MAZZONI, Guido

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MAZZONI, Guido

Giuseppe Izzi

– Nacque a Firenze, il 12 giugno 1859, da Arcangelo e Caterina Mori, vedova Bongini.

Il padre, avvocato e poi notaio, aveva preso parte alla battaglia di Montanara, scontando un anno di carcere dopo il ripristino del governo granducale.

Il M. compì gli studi ginnasiali nel collegio S. Michele degli scolopi a Volterra, al ginnasio Dante di Firenze (dove fu bocciato), infine al ginnasio S. Sebastiano di Livorno, sotto la guida di G. Chiarini, che aveva sposato Enrichetta Bongini, figlia di primo letto della madre del Mazzoni. All’Università di Pisa fu allievo di A. D’Ancona, D. Comparetti, E. Teza e conseguì la laurea in lettere il 28 giugno 1880, con una tesi su P. Metastasio.

Suo riferimento era divenuto, tuttavia, anche G. Carducci, conosciuto tramite Chiarini e frequentato più intensamente, dalla fine del 1880, all’Università di Bologna, dove aveva vinto il concorso per un posto di perfezionamento.

Dopo l’improvviso suicidio del padre (febbraio 1881), il 17 settembre il M. sposò la figlia di Chiarini, Nella, dalla quale ebbe i figli Carlo, Piero, Silvia, Gina. Dal 1881 al 1884 si dedicò all’insegnamento; poi fu comandato, insieme con G. Biagi e fino al 1887, presso il segretario generale della Pubblica Istruzione, F. Martini. Il lavoro a Roma e le relazioni con Chiarini, Martini e Carducci favorirono l’inserimento del M. nel mondo letterario della capitale, ricco allora di giornali e presenze artistiche, di cui si fece testimone nei ritratti di Poeti giovani (Livorno 1888; Napoli 1916). Carducci, che ne apprezzava anche la competenza acquisita nel campo della metrica, sia come poeta in proprio sia come traduttore (Versi, Livorno 1880; Poesie, Roma 1882, con pref. di G. Carducci; Esperimenti metrici, Bologna 1882 [insieme con G. Chiarini]; traduzione degli Epigrammi di Meleagro di Gadara, Firenze 1880) lo appoggiò nel 1887 nel concorso per la cattedra di letteratura italiana all’Università di Padova. Il M., che aveva tra i suoi titoli raccolte di saggi e articoli, tra cui In biblioteca. Appunti (Roma 1883), ed edizioni di testi, come M. Cesarotti, Prose edite e inedite (Bologna 1882) o G. Rucellai, Le opere (ibid. 1887), fu indicato come primo degli eleggibili, per un punto avanti a F. Novati, da una commissione composta da Carducci, I. Del Lungo, G. Mestica, D’Ancona, A. Bartoli.

Lasciatesi alle spalle le polemiche che accompagnarono il concorso e che affondavano le radici nei contrasti che dividevano gli studiosi legati al Giornale storico della letteratura italiana e i carducciani (L.M. Gonnelli, Introduzione a D’Ancona - Novati, pp. XLIV-XLV), il M. iniziò la vita universitaria stabilendo quel fecondo rapporto con gli studenti che avrebbe sempre caratterizzato il suo insegnamento e da cui nacque una delle sue opere più durature, l’Avviamento allo studio critico delle lettere italiane (Verona-Padova 1892; poi Firenze 1907 e ibid. 1923).

Con il trasferimento, nel 1894, all’Istituto di studi superiori di Firenze per sostituire Bartoli nell’insegnamento di letteratura italiana si definì compiutamente la sua figura di insegnante e di studioso, a cui si sarebbe accompagnata una sempre più accentuata presenza nelle istituzioni culturali e politiche. Il M. era stato, infatti, tra i fondatori della Società Dante Alighieri (1889) e della Società dantesca italiana (1888). Di quest’ultima inaugurò e concluse il primo ciclo della Lectura Dantis in Orsanmichele, rispettivamente il 27 apr. 1899 e il 27 apr. 1904, e divenne presidente dal 1931.

