COURBET, Gustave

Enciclopedia Italiana (1931)

COURBET, Gustave

Jacques Combe

Pittore, nato il 10 giugno 1819 a Ornans nella Franche-Comté, morto a Vevey in Svizzzera il 31 dicembre 1877. Cominciò a esercitare seriamente la pittura soltanto dopo il suo arrivo a Parigi, nel 1840. Non si può dire che abbia avuto un vero maestro: nello studio dello Steuben non faceva che rare apparizioni, e prese il titolo di scolaro di Hesse unicamente per facilitarsi l'ammissione al Salon. In qualcuna delle sue opere giovanili si nota un fugace influsso del romanticismo: così negli Amanti in campagna (Museo di Lione e Musée des Beaux-Arts di Parigi), nella Notte di Valpurga (distrutto), nel Guitarero (1845). Ma al Salon fino dal 1844 espose un'opera personalissima, nella quale si presentivano già la maggior parte delle caratteristiche della sua produzione futura, cioè il ritratto dal cane nero, dipinto nel 1842 (Parigi, Musée des Beaux-Arts). Unica guida al suo lavoro solitario furono gli antichi maestri che frequentava nelle sale del Louvre. Lo commuovevano specialmente gli Spagnoli e gli Olandesi, e un viaggio in Olanda nel 1847 accrebbe questo suo interesse.

Nell'anno 1848 fu soppresso il giurì al Salon, ciò che diede modo al C. di presentare un gruppo di quadri (fra i quali Il Violoncellista) e di disegni. L'anno appresso, ristabilito il giurì, poté esporre soltanto il Dopopranzo a Ornans (Museo di Lilla) e l'Uomo dalla cintura di cuoio (Louvre). Nel Salon del 1851, con molte altre opere, fra le quali gli Spaccapietre (Museo di Dresda) e i Contadini di Flagey al ritorno dalla fiera, espose il Funerale a Ornans (Louvre), in cui tutte le figure sono ritratti. I giudizî furono molto sfavorevoli. Presentare così direttamente e semplicemente l'essere umano e la vita sembrava una novità intollerabile a un pubblico, i cui pittori favoriti erano Delaroche, Horace Vernet e Couture anche più che Ingres e Delacroix. Erano inoltre note le idee repubblicane del pittore, e il semplice fatto che egli presentasse umili creature al lavoro sembrava una provocazione. Ma presto il C. trovò i suoi difensori: Champfleury, Thoré-Burger, Baudelaire, Bonvin, Daumier. Da queste polemiche, nacque e prese forma, fra il 1850 e il 1855, il realismo, e il C. si trovò bruscamente a capo della nuova scuola. Le Bagnanti (1853), tela in cui la plastica volgare dei modelli accentua la maniera "realista", e I lottatori, insieme con La filatrice addormentata, sollevarono di nuovo vivaci proteste. Fu allora che il C. conobbe Bruyas, che acquistò le Bagnanti e ospitò il pittore in casa sua a Montpellier (1854). Da questo soggiorno datano L'incontro (Museo di Montpellier) e i primi paesaggi di mare eseguiti a Palavas. Intanto la sua gamma si schiariva notevolmente.

All'Esposizione universale del 1855 presentò una scelta di vecchie opere, e vi unì il suo Atelier (Louvre). Questa immensa allégorie réélle, dipinta sotto l'influsso del Proudhon, fu rifiutata dal giurì insieme con il Funerale. Allora C. le espose al pubblico in una mostra individuale, precisando il suo atteggiamento in un manifesto posto in principio del catalogo, nel quale afferma che "la qualifica di realista gli è stata imposta, come agli uomini del 1830 era stata imposta la qualifica di romantici". A questi anni della vita del C., fino al 1870, corrisponde una produzione abbondante e regolare. L'artista abita a Parigi, fa sempre lunghi soggiorni nella Franche-Comté e presso i suoi amici. Aumenta il numero dei suoi ammiratori, specialmente all'estero. Al Salon del 1857 presenta le Signorine delle rive della Senna (Parigi, Musée des Beaux-Arts) e La curée, di tonalità sempre meno oscura. Nel 1858 torna da Bruyas e poi va a passare varî mesi a Francoforte. Al Salon del 1861 ottiene un successo relativo con Il Combattimento dei cervi, Il cervo all'acqua, Il cavallo nascosto. Passa quindi ad Anversa e poi a Le Havre. Trova un nuovo amico nel critico d'arte Castagnary, che lo difende vigorosamente, e nel 1862 lo fa invitare a Saintes. Qui rimane più di un anno, fa la conoscenza del Corot, dipinge paesaggi, fiori, ritrova il mare a Royan. Di allora è il Retour de la Conférence, che il Salon del 1863 rifiutò per il soggetto, ingiurioso per il clero. Il risveglio (1864) è il primo di una serie di quadri di nudi allungati, di tipo piuttosto accademico (Venere e Psiche, 1864; La donna dal pappagallo, 1866). Anche il ritratto del Proudhon (Parigi, Musée des Beaux-Arts) appartiene a quest'epoca (1865). L'esposizione universale del 1867 dà al C. l'occasione di un'altra mostra personale, importantissima questa volta (oltre cento pitture), ma pochissimo visitata. Nel 1869 ottiene un grande successo a Monaco; dal 1865 al 1869 si reca regolarmente d'estate sulle coste di Normandia (Trouville, Deauville e poi Ètretat) dove lavora spesso col Whistler e incontra il Boudin e il Monet. Dopo l'esposizione del 1870, dove ha esposto una serie di marine, rifiuta con grande scandalo la legion d'onore.

