Purcell, Henry

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Musicista (Londra 1658 o 1659 - ivi 1695).  Massimo musicista inglese dell'età barocca, contribuì in modo decisivo alla formazione di un teatro musicale nazionale. Lo stile musicale di P., pur derivato dalla tradizione inglese elisabettiana, è assai originale. Le sue musiche sacre o religiose danno un'interpretazione dei testi sacri di grande profondità emotiva e forza chiarificatrice, in stretto collegamento con il significato delle parole. Nelle odi profane P. si vale spesso di antiche canzoni e di danze popolari inglesi; bellissime anche le numerose liriche vocali da concerto o da camera. Notevoli sono le musiche strumentali, in particolare quelle per clavicembalo, nel loro carattere leggero, e grande dignità e originalità mostrano quelle per organo. Ma il più importante contributo di P. è costituito dalle musiche teatrali; Dido and Aeneas raggiunge vette di alta drammaticità; King Arthur è la più felice soluzione dell'opera inglese del tempo, cioè una mescolanza di dramma recitato e di scene musicali; The fairy queen, infine, pur inferiore sotto l'aspetto drammaturgico, contiene però la miglior musica teatrale di Purcell.

Vita e opere

Rimasto orfano del padre (anch'esso di nome Henry), prima di compiere i 6 anni, venne adottato dallo zio Thomas. Proveniente da una famiglia di musicisti, ancora giovanissimo, divenne corista della cappella reale; quando la voce gli si modificò, divenne allievo di John Blow ed ebbe impiego come copista all'abbazia di Westminster, prima dal 1676 al 1678 e poi di nuovo dal 1688 al 1690. È probabile che alcuni dei suoi inni siano stati composti in tale periodo giovanile. Nel 1689 succedeva al suo maestro F. Blow all'organo di Westminster. Intanto egli era venuto componendo molta musica di vario genere: Fantasie per complesso di viole, pagine teatrali (dal 1680 in poi), odi, canzoni, ecc. per ricorrenze di corte e altre festività. Al 1683 risale la pubblicazione delle 12 Sonate a tre e la prima delle Odi per la festa di s. Cecilia. Al 1685 una Circe, per il dramma di Ch. Davenant (che è la prima azione teatrale cui egli diede intere scene in musica); al 1686 il magnifico inno My heart is inditing per l'incoronazione di Giacomo II; al 1688 o 1689 uno dei capolavori: Dido and Aeneas, opera in sei quadri su libretto di N. Tate, scritta per un teatrino di scuola femminile. Nel 1690 P. si conquistava con le musiche per un dramma, The prophetess or the history of Diocletian, l'ammirazione dello stesso Dryden, il maggior drammaturgo inglese del tempo, che richiese la sua collaborazione musicale per il King Arthur, romantico dramma glorificante la civiltà britannica (rappresentato nel 1691). Seguì nel 1692 The fairy queen, adattamento del Midsummer night's dream di Shakespeare ove la commedia è recitata, e soltanto lunghe scene interpolate qua e là ex novo sono poste in musica con cori, danze, canzoni, ecc. Al 1694 risalgono musiche non teatrali: l'ode per il centenario del Trinity College di Dublino, il Te Deum e lo Jubilate per la festa di s. Cecilia. Al 1695 la musica funebre per la regina Maria II e, probabilmente, le musiche per The tempest di Shakespeare nella versione dello Shadwell e per The Indian queen di Howard e Dryden (quest'ultima partitura fu compiuta dal fratello Daniel P.). L'ultimo lavoro teatrale di P. fu la terza parte di The comical history of Don Quixote, commedia di Th. D'Urfey. n Lo stile musicale di P. deriva principalmente dalla tradizione inglese elisabettiana, a lui trasmessa attraverso H. e W. Lawes, Ch. Colman, M. Locke e P. Humphrey. Questi due ultimi, d'altra parte, seguaci rispettivamente di L. Rossi e di G. B. Lulli, contribuirono a estendere l'attenzione di P. alle scuole italiane e francesi. Ma, considerato nel suo complesso, il suo stile è profondamente originale. Egli aveva straordinaria ricchezza d'invenzione melodica; il contrappunto è magistrale e l'armonia spesso audace. Insuperabile la sua intonazione della parola inglese. Le sue musiche sacre o religiose, composte naturalmente secondo il gusto del tempo, e cioè in movenze e coloriti energici, non sempre lontani dagli stilemi della musica profana, danno però un'interpretazione dei testi sacri che ha una sua profondità emotiva, e una grande virtù chiarificatrice per quanto riguarda il significato delle parole. Nelle odi profane, che spesso contengono musica bellissima, P. si vale spesso di antiche canzoni e danze popolari inglesi. Bellissime anche le numerose liriche vocali da concerto o da camera. Le Fantasie per complesso di viole sono composte nel tradizionale stile contrappuntistico inglese, ma con audacia d'armonie; le 12 Sonate a tre (2 violini e basso) si orientano dichiaratamente verso l'Italia. Al medesimo periodo debbono appartenere le 10 Sonate a quattro (in realtà sono a tre, oltre un basso continuo). Notevoli anche le musiche per clavicembalo, nella loro indole leggera, e grande dignità e originalità mostrano quelle per organo. Ma il più importante contributo di P. è costituito dalle musiche teatrali; il Dido and Aeneas supera in espressività e in invenzione lirica l'opera di G. B. Lulli e raggiunge vette di alta drammaticità; il King Arthur è la più felice soluzione dell'opera inglese del tempo: cioè una mescolanza di dramma recitato e di scene musicali; The fairy queen, pur inferiore sotto l'aspetto drammatico, contiene la miglior musica teatrale di Purcell.

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