storia, Milano 1960, che comprende numerosi scritti di argomento filosofico), il G. denunziava i rischi di svuotamento dell'individualità da parte dello Stato e contestava la stessa figura di "Stato etico", alla luce della quale, notava polemicamente già nel 1932, "il pessimo tra gli Stati è più degno di pregio dell'ottimo fra gli uomini" (Diritto e morale, p. 248). Nella stessa linea si situava la rivisitazione della classica categoria tomistica di "bene comune", come limite allo strapotere dello Stato.

Il corso degli avvenimenti impedì al G. la realizzazione della sua aspirazione all'insegnamento universitario. Quando, dopo avere conseguito la libera docenza in filosofia del diritto e tenuto corsi per incarico nelle Università di Bari e di Pavia, era ormai maturo per la cattedra, nel 1939 veniva arrestato - come lo stesso G. rievocò nelle sue memorie (Con De Gasperi nella fondazione della DC, Roma 1978) - per ordine diretto di B. Mussolini e, sebbene liberato dopo alcuni giorni, per l'intervento della S. Sede, fu sino alla caduta del regime mantenuto nella difficile e delicata condizione di "sorvegliato speciale" con l'obbligo di presentarsi giornalmente al commissariato di polizia. Impensabile, in questo contesto, accedere ai concorsi universitari, nei quali il G. decise di non cimentarsi, anche per non piegarsi, sia pure indirettamente, a un regime al quale avrebbe poi dovuto prestare, per poter insegnare, il giuramento di fedeltà.

A guerra conclusa, gli impegni politici e di governo lo distolsero dalla carriera con la parziale eccezione del lungo incarico di insegnamento di filosofia del diritto all'Università lateranense di Roma fra il 1962 e il 1975.

Il 1938, di fatto, rappresentò per il G. un anno di svolta. Da un lato si era acuita la sospettosa vigilanza del regime fascista, sullo sfondo delle ulteriori lacerazioni tra Chiesa e fascismo determinate dalla legislazione razziale, rendendo per l'appunto sempre più evidente l'impossibilità di accedere alla carriera universitaria, nonostante l'intenso lavoro scientifico proprio allora coronato da qualificate pubblicazioni. D'altro canto, il 16 luglio di quell'anno, si celebrava, in Vaticano, il suo matrimonio con Pia Elena Bartolotta, dalla quale ebbe cinque figli: Giovanna, Paola, Maria Cristina, Maria Luisa e Giorgio.

A questo lungo e intenso sodalizio affettivo e spirituale il G. si richiamò nelle commosse pagine introduttive a una raccolta di scritti spirituali della moglie, da lui stesso curata (P. Gonella, Note religiose, Roma 1976).

Fu dunque il corso stesso degli avvenimenti a determinare il percorso intellettuale del G., sino a fare dell'attività pubblicistica, intesa dapprima come complementare rispetto alle aspirazioni accademiche, il fulcro di questa fase della sua vita. Come già accennato, aveva fatto le sue prime prove giornalistiche, sollecitato dall'amicizia di I. Righetti, allora presidente della FUCI, su Azione fucina, le aveva continuate su Studium e, infine, nel 1933, sull'Osservatore romano, alla cui redazione venne invitato dalla fiducia del suo direttore, G. Dalla Torre, e dell'antico assistente della FUCI, mons. G.B. Montini, allora operante nell'ambito della segreteria di Stato.

Sull'organo vaticano il G. curò, a partire dal 6 maggio 1933 e sino al giugno del 1940 (allorché l'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale consigliò la soppressione della rubrica) quegli Acta diurna divenuti ben presto famosi come comune punto di riferimento di quanti in Italia cercavano in qualche modo di sottrarsi alla generale disinformazione imposta dalla censura fascista. Pure con un linguaggio misurato e cauto, più spesso allusivo che diretto - dovendo tenere conto del particolare carattere della pubblicazione, ed evitare l'apertura di un palese conflitto fra Italia e S. Sede - il G. prendeva chiaramente posizione nei confronti del fascismo e del nazionalsocialismo, soprattutto in ordine alle libertà politiche e religiose, di cui reiteratamente si denunziavano le violazioni. Anche in relazione alla delicata vicenda della guerra civile spagnola - superficialmente interpretata da non pochi giornali cattolici, ma non dal G., in termini di "crociata" - gli Acta diurna mantennero un atteggiamento cauto e distaccato, denunziando la violazione dei diritti umani, da qualunque parte compiuta, e incoraggiando tutti i tentativi di mediazione e di pacificazione. Misurate, ma ferme, anche le prese di distanza nei confronti del Terzo Reich. In questo modo, grazie soprattutto al G., L'Osservatore romano, insieme con altre pubblicazioni promosse in quegli anni dalla S. Sede, per impulso soprattutto di G. Dalla Torre (vanno ricordate L'Illustrazione vaticana, che ebbe come autorevole collaboratore, oltre al G., anche De Gasperi, e la Rassegna internazionale di documentazione, supplemento della stessa), divenne una delle voci più ascoltate da quanti si opponevano al fascismo. Si spiega, in questo contesto, il già ricordato arresto del 1939, senza particolari imputazioni (non venne mai celebrato alcun processo) ma con chiari intendimenti intimidatori.

