HALTERN

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

HALTERN

J.-S. Kühlborn

Località della Germania, nel circondario di Recklinghausen (Nord-Renania, Westfalia), sul fiume Lippe (ant. Lupia), nella cui area sono attestate cinque postazioni militari romane, risalenti alle guerre germaniche del periodo di Augusto.

I primi castra romani della zona furono oggetto di indagini scientifiche a partire dal 1899, con gli scavi di una base militare situata a O di H. sull'Annaberg. La cinta difensiva del piccolo insediamento delimita un'area di forma quasi triangolare (la cui superficie si aggira sui 7 ha): essa consiste in un terrapieno addossato a una palizzata lignea esterna, circondata a sua volta da un fossato. Quest'ultimo, sui lati NO ed E, presenta due interruzioni corrispondenti ai passaggi che conducevano alle porte. Sull'area racchiusa dalle mura non disponiamo di alcun dato.

A E dell'Annaberg, sulla riva N della Lupia, è stata individuata un'area archeologica che interessa una striscia di terra lunga c.a 300 m (in gran parte dilavata a causa degli spostamenti del corso del fiume). Gli scavi hanno riportato alla luce due palizzate, otto fossati e diverse sepolture: i fossati si intersecano in alcuni punti, a testimoniare che nella zona ebbero luogo ripetute modifiche costruttive. Si sono anche rinvenute tracce di un'abitazione, ispirata a tradizioni edilizie italiche. Il sito è stato identificato dagli archeologi come porto fluviale, sebbene manchino alcune tipiche costruzioni come depositi e banchine.

Immediatamente a SO del nucleo cittadino di H. sono gli «Uferkastelle»: quattro fortificazioni scoperte tra il 1901 e il 1904. Costruite in successione cronologica, esse erano circondate ognuna da una struttura muraria in legno e argilla e da uno 0 due fossati. Le fosse di fondazione di una costruzione, risalente al periodo più recente (le misure sono di 55 x 40 m), fanno pensare a un cantiere navale con otto capannoni per le barche; la presenza di tali strutture fa ritenere che nel periodo finale venne utilizzato come base per la flotta militare.

Sul Silverberg si trovava il castrum più importante («Hauptlager»). Precedentemente sullo stesso sito era stata insediata, per breve tempo, un'altra fortificazione di c.a 34,5 ha di superficie, probabilmente da considerare campo estivo oppure centro di esercitazioni.

Lo «Hauptlager» fu costruito secondo schemi ben precisi in strutture lignee e a traliccio. Esso copriva una superfide di 16,7 ha, che in un secondo momento fu portata (con un ampliamento verso E) a 18 ha. La cinta difensiva era costituita da una struttura in legno e argilla larga 3 m, circondata da due fossati larghi 5,5-6 m. A eccezione di quella settentrionale, le porte d'accesso all'accampamento erano situate in posizione approssimativamente centrale su ogni lato. L'impianto viario e i blocchi abitativi erano organizzati secondo il consueto schema ortogonale. La larghezza delle vie maggiori variava: quella della vìa principalis, p.es., si aggirava sui 30 m, quella della via praetoria sui 50 e quella della via sagularis sui 15-18 m. Le strade erano provviste di canali rivestiti di legno per il deflusso delle acque superficiali; costruzioni minori di servizio restringevano di tanto in tanto lo spazio delle vie: tra esse i forni ceramici delle vie quintana, decumana e praetoria. I principia, che misuravano 46 x 54 m, erano posti al punto d incontro tra le vie principalise praetoria, sul tratto settentrionale della via principalis, all'interno, il cortile (35 x 28 m) era circondato sui lati O, S ed E da un portico a colonne, che forse sul lato N era a doppia navata: nella parte settentrionale, sui lati dell'uscita di fondo, sono stati riportati alla luce numerosi ambienti. I principia di H. erano dunque completamente circondati da costruzioni. In prossimità dell'angolo SO era uno stretto passaggio che conduceva a un edlfido di cospicue dimensioni (29 x 15 m), la cui funzione non è però accertata.

A N dei principia, sullo stesso asse e con il medesimo orientamento, al di là di una via larga 5 m, era una grande struttura (53 x 40 m), tradizionalmente identificata con il praetorium. Negli ultimi tempi si è proposto di attribuire il complesso pubblico e abitativo sito a SO dei principia al legatus legionis e il complesso situato alle spalle dei principia al praefectus castrorum.

