HORN D'ARTURO, Guido

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 61 (2004)

HORN D'ARTURO, Guido

Fabrizio Bonoli

Nacque a Trieste il 13 febbr. 1879 da Arturo Horn e da Vittoria Melli, terzo di quattro figli. La famiglia, probabilmente di origine olandese, era ebrea e il cognome originario era Horn; l'H. vi fece aggiungere d'Arturo. Il padre morì quando l'H. aveva due anni ed egli venne educato dal nonno materno, il rabbino R.S. Melli. L'H. compì i suoi studi universitari prima a Graz - quattro anni di matematica, fisica e astronomia - poi a Vienna, dove il 19 luglio 1902 conseguì il titolo di dottore in filosofia con una tesi, discussa con J. von Hepperger, sullo studio dell'orbita della cometa 1889 IV, lavoro pubblicato nel 1904 negli atti della Kaiserl. Akademie der Wissenschaften di Vienna (LXXIV, pp. 265-335).

Lo stimolante ambiente viennese del tempo influì sicuramente sulla formazione del vasto orizzonte culturale di interessi caratteristico dell'H., come pure la matrice ebraica influenzò drammaticamente alcune delle sue successive vicende personali.

Nel 1903 venne assunto come assistente volontario presso l'I.R. Osservatorio marittimo di Trieste, divenendovi l'anno successivo assistente effettivo. Qui si occupò di problemi legati alla determinazione del tempo e alla meteorologia. Nel luglio 1907, chiese di essere chiamato presso l'Osservatorio astrofisico di Catania come primo assistente. A Catania si occupò della natura della luminosità delle comete, di astronomia di posizione, di osservazioni solari e di stelle variabili.

Nel maggio 1910 fu chiamato all'Osservatorio di Torino in quanto idoneo al concorso per astronomo aggiunto. A Torino iniziò quell'attività di divulgatore che fu per lui altrettanto importante di quella scientifica, pubblicando alcuni articoli su una delle prime riviste italiane di divulgazione astronomica, la Rivista di astronomia e scienze affini, della quale fu anche redattore. Nel novembre 1911 fu chiamato, in qualità di astronomo aggiunto, presso l'Osservatorio astronomico dell'Università di Bologna e nel maggio 1913 conseguì la libera docenza in astronomia.

Lo scoppio della prima guerra mondiale rafforzò la "scelta nazionale" dell'H., spingendolo ad arruolarsi, nel maggio del 1915, come volontario nell'artiglieria dell'Esercito italiano. Fu durante il conflitto che, per sfuggire al rischio di rappresaglie austriache contro gli irredentisti, sostituì il suo cognome con quello di d'Arturo (dal nome del padre, ma anche della stella più luminosa della costellazione del Boote). Alla fine del conflitto acquisì la cittadinanza italiana e ottenne dal Commissariato civile per la Venezia Giulia di aggiungere al proprio cognome Horn quello di d'Arturo. Congedatosi nel dicembre 1918, riprese servizio a Bologna.

Nel marzo del 1920 venne chiamato come astronomo aggiunto a Roma, presso l'Osservatorio astronomico al Collegio romano, ma nel gennaio del 1921 venne richiamato a Bologna, a seguito della morte del direttore dell'Osservatorio, M. Rajna, con l'incarico della direzione e dell'insegnamento di astronomia. Nel 1925 ottenne la cattedra di astronomia e nel febbraio 1928 venne confermato professore stabile.

L'H. promosse intensamente la rinascita scientifica dell'Osservatorio bolognese, del quale mantenne la direzione fino al dicembre 1938, quando venne "dispensato dal servizio" e allontanato a causa delle leggi razziali. Trascorse, così, il periodo della guerra a Bologna, poi a Faenza e a Pesaro. Nel marzo 1945 riottenne la direzione e anche la cattedra.