Anche dopo la cessazione della rubrica Acta diurna il G. continuò la sua sempre apprezzata collaborazione all'Osservatore romano, soprattutto con acuti commenti ai discorsi di Pio XII sui temi della pace e del nuovo ordine internazionale, oggetto dei noti radiomessaggi natalizi del 1942 e del 1944; raccolti poi in due volumi, che ebbero subito numerose traduzioni in altre lingue e varie edizioni, questi scritti (Presupposti di un ordine internazionale. Note sui messaggi di s.s. Pio XII, Città del Vaticano 1942, e Principii di un ordine sociale, ibid. 1944) rappresentarono un essenziale punto di riferimento per la cultura cattolica antifascista e in vista dell'avvio, dopo la caduta del regime, di una nuova esperienza democratica.

Grazie anche alla meditazione e alla diffusione attuate dal G., il progetto di "nuova civiltà cristiana" elaborato da papa Pacelli negli anni terminali della guerra, prendeva corpo e rifluiva nel programma politico del nuovo partito, la Democrazia cristiana (DC), che per iniziativa di De Gasperi e dello stesso G. (divenuto amico intimo dello statista trentino, in quegli anni "esule" nella Biblioteca Vaticana), venne, fra il 1940 e il 1943, fondato nella clandestinità. Le idee ricostruttive della Democrazia cristiana stese da De Gasperi, con la collaborazione di vari intellettuali cattolici, e pubblicate soltanto nel 1943, rivelano in più punti, specialmente in ordine alle questioni di politica internazionale, l'apporto del Gonella.

Era naturale in questa linea che, dopo la liberazione di Roma, il G. - sollecitato da De Gasperi e sostenuto dagli autorevoli amici dal Vaticano, primo fra tutti Montini - decidesse di impegnarsi politicamente nella neocostituita DC; lasciato L'Osservatore romano, il G. fu pertanto chiamato da De Gasperi, primo segretario del partito, a dirigere il quotidiano Il Popolo, espressione della nuova compagine politica.

Il G. mantenne l'incarico dal primo numero, datato 4 giugno 1944, sino al 17 luglio 1946, allorché si dimise, essendo stato nel frattempo designato al dicastero della Pubblica Istruzione nel secondo governo De Gasperi.

Maturava, in questo contesto, la candidatura del G. all'Assemblea costituente e la quasi plebiscitaria elezione nella natia Verona, con la quale aveva mantenuto, e continuò a mantenere anche dopo, intensi contatti (Butturini). Da allora, e ininterrottamente sino alla morte, il G. fu eletto dapprima deputato (1946-72) con larghissimi suffragi e indi senatore della Repubblica (dal 1972 sino alla morte) con altissimo quoziente elettorale (circa il 60 per cento dei voti), sempre nel collegio di Verona.

Il contributo fornito dal G. alla DC e alla ricostruzione del paese si situa essenzialmente su due piani, quello dell'elaborazione programmatica e quello dell'azione di governo. Nel primo ambito, il G. - che per ragioni generazionali non aveva potuto partecipare all'esperienza del Partito popolare, ma che a essa si era collegato, soprattutto grazie alla lunga dimestichezza con De Gasperi - fu di fatto portavoce del gruppo degasperiano in ordine alla elaborazione della piattaforma ideologica del nuovo partito. Dopo avere partecipato, come già ricordato, alla redazione delle Idee ricostruttive, il G. ebbe un ruolo di primo piano nella stesura del codice di Camaldoli (composto fra il luglio 1943 e il 1945 ed edito in quell'anno a Roma dalla Studium con il titolo Per la comunità cristiana), particolarmente per la parte riguardante gli aspetti di politica internazionale; tenne alla XIX Settimana sociale dei cattolici (Firenze, 22-28 ott. 1945, su Costituzione e Costituente) un'importante relazione su Vitalità e decadenza delle costituzioni; e soprattutto fu incaricato da De Gasperi di curare la relazione introduttiva programmatica al primo congresso nazionale della DC (Roma, 25 apr. 1946).

