Cohen, Hermann

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Filosofo tedesco (Coswig 1842 - Berlino 1918); successore di F. A. Lange all'univ. di Marburgo, il C. è uno dei principali esponenti, insieme a P. Natorp e a E. Cassirer, della scuola che da questa università prende nome. Ricollegandosi alle posizioni kantiane, la filosofia di C. si svolge in senso antipsicologistico, ponendosi come compito essenziale quello di ricercare le leggi a priori che condizionano l'oggettività pensabile. Nell'interpretazione fornita del kantismo C. rifiuta sia la cosa in sé, sia la netta distinzione tra intuizione e categorie, risolvendo anche l'intuizione nel pensiero, di cui si sottolinea il momento creativo. La filosofia, secondo il C., si esaurisce nelle tre sfere della teoresi, dell'etica e dell'estetica, il cui fondamento comune è la coscienza come categoria della possibilità. Nell'etica, scienza del volere puro, è ancora il concetto kantiano di dover essere (Sollen), insieme a quello di dignità della persona umana, a svolgere un ruolo fondamentale. D'ispirazione kantiana è sostanzialmente anche l'estetica o scienza del sentimento puro (di cui viene tuttavia riconosciuta la soggettività). Notevole il tentativo del C. volto a fondare un socialismo non materialistico, ispirato a esigenze umanitarie e cosmopolitiche. Opere principali: Kants Theorie der reinen Erfahrung (1871); Kants Begründung der Ethik (1871); Kants Begründung der Aesthetik (1889); System der Philosophie (1902-12); Kommentar zu Kants Kritik der reinen Vernunft (1907); Der Begriff der Religion im System der Philosophie (1915); Die Religion der Vernunft aus den Quellen des Judentums (1922); Kleine philosophische Schriften (1926).

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