Al culto di Dante come «simbolo concreto dell’idea di Nazione e di Patria Italiana» (F. Mazzoni, p. 342) di eredità risorgimentale, si collegano anche i rapporti con amici, colleghi e allievi triestini e trentini (S. Morpurgo, G. Picciòla, A. Hortis, C. ed E. Battisti) e il discorso per l’inaugurazione del monumento a Dante a Trento, tenuto dal M. nel 1896; mentre al M. uomo di scuola vanno ricondotti i due volumi della Miscellanea di studi critici (Firenze 1907), offertigli dai discepoli per i suoi 25 anni di insegnamento nella scuola e nell’università, e che presentano, nei nomi dei promotori e dei sottoscrittori, un quadro assai significativo della cultura italiana del tempo e degli anni a venire.

Socio corrispondente, nel 1895, dell’Accademia della Crusca, il M. ne fu segretario dal 1897 al 1923 e di nuovo segretario dal 1924 al 1930, poi presidente fino al maggio 1942, pur essendosi opposto al nuovo indirizzo, filologico e di edizione di testi, imposto all’Accademia dalla riforma di G. Gentile del 1923, coronamento di una lunga polemica che aveva visto il M. in contrapposizione, tra gli altri, a C. De Lollis.

Senatore dal 1910, il M. lasciò il segno della sua operosità anche in Senato, in particolare nella commissione per la biblioteca di cui fu membro dal 1917 e presidente dal 1920 al 1929, operando per i miglioramenti delle strutture e dei sistemi di catalogazione e rafforzando i legami con l’antico allievo F. Pintor, direttore della biblioteca fino al 1929. Dal 1910 al 1913 fu presidente della sonniniana Unione liberale fiorentina, che indirizzò «su posizioni di intransigenza laica e di schietta democrazia» (Ullrich, p. 299), in funzione antisocialista e anticlericale, guardando con favore al suffragio universale, costituendo la Federazione toscana delle associazioni liberali, guidandola dalla riconquista del Comune nel 1910 alla sconfitta nelle elezioni politiche del 1913.

Il 1913 fu anche l’anno in cui, accanto alla prima edizione dell’Ottocento del M. (Milano 1911-13) e alla versione più ampia delle sue Poesie (Bologna 1913), apparvero l’attacco di Papini (G. Papini, Stroncature, Firenze 1978, pp. 63-82) e il profilo di Croce (B. Croce, La letteratura della Nuova Italia, II, 3ª ed., Bari 1929, pp. 290-295).

Più che dall’aspra polemica di Papini che, d’altra parte, sembrava colpire nella sua persona il simbolo di un avversato intreccio di cultura, arte e istituzioni, il M. fu toccato soprattutto dalle riserve espresse da Croce sullo spessore storico del suo Ottocento, tanto che alla difesa di questa sua opera dedicò molti interventi, fino alla seconda edizione dell’opera (Milano 1934) e alle prime pagine della rassegna di studi sull’Ottocento in Un cinquantennio di studi sulla letteratura italiana (1888-1936). Saggi dedicati a Vittorio Rossi (Firenze 1937, II, pp. 301-372). Sullo sfondo del lungo dialogo con Croce (cfr. Monserrati, Introduzione a B. Croce - G. Mazzoni. Carteggio) si legge la difficoltà del tentativo del M. di trasportare, con il suo garbo e il suo gusto di lettore, molti dei risultati della scuola storica in un contesto culturale mutato, incontrando estetica e filologia, senza scontrarsi con esse.

Durante la prima guerra mondiale il M., irredentista e interventista, dopo che il figlio Carlo fu fatto prigioniero dagli Austriaci, chiese e ottenne di prestare servizio militare come volontario e fu assegnato all’8° reggimento alpini, con il grado di tenente.

Apprezzato da superiori, come il colonnello, poi generale, U. Pizzarello, e subordinati, segnalato in due ordini del giorno per il suo comportamento in operazioni di guerra, insignito di due croci di guerra, venne promosso nel 1917 capitano per meriti speciali. Il M., come altri interventisti, vedeva nella prima guerra mondiale la conclusione del Risorgimento e il suo nazionalismo, più che su ragioni politiche, era fondato sulla tradizione letteraria e culturale italiana, sentita come un valore assoluto, quasi un’istituzione da difendere e rappresentare, nelle armi e nelle lettere.

Pertanto, anche nei confronti del fascismo i rapporti si mantennero su di un piano prevalentemente istituzionale, con poche concessioni, come nella prefazione ai Nuovi scritti di politica interna ed estera di T. Tittoni (Milano 1930), nei versi di Arriba España (Firenze 1937), nelle pagine aggiunte alla raccolta Voci e armi per l’Italia nuova (Torino 1940). Resta il fatto che la sua iscrizione al Partito nazionale fascista (PNF) risale al 1940, con retrodatazione al 3 marzo 1925 perché ex combattente, e che il M. si adoperò per averla dal centro e non dalla periferia fiorentina, probabilmente per sottolinearne il carattere quasi istituzionale (Roma, Arch. stor. del Senato, f. Guido Mazzoni).

