DWERG, Hermann

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 42 (1993)

DWERG, Hermann (Armanno)

Paul Berbee

Nacque a Herford, nella regione della Vestfalia (anche allora diocesi di Paderbom). La sua data di nascita è ignota, ma basandosi sulle date di acquisizione dei primi benefici e dignità cosi come della laurea la si può collocare a poco prima del 1380. Il D. proveniva da una famiglia del patriziato cittadino di Herford, il cui nome (basso-tedesco per "Zwerg", nano, latinizzato "Narius") si incontra anche nelle forme Dwerch, Duerch, De Werch e Twerch. Suo padre Johann è documentato nel 1360 come consigliere della città nuova di Herford, poi come borgomastro e nel 1383 come giudice di tutta la città. A Herford morirono entrambi i genitori e furono sepolti nella collegiata dei Ss. Giovanni e Dionigi. Forse zio del D. era un Volquinus Dwerg che sotto il pontefice avignonese Clemente VII ottenne un beneficio nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni a Herford. Unico figlio maschio che raggiunse l'età adulta, il D. aveva solamente una sorella, di nome Berta, che nel 1430 abitava con il marito Hermann Joel a Herford in una casa del fratello e che gli sopravvisse.

Da ragazzo il D. frequentò a Herford la scuola latina presso il monastero delle benedettine di S. Pusinna. In seguito l'elevata condizione familiare e i primi benefici gli consentirono nel 1395 di trasferirsi a Bologna per studiare diritto canonico nella locale facoltà di giurisprudenza. L'affermazione di molto posteriore del cittadino di Colonia Hermann von Weinsberg (1534), secondo la quale il D. avrebbe studiato prima a Parigi, vi avrebbe accumulato ricchezze con il gioco dei dadi e sarebbe di li fuggito segretamente a Bologna, va considerata una diceria locale priva di fondamento, visto che il D. non figura tra le matricole dell'università di Parigi. A Bologna egli è invece documentato come apprezzato membro della natio Theutonicorum dell'università: dal 6 gennaio 1401 fu per un anno, in qualità di sostituto, uno dei due procuratori della natio. Infine, dopo aver sostenuto l'esame il2 sett. 1402, ottenne due giorni dopo il grado di doctor decretorum.

Appena conclusi gli studi, si trasferi a Roma presso la Curia pontificia di Bonifacio IX. Sui suoi primi contatti con l'ambiente romano, passati probabilmente attraverso compagni di studi tedeschi, non siamo informati. Già dal 12 dic. 1398 è però documentato che il D. versava alla Camera apostolica servizi e annate per conto di beneficiari tedeschi e sembra che già allora si trattenesse regolarmente in Curia. Il 18 dic. 1402 fu nominato auditor causarum, cioè giudice della Rota e da questo momento figura con questo titolo nei registri della Cancelleria. Nella Rota gli furono affidati, come lasciano supporre le fonti, prevalentemente contenziosi su benefici tedeschi. Sotto Innocenzo VII fu incaricato di un viaggio in Germania (il salvacondotto porta la data del 13 giugno 1405). Come familiare di papa Gregorio XII si tratteneva continuamente presso di lui e per qualche tempo visse nel palazzo apostolico. Ma durante il concilio di Pisa lo abbandonò e prese parte come autorevole testimone al processo per la sua deposizione: il 9 maggio 1409 prestò giuramento come testimone, il 13 maggio confermò 17 dei 37 articoli presentati al processo. Nel concilio il D. rappresentò anche gli interessi della città di Colonia. In seguito esercitò a Bologna l'ufficio di uditore sotto il papa Alessandro V, eletto a Pisa nel giugno 1409.

La brillante carriera del D. giunse ad un primo apice il giorno dell'incoronazione del successore di Alessandro V, Giovanni XXIII (il curialista e cardinale legato Baldassare Cossa). Probabilmente per una grossa somma di denaro e come contropartita per il suo appoggio, questi il 25 maggio 1410 lo nominò protonotaro apostolico. Allo stesso giorno data un salvacondotto emesso a Bologna con il quale il D., insieme col conte bolognese Ugolino de' Presbiteri, veniva nuovamente inviato in missione. Il viaggio durò un anno e portò i due legati papali in Inghilterra, dove risolsero vertenze circa dei benefici e forse furono coinvolti nei processi contro i lollardi accusati di eresia. Di nuovo in Italia, il D. riprese le sue funzioni in Curia dove era orinai considerato uno dei più potenti funzionari della Cancelleria: come referendario, protonotaro, correttore e auditore apostolico della audientia litterarum contradictarum poteva approvare o respingere le suppliche in arrivo. Nel 1413 gli fu anche conferito un incarico militare: per ordine del papa il D. tentò inutilmente di difendere porta S. Sebastiano contro re Ladislao di Napoli, che l'8 giugno conquistò Roma.