Quella relazione, La DC per la nuova costituzione (stampata inizialmente in opuscolo autonomo, Roma 1946), tracciava le linee generali all'interno delle quali si sarebbero poi collocati i costituenti cattolici, indicando come scopo fondamentale della nuova carta l'individuazione delle vie attraverso le quali garantire e promuovere, nell'ambito di una visione della società incentrata sulla persona umana e con il netto rifiuto dello "Stato etico", quattro fondamentali categorie di libertà: libertà religiosa, morale, politica ed economica.

Nei mesi successivi questa relazione fu, dunque, uno dei costanti punti di riferimento dei costituenti cattolici, anche se il diretto apporto del G. ai lavori dell'Assemblea vera e propria fu assai limitato, essendo intervenuta - proprio agli inizi dei lavori preparatori della nuova costituzione - la nomina al delicatissimo incarico di ministro della Pubblica Istruzione (13 luglio 1946), nomina reiterata nei successivi ministeri De Gasperi e che consentì al G. di reggere ininterrottamente quel dicastero per un quinquennio, sino al 18 luglio 1951.

Come ministro della Pubblica Istruzione, il G. svolse un ruolo di primo piano nella ricostruzione delle strutture scolastiche, nel potenziamento della scuola italiana attraverso un apposito "piano decennale" e nell'avvio della riforma della scuola media, nell'ambito di un progetto di vasto respiro, noto come "riforma Gonella", le cui basi conoscitive furono gettate nella grande inchiesta sui problemi dell'istruzione, dal G. promossa, e svoltasi fra il 1947 e il 1949. Soprattutto grazie alla sua azione, i problemi dell'istruzione vennero collocati, forse per la prima volta in Italia, al centro dell'attenzione del paese e della pubblica opinione.

Fortemente sollecitato da De Gasperi, in vista della necessità di superare la difficile situazione nella quale la DC si era venuta a trovare per le profonde lacerazioni interne, il G., il 19 apr. 1950, assunse, e mantenne sino al 28 sett. 1953, la segreteria politica del partito.

Ma questi tre anni furono caratterizzati dall'esplosione della conflittualità fra le varie correnti della DC e dall'emergere, in parallelo con il declino della leadership di De Gasperi, di una nuova generazione democristiana (quella dei "professorini" e della corrente di Iniziativa democratica, guidata da A. Fanfani), alla quale il G., non tanto per ragioni generazionali quanto per temperamento e formazione, si sentiva profondamente estraneo.

Abbandonata la segreteria, il G. tornò all'attività di governo e realizzò un'importante esperienza come ministro di Grazia e Giustizia nell'ultimo ministero De Gasperi (16 luglio - 17 ag. 1953) e più tardi, dopo un certo intervallo, in successivi ministeri (dal 19 maggio 1957 al 21 febbr. 1962, nei governi Zoli, Fanfani, Segni, Tambroni e nuovamente Fanfani; e nel ministero Leone, dal 24 giugno al 12 dic. 1968).

In questa veste avviò la realizzazione del Consiglio superiore della magistratura, la riforma dell'ordinamento penitenziario, la riforma dei codici. Nel 1959 si fece promotore della legge istitutiva dell'Ordine dei giornalisti, del cui consiglio nazionale fu ininterrottamente presidente dal 1965 al 1972.

Anche quando, negli anni successivi al 1976, non rivestì più incarichi ministeriali, venne chiamato a ricoprire importanti funzioni, da quella di vicepresidente del Parlamento europeo (1979) a quella di presidente della Commissione per la revisione del concordato del 1929. In questa veste ebbe modo di farsi apprezzare anche dalle componenti "laiche" per il suo alto senso dello Stato. Ma, al di là di questo e di altri riconoscimenti (come la scelta di presentarlo come "candidato di bandiera" della DC all'elezione presidenziale del 1978, allorché fu eletto capo dello Stato Sandro Pertini), a partire dagli anni Settanta il suo ruolo nella vita politica divenne sostanzialmente marginale, a mano a mano che andava esaurendosi la classe dirigente "degasperiana", di cui era stato uno dei più autorevoli esponenti.