Da quel momento la vita privata del C. è sconvolta, e la sua produzione se ne risentirà. Dopo il 4 settembre viene nominato presidente di una commissione di belle arti, nella quale chiede l'abbattimento della colonna Vendôme, simbolo d'oppressione. Diviene per qualche giorno membro della Comune. Arrestato e tenuto responsabile dell'abbattimento della colonna, è condannato a sei mesi di prigione. Un'importante serie di nature morte fu da lui eseguita durante il periodo passato nella prigione di Santa Pelagia. La sua riputazione soffrì molto di questa avventura. Nel 1872 il Meissonnier lo fa escludere dal Salon, e nel 1873 il governo di Mac Mahon progetta di riedificare la colonna Vendôme, e costringe il C. a sostenerne le spese. Il C. parte per la Svizzera, e a La Tour de Peilz presso Vevey passa gli ultimi anni della sua vita.

Il C. ha eseguito qualche scultura (una fontana a Ornans: Jl pescatore di ghiozzi; un'altra a La Tour de Peilz: Helvetia). Di lui non si conosce che una litografia (L'apostolo Jean Journet), benché abbia fornito disegni per l'illustrazione di varie opere.

Il C. è da considerare uno dei maggiori pittori del sec. XIX. Per i soggetti presi dalla vita quotidiana e per aver ridotto al minimo non l'arte, ma gli artifici della composizione, il suo atteggiamento costituisce una novità. A bene osservare si scorge nell'opera sua un'accentuata predilezione per le calme composizioni decorative, in cui le verticali e le orizzontali predominano sulle oblique. Nessuno dei suoi modelli, né gli amici né il Berlioz, rimase soddisfatto dei suoi ritratti. Con la sua solidità positiva (Baudelaire) egli raggiunge un'alta qualità epica. La sua tecnica è larga e massiccia; il C. maneggia spesso impasti, mescola i toni senza minuzia; applica il colore col coltello, e si serve solo di spazzole robuste. Al di sopra di colori oscuri colloca punti luminosi: i neri e i bianchi, i verdi e i bruni possono caratterizzare la sua tavolozza. Il Baudelaire lo definì un puissant ouvrier, une sauvage et patiente volonté. Numerosi musei possiedono opere del C. I gruppi principali si trovano al Louvre, al Musée des Beaux-Arts di Parigi e a Montpellier. Opere importanti si trovano anche a Lilla, a Nantes, a Besançon, a Lione, a Bruxelles, a Dresda e all'Aia.

Bibl.: Guichard, Les doctrines de M. C., maître peintre, Parigi 1862; R. Brunesceur, Museum contemporain: G. C., Parigi 1866; C. Lemonnier, C. et son oeuvre, Bruxelles 1868; M. Claudet, C. Souvenirs, Parigi 1878; H. d'Ildeville, G. C., notes et documents sur sa vie et son oeuvre, Parigi 1878; É. Gros-Kost, C., souvenirs intimes, Parigi 1880; A. Estignard, G. C., sa vie et ses oeuvres, Besançon 1897; A. J. Meier-Graefe, Corot und C., Lipsia 1905; G. Riat, G. C., Parigi 1906; R. Muther, C., Berlino 1906; A. Robin, C., Parigi 1909; L. Bénédite, G. C., Parigi 1911; L. Béla, C. et son influence à l'étranger, Parigi 1911; O. Grantoff, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VII, Lipsia 1912 (con ampia bibl.); T. Duret, C., Parigi 1918; P. Borel, G. C. im Kampf mit d. Dämonen seiner Zeit, Berlino 1925; Ch. Léger, C. selon les caricatures et les images, Parigi 1920; id., C., Parigi 1929.

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