Haiti

ATLANTE GEOPOLITICO (2012)

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Bandiera
Posizione
Carta fisico-politica
Dati geo-amministrativi

Haiti è una repubblica situata nella parte occidentale dell’isola Hispaniola, nel Mare dei Caraibi. Lo stato confina con la Repubblica Dominicana, che occupa la parte orientale dell’isola, e si trova a poche miglia marittime da Cuba e Giamaica.

Dati sui terremoti

Il 12 gennaio 2010 un terremoto di magnitudo 7 e con epicentro a 15 chilometri dalla popolosa capitale Port-au-Prince ha messo in ginocchio il paese che, a causa dell’instabilità politica degli ultimi decenni e dell’arretratezza del sistema economico, già verteva in condizioni critiche. La maggiore catastrofe naturale che abbia mai colpito Haiti ha ucciso circa 220.000 persone, ha lasciato senza casa più di due milioni di abitanti e ha provocato una grave crisi sanitaria tutt’ora in corso.

Il futuro di Haiti dipende ora in gran parte dagli aiuti umanitari internazionali, affluiti nel paese all’indomani della tragedia insieme a migliaia di organizzazioni non governative e posti sotto il coordinamento delle Nazioni Unite. In particolare, i caschi blu della Missione di stabilizzazione in Haiti (Minustah), sbarcati sull’isola nel 2004 per monitorare il processo di consolidamento democratico e per mantenere l’ordine pubblico, sono oggi impegnati a fornire il proprio supporto tecnico e logistico per la ricostruzione del paese.

Tra i paesi che si sono mobilitati in soccorso di Haiti figurano anche i vicini Stati Uniti e Repubblica Dominicana. Gli Usa, ex potenza occupante, sostengono lo stato caraibico attraverso l’Agenzia per lo sviluppo internazionale (Usaid), la Commissione provvisoria per la ricostruzione di Haiti (Ihrc), co-presieduta dal primo ministro haitiano Jean-Max Bellerive e dall’ex presidente statunitense Bill Clinton, e tramite un piano commerciale volto a sollecitare la ripresa economica del paese. A tale riguardo, l’accordo per favorire la partnership tra i due paesi (Hope II) è quello più significativo, in quanto permette ad Haiti di esportare negli Usa i prodotti della propria industria tessile senza pagare dazi doganali.

Anche la Repubblica Dominicana, nonostante le tensioni più o meno latenti che da sempre caratterizzano il rapporto tra i due paesi confinanti, ha offerto il proprio sostegno e, data la vicinanza, si candida ad essere il partner più interessato alla ricostruzione di Haiti.

A livello regionale, prima del terremoto Haiti aveva stretto accordi con Cuba, che fornisce assistenza al paese nei settori della sanità e dell’istruzione, e con il Venezuela, che nel 2007 ha siglato un piano da 100 milioni di dollari per sostenere l’economia haitiana. Questo consiste nella fornitura di petrolio a basso prezzo, di supporto medico, di aiuti per la costruzione di aeroporti e di generatori di elettricità. Dal 2006, con l’instaurazione del nuovo governo, Haiti è inoltre divenuto membro effettivo della Comunità Caraibica (Caricom).

Politica e istituzioni

Il difficile compito di governare un paese in piena emergenza economica, sociale e sanitaria è affidato a Michel Joseph Martelly che ha vinto le elezioni presidenziali il 22 marzo 2011, dopo un’estenuante iter elettorale, viziato da frodi e accuse tra candidati. Martelly, quarantanovenne ex cantante, noto al pubblico con il nome d’arte Sweet Micky, ha battuto con il 67% dei voti il candidato avversario Mirlande Manigat.

Popolazione, società e diritti

Popolazione e società
Indice sviluppo umano

Haiti è il paese più povero dell’emisfero occidentale, con il 76% della popolazione che vive con meno di due dollari al giorno, e il secondo, dopo le Barbados, più densamente popolato, con 364 abitanti per km². L’indice di sviluppo umano di Haiti non solo è molto basso, ma registra anche un trend contrario rispetto a quello regionale.

La popolazione è costituita per più del 50% da giovani con meno di 21 anni e il 36,5% ha meno di 15 anni. Circa due milioni di haitiani sono emigrati negli Stati Uniti e si stima che oltre 500.000 siano emigrati nella Repubblica Dominicana; il 30% delle famiglie haitiane ha infatti parenti all’estero e le rimesse degli emigrati costituiscono una voce rilevante nell’economia del paese.

A differenza della Repubblica Dominicana, dove la gran parte della popolazione è mulatta, la popolazione haitiana è composta al 95% da neri di origine africana, che parlano prevalentemente creolo, e per il 5% da bianchi e mulatti di lingua francese, che rappresentano sostanzialmente l’élite economica, sociale e culturale del paese.

A conferma della situazione di arretratezza, la mortalità infantile sotto i 5 anni è molto alta, con 72 decessi ogni 1000 bambini, mentre la speranza di vita alla nascita è bassa e si attesta a 62 anni di età. L’accesso all’acqua potabile è garantito a solo il 63% della popolazione.

Il terremoto del gennaio 2010 ha ulteriormente peggiorato la condizione economica, sanitaria e sociale dei cittadini haitiani, provocando oltre due milioni di sfollati e mettendo in ginocchio le già deboli strutture politiche e amministrative. Attualmente il problema maggiore è costituito dalle epidemie che, a causa della mancanza di un’efficiente struttura sanitaria, si stanno diffondendo rapidamente. In particolare il colera, a fine 2010, ha contagiato 121.518 persone e ha mietuto 2500 vittime, con un tasso di mortalità pari al 2,1%. Per curare i malati e preservare la popolazione sana dall’epidemia si stima che siano necessari 174 milioni di dollari; inoltre, per il funzionamento a regime dei centri per il trattamento del colera il paese ha bisogno di un maggior numero di personale qualificato.

