BUMSTEAD, Henry

Enciclopedia del Cinema (2003)

Bumstead, Henry

Sabina Tommasi Ferroni

Scenografo cinematografico statunitense, nato a Ontario (California) il 17 marzo 1915. Ha tradotto in immagini i progetti espressivi di grandi registi, riuscendo a confrontarsi con linguaggi stilistici diversi, dalle rarefatte atmosfere di Alfred Hitchcock al mitico West di Clint Eastwood, alla claustrofobica oppressione di Cape Fear (1991; Cape Fear ‒ Il promontorio della paura) di Martin Scorsese. Sono testimonianza di ciò i due Oscar ottenuti per film dalle scenografie molto diverse tra loro: il primo, nel 1963, per To kill a mockingbird (1962; Il buio oltre la siepe) di Robert Mulligan e il secondo, nel 1974, per The sting (1973; La stangata) di George Roy Hill.

Fin dal 1948, dopo aver frequentato la South California University, lavorò alla Paramount Pictures Inc. come aiuto scenografo al fianco inizialmente di Hans Dreier e in seguito di Hal Pereira. Nel 1955 venne ingaggiato da Hitchcock per The man who knew too much (1956; L'uomo che sapeva troppo), remake dell'omonimo film diretto dal regista nel 1934, e tre anni dopo fu di nuovo scelto da Hitchcock per realizzare le scene di Vertigo (1958; La donna che visse due volte), ottenendo così una prima nomi-nation all'Oscar. Per questa complessa e fascinosa storia dell'immaginario ritorno dall'aldilà di una donna vissuta alla fine dell'Ottocento, B. seppe creare un'atmosfera di mistero ricorrendo alle citazioni della pittura di A. Böcklin; palese, per es., il riferimento al quadro L'isola dei morti che fa da sfondo alla scena della visita della protagonista, interpretata da Kim Novak, al cimitero. Il clima di suspense percorre anche le scene di I married a monster from outer space (1958; Ho sposato un mostro venuto dallo spazio) di Gene Fowler Jr, occasione per B. di confrontarsi con l'immaginario della fantascienza unita al noir. Per il successivo To kill a mockingbird, girato interamente nei locali della Universal Pictures, ricostruì invece con garbo e attenzione al dettaglio l'atmosfera di una piccola città del Sud degli Stati Uniti, soffermandosi spesso sui particolari, come la facciata della casa dall'aspetto sinistro e spettrale o il giardino, che diventano fondamentali veicoli narrativi. In molte occasioni ha avuto modo di collaborare con il regista Hill, e proprio per lui ha realizzato uno dei suoi film migliori, The sting, nel quale le bische, la finta agenzia ippica ricostruita dai protagonisti, ma anche le strade e i palazzi risultano concepiti come quinte teatrali, e tale scelta, unita alla ricchezza di dettagli e colori, rende queste scene un vero capolavoro di inventiva. Il sodalizio professionale con Clint Eastwood, per il quale ha lavorato in sei film tra cui A perfect world (1993; Un mondo perfetto), lo ha portato a confrontarsi con un nuovo concetto di cinematografia attraverso il quale è riuscito, con successo, a elaborare una moderna idea del paesaggio western, pur tenendo sempre presenti le tecniche tradizionali. Così è avvenuto nel caso di Unforgiven (1992; Gli spietati), con cui ha ottenuto un'altra nomination, ove si avverte una particolare attenzione nel calibrare costantemente il rapporto tra scene e luci, ma anche una grande maestria nella ricostruzione storica e nella cura del dettaglio.

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