Questa marginalità fu avvertita dal G. non soltanto come conseguenza del mutato clima politico e culturale, ma anche come effetto del progressivo venire meno dell'originaria ispirazione di quel partito, la DC, che aveva contribuito a fondare. Inizialmente ostile all'esperienza di centrosinistra, e anche in seguito fortemente critico del nuovo corso della politica italiana, nonché tenacemente avverso a ogni forma di intesa con il Partito comunista italiano, intravide, come possibile via d'uscita dalla crisi della democrazia italiana negli anni del terrorismo, la costituzione di un grande partito di centro nel quale avrebbero potuto collaborare cattolici e laici e si fece promotore di questo progetto sia attraverso una vivace e polemica attività giornalistica sul quotidiano Il Tempo, sia con la costituzione del circolo Stato e libertà, all'interno del quale operò accanto a intellettuali come A. Garosci, M. Brosio, D. Bartoli, A. Del Noce, R. Romeo, S. Cotta. Ma anche quest'ultima battaglia fu condotta in un atteggiamento di lucido pessimismo, nella consapevolezza che il corso della storia stava ormai andando in una direzione nella quale il G. più non si riconosceva.

Il G. morì il 19 ag. 1982 a Nettuno (Roma).

La sua scomparsa avveniva alla vigilia di profondi mutamenti del sistema politico, cui aveva guardato non senza inquietudine per la consapevolezza delle difficili prove alle quali sarebbe stata assoggettata la DC ed è, in certo senso, simbolico il fatto che una delle sue ultime fatiche sia stata la stesura - a lui affidata nella consapevolezza di potere contare sul suo rigore morale e sulla sua autorevolezza - di un codice di comportamento per il partito, sorta di inascoltato appello all'esercizio, anche in politica, di una superiore eticità cui il G., nel corso della sua lunga attività pubblicistica, di studioso e di politico, si era sempre coerentemente ispirato.

Fra i lavori del G. rimasti inediti va in primo luogo segnalata, oltre alla ricordata tesi di laurea in filosofia, la seconda tesi di laurea, in giurisprudenza, sostanzialmente confluita in successivi lavori. Fra quelli editi, oltre a quanto già ricordato, per quanto riguarda l'attività giornalistica attendono ancora di essere raccolti in volume i numerosi scritti apparsi su Azione fucina, Studium e altre riviste e giornali degli anni Venti e Trenta; sono stati invece riprodotti i principali articoli apparsi negli Acta diurna: Verso la seconda guerra mondiale. Cronache politiche. Acta diurna, 1933-1940, a cura di F. Malgeri e con prefazione di G. De Rosa, Bari 1979 (alle pp. 513-540 l'elenco completo degli scritti del G. apparsi in questa rubrica). Il contenuto degli articoli di commento ai radiomessaggi di Pio XII del 1942 e del 1944 è stato in parte riproposto in Dalla guerra alla ricostruzione. Programmi di un nuovo ordine internazionale. Programmi di un nuovo ordine sociale, Roma 1983 (apparso postumo, ma curato dall'autore). Gli scritti pubblicati su Il Popolo negli anni della sua direzione, fra il 1944 e il 1946, sono riprodotti in Dalla Liberazione alla Costituente, I-III, ibid. 1980, con presentazione di G. Andreotti e introduzione di B. Zaccagnini. Gli scritti apparsi sul Tempo fra il 1975 e il 1982 sono stati raccolti, a cura della figlia Paola, in Contestazioni, ibid. 1983. Fra i numerosi scritti del dopoguerra, di particolare importanza, anche per i riferimenti autobiografici in esso contenuti, Alcune considerazioni sulla dottrina politica di De Gasperi, in Humanitas, settembre 1981, pp. 531-543, riprodotto in Storia della DC, a cura di F. Malgeri, II, Roma 1987, pp. 531-543.

Fra gli scritti politici (in parte di carattere autobiografico), si vedano: L'influenza della D.C. sulla Costituzione, Roma 1976; Luci e ombre dell'esperienza costituzionale, Firenze 1978; Le tribolazioni della democrazia, Roma 1978; Lo spirito europeo, ibid. 1979; Il fallimento del Centrosinistra. Diario politico 1969-1972, ibid. 1982; postumo è stato pubblicato l'importante discorso, ricco di riferimenti autobiografici, V.G. Galati e la formazione del PPI (1969), in V.G. Galati, a cura di R. Chiarano, Cosenza 1992, pp. 71-96.