Intorno ai principia e al praetorium erano raggruppate le dimore dei tribuni, caratterizzate per lo più da una corte interna e da un nucleo abitativo di 15 x 15 m. Un grande edificio situato a NE dei principia è stato interpretato come una duplice abitazione di due tribuni. Poco oltre, sulla via quintana, è un'altra casa di tribuno e un'altra ancora è stata individuata nell'ampliamento orientale dell'insediamento.

Le caserme, lunghe fino a 70 m, sono attestate prevalentemente nel settore settentrionale, ma, dal momento che esso non è stato integralmente scavato, non si può valutare con sicurezza la consistenza numerica della guarnigione. Sulla base delle caserme già note si può ipotizzare la presenza di 6 о7 coorti.

Tra le altre strutture dell'accampamento si può facilmente riconoscere il valetudinarium (80 x 44 m), mentre immediatamente a E dell'insula centrale si può ipotizzare l'esistenza della fabrica.

Tra il versante E dell'Annaberg e lo «Hauptlager» si estende la necropoli romana. Tutte le tombe sono disposte sul lato N di una strada larga 36 m: si sono trovate finora 53 fra tombe e sepolture e, in tutti i casi, si tratta di incinerati. Accanto alle semplici sepolture con urne e alle tombe a fossa di incinerati, pure con urne, furono eretti anche sepolcri costosi e ben visibili. Questi sepolcri, che misuravano in qualche caso 10 m di diametro, avevano talvolta la struttura di veri e propri tumuli. Dall'analisi dei resti combusti si ricava che le deposizioni erano sia maschili sia femminili; in un caso, si trattava di un bambino. Certamente, perciò, le sculture funerarie di queste sepolture non erano esclusivamente pertinenti alle truppe stanziate a Haltern.

Lo «Hauptlager» di H., per le caratteristiche della sua strutturazione interna, si distingue chiaramente dagli altri campi legionari augustei. Sulla base dell'elevato numero di case di tribuni, si può supporre che esso fosse sede dell'amministrazione militare della Germania d'oltre Reno. La presenza della Legio XIX, о almeno di un suo consistente distaccamento, è testimoniata dall'iscrizione incisa su un lingotto di piombo; la presenza, inoltre, di soldati ausiliari e testimoniata dal ritrovamento di armi.

Si ritiene comunemente che gli insediamenti militari romani di H. siano sorti tra l'8 e il 5 a.C.; tuttavia non si può escludere che la loro data di fondazione sia da spostare un po' più in basso. L'abbandono è da porre in relazione con la sconfitta di Varo a Teutoburgo (Tac., Ann., I, 60). E, infatti, nessuna delle quasi 3.000 monete rinvenute può essere datata a dopo il 9 d.C. Alcuni dei tesori trovati nell'accampamento principale furono sicuramente sotterrati in vista della suddetta battaglia.

Questi limiti cronologici così ristretti sono preziosi per lo studio e l'inquadramento della ceramica rinvenuta a H.: ceramica di uso comune, vasi a pareti sottili, lucerne figurate, terra sigillata.

Bibl.: S. von Schnurbein, Die römischen Militäranlagen bei Haltern (Boden-altertümer Westfalens, 14), Münster 1974; id., Untersuchungen zur Geschichte der römischen Militärlager an der Lippe, in BerRGK, LXII, 1981, p. 33 ss.; id., Die unverzierte Terra Sigillata aus Haltern (Bodenaltertümer Westfalens, 19), Münster 1982; G. Galsterer, Die Graffiti auf der römischen Gefäßkeramik aus Haltern (Bodenaltertümer Westfalens, 20), Münster 1983; R. Asskamp, J. s. Kühlborn, Die Ausgrabungen im römischen Gräbererfeld von Haltern. Vorbericht, in AusgrFuWestf, IV, 1986, p. 129 ss.; J.-S. Kühlborn, in Kaiser Augustus und die verlorene Republik (cat.), Magonza 1988, pp. 529-541, 580-605; B. Trier (ed.), 2000 Jahre Römer in Westfalen, Magonza 1989; S. Berke, Das Gräberfeld von Haltern, in Die römische Okkupation nördlich der Alpen zur Zeit des Augustus. Kolloquium Bergkamen 1989 (Bodenaltertümer Westfalens, 26), Münster 1991, pp. 149-157.

)