Il suo prestigio e la sua abilità diplomatica risultano anche dall'importante ruolo svolto nel concilio di Costanza. Nella prima seduta del 16 nov. 1414 papa Giovanni XXIII lo nominò di propria iniziativa tra i sei notai conciliari a cui spettava la convalida di tutti gli atti del concilio. Il 25 maggio 1415, nell'undicesima seduta, gli stati della natio germanica lo scelsero all'unanimità come loro protonotaro per le sue eminenti qualità. Altre testimonianze di questo periodo confermano che il D. fu sul piano professionale un giurista particolarmente capace, dotto, saggio e altamente versato in molti campi (rapporto al gran maestro dell'Ordine teutonico del 13 maggio 1418). A Costanza il D. partecipò nuovamente alla deposizione di un papa che aveva servito in precedenza, questa volta come membro di una commissione esaminatrice e come testimone. Una volta il 16 maggio 105 e due volte il giorno seguente si pronunciò dettagliatamente - come risulta dai protocolli conservati - sui capi d'accusa, ne confermò la maggior parte e accusò addirittura Giovanni XXIII di eresia. Anche nel processo contro il papa avignonese Benedetto XIII (aprile-luglio 1417) il D. fece parte della commissione esaminatrice e ricevette i giuramenti dei testimoni. Colpisce infine che il D. sottoscrivesse gli atti conciliari quasi sempre per primo, pur essendo l'unico a qualificarsi inter decretorum doctores minimus.

Tra il D. e il cardinale diacono Ottone Colonna esistevano rapporti piuttosto stretti già prima che questi fosse eletto papa dal concilio (11 nov. 1417). La familiarità con il nuovo papa Martino V procurò al D. vieppiù onori e vantaggi. Da Costanza fu nuovamente inviato in Germania in missioni apostoliche, viaggi che egli utilizzò anche per affari privati tra l'altro a Herford e a Lubecca (salvacondotto del 23 marzo 1418). Di nuovo alla corte di Martino V, tornò con lui a Roma nel settembre 1420. Della duratura amicizia con il papa testimonia anche il testamento del D., dove già nel secondo paragrafo venivano lasciati in eredità al pontefice alcuni preziosi codici. Il procuratore dell'Ordine teutonico informava inoltre che il D. viveva nel Palazzo pontificio e che vi aveva accesso anche nelle ore serali, quando i cardinali si erano ritirati (rapporto del 2 febbraio 1421). Al concilio che si svolse senza troppo successo a Pavia e poi a Siena (23 apr. 1423-7 marzo 1424) il D. fu presente con un grosso seguito. Qui rappresentò nuovamente la natio germanica insieme col vescovo polacco Andrea Laskaris e autenticò le copie dei decreti conciliari.

Le sue funzioni in Curia, strettamente inerenti alla concessione di uffici e benefici ecclesiastici, permisero al D. un enorme accumulo di prebende. Il 19 ott. 1391, quando è segnalato per la prima volta nelle fonti, possedeva, ancora giovanissimo, un canonicato dotato di prebenda in un convento a Enger, presso Herford, canonicati con aspettative in S. Martino a Minden e S. Giovanni a Osnabrück, inoltre era cappellano senza cura d'anime nella cappella di S. Maria presso Veclita e diveniva allora ebdomadario della chiesa parrocchiale di S. Giovanni a Herford. Dal 1395 circa, quando incominciò a studiare a Bologna, fu in grado di seguire direttamente i suoi interessi in Curia.