Fonti e Bibl.: Ancora da ordinare e catalogare il fittissimo epistolario del G.; per la corrispondenza con L. Sturzo, particolarmente interessante per gli anni Trenta in relazione all'attività del G. in Vaticano, si vedano i relativi fascicoli nell'Archivio dell'Istituto L. Sturzo di Roma. Nello stesso Istituto sono conservati in attesa di riordinamento, e per ora non consultabili, i materiali dell'archivio della DC nazionale, contenente numerosi riferimenti al G., il quale oltre a essere per un breve periodo segretario politico del partito fu a lungo membro della direzione o del Consiglio nazionale. Per una sintesi dei più importanti interventi del G. vedi, ad indices: Atti e documenti della D.C., 1943-1967, I-II, a cura di A. Damilano, Roma 1967; Dieci congressi della D.C., 1946-1967, Roma s.d., e Dai congressi D.C. dell'Italia liberata (1943-1944) alla prima assise nazionale, a cura di C. Danè, Roma 1986, pp. 154-186. Altri documenti inediti, per ora non accessibili, sono custoditi presso l'Istituto Paolo VI di Brescia.

Per l'attività parlamentare del G. si vedano gli Atti dell'Assemblea costituente (1946-47), della Camera dei deputati (1948-72), del Senato della Repubblica (1972-82), del Consiglio d'Europa (1970-79) e del Parlamento europeo di Strasburgo (1979-82). Gli atti della Commissione di studio per la revisione del concordato, presieduta dal G., sono stati pubblicati a cura di G. Spadolini, La questione del concordato, Firenze 1976. Per l'attività di governo svolta ai ministeri della Pubblica Istruzione e di Grazia e Giustizia (nonché per il testo di numerosi discorsi e interventi pronunziati negli stessi anni in qualità di ministro) vedi G. Gonella, Cinque anni al ministero della Pubblica Istruzione, con prefazione di G. Petrocchi e introduzione del G., I-III, Milano 1981; Id., Sei anni al ministero della Giustizia, con prefazione di T. Novelli, I-VI, ibid. 1982.

Vedi inoltre: per un quadro d'insieme le voci Democrazia cristiana e simili del Diz. stor. del movimento cattolico in Italia, a cura di F. Traniello - G. Campanini, I-V, Casale Monferrato 1981-84, e il successivo Aggiornamento 1980-1995, Genova 1997. Oltre alla citata Storia della D.C. curata da F. Malgeri, si vedano in particolare, nella memorialistica, G. Spataro, I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano 1968, e G. Tupini, De Gasperi. Una testimonianza, Bologna 1992. Vedi ancora: Ricordo di G. G., fascicolo monografico di Studium, LXXIX (1983), 2 (contiene, tra l'altro: F. Alessandrini, Il tempo della FUCI, pp. 155-162; F. Malgeri, G. G. e gli "Acta diurna", pp. 163-174; S. Accardo, L'azione svolta a favore della scuola, pp. 175-187; G. Dalla Torre, G. G. e la cultura giuridica. Appunti per una ricerca, pp. 189-205); P.A. Graziani, G. G. democratico coerente, suppl. a La Discussione, 17 genn. 1983, pp. 3-24; G. Ambrosetti, G. all'università, Verona 1983; R. Sani, Da De Gasperi a Fanfani, Brescia 1986, pp. 99-101 e passim; I cattolici italiani e la guerra di Spagna. Studi e ricerche, con prefazione di G. De Rosa, a cura di G. Campanini, Brescia 1987, ad indicem; G. De Rosa, Gli "Acta diurna" di G. G. e la virtualità moderata del fascismo di Mussolini, in Id., Da Luigi Sturzo ad Aldo Moro, Brescia 1988, pp. 125-144; G. Chiosso, I cattolici e la scuola dalla Costituente al centro-sinistra, Brescia 1988, pp. 33-37 e passim; Chiesa e progetto educativo nell'Italia del secondo dopoguerra, 1945-1958, Brescia 1988 (in particolare G. Chiosso, I cattolici e la scuola dalla riforma Gonella al piano decennale, pp. 303-339); D. Saresella, Le riviste cattoliche italiane di fronte alla guerra di Etiopia, in Riv. di storia contemporanea, XVIII (1990), 3, pp. 447-464; F. Malgeri, Giuseppe Dalla Torre e "L'Osservatore romano" fra le due guerre, in Id., Chiesa, cattolici e democrazia. Da Sturzo a De Gasperi, Brescia 1990, pp. 67-75; A. Gaudio, La politica scolastica dei cattolici, 1947-1953, Brescia 1991, pp. 22 ss.; E. Butturini, G. G.: dagli "Acta diurna" alla Costituente al Governo, nel segno della cultura antifascista, in La memoria per il futuro, Verona 1996, pp. 21-54; G. Campanini, G. G., in Diz. stor. del movimento cattolico. Aggiornamento, pp. 335-339.

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