KNEF, Hildegard

Enciclopedia del Cinema (2003)

Knef, Hildegard (propr. Hildegard Frieda Albertine)

Francesco Costa

Attrice cinematografica e teatrale tedesca, nata a Ulm il 28 dicembre 1925 e morta a Berlino il 1° febbraio 2002. Bella, bionda, ironica e sensuale, fu ritenuta in qualche misura l'erede di Marlene Dietrich. Imponendosi infatti sulle scene della Berlino postbellica, rappresentò il simbolo della rinascita artistica del teatro e del cabaret nella città ridotta in macerie dai bombardamenti, mentre risulta significativa la sua presenza nel primo film tedesco del dopoguerra, Die Mörder sind unter uns (1946; Gli assassini sono tra noi) di Wolfgang Staudte. L'anno successivo si aggiudicò il premio al Festival di Locarno come migliore attrice protagonista per Film ohne Titel diretto da Rudolf Jugert. Chiamata a Hollywood, fu costretta a modificare il suo personaggio, interpretando essenzialmente inquietanti ruoli di vamp, spesso in film di spionaggio o appartenenti al genere noir. In patria, comunque, nonostante il trascorrere degli anni continuò a rappresentare un personaggio di culto, imponendosi anche come scrittrice e cantante.

Dopo aver frequentato il liceo a Berlino, seguì dei corsi di disegno per film di animazione presso gli studi della UFA e della Filmhochschule a Babelsberg, e quindi esordì nel 1944 nel film Träumerei di Harald Braun, in un ruolo poi tagliato al montaggio. Poté imporsi nel cinema solo nel 1946 con Die Mörder sind unter uns, prima produzione della DEFA, in cui tratteggia la figura amara, ma combattiva, di una ragazza che s'ingegna a sopravvivere tra le rovine della Germania sconfitta, mentre contemporaneamente si affermava in teatro recitando W. Shakespeare ed E. O'Neill. Dopo aver interpretato nel 1947 il più lieve Film ohne Titel, dal finale rassicurante, si recò a Hollywood su richiesta di David Selznick e modificò il suo nome in Hildegarde Neff, con il quale apparirà in tutti i film girati negli Stati Uniti. In realtà quel primo soggiorno risultò ricco di delusioni in quanto la K. fu costretta a due anni di inattività, tra il 1948 e il 1950, poiché le majors, conclusasi da poco la guerra, esitavano a far lavorare un'attrice tedesca. Decise quindi di tornare in patria e recitò in Die Sünderin (1951) di Willi Forst, suscitando un violento scandalo per una breve sequenza di nudo, ma ricevendo finalmente ottime proposte anche dagli Stati Uniti. Dapprima fu un'ausiliaria in un film bellico, Decision before dawn (1951; I dannati) diretto da Anatole Litvak; quindi, sotto la regia di Henry Hathaway, in Diplomatic courier (1952; Corriere diplomatico) interpretò la spia Janine che irretisce un agente americano (Tyrone Power) in una Trieste lacerata dalla guerra fredda, mentre nello stesso anno fu una delle donne innamorate del protagonista (Gregory Peck) in The snows of Kilimanjaro (Le nevi del Chilimangiaro) di Henry King, da un racconto di E. Hemingway, contrapposta, anche per i tratti fisici, a Susan Hayward e Ava Gardner. Ancora nel 1952 apparve nel noir Night without sleep (Notte di perdizione) di Roy Ward Baker, e quindi dimostrò di saper ironizzare sul suo personaggio di vamp teutonica interpretando la cavallerizza Rita Solar in La fête à Henriette (Henriette) di Julien Duvivier, girato a Parigi. Successivamente affiancò James Mason in un'altra spy story, The man between (1953; Accadde a Berlino) di Carol Reed, prima di debuttare nel 1956 a Broadway, accanto a Don Ameche, in Silk stockings, musical di Cole Porter ispirato al film di Ernst Lubitsch Ninotchka (1939), nel ruolo che fu di Greta Garbo. Più tardi partecipò a Landru (1963) di Claude Chabrol e fu la protagonista di un horror inglese prodotto dalla Hammer, The lost continent (1968; La nebbia degli orrori) di Michael Carreras. Divenuta nel frattempo un'apprezzata cantautrice, vinse nel 1968 il disco d'oro per aver venduto tre milioni di dischi. A conferma di un temperamento eclettico, intraprese una carriera di scrittrice, riscuotendo vasti consensi per l'autobiografia Der Geschenkte Gaul (1970; trad. it. Grazie di cuore, 1973), lodata da H. Miller per la secchezza dello stile, e vincendo negli Stati Uniti il premio Mark Twain per il libro Das Urteil (1975). Notevole infine la sua apparizione in Fedora (1978) di Billy Wilder, nel ruolo di una diva che, per prolungare il suo mito, fa recitare al suo posto la figlia a lei identica. In questa figura dai tratti vampireschi, la K. riuscì a sintetizzare l'intera galleria dei suoi personaggi, il cui fascino si coniuga con un'aura di mistero.

Bibliografia

Ch. Bandmann, Hildegard Knef. Das Fräuleinwunder Nummer eins, in Es leuchten die Sterne. Aus der Glanzzeit des deutschen Films, München 1979; J. Von Moltke, H.-J. Wulff, Trummer-Diva. Hildgard Knef, in Idole des deutschen Films, hrsg. Th. Koebner, München 1997; A. Andree, Die Knef, München 2001.

CATEGORIE
TAG

Festival di locarno

Marlene dietrich

Julien duvivier

Ernst lubitsch

Henry hathaway