Vengono registrate qui con le relative date solo le sue dignità: in veste di scolarca del duomo di Lubecca (carica di cui era stato investito prima del 27 marzo 1398 e che tenne fino al 30 genn. 1427) ebbe fino al 1418 varie dispute con la città riguardo alle scuole cittadine ivi arbitrariamente costruite. Solo l'elevazione a decano di S. Severino a Colonia prima del 2 apr. 1400 (dignità tenuta fino al 26 maggio 1406) richiese al D. l'ordinazione a suddiacono. Il 15 luglio 1400 aveva ottenuto una dispensa che l'11 giugno 1421 non era ancora stata annullata. Inoltre, il D. fu prevosto di S. Andrea (da prima del 1º genn. 1403 al 29 apr. 1421) e dei Ss. Apostoli (è menzionato il 1° genn. 1403) a Colonia e di S. Leubin a Deventer (dal 16 ag. 1406 fino alla morte); maestro del coro a Breslavia (è citato il 26 maggio 1406), scolarca di S. Cassio a Bonn (è citato il 1° ag. 1413), arcidiacono di Breslavia (dal 6 genn. 1414 fino alla morte, con interruzioni), prevosto di S. Vittore a Xanten (dal 28 ott. 1418 fino alla morte), arcidiacono di Famenne nel duomo di Liegi (13 febbr. 1412-19 giugno 1427), di Brabante (16 aprile - 10 sett. 1422) di Condroz (10 giugno 1427-28 luglio 1428) e Hesbaye (dal 22 marzo 1428 fino alla morte). Alla sua morte era anche tesoriere di S. Giorgio a Colonia. Inoltre le serie dei registri pontifici segnalano venti canonicati che il D. detenne per brevi o lunghi periodi: nelle cattedrali di Minden, Brema, Breslavia, Erinland, Lubecca, Utrecht, Augusta e Liegi; ancora, nelle collegiate di S. Dionigi (Enger-Herford), S. Martino (Minden), S. Giovanni (Osnabrück), nei Ss. Apostoli, S. Severino e S. Giorgio a Colonia, in S. Salvatore (Guttstadt), S. Leubin (Deventer), S. Paolo (Liegi), S. Vittore (Xanten), a Wildeshausen e Wloclawek. Sempre per periodi variabili fu titolare di benefici senza cura d'anime in quattro chiese parrocchiali (Baindt, Herford, Neustadt presso Salisburgo, Mühlhausen in Boemia) e quattro cappelle (S. Maria presso Vechta, S. Martino presso Andernach, S. Ivo in Posnania, a Landegge). Per il D. la Cancelleria apostolica eseguiva la stesura delle bolle e le segnature sui registri gratis.

Questo calcolato accumulo di benefici fruttava annualmente al D. diverse centinaia di marchi d'argento. Il suo leggendario patrimonio privato gli procurò la fama di essere uno dei più ricchi uomini di Roma e allo stesso tempo chiarisce il suo comportamento indipendente nei concili citati. Grazie alle sue ricchezze - asserisce ripetutamente il procuratore dell'Ordine teutonico - il D. non avrebbe mai avuto bisogno di proporsi per il vescovato. Essendo uno dei più importanti clienti (depositari) della filiale romana dei Medici, poté prestare più volte considerevoli somme alla Camera apostolica (come nel 1421 per i mercenari al soldo degli Angiò nella guerra contro gli Aragona). Sotto Giovanni XXIII il D. abitava una casa nel borgo di S. Pietro, ma nel 1424 possedeva un grande palazzo nella parrocchia di S. Tommaso "de Arenula", con giardini, fontane, stalle, magazzini di sale e grano e una cappella. Inoltre possedette a Roma, secondo il testamento, quattro altre case, nonché vigne e canneti extra portas; a Colonia una ricca biblioteca, a Herford una casa e due stalle. Alla sua morte lasciò infine denaro contante per circa 16.000 fiorini renani.

A questa ricchezza contribuirono notevolmente i numerosi protettorati che venivano continuamente affidati al D. nella sua veste di influente protonotaro e amico di Martino V. è provato che i capitoli di cui faceva parte e molti vescovi e abati tedeschi dal 1398 ricorsero ai suoi servigi per l'ottenimento di benefici, il pagamento di annate e servizi e per l'assegnazione di sedi vescovili vacanti (come nel 1402 per Minden). Del suo particolare favore godettero già dal 1403 gli ambasciatori dell'università di Colonia, i suoi familiari a Herford e a Roma, cosi come l'Ordine teutonico il cui procuratore a Roma si faceva continuamente consigliare dal Dwerg. Egli stesso aspirò a diventare vescovo delle diocesi di Ermland (1412-13) e Riga (1418), controllate dall'Ordine, ma fu respinto. Ciononostante favori sempre le ordinazioni di vescovi graditi all'Ordine (per esempio Ösel, Ermland, Curlandia, Samland, Dorpat).

I rapporti del D. con la comunità tedesca di Roma emergono solo nel suo finanziamento dell'ospizio tedesco di S. Maria dell'Anima, costruito nel 1398. Faceva comunque parte dei numerosi clerici bassotedeschi - tra cui molti dalla Vestfalia come Teodorico di Niem e Friedrich Deys - che vennero nella Curia romana dopo il 1378 durante il periodo dello scisma. Mentre durante la sua vita non sono documentati contatti con la Confraternita dell'Anima, il suo nome appare al secondo posto nel necrologio della Confraternita: egli lasciò infatti in eredità all'ospizio una casa, un canneto, provviste di legname e di grano, e del mobilio. Nel 1433 fu dedicata alla sua memoria una cappella nella chiesa dell'Anima, che nel 1476 fu completata con una lapide commemorativa.

