GUIDO imperatore

Enciclopedia Italiana (1933)

GUIDO imperatore (II duca di Spoleto, re d'Italia)

Raffaello Morghen

Figlio di Guido I e di Adelaide, figlia di Pipino re d'Italia, e discendente perciò dalla casa imperiale dei Carolingi, legato da vincoli di parentela ai più potenti principi franchi, valoroso guerriero, ambizioso, Senza scrupoli come il padre, egli seppe innalzare la potenza della sua casa fino alla dignità imperiale. Riuniti nelle sue mani i ducati di Spoleto e di Camerino, prima divisi, G., fin dall'883, aveva non solo assunto, di fronte al debole imperatore Carlo il Grosso e al Pontefice Marino, un atteggiamento di assoluta indipendenza, ma non aveva scrupoli d'impadronirsi dei beni della S. Sede e del vicino monastero di Farfa, mentre la sua irrequieta ambizione lo portava perfino a tessere intrighi contro l'imperatore, alla corte di Costantinopoli. Citato davanti al tribunale imperiale, G. si ribellò, né valse a domarlo una spedizione contro di lui organizzata da Berengario, marchese del Friuli, fedele vassallo di Carlo il Grosso. Nel gennaio dell'885, Carlo il Grosso scendeva a patti con G., che dovette assoggettarsi alla purgatio per sacramentum dell'accusa di lesa maestà, ma riebbe con la ricanciliazione i beni confiscati. Anche il nuovo pontefice Stefano V stimò opportuno venire ad accordi col potente signore e lo riaccolse nella grazia della Chiesa e lo adottò come figlio, forse per farsene un difensore contro il pericolo saraceno. Difatti nell'885 G. combatté con fortuna contro i Saraceni del Garigliano, cogliendo anche l'occasione per intervenire nelle lotte tra principi longobardi e ottenere, per breve tempo, il dominio di Capua e Benevento.

Deposto Carlo il Grosso nell'888, era naturale che Guido e Berengario, i due più potenti signori dell'Italia, tentassero di raccogliere nelle loro mani parte dei territorî dell'Impero e, mentre Berengario veniva a Pavia eletto re d'Italia, G. passava le Alpi e a Langres in Borgogna, col favore di Fulco, arcivescovo di Reims, suo parente, e di parte dei nobili, era eletto re di Francia. Ma, senza forze sufficienti per abbattere il potente rivale Oddone (Eudes) conte di Parigi, era tornato subito in Italia per contendere il regno a Berengario. Nel territorio di Brescia si combatté aspramente e la battaglia, pur senza essere decisiva, riuscì favorevole a Berengario. Scaduta la tregua fissata tra i due eserciti, in una nuova battaglia presso la Trebbia Berengario fu decisamente sconfitto e probabilmente ìl 16 febbraio 889, pure a prezzo di gravi concessioni fatte alla Chiesa e ai vescovi, G. fu coronato in Pavia re d'Italia. Non per questo si acquetò la sua ambizione, stimolata anche dalle aspirazioni imperiali della moglie Ageltrude: dal papa Stefano V, che invano cercò aiuti da Arnolfo di Germania per opporsi ai voleri del troppo potente vicino; egli ottenne infatti anche la corona imperiale (21 febbraio 891). La dignità imperiale valse a rafforzare molto la posizione di G., che fu riconosciuto anche a Ravenna e dal marchese di Toscana, ed egli si diede a consolidare il suo potere con un'opera legislativa volta a ristabilire l'ordine e ad accrescere nelle città il potere vescovile. Salito però al tron0 pontificio Formoso, dapprima il pontefice acconsentì a coronare Lamberto figlio di G., associato già dal padre al trono, ma nell'893 si rivolse per aiuto ad Arnolfo di Germania sollecitandolo a venire a liberare l'Italia dalla "tirannide" di G. Anche molti feudatarî del regno si unirono al pontefice e Arnolfo, sceso in Italia nel gennaio 894, s'impadroniva dapprima di Bergamo, Milano, Pavia, ma, incapace di dominare gl'infidi feudatarî italiani, nel marzo dello stesso anno prendeva la via del ritorno. Ritornato nella sua piena potenza, G. moriva improvvisamente forse nel novembre 894, di un'emorragia, sul Taro, tra Parma e Piacenza.

Fonti oltre al Liber pontificalis, l'Antapodosis di Liutprando, l'Historia Remensis ecclesiae di Flodoardo, v. il Panegyricus Berengarii imperatoris (in Mon. Germ. Hist., script., V, p. 196 segg.), la Widonis regis electio (in Mon. Gem. Hist., Script., III, p. 554 segg.); I diplomi di Guido e di Lamberto, a cura di L. Schiaparelli, nelle Fonti dell'Ist. Stor. Ital., Roma 1906.

Bibl.: E. Dümmler, Geschichte des ostfrankischen Reichs, Lipsia 1888; L. Duchesne, Les premiers temps de l'État pontifical, Parigi 1898; Hofmeister, Markgrafen und Markgrafschaften in der Zeit von Karl dem Grossen bis auf Otto den Grossen, in Mitt. d. Inst. f. öst. Geschichtsfor., VII, 1907; G. Romano, Le dominazioni barbariche in Italia (395-1024), Milano 1910.