Al riguardo non si possono ignorare gesti come la restituzione del passaporto alla moglie del deputato popolare G. Donati per sua intercessione presso L. Federzoni (Arch. di Stato di Firenze, Carte Mazzoni, lettera di L. Federzoni del 3 ag. 1926) o la sua partecipazione, il 16 marzo 1925, alla manifestazione di solidarietà a G. Salvemini, al quale era stato impedito di commemorare P. Villari.

Apprezzato anche da un pubblico non studentesco, il M., oltre a spendersi assiduamente in lezioni e seminari, diresse, tra il 1908 e il 1923, anno della sua soppressione, il corso di perfezionamento pei licenziati delle scuole normali, conferma di un impegno per la scuola che lo aveva visto anche membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione tra il 1903 e il 1906 e il 1908 e il 1913. Il M. fu, inoltre, socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei dal 1920 e socio nazionale dal 1927, presidente della Deputazione di storia patria per la Toscana dal 1930 al 1935 e consulente e collaboratore di case editrici, come Barbera, Zanichelli, Sansoni. Di tutto rilievo anche la sua collaborazione, con più di 140 voci, all’Enciclopedia Italiana, diretta da G. Gentile, suo antico allievo all’Istituto di studi superiori. Andato in pensione nel 1934, ma ancora attivissimo, il M. morì a Firenze il 29 maggio 1943.

Gli impegni didattici e istituzionali non avevano impedito al M. di continuare a dare il suo contributo agli studi, anche con la partecipazione, in varia forma, alle edizioni nazionali delle opere di G. Galilei, di F. Petrarca e di U. Foscolo o con la promozione e supervisione scientifica di quelle di C. Battisti. Non propriamente filologo, il M. procurò, tra numerose altre, anche due edizioni di classici che, sia pure con riserve, restarono di riferimento per molti anni: Tutte le opere edite e inedite di G. Parini (Firenze 1925), per la quale riordinò gli autografi pariniani conservati all’Ambrosiana; e Tutte le opere storiche e letterarie di N. Machiavelli (ibid. 1929), insieme con M. Casella, a cui fu affidato il testo del Principe, mentre il M. approntò quello dei Discorsi, giustificato in G. Mazzoni, Sul testo dei «Discorsi» del Machiavelli (in Atti dell’Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze morali, s. 6, IX [1933], pp. 41-82). Da ricordare ancora la felice traduzione delle Poesie di Catullo (Bologna 1939) e i saggi intorno alla poesia popolare, a cui vennero riconosciuti «acutezza analitica e ingegnosità induttiva, sicurezza e larghezza di informazione» (Toschi, p. 27). Altri contributi critici stesi nel corso degli anni furono, ma non tutti, affidati dal M. a varie raccolte tra cui, oltre a quelle già citate, Glorie e memorie dell’arte e della civiltà d’Italia: discorsi e letture (Firenze 1905); Abati, soldati, autori, attori del Settecento (Bologna 1924); Almae luces, malae cruces. Studii danteschi (Bologna 1941): per tutte, e per scritti apparentemente minori, come il poemetto Liber Libro Libertà (Bologna 1919, con un Proemio di F. Ruffini) o il brillante I bóti della Ss. Annunziata in Firenze. Curiosità storica (Firenze 1923), vale quel che osservò M. Fubini per la raccolta dantesca e, cioè, che al di là della valutazione specifica, vi si ammirava, «con la dottrina e il gusto, quell’eleganza che è tutta propria del Mazzoni, quasi il segno caratteristico della sua personalità» (Foscolo, Leopardi e altre pagine di critica e di gusto, II, Pisa 1992, p. 635).