Il sistema scolastico di Haiti è molto arretrato e può essere paragonato a quello dei paesi dell’Africa sub-sahariana. Solo il 55% dei bambini tra i 6 e i 12 anni sono iscritti a scuola e solo il 32% degli studenti della scuola primaria completa i cinque anni d’istruzione previsti. Il motivo degli abbandoni e del basso tasso di iscrizione è da imputarsi al costo dell’istruzione, troppo oneroso per le famiglie haitiane. La spesa pubblica per l’istruzione non è infatti sufficiente a garantire l’insegnamento a tutti i ragazzi. Con l’operazione ‘Tutti a scuola’ l’Unicef garantisce l’istruzione a 720.000 bambini, grazie a 15.000 insegnanti. Tuttavia il divario da colmare rimane immenso, considerando che nel 2006 il 47% della popolazione era ancora analfabeta.

<Indice sviluppo umano:svil_umano_TAB_VOL2_000700_008>

Il terremoto ha avuto conseguenze negative anche per la sicurezza del paese. La condizione di povertà dilagante, il collasso delle strutture giudiziarie e penitenziarie e la mancanza di controlli nelle tendopoli da parte della polizia hanno contribuito a fomentare lo sciacallaggio da parte di gruppi armati organizzati e a mettere in pericolo in particolare le donne che, secondo Amnesty International, sono sempre più vittime di stupri.

Economia ed energia

Dati eco, comm, energ

Il terremoto del gennaio 2010 ha distrutto la già fragile economia haitiana e ha indotto il governo a varare una strategia di ricostruzione del paese che preveda la creazione di un’amministrazione pubblica efficiente, lo sviluppo delle infrastrutture e del settore edilizio, la decentralizzazione delle attività economiche e un piano di investimenti per il settore agricolo. La ripresa economica di Haiti dipende in parte dall’attuazione di tali propositi e in parte dal sostegno finanziario della comunità internazionale. Tuttavia le carenze strutturali, la stagnazione economica, l’inadeguatezza delle infrastrutture e non ultimo la corruzione diffusa impediscono all’amministrazione haitiana di organizzare al meglio gli aiuti provenienti dall’estero e di ottimizzare gli sforzi profusi per la creazione di posti di lavoro e per stimolare la ripresa economica.

L’agricoltura è il settore più importante del paese: caffè, sisal, zucchero, cacao e coltura di fagioli, miglio, sorgo, riso e mais sono i prodotti della terra haitiana. Il governo intende modernizzare le tecniche di coltivazione e industrializzare il settore per aumentare la produzione che, ad oggi, contribuisce solo per il 25,3% del pil nazionale. Buona parte della popolazione pratica infatti un’agricoltura di mera sussistenza, che non produce reddito e non rientra nelle statistiche ufficiali.

Consumo energetico

Nel dipartimento del nord-est, inoltre, sono presenti giacimenti di oro e rame, ma l’estrazione non ha ancora raggiunto livelli significativi. Il settore industriale è arretrato e specializzato nella sola produzione tessile, i cui manufatti sono per la quasi totalità indirizzati al mercato degli Stati Uniti, maggiore partner commerciale del paese

Haiti non ha riserve di idrocarburi ed è uno tra i paesi con i più bassi tassi di consumo di energia pro capite al mondo. L’elettricità, la cui richiesta da parte della capitale è aumentata notevolmente negli ultimi anni, è prodotta per quasi l’80% da centrali idroelettriche e per il restante 20% da centrali termiche. In gran parte del paese d’altronde, e soprattutto nelle zone montuose dell’interno, la carenza delle infrastrutture impedisce un accesso continuativo alla rete elettrica per la maggioranza della popolazione, che continua quindi a utilizzare la legna come combustibile primario, con pesanti conseguenze in termini di deforestazione.

<Dati eco, comm, energ:Dati_eco_comm_energ_TAB_VOL2_000700_010>

Difesa e sicurezza

Terminata nel 1986 la lunga dittatura dei Duvalier (‘Papa Doc’, 1957-71, e ‘Baby Doc’, 1971-86), Haiti ha vissuto un periodo di forte instabilità, con una continua alternanza tra elezioni democratiche e golpe militari fino al 1994. Nel settembre dello stesso anno una missione multinazionale (Multinational Force in Haiti, Mnf) guidata dagli Stati Uniti e approvata dalle Nazioni Unite, composta da 21.000 soldati di 31 diversi paesi e da 1000 osservatori internazionali, ha favorito l’instaurazione di un governo costituzionale. Nell’ottobre successivo l’esercito haitiano è stato smantellato e sostituito da un nuovo corpo di polizia. Alla Mnf è subentrata una missione di peacekeeping delle Nazioni Unite (Unmih), costituita da 38 paesi e con il compito di vigilare sull’ordine pubblico e sui processi democratici del paese. Dal primo giugno 2004, a seguito di un nuovo periodo di violenza e instabilità ad Haiti, le Nazioni Unite hanno avviato una missione di consolidamento del paese (Minustah), con 6700 militari e 2066 unità della polizia civile.

Oggi le forze delle Nazioni Unite sono impiegate per aiutare la popolazione locale colpita dal terremoto.

Numeri della difesa

Sul piano internazionale, problemi di sicurezza non ancora risolti riguardano l’emigrazione clandestina e la lotta al traffico della cocaina: i controlli della polizia non sono infatti sufficienti a frenare i flussi di irregolari verso l’estero, e neppure a contrastare il narcotraffico che, nel tragitto tra America Settentrionale e Meridionale, trova in Haiti un’importante base di appoggio.

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