Il D. da Roma si prendeva cura anche dei suoi luoghi d'origine. Tra il 1412 e il 1422 condusse la traslazione del convento di S. Dionigi da Enger, nel contado, alla chiesa parrocchiale di S. Giovanni a Herford e in questa occasione mediò una lite sorta tra quest'ultima e il monastero di S. Pusinna. Durante la sua visita nel 1418 fece redigere un'edizione commentata dei privilegi imperiali allo scopo di garantire i diritti di Herford come libera città dell'Impero. Come prevosto di Deventer non sembra aver avuto alcun ruolo nella creazione a Herford di una nuova comunità dei fratelli della vita comune (1426-28).

Il D. mori a Roma il 14 dic. 1430 ad un'età compresa tra i 50 e i 55 anni e fu sepolto nella chiesa di S. Maria Maggiore. Un'ultima disposizione prescriveva una modesta lastra tombale infissa per terra e un funerale senza pompa e discorsi. Nonostante i pochi elementi a disposizione, si può ritenere che la sua personalità rispondesse a tutti i requisiti per una carriera ecclesiastica: erudizione, saggezza e discrezione improntarono insieme ad avidità, ambizione e pragmatismo il suo comportamento. Una forte devozione mariana e la carità attiva del peccatore pentito caratterizzano il suo testamento.

Il testamento, redatto dettagliatamente in 68 articoli dallo stesso D. a Roma e datato il giorno della morte, è un documento decisivo per la ricostruzione non solo delle proprietà del D., ma anche per i suoi rapporti sociali e la sua vita privata. La redazione originale risulta dispersa (non si trova - contrariamente ad antiche testimonianze - neppure a Herford), ma ne sono trasmesse molte copie. La divisione dell'ingente patrimonio secondo le clausole testamentarie non avvenne senza l'appropriazione di considerevoli somme da parte degli esecutori. Perciò papa Eugenio IV il 21 ott. 1432 nominò Johann Tiergart, vescovo di Curlandia, già procuratore dell'Ordine teutonico, esecutore unico. Ma anche costui nel 1442 aveva ancora 1.000 ducati da liquidare. Il testamento nomina innanzi tutto una serie di legati per la sua memoria e la salvezza della sua anima: alle basiliche romane di S. Pietro e di S. Maria Maggiore lasciò il suo palazzo (venduto il 1° ott. 1431 all'Ordine teutonico); a S. Maria Maggiore una casa e vigne per l'erezione di un altare; una casa al chiostro di S. Maria del Popolo; una pensione alla chiesa di S. Maria Nova; un legato alla fabbrica della chiesa di S. Severino a Colonia; una somma di denaro per la dedica quotidiana di un mattutino nella collegiata dei Ss. Giovanni e Dionigi e nel monastero di S. Pusinna a Herford. A quest'ultimo toccò l'intera biblioteca del D. che però fu usurpata dall'università di Colonia e, nonostante l'ingiunzione del concilio di Basilea, mai consegnata.

Poi, accanto ai regali ad amici, sono menzionati i seguenti lasciti caritatevoli: a Roma, oltre che all'ospizio tedesco, lasciò una casa all'ospedale di S. Salvatore in Laterano, dei letti all'ospizio inglese; a Herford istitui un ricovero per sei inabili e doti annuali per ragazze da marito a Roma, Herford, Colonia e Deventer. Ancora in vita il D. si preoccupò continuamente di ospitare poveri nel suo palazzo. Va inoltre ricordata la creazione di due ostelli per studenti, destinati a dodici studenti di diritto o teologia provenienti da Herford, Colonia, Liegi, Breslavia, Lubecca e Deventer. Lasciò 4.000 fiorini renani per un corso d'istruzione inferiore di quattro anni a Herford che, nonostante il pagamento di solo 1.500 fiorini, fu realmente istituito, modificato nel 1558 in sei borse di studio per ginnasiali e abolito definitivamente solo nel 1950. Dotò infine l'università di Colonia di 6.000 fiorini per un corso di specializzazione di cinque anni per il quale nel 1433 fu costruito accanto alla facoltà di legge un alloggio per studenti chiamato "Kronenburse". Ancora nel 1575 i suoi statuti e il suo funzionamento corrispondevano interamente alle disposizioni del testatore.

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P. Berbée

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