Matisse, Henri

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Matisse, Henri

Michela Santoro

Esprimere con il colore l’energia della vita

Il francese Henri Matisse è uno dei pittori più importanti del 20° secolo. Come Picasso, egli ha aperto la strada a un tipo di arte che non si accontenta della riproduzione fedele della realtà. Le sue forme sintetiche e libere e i suoi colori squillanti hanno influenzato generazioni di artisti in Europa e in America

Nasce il movimento delle «belve»

Parigi 1905: al Salon d’Automne, una delle sedi espositive più prestigiose dell’epoca, un gruppo di giovani artisti capitanati dal trentaseienne Henri Matisse espone una serie di opere dai colori estremamente accesi, non naturalistici. Si grida allo scandalo; la critica definisce quegli artisti fauves («fulvi», cioè «belve», «selvaggi») per la violenza cromatica delle loro immagini, ignara di aver appena dato il nome a uno dei movimenti più importanti e innovatori del Novecento.

Il ‘selvaggio’ Henri Matisse, nato nel 1869 nella Francia del Nord, a Le Cateau, in realtà è un uomo dalla vita e dall’educazione artistica raffinate. È allievo del pittore simbolista Gustave Moreau, dal quale apprende l’uso di colori smaglianti e messi sulla tela come gemme; è un attento studioso dei capolavori conservati al Museo del Louvre; ammira il grande Paul Cézanne, perché in lui ritrova lo stesso desiderio di esprimere le proprie sensazioni interiori.

Un nuovo uso del colore

L’espressione di Matisse non nasce dalla violenza del gesto, come accadeva in quegli stessi anni nella pittura tedesca (espressionismo), ma esce fuori leggera come una danza attraverso lucide linee nere e colori puri. I colori puri e il senso di luminosità sono la conseguenza dell’ammirazione di Matisse per gli artisti dell’impressionismo (impressionismo) e del pointillisme, che avevano rinnovato il modo di stendere i colori sulla tela, senza mescolarli.

Una delle composizioni più famose di Matisse è l’enorme tela intitolata La danza, che un ricco collezionista russo vuole per la sua casa di Mosca assieme a un altro quadro, La musica. Matisse lavora a entrambe queste opere tra il 1909 e il 1911. Il risultato è strabiliante: tutto è movimento, armonia, incroci di sensazioni, trionfo del colore. La gioia di vivere passa davvero attraverso la danza e la musica!

Uomo colto e borghese, Matisse trascorre una vita tranquilla, circondato dal calore degli affetti familiari e dalla stima e dall’ammirazione dei suoi allievi: insomma, non corrisponde certo al ‘genio e sregolatezza’ che ci si aspetta quando si ha a che fare con maestri che rompono con la tradizione. Matisse non fu un ribelle, ma un genio sì, che per tutta la vita (muore nel 1954 a Nizza) continuò a esplorare e sperimentare soluzioni sempre originali per il rinnovamento della pittura.

Il viaggio come fonte d’ispirazione

Matisse compie nella sua vita molti viaggi che saranno fondamentali per la sua creatività. Nel 1906 va in Algeria e nel 1911 in Marocco, restando profondamente affascinato dalle ceramiche, dai tessuti, dai tappeti e dall’abbagliante luce africana. Dopo queste esperienze Matisse dipingerà spesso odalische e interni di case che sembrano proprio decorazioni orientali.

Nel 1911 è ospite a Mosca per collocare in casa del collezionista Sergej Ščukin La danza e La musica. Nei monasteri e nelle chiese ortodosse della Russia Matisse scopre la bellezza delle icone e da quel momento comincia a dipingere una serie di ritratti in cui predomina la tinta giallo oro, che ricorda appunto l’oro (simbolo del divino) usato nelle icone e nei mosaici bizantini.

Anche se Matisse è universalmente conosciuto come maestro dei colori, va tuttavia ricordata la sua vastissima produzione grafica: litografie, incisioni su linoleum, disegni a matita bianca su carta nera, libri illustrati (tra cui Poésies di Stéphane Mallarmé del 1932).

Tagli e ritagli

Fra le tante e originali tecniche adottate da Matisse, una delle più estrose e allegre è senza dubbio quella adoperata per realizzare il libro Jazz, pubblicato nel 1947. Si tratta di papiers découpés (in francese «carte ritagliate»), fogli colorati a tempera ritagliati e incollati in modo da creare immagini quasi astratte, coloratissime e apparentemente ‘improvvisate’ come un pezzo di musica jazz.

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