Fonti e Bibl.: La biblioteca del M., circa 20.000 volumi e 50.000 tra opuscoli, estratti, ritagli, ecc., è stata acquistata nel 1948 dalla Duke University (Durham, North Carolina, USA): si veda, in proposito, S. Vitali, Le convergenze parallele. Archivi e biblioteche negli istituti culturali, in Rass. degli Archivi di Stato, LIX (1999), 1-3, pp. 50 s. Lettere al M. e documenti vari nel Fondo Guido Mazzoni, in corso di riordinamento presso l’Arch. di Stato di Firenze (notizie precise sul Fondo e le lettere di G. Gentile al M. in O. Gori, L’Arch. di G. M. (1859-1943) e il carteggio con G. Gentile, in Una mente colorata. Studî in onore di A.M. Caproni per i suoi 65 anni, Manziana 2007, pp. 593-623). Delle lettere del e al M., presenti in molte sedi istituzionali, si dà notizia di quelle pubblicate: G. Viti, Lettere di A. Momigliano a G. M., in Studi in onore di A. D’Addario, II, Lecce 1995, pp.  715-728; Dal carteggio di Corrado Ricci con Casini, Zenatti, Morpurgo, Novati, Renier, M.: filologia e metodo storico alla prova, a cura di N. Bombardini, in Nuova Antologia, luglio-settembre 2003, pp. 5-27; il carteggio con B. Croce, bene introdotto e annotato, con importanti notizie critiche e bibliografiche, in B. Croce - G. Mazzoni. Carteggio 1893-1942, a cura di M. Monserrati, Firenze 2007.

Necr., in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lettere e arti, CII (1942-43), 1, pp. 113-117; Nuova Antologia, 16 giugno 1943, pp. 258-261; 1° giugno 1944, pp. 118 s.; Primato, IV (1943), 13, pp. 241 s.; Giorn. stor. della letteratura italiana, CXXII (1944), pp. 103-106; Atti dell’Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze morali, stor. e filologiche, s. 8, I (1946), 5-6, pp. 97-106. R. Schippisi, G. M., in Letteratura italiana. I critici, I, Milano 1969, pp. 765-795 (profilo complessivo ancora valido e a cui si rimanda per una più compiuta informazione bibliografica); E. Elli, Il giovane G. M. e G. Carducci, con una Bibliografia degli scritti di G. M. fino al 1887, in Critica letteraria, VI (1978), 21, pp. 706-734; Id., Intorno all’antologia dell’«Antica lirica italiana» (con una lettera inedita di G. Carducci), in Aevum, LIV (1980), 3, pp. 512-517; Id., De Lollis e la Crusca, in Il Novecento letterario in Italia, II, La cultura, Milano 1987, pp. 57-80. Suggestivo il ritratto del M. fatto da G. Gentile, Pel giubileo di G. M. [1934], in Id., Frammenti di critica e storia letteraria, Firenze 1996, pp. 484-491. Vedi ancora: C. Foligno, G. M., Napoli 1948 [1946]; G.A. Papini, Chiarini, M. e le «Odi barbare» del Carducci, Firenze 1960; G. Luti, La tradizione della letteratura italiana nell’ateneo fiorentino, in Id., Momenti della cultura fiorentina tra Ottocento e Novecento, Firenze 1987, in partic. pp. 70-73. Sul M. presidente dell’Unione liberale fiorentina, H. Ullrich, Fra intransigenza laica e blocco dell’ordine. I liberali fiorentini dalle prime elezioni a suffragio universale alle elezioni amministrative dell’estate 1914, in Nuova Riv. storica, LI (1967), pp. 297-357. Sui rapporti con Salvemini, Non mollare (1925), a cura di M. Franzinelli, Torino 2005, pp. 92, 124, 126. Sull’ed. di Parini, W. Spaggiari, Parini e la scuola storica, in Id., 1782. Studi di italianistica, Reggio Emilia 2004, pp. 168-195, in partic. pp. 181-185. Sull’ed. di Machiavelli, C. Dionisotti, Machiavellerie, Torino 1980, pp. 445-455. Sul M. e Dante, F. Mazzoni, Il culto di Dante nell’Ottocento e la Società dantesca italiana, in Studi danteschi, LXXI (2006), pp. 335-359, e la bibliografia ivi riportata. Notizie e riferimenti, ad indices, in D’Ancona - Novati, a cura di L.M. Gonnelli, I-IV, Pisa 1986-90; G. Gentile - F. Pintor, Carteggio (1895-1944), a cura di E. Campochiaro, Firenze 1993 (ripubbl. come G. Gentile e il Senato. Carteggio (1895-1944), Soveria Mannelli 2004, con Introduzione di R. Pertici); D’Ancona - Torraca, a cura di M.T. Imbriani, Pisa 2003.

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