Gli interessi scientifici dell'H. investirono una grande quantità di problemi astronomici. Si interessò sia di astronomia di posizione e di astronomia statistica, sia di astrofisica e cosmologia, svolgendo ricerche sulle eclissi solari, sulle stelle variabili, sulla nostra Galassia, sulle nebulose galattiche ed extragalattiche, sulla sincronizzazione degli orologi a tempo medio e siderale, su problemi di ottica fotografica e fisiologica e sulla progettazione di nuovi strumenti ottici.

Tra i lavori particolarmente degni di nota, pubblicati principalmente nelle Pubblicazioni dell'Osservatorio dell'Università di Bologna, da lui iniziate nel 1921, e nelle Memorie della Società degli spettroscopisti italiani (poi della Società astronomica italiana), vi sono quelli sulle eclissi solari, sull'utilizzo di una lente conica in luogo del prisma obiettivo per ottenere spettri di stelle e comete e, soprattutto, quelli sul "telescopio a tasselli". La spiegazione fornita dall'H. nel 1924 del fenomeno delle "ombre volanti" - bande parallele chiare e scure che si vedono transitare velocemente sul terreno subito prima e dopo un'eclisse totale di Sole - come dovuto a turbolenze nell'alta atmosfera terrestre trovò piena conferma in ricerche sulla scintillazione stellare eseguite trent'anni più tardi negli Stati Uniti (Le "ombre volanti", in Memorie della Società astronomica italiana, III [1924], pp. 55-105). Anche la sua spiegazione del fenomeno della "goccia nera" - che si verifica durante il primo e secondo contatto interno nelle eclissi solari e nei transiti dei pianeti interni sul disco solare - che l'H. attribuì a effetti di astigmatismo, si rivelò corretta (Il fenomeno della "goccia nera" e l'astigmatismo, in Pubblicazioni dell'Osservatorio astronomico della R. Università di Bologna, I [1922], p. 3). Con quest'ultimo lavoro vinse il premio Stambucchi astronomo per il biennio 1921-22.

Nel 1925, grazie a un finanziamento del Ministero della Pubblica Istruzione, allestì e diresse la spedizione in Somalia per l'osservazione dell'eclisse totale di Sole del 14 genn. 1926. Nel 1936 organizzò un'ulteriore spedizione nel Peloponneso per l'eclisse totale di Sole del 19 giugno.

L'H. si adoperò principalmente per dotare l'Osservatorio di Bologna di una strumentazione astronomica adeguata. Grazie a una donazione della vedova del matematico bolognese A. Merlani, appassionato di astronomia, poté acquistare un telescopio riflettore Zeiss del diametro di 60 cm e il 15 nov. 1936 si inaugurò a Loiano, sull'Appennino bolognese, la nuova stazione osservativa, palestra di ricerche per molti astronomi italiani ed europei.

Le difficoltà dell'epoca sia di costruire blocchi monolitici di vetro di diametro superiore a pochi metri, sia di lavorarne otticamente la superficie (la costruzione del telescopio da 5 m del Palomar stava presentando grossi problemi realizzativi) suggerirono all'H. l'idea di realizzare superfici ottiche riflettenti di grandi dimensioni, mediante la combinazione di un insieme di piccoli specchi, o "tasselli", lavorati otticamente e collocati in modo da far convergere nello stesso piano focale i raggi riflessi dai singoli elementi a formare un'unica immagine di ciascuna stella. Dopo un prototipo da un metro di diametro, realizzato nel 1935, un telescopio costituito da 61 tasselli, per un totale di 1,8 m di apertura, venne terminato nel 1953 e collocato all'interno della torre astronomica universitaria di Bologna. Mediante questo strumento, l'H. e i suoi collaboratori ottennero alcune decine di migliaia di lastre fotografiche, compiendo una rassegna sistematica del cielo zenitale locale. Lo stesso principio di costruzione ideato dall'H. è stato utilizzato alla fine del Novecento per il "multiple mirror telescope" in Arizona, composto da sei specchi da 1,8 m di diametro ognuno, e per i due telescopi del Keck Observatory alle Hawaii, composti ognuno da 36 tasselli da 1,8 m a formare un mosaico da 10 m di diametro complessivi.

L'H. riorganizzò e potenziò notevolmente la Biblioteca dell'Istituto di astronomia di Bologna, anche nella sua parte storica; tale biblioteca nel giugno 1999 gli è stata intitolata, come pure una sala del Museo della Specola.

Nel 1931, sotto gli auspici della Società astronomica italiana, fondò la rivista Coelum, per la diffusione e la divulgazione dell'astronomia e in tale periodico l'H. pubblicò la maggior parte dei suoi lavori di "alta" divulgazione, tra i quali meritano una segnalazione la serie sulla Mitologia delle costellazioni (tra il 1948 e il 1951) e la Piccola Enciclopedia astronomica (tra il 1933 e il 1939), pubblicata poi con un ampio aggiornamento in un volume (G. Horn d'Arturo - P. Tempesti, Piccola Enciclopedia astronomica, Bologna 1960) diviso in due parti, Repertorio alfabetico esplicativo dei vocaboli usati nei linguaggi astronomici e Vita e opere degli astronomi: dai primitivi a quelli vissuti non oltre il sec. XIX. La rivista Coelum ebbe una vastissima diffusione non solo in Italia e continuò a essere pubblicata, dopo la morte dell'H., fino al 1986.

Fra gli altri contributi di ampio spessore culturale forniti dall'H. va ricordata la voce Astrologia redatta per l'Enciclopedia Italiana, voce che comparve anonima, essendosi l'H. rifiutato di accettare alcune aggiunte imposte dalla redazione che snaturavano la sua condanna dell'astrologia come disciplina assolutamente non scientifica.

L'H. fu collocato a riposo nel novembre 1954. Negli anni successivi continuò a frequentare attivamente l'Osservatorio di Bologna, occupandosi della pubblicazione della rivista Coelum e dell'organizzazione della biblioteca. Nel febbraio 1955 fu nominato professore emerito della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali; nel 1957 ottenne la nomina a commendatore al merito della Repubblica e nel 1958 il diploma di I classe con medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte. Infine, nel 1965, ricevette la medaglia ricordo dagli allievi durante la IX assemblea della Società astronomica italiana.

Morì a Bologna il 1° apr. 1967.

Fonti e Bibl.: Manoscritti dell'H. e parte del suo archivio personale, donato dagli eredi, sono presso l'Archivio storico del Dipartimento di astronomia dell'Università di Bologna, Fondo Horn d'Arturo; la bibl. completa delle opere è accessibile nel sito web del Dipartimento di astronomia: "www.bo.astro.it/biblio/archives/galleria/hornbib.html", a cura di M. Zuccoli; Bologna, Arch. stor. dell'Università, Serie dei professori ordinari, f. 244; L. Jacchia, Forefathers of the MMT, in Skyand telescope, LV (1978), 2, pp. 100-102; A. Rossi, G. H. d'A. astronomo e uomo di cultura, Bologna 1994; E. Baiada - F. Bonoli - A. Braccesi, Museo della Specola, Bologna 1995; G. Foderà Serio - D. Randazzo, Astronomi italiani dall'Unità d'Italia ai nostri giorni: un primo elenco, Firenze 1997, s.v.; G. H. d'A. e lo specchio a tasselli, a cura di M. Zuccoli - F. Bonoli, Bologna 1999; M. Zuccoli, G. H. d'A.: un astronomo e la sua biblioteca, in Annali di storia delle università italiane, 2000, n. 4, pp. 163-172; F. Bonoli - D. Piliarvu, I lettori di astronomia presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, Bologna 2001, sub voce; G. Abetti, Dictionary of scientific biography, VI